San Niccolo di Mira, poi San Nicola ❛da Bari❜, protettore dei più deboli e portatore di doni a tutti i bambini… alle radici di Babbo Natale

Portatore di doni a tutti i bambini, la sua storia fa comprendere il perché di questa sua attitudine. È nato tra il 250 e il 260 in quella che anticamente fu l’antica Arsinoe, poi Pàtara in Licia, territorio che all’epoca era di cultura e lingua greca. Fu anche Vescovo di Mira o Myra, in Asia Minore. La leggenda – non notizie certe, oggi introvabili – racconta che San Niccolo morì nell’anno 350, anche se le attribuzioni più concrete porrebbero la sua fine verso il 335.

Cosa c’entrano i regali natalizi portati ai bambini con San Nicola? Nella storia del Santo c’entrano sì e sono il perno di una delle sue più famose azioni, quella che evitò un brutto destino a tre ragazzine, rallegrandole e contemporaneamente salvandole.

Rispetto a quanto raccontato in tempi moderni (sempre dalla memoria corta, strumentalmente o meno che sia) le radici storiche del Santo sono estremamente più antiche. Le vicende e le azioni di Santa Claus – Babbo Natale, Papà Natale o come più vi piace chiamarlo, hanno un passato e un perché databili a oltre 1700 anni fa.

L’anglicizzazione che ha portato a Santa Claus inizia proprio da lì, dall’Asia Minore e da San Niccolo o Niccolò.

La popolarità di San Niccolo

La celebrità, la popolarità del Santo ebbe un punto d’origine nel IX quando lo storico Giovanni da Napoli, rettore della diaconia di San Gennaro, tradusse in latino la Vita di Niccolo dalla compilazione greca di un testo dedicato a Teodoro scritto da Metodio patriarca di Costantinopoli. Anche Simeone Metafraste, agiografo bizantino vissuto a Costantinopoli nella seconda metà del X secolo, narrò di San Niccolo negli stessi termini.

Giovanni da Napoli era e divenne sempre più noto come cronachista storico. Una delle sue più vaste e attente opere fu la cronaca dei vescovi napoletani, vasta documentazione che descriveva anche la storia delle relazioni di Napoli con Roma, i principati longobardi e Bisanzio: documento unico ed estremamente preciso. Anche i suoi Acta dei Santi ebbero un posto di rilievo tra le massime opere.

Da qui si può immaginare la precisione dello storico nel riportare la vita di San Niccolo. Questo suo lavoro fece crescere sempre di più la popolarità del Santo nelle terre occidentali.

Dagli atti in vita… a Papà Natale

Come descritto anche nell’Enciclopedia Treccani, Niccolo ancora giovane era venuto a conoscenza che un suo concittadino caduto in miseria aveva in animo di prostituire le tre figlie a scopo di lucro o per trovare le risorse per dotarle di dote e farle sposare. Così, di nascosto, Niccolo fece trovare nella casa di questo padre, in tre volte, denaro abbondante per dotare le tre fanciulle e salvarle dal disonore.

L’opera di carità andava fatta, ma senza che la gente lo notasse e lo ammirasse, secondo il consiglio evangelico: non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra.

[…] Decise perciò di agire di notte. Avvolte delle monete d’oro in un panno, uscì di casa e raggiunse la dimora delle infelici fanciulle. Avvicinatosi alla finestra, passò la mano attraverso l’inferriata e lasciò cadere il sacchetto all’interno. Il rumore prese di sorpresa il padre delle fanciulle, che raccolse il denaro e con esso organizzò il matrimonio della figlia maggiore. […]

porzione del racconto da Santi e Beati

Occorsero tre notti e tre regali in monete per aiutare tutte e tre le ragazze. La terza volta fu particolare perché il padre delle fanciulle voleva capire chi lasciava quell’oro, almeno per ringraziarlo: così serrò bene tutte le finestre per capire cosa sarebbe potuto accadere.

Che accadde? Al suo arrivo Nicola dovette escogitare un altro modo per lasciare le monete d’oro in quella casa: si arrampicò sul tetto per calare il denaro giù dal comignolo. L’oro cadde sì, ma andò a finire nelle calze che le ragazze avevano appeso ad asciugare vicino al camino (ecco la tradizione poi perseguita, imitata, rilanciata nei secoli). Il papà delle fanciulle si accorse del rumore, corse fuori e inseguì Nicola. Solo all’ultimo lo riconobbe, ma il futuro sant’uomo lo pregò di non svelare nulla.

Per questo episodio l’iconografia di San Nicola lo vede rappresentato con pastorale vescovile e, nella stessa mano o nell’altra, tre sacchetti di monete o anche tre palle d’oro.

Il Santo viene utilizzato da Dante nel suo Purgatorio, al quinto girone, tra gli esempi di povertà e liberalità da contrapporre alla sordida avarizia, modelli scelti dalla tradizione pagana e cristiana: la larghezza / che fece Niccolò a le pulcelle / per condurre ad onor lor giovinezza [31-3].

Degl’innumerevoli episodi con cui la leggenda e la tradizione avevano arricchito la vita di Niccolo, Dante sceglie quello che più fortemente aveva colpito il sentimento popolare (anche mediante l’iconografia e i pellegrinaggi a Bari), inserendolo nel quadro animatissimo degli altri personaggi sia per l’esemplarità sul piano dell’edificazione, sia per l’intensa rappresentatività sul piano della fantasia. Dal contrasto tra la miseria morale del padre e la generosa offerta di N. balzano vive le pulcelle, salve nel loro pudore e nella loro giovinezza.

Enciclopedia Treccani

Con i secoli, ma soprattutto dalla seconda metà del 1800, il Santo esalta le sue caratteristiche di protettore dei bambini, della loro felicità e del loro candore, portatore di doni, sposandosi con le festività del Natale. Rimane difensore dei deboli e di coloro che subiscono ingiustizie in conformità con le storie che costellarono la sua vita, il salvataggio dei tre innocenti, il miracolo che permise di salvare Mira dalla carestia e tanti altri.

I primi autori a dare forte caratteristica e fisionomia al Santo come Babbo Natale furono Thomas Nast con i suoi disegni (uno del 1863 e l’altro del 1881) e Clement Clarke Moore professore statunitense autore della nota poesia pubblicata in forma anonima nel 1823 (ne rivendicò la paternità nel 1837) “A Visit from St. Nicholas – Una visita da San Nicola” ben conosciuta anche come “The Night Before Christmas”.

Twas the night before Christmas, when all thro’ the house
Not a creature was stirring, not even a mouse;
The stockings were hung by the chimney with care,
In hopes that St. Nicholas soon would be there;
The children were nestled all snug in their beds,
While visions of sugar plums danc’d in their heads,
And Mama in her ‘kerchief, and I in my cap,
Had just settled our brains for a long winter’s nap –
When out on the lawn there arose such a clatter,
I sprang from the bed to see what was the matter.
Away to the window I flew like a flash,
Tore open the shutters, and threw up the sash.
The moon on the breast of the new fallen snow,
Gave the lustre of mid-day to objects below;
When, what to my wondering eyes should appear,
But a minature sleigh, and eight tiny rein-deer,
With a little old driver, so lively and quick,
I knew in a moment it must be St. Nick.
More rapid than eagles his coursers they came,
And he whistled, and shouted, and call’d them by name:
“Now! Dasher, now! Dancer, now! Prancer and Vixen,
On! Comet, on! Cupid, on! Dunder and Blixem;
To the top of the porch! To the top of the wall!
Now dash away! Dash away! Dash away all!”
As dry leaves before the wild hurricane fly,
When they meet with an obstacle, mount to the sky;
So up to the house-top the coursers they flew,
With the sleigh full of toys – and St. Nicholas too:
And then in a twinkling, I heard on the roof
The prancing and pawing of each little hoof.
As I drew in my head, and was turning around,
Down the chimney St. Nicholas came with a bound:
He was dress’d all in fur, from his head to his foot,
And his clothes were all tarnish’d with ashes and soot;
A bundle of toys was flung on his back,
And he look’d like a peddler just opening his pack:
His eyes – how they twinkled! His dimples: how merry,
His cheeks were like roses, his nose like a cherry;
His droll little mouth was drawn up like a bow,
And the beard of his chin was as white as the snow;
The stump of a pipe he held tight in his teeth,
And the smoke it encircled his head like a wreath.
He had a broad face, and a little round belly
That shook when he laugh’d, like a bowl full of jelly:
He was chubby and plump, a right jolly old elf, And I laugh’d when I saw him in spite of myself;
A wink of his eye and a twist of his head
Soon gave me to know I had nothing to dread.
He spoke not a word, but went straight to his work,
And fill’d all the stockings; then turn’d with a jerk,
And laying his finger aside of his nose
And giving a nod, up the chimney he rose.
He sprung to his sleigh, to his team gave a whistle,
And away they all flew, like the down of a thistle:
But I heard him exclaim, ere he drove out of sight –
“Happy Christmas to all, and to all a good night!”.


Era la notte prima di Natale e tutta la casa era in silenzio,
Non una creatura si muoveva, nemmeno un topo;
Le calze, appese in bell’ordine al camino,
aspettavano che San Nicola arrivasse.

I bambini rannicchiati al calduccio nei loro lettini
Mentre visioni di prugne zuccherate danzavano nelle loro teste,;
La mamma nel suo scialle ed io col mio berretto
ci eravamo preparati per un lungo sonnellino invernale
quando, dal giardino di fronte alla casa, giunse un rumore
Balzai dal letto per vedere cosa c’era.
Via alla finestra ho volato come un lampo,
spalancai le imposte e alzai il saliscendi.

La luna sul manto di neve appena caduta
Ha dato la lucentezza del mezzogiorno a ogni cosa
ed io vidi, con mia grande sorpresa,
una slitta in miniatura tirata da otto minuscole renne
e guidata da un piccolo vecchio conducente arzillo e vivace;
capii subito che doveva essere San Nicola.

Le renne erano più veloci delle aquile
E lui fischiò, e gridò, e le chiamò per nome:
“Dai, Saetta! Dai, Ballerino!
Dai, Rampante e Bizzoso!
Su, Cometa! Su, Cupido! Su, Tuono e Tempesta!
Su in cima al portico e su per la parete!
Dai presto, Muovetevi!”

Leggere come foglie portate da un mulinello di vento,
le renne volarono sul tetto della casa,
trainando la slitta piena di giocattoli.

Udii lo scalpiccio degli zoccoli sul tetto,
non feci in tempo a voltarmi che
San Nicola venne giù dal camino con un tonfo.
Era tutto vestito di pelliccia, do capo a piedi,
tutto sporco di cenere e fuliggine
con un gran sacco sulle spalle pieno di giocattoli:
sembrava un venditore ambulante
sul punto di mostrate la sua mercanzia!

I suoi occhi come brillavano! Le sue fossette che allegria!
Le guance rubiconde, il naso a ciliegia!
La bocca piccola e buffa arcuata in un sorriso come un arco,
la barba bianca del suo mento era come la neve,
aveva in bocca una pipa
e il fumo gli circondava la testa come una ghirlanda.

Aveva una faccia larga e una piccola pancia rotonda
che tremava quando rideva, come una ciotola piena di gelatina:
era paffuto e grassottello, un vecchio elfo davvero allegro,

e ho riso quando l’ho visto mio malgrado.
Mi fece un cenno col capo ammiccando
mi fece capire che non avevo nulla da temere.

Non disse una parola e tornò al suo lavoro.
Riempì una per una tutte le calze, poi si voltò,

poggiò un dito a lato del suo naso
e facendo un cenno, su per il camino si alzò.
Balzò sulla slitta, diede un fischio alle renne
e tutti volarono via veloci come lanuggine di cardo.
Ma l’ho sentito esclamare, prima che sparisse alla vista:
“Buon Natale a tutti e a tutti buona notte!”.

A Visit from St. Nicholas – Una visita da San Nicola” del professore Clement Clarke Moore (1823)

La sua storia di Santo e di Vescovo fa sì che oggi San Nicola/Niccolò/Niccolo, venga rappresentato e interpretato ancora con la sua veste vescovile in alcune zone d’Italia e in paesi del Nord Europa come Germania, Paesi Bassi, Belgio, Austria, Svizzera, Repubblica Ceca, Slovenia.

San Nicola è protettore di bambini, ragazzi e ragazze, scolari, farmacisti, mercanti, naviganti, pescatori. È anche Protettore delle “ragazze da marito” e una prova viene da un rito osservato a Castelvetere in Val Fortore, provincia di Benevento, ai confini col Molise: durante la processione del 6 dicembre le ragazze che vogliono trovare un fidanzato offrono al loro protettore i “Pani di San Nicola”.

Dall’Asia Minore a Bari e all’Europa

Le reliquie di San Niccolo/Nicola si trovano a Bari dal 1087 quando (secondo leggenda) 62 marinai pugliesi le portarono in città prendendole da Mira, oggi nel territorio del Capoluogo del distretto di Demre, in Turchia, sulla costa della penisola di Teke, parte occidentale del golfo di Antalya, costellata nella parte settentrionale dai monti del Tauro. Il trasferimento riuscì nonostante i pericoli e fu ritenuto necessario per salvare le sante spoglie dagli infedeli che avevano già conquistato la città di cui il Santo era vescovo.

La cronaca, diversamente dalla leggenda, vorrebbe che a sottrarre le reliquie da Mira nel 1087 furono alcuni mercanti… o cavalieri travestiti da mercanti che poi le portarono subito a Bari. L’arrivo dei sacri resti in città fu il motivo dell’inizio immediato per i lavori di una Basilica intitolata al Santo, eretta su una struttura preesistente.

Marinai, cavalieri o mercanti, il contesto storico era uno solo: Bari era controllata dai Normanni, non più capitale del “tema di Longobardia” dall’anno 1071, ed era in cerca di un forte rilancio. Nel 1085 è Antiochia, forte partner commerciale di Bari, a cedere perché conquistata dalle forze musulmane. Nella rotta commerciale con Antiochia c’era il porto di Mira, Andriake che distava appena tre chilometri dalla chiesa di San Nicola, figura già da tempo venerata a Bari.

Non tutte le reliquie di San Niccolo furono portate via dalla città asiatica. Altre rimaste a Mira furono poi ritrovate da forze e mercanti veneziani che le portarono in Italia (verso il XIII secolo): in parte finirono nella chiesa dell’Abbazia di san Nicolò al Lido di Venezia, mentre l’omero sinistro è ancora a Rimini; altre parti in altrettanti luoghi di culto europei.

– Unificando le verità tra leggenda e storia, una piccola flotta mercantile composta da tre navi, 62 marinai e diversi mercanti baresi, salparono dalla città pugliese all’inizio del 1087 con un carico di cereali.

I viaggiatori parlarono del colpo di mano durante il viaggio: il successo avrebbe rinvigorito Bari e riportato orgoglio alla città. Arrivati ad Andriake si diressero via terra ad Antiochia per smerciare il grano ma, contemporaneamente, fecero dei sopralluoghi per comprendere se sarebbe stato possibile portare via le reliquie.

Dovevano fare presto. Molti musulmani erano in giro per il territorio. Inoltre, il gruppo seppe che anche dei veneziani avevano lo stesso progetto.

Così 15 marinai tornarono alle navi, gli altri 47 si diressero all’antica chiesa di San Nicola che custodiva le reliquie. Entrarono e all’inizio si misero a pregare come normali pellegrini, poi chiesero ai monaci di vedere i resti del Santo. Al primo rifiuto dei monaci, i marinai arrivarono pure a minacciare i monaci con le spade.

Per farla breve, rotta la tomba che racchiudeva i sacri resti, li portarono via affidandoli a uno di loro, Matteo, e alla sua nave per il viaggio fino a Bari. Tante le tappe percorse, ben 13. Non fu una crociera di piacere, la tensione era alta.

Ultima tappa a San Giorgio, praticamente a Bari, dove le ossa del Santo furono sistemate in una cassa ricoperta poi con stoffe preziose comprate ad Antiochia. Il convoglio navale arrivò nella città pugliese nel pomeriggio di domenica 9 maggio 1087 accolta dalla gente in festa lungo le banchine del porto.

Pubblicità

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. andreavania57 ha detto:

    bellissimo resoconto, Giuseppe! tanti affettuosi auguri di un Sereno Natale!

    Piace a 1 persona

    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Auguroni a te e a voi Andrea!
      Grazie ☺️

      "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...