Ebbi il mio primo approccio con un aereo, quando ero molto piccolo, in anni particolarmente lontani. Era un DC 8 Alitalia che non voleva saperne di partire. Non rimase fermo per un guasto, ma perché su Catania e sul suo ancora piccolo aeroporto si stava scatenando una tempesta. Lo scalo aeroportuale catanese dell’epoca era limitato a un salone centrale, alla torre di controllo e a poche altre strutture, mentre oggi è il quarto/quinto aeroporto d’Italia. Oggi viviamo e celebriamo i cento anni dell’Aeronautica Militare. Il sogno di volare, il mio sogno perenne da quei miei lontani anni, concretizzato perfettamente dall’AMI.
Tanto per comprendersi, io sono dell’epoca del Panavia PA-200 Tornado che ho visto in uno dei suoi primi decolli, un caccia multiruolo con ala a geometria variabile, un prodotto europeo, condotto in volo da un pilota e da un navigatore. Aereo ipertecnologico che entrò in servizio negli anni 70 del 1900 quando in servizio c’era ancora l’anzianotto missile-aereo Lockheed F-104 Starfighter.




Per anni ho acquistato riviste come JP4-Mensile di Aeronautica e Spazio, Aeronautica & Difesa, Volare, Rivista Aeronautica, Aerei e altre.

Per questa ricorrenza del 28 marzo 2023 l’Aeronautica Militare Italiana ha creato la Mascotte “Roger” e un Logo accompagnato dal motto “Cento anni dell’Aeronautica Militare. In volo verso il futuro”.
Come sottolineano i vertici della forza armata alata, Roger, nome della mascotte, è anche una parola che appartiene al gergo aeronautico poiché fu utilizzata, sin dagli albori della radio, per indicare la R di Received nell’alfabeto aeronautico.
Il termine Roger viene usato anche per dare conferma di aver compreso il messaggio precedente.


Dal punto di vista grafico il logo scelto per il centenario è composto da elementi essenziali e quasi minimali, che “racchiudono in maniera espressiva il concetto del centenario rappresentato dal numero 100 e dal riferimento alle due date fondamentali che intendiamo ricordare e celebrare: il 1923 e il 2023. I due zeri, in perfetto stile futurista, rappresentano le onde d’urto provocate da un velivolo che supera la velocità del suono.
A completare la simbologia, il semicerchio in basso a destra rappresenta, idealmente, il senso di continuità della storia dell’Aeronautica Militare. L’espediente grafico rappresentato dalla presenza dei due aeroplani, uno riconducibile all’epoca della costituzione della Forza Armata e l’altro contemporaneo, rappresenta il completamento di un ideale percorso storico che, come indica la direzione di volo, vede l’Aeronautica Militare, ieri come oggi, puntare sempre a nuovi e più alti orizzonti al servizio dell’Italia e della collettività”.
Gli stemmi dell’Aeronautica Militare nel tempo
L’attuale emblema dell’Aeronautica Militare comprende i distintivi di quattro squadriglie che si distinsero sotto ogni aspetto durante la I Guerra Mondiale.
Sotto stemma trova spazio lo svolazzo con il motto “Virtute Siderum Tenus” – “Con valore verso le stelle”, che deve essere inteso come sintesi di coraggio, bravura e sacrificio che caratterizza tutti gli Aviatori italiani.



Le quattro parti dello stemma:
Descrizione araldica espressa nel decreto di concessione del Presidente della Repubblica, datato 25 gennaio 1971 – “È concesso all’Aeronautica Militare uno stemma descritto come appresso: inquartato nel primo d’oro un cavallo alato azzurro, inalberato e rivoltato, tenente con le zampe anteriori una fiaccola naturale (27a Squadriglia aeroplani); nel secondo d’argento un grifo rampante rosso (91a Squadriglia “Baracca”); nel terzo d’argento un quadrifoglio verde (10a Squadriglia da bombardamento Caproni); nel quarto di porpora il Leone di S.Marco in maestà con la spada e con il libro degli Evangelisti chiuso (87a Squadriglia “Serenissima”).
Sopra lo scudo un’aquila turrita d’oro e sotto, su lista svolazzante d’azzurro, il motto pure in caratteri d’oro: Virtute Siderum Tenus”.
La chimera rappresentata da un cavallo alato con petto e zampe anteriori da leone afferrante una fiaccola raffigura il distintivo della “X Squadriglia Farman” costituita il primo aprile 1913: nel corso della I Guerra Mondiale prese parte a numerosissime operazioni militari di ricognizione e di bombardamento leggero, fu poi nominata “27a Squadriglia Aeroplani”. Durante la Grande Guerra compì oltre 900 voli.
Il “Grifone Rampante” è l’insegna della “91a Squadriglia da Caccia”, conosciuta pure come la “Squadriglia degli assi”. Tra i suoi piloti, Francesco Baracca, Piccio, Ruffo di Calabria e Ranza.
Il “Quadrifoglio” è lo stemma della “10a Squadriglia da bombardamento Caproni” che portò avanti importantissime e difficili missioni.
Infine, il “Leone di S.Marco” emblema dalla “87a Squadriglia Aeroplani” poi ribattezzata “La Serenissima” in omaggio alla città di Venezia. Questa squadriglia fu protagonista del volo su Vienna (9 agosto 1918) compiuta con otto biplani Ansaldo S.V.A. al comando di Gabriele D’Annunzio: sulla capitale dell’Impero Asburgico lanciarono migliaia di manifestini tricolori con parole che invitavano gli austriaci alla resa per porre fine al conflitto.


La storia dell’Aeronautica Militare Italiana

Tutto ha avuto inizio il 28 marzo del 1923 quando prese vita la Regia Aeronautica costituita come Forza Armata del tutto autonoma.
Un passaggio che rese ancora più evidente l’evoluzione del volo a vent’anni dal tentativo dei fratelli Wright con il loro “Flyer” e a 11 anni dal primo impiego italiano di mezzi aerei, durante la guerra in Libia, azione che precedette il più largo uso durante la Grande guerra, il conflitto mondiale del 1915-1918 quando spiccarono quei cavalieri del cielo come Baracca, Scaroni, Piccio, Baracchini, Ruffo di Calabria, Ranza.
Le trasvolate e i record nei primi dieci anni dell’Aeronautica Militare
Le imprese dei nostri aviatori hanno interessato diversi scenari in tutto il mondo.
Come ricorda la stessa Aeronautica Militare, Arturo Ferrarin e Guido Masiero insieme a due giovani motoristi, Gino Cappannini e Roberto Maretto, furono protagonisti nel 1920 del volo Roma-Tokio.
Cinque anni dopo (1925) con l’Aeronautica divenuta forza armata autonoma, Francesco De Pinedo e il motorista Ernesto Campanelli volano per 55.000 chilometri da Sesto Calende a Melbourne, poi Tokio e infine Roma.
Nel 1927 De Pinedo, Carlo Del Prete e Vitale Zacchetti percorrono una crociera aerea di 46.700 chilometri sulla rotta Elmas-Porto Naval-Rio De Janeiro-Buenos Aires-Asunciòn-New York-Terranova-Lisbona-Roma.
Il Colonnello Umberto Nobile è il primo protagonista delle missioni al Polo Nord grazie al successo del dirigibile Norge (1926) e con l’Italia (1928) che segnò invece un momento tragico. Il progetto era quello di compiere voli esplorativi in una fascia circumpolare estesa dall’estremità settentrionale della Groenlandia alla Siberia portando la bandiera italiana al polo. Le missioni dovevano portare avanti varie attività di ricerca scientifica oceanografica, geografica e geofisica grazie anche all’allestimento di un campo base di studio e di misurazione delle temperature.
Poi i raid aerei collettivi, come la Crociera del Mediterraneo Occidentale, dal 26 maggio al 2 giugno 1928, quando parteciparono 61 idrovolanti nella rotta da Orbetello alla penisola iberica e percorso inverso.
Fu poi la volta della Crociera Mediterraneo Orientale, dal 5 al 19 giugno 1929 con 35 idrovolanti che fecero diverse tappe, Taranto, Atene, Istanbul, Varna, Odessa, Costanza, rientrando poi ad Orbetello.
Toccò poi alla prima traversata dell’Atlantico fino al Brasile, sempre con un gruppo di aerei in formazione, spedizione guidata da Italo Balbo dal 17 dicembre 1930 al 15 gennaio 1931 quando tutti giunsero a Rio de Janeiro.
La successiva trasvolata dell’Atlantico fino agli Stati Uniti servì a celebrare il decennale della Regia Aeronautica. Decollo della formazione da Orbetello il primo luglio 1933 e arrivo a New York diciotto giorni dopo.
In quegli anni la Regia Aeronautica conquistò ben 33 record degli 84 che furono messi in palio dalla Federazione Aeronautica Internazionale.
Decorazioni alla Bandiera di Guerra dell’Aeronautica Militare
– Medaglia d’argento al valor militare – Roma, Regio decreto 5 giugno 1920, conferita il 20 agosto 1920
– Medaglia d’argento al valor militare – Roma, Regio decreto 20 dicembre 1920, conferita il 22 febbraio 1929
– Croce di guerra al valor militare – Roma, Regio decreto 11 marzo 1926, conferita il primo aprile 1926
– Medaglia d’argento al valor militare – Roma, Regio decreto 3 ottobre 1929, conferita il 19 dicembre 1929
– Medaglia d’argento al valor militare – Roma, Regio decreto 25 aprile 1932, conferita il 4 gennaio 1933
– Croce di cavaliere dell’Ordine militare di Savoia – Roma, Regio decreto 16 novembre 1925, conferita il 28 aprile 1937
– Medaglia d’oro al valor militare – Roma, Regio decreto 4 giugno 1936, conferita il 10 agosto 1949
– Medaglia d’oro al valor militare – Roma, decreto del Presidente della Repubblica 31 gennaio 1949, conferita l’8 aprile 1949
– Medaglia d’oro al valor aeronautico – Roma, 28 marzo 1973
– Medaglia d’oro per i benemeriti della salute pubblica – Roma, 3 aprile 1981
– Croce di cavaliere dell’Ordine militare d’Italia – Roma, 13 settembre 1991
– Medaglia d’argento al merito della Croce Rossa Italiana – Roma, 16 gennaio 1998
– Croce di cavaliere dell’Ordine militare d’Italia – Roma, decreto del Presidente della Repubblica 23 ottobre 1997, conferita il 16 giugno 1998
– Medaglia d’argento al valor civile – Roma, 5 marzo 1999
– Croce di cavaliere dell’Ordine militare d’Italia – Roma, decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, conferita il 4 novembre 2002
– Medaglia d’oro al Merito della sanità pubblica – Roma, 14 ottobre 2008
– Medaglia d’oro al Merito Civile – Roma, 22 giugno 2011
– Croce di cavaliere dell’Ordine militare d’Italia – Roma, decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2012, conferita il 23 marzo 2012
– Medaglia d’oro al valor civile per emergenza sanitaria COVID-19 – Quirinale, valenza internazionale, febbraio-giugno 2020.
La missione e la tragedia del dirigibile Italia
In quel 1928 dalla base norvegese della Baia del Re nelle isole Svalbard, il dirigibile Italia, costruito allo Stabilimento Costruzioni Aeronautiche di Roma, riuscì a esplorare circa 50.000 km2 di aree sconosciute lungo un percorso di oltre 4.000 chilometri tra le isole Francesco Giuseppe e la Severnaja Zemlja siberiana.
Il 23 maggio del 1928 il dirigibile fece rotta verso il polo da Ny-Ålesund nell’isola Spitzbergen e raggiunse la meta il giorno successivo, ma non riuscì ad atterrare per le cattive condizioni meteorologiche. Il 25 maggio una forte una tempesta di neve che fece schiantare il mezzo sul pack, la distesa di ghiacci mobili che coprono la superficie del mare.


Nel momento della caduta la cabina fu fatta a pezzi e dieci membri dell’equipaggio caddero sul ghiaccio. Tra questi anche Umberto Nobile.
Senza più il peso della cabina di comando il dirigibile, che conservava gran parte della sua integrità, riprese quota perdersi per sempre con dentro altri sei uomini. Uno di questi ultimi riuscì incredibilmente e con grande generosità, a lanciare viveri, una radio e una tenda a chi era rimasto abbandonato sul ghiaccio. La tenda fu poi colorata di rosso con l’anilina portata per gli esperimenti. In questo modo i “naufraghi” volevano renderla più visibile ai soccorritori nell’immenso biancore delle distese ghiacciate.
Ci volle un mese (23 giugno) affinché arrivasse il primo e piccolo veicolo di soccorso il cui pilota, lo svedese Einar Lundborg, per ordini ricevuti, doveva (e poteva) imbarcare solo il colonnello Nobile in modo che fosse utile per coordinare i soccorsi.
Al ritorno del veicolo, questo precipitò con il pilota Lundborg che rimase imprigionato tra i ghiacci sulla stessa banchisa dei sopravvissuti dell’Italia.
Tutto si risolse col soccorso finale, non prima del 12 luglio. In tutto morirono altre otto persone durante i tentativi di salvataggio, compreso l’esploratore norvegese Roald Amundsen disperso con il suo idrovolante Latham 47. Ci vollero 48 giorni per mettere in salvo i sopravvissuti, tra questi pure alcuni soccorritori che erano rimasti intrappolati nel ghiaccio.
Le missioni di ricerca e soccorso furono numerosissime in un forte moto di solidarietà fra gente dell’aria e del mare. Grande coinvolgimento internazionale di navi, aerei, ricerche e spedizioni con slitte trainate da cani.
Nessuna traccia invece dei sei uomini dispersi con il corpo del dirigibile nonostante le ricerche siano andate avanti fino al 22 settembre. In tutto a perdere la vita furono 17 uomini.
Anche a me piace volare. La prima esperienza di volo l’ho avuta intorno ai cinque anni, su un Fokker che serviva la tratta Birgi – Pantelleria.
L’ambito militare mi lascia un po’ freddo, ma ho molto apprezzato quanto hai scritto in proposito.
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Volare ogni volta che posso. Solo il 30 marzo andrò a Palermo in auto, siamo in tre e ci serve lì per muoverci. Sull’ambito militare amo la storia iniziale, i tempi eroici di biplani e triplani, le superfici in tela e tessuto ecc.
Sui tempi odierni mi faccio ammaliare dalle soluzioni tecniche sulla scia di mie letture in ambito aerospaziale
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