Ben noto il Gran Conte Ruggero d’Altavilla o Ruggero I, Conte di Sicilia e di Calabria, condottiero nato nella normanna Hauteville-la-Guichard intorno al 1031, colui che conducendo la sua armata diede fine al dominio musulmano in Sicilia dando vita al Regno isolano. Oltre a lui, al suo esercito e al fratello fratello maggiore Roberto il Guiscardo, c’erano altri condottieri normanni nel Meridione d’Italia. Guglielmo di Blosseville era uno di questi. Personaggio che fu perno dei giochi politici e di guerra nell’area laziale-campana e, nello specifico, di Gaeta. tutto avvenne all’interno di quello scacchiere che, anche tempo dopo, vide i suoi discendenti cercare di definire nuovi equilibri di potere riconducendo territori ancora bizantini o sotto l’influenza germanica, alla creazione di nuovi regni e ducati. Fu costruttore della strategica e contesa Roccaguglielma nel Comune di di Esperia.


L’area era di grande fluidità politica, cerniera tra la Roma pontificia, i possedimenti contesi del Sud e le influenze che arrivavano dal Nord sotto la spinta dei regni centroeuropei.
Gaeta era uno dei fulcri di interesse, un Ducato che inizialmente era una Repubblica marinara nata nel IX secolo e solo successivamente inglobata nel Regno di Sicilia (1140).
Intorno all’anno 1102 Guillame de Blosseville (o Guglielmo di Blosseville nella versione italianizzata) divenne Duca di Gaeta, dominio che comprendeva le isole ponziane. Scalzò il precedente Duca Landolf, di stirpe longobarda, che era stato deposto con l’appoggio dei signori del Principato di Capua.
Nell’area si andava creando una nuova mappa di potere a favore dei normanni.
Questo condottiero proveniva appunto da Blosseville, 15 miglia a ovest di Dieppe, agglomerato urbano nella parte orientale del Ducato di Normandia.
Ancora oggi il piccolo paese è una roccaforte della lingua francese normanna e del dialetto regionale del Pays de Caux è Cauchois.
Prima di diventare signore di Capua aveva già dato prova del suo valore come cavaliere durante la conquista normanna del Regno di Sicilia sotto gli Altavilla.
Dopo l’avventura nel Meridione d’Italia, pare che la storia di Guglielmo sia continuata ad Harrold e nella vicina Lavendon, paesi della Contea del Bedfordshire, in Inghilterra, dove arrivava l’influenza dei de Blosseville. Il cavaliere ed ex signore di Capua fu in grado di organizzare il matrimonio di sua figlia Albreda (nata proprio ad Harrold nel 1113) con Payn de Braose, membro di una delle famiglie più potenti dell’Inghilterra normanna.
Una curiosità: da Gilbert de Blosseville, primo ad avere il dominio normanno di Harrold in Inghilterra, nonché padre di Guglielmo, fino a secoli successivi, questa famiglia si fuse con i de Pabenham che stanno alla base di molte antiche famiglie aristocratiche, tanto da collegare la compianta Regina Elisabetta II proprio alla genealogia degli stessi Gilbert e Guglielmo.
L’influenza normanna tra Lazio e Campania proseguì invece anche dopo Guglielmo visto che a lui successe Riccardo II de Aquila, Conte di Pica (oggi Pico, circa 10 chilometri a ovest di Pontecorvo, in provincia di Frosinone), un italo-normanno discendente della famiglia di L’Aigle, Comune nell’odierno dipartimento di Orne in Francia.




Ma per arrivare al dominio di Blosseville e del De Aquila a Gaeta si dovettero attraversare momenti di crisi del dominio normanno nella regione. Comunque, le difficili situazioni politico-militari proseguirono anche dopo: tutta questa porzione geografica era un continuo sobbollire politico.
Il 1091 fu un anno di crisi per il dominio normanno nel principato di Capua: un’insurrezione longobarda nella capitale costrinse Riccardo (II) e i normanni del suo seguito a ritirarsi ad Aversa, la loro antica sede, da dove poterono fare ritorno a Capua soltanto tre anni dopo. Nello stesso periodo, anche gli abitanti di Gaeta avevano cacciato Rainaldol il secondo duca della dinastia dei Ridello; dopo alcune titubanze si erano sottomessi a un certo dux Landenolfo, che pare, appartenesse alla dinastia locale soppiantata dai Normanni. I Ridello trasferirono allora la loro residenza nell’entroterra a Pontecorvo, dove l’ultimo rappresentante della famiglia, Gualgano, morì poco dopo il 1095. Soltanto a partire dal 1102, con Guglielmo de Blosseville, ritroviamo a Gaeta un duca normanno. Il dominio normanno nel principato di Capua, tuttavia, non fu minato soltanto dalle insurrezioni della popolazione locale, ma anche dalle continue lotte tra gli stessi cavalieri normanni.
Treccani – di Vera von Falkenhausen – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 37 (1989)
Nel 1104, Roberto, fratello minore del principe Riccardo (II), si ribellò al suo legittimo signore; tra i suoi seguaci c’era probabilmente il duca di Gaeta, Guglielmo de Blosseville. Il D., diventato a sua volta duca di Gaeta prima del settembre 1105, sembra invece essersi alleato con Riccardo. In un documento non datato, risalente presumibilmente al 1105, il D. infatti, qualificato come “Rychardus de Aquila, Dei gratia consul et dux Kaietanus” e Roberto, “filius lordanis principis”, come capi di due opposti partiti, promisero al vescovo Alberto di Gaeta di risparmiare, durante i loro combattimenti, le chiese, i monasteri e i possedimenti vescovili. Nello stesso anno, il D. donò al vescovo Alberto due mulini a Suio e contemporaneamente dispensò l’abate Guarino del monastero di S. Lorenzo in Aversa, di cui la famiglia del principe aveva il giuspatronato, da tutti i tributi e i servizi dovuti per le grandi proprietà terriere site nel territorio del suo ducato. Questo documento è sottoscritto, oltre che dal D. stesso e da suo figlio Andrea, anche da tre altri membri della famiglia Dell’Aquila. Tra questi, Goffredo potrebbe essere un figlio del D., mentre Rainaldo e Gualtiero erano forse suoi fratelli, cugini o nipoti. Il D., evidentemente, aveva attorno a sé un nutrito gruppo di familiari.
Treccani – di Vera von Falkenhausen – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 37 (1989)
Roccaguglielma e Guillame-Guglielmo di Blosseville
Del Gran Conte Ruggero e del figlio Ruggero II, primo Re di Sicilia, conosciamo i luoghi di nascita, Hauteville-la-Guichard per il primo e Mileto (Calabria) per il secondo. Il sangue e la stirpe era appunto normanna.
Stessa cosa per Guillame-Guglielmo di Blosseville. Normanno anche lui, già nel suo nome è contenuto quello della la città di origine, Blosseville appunto, oggi piccolo comune nel dipartimento della Senna Marittima, regione della Normandia.

Uno dei segni lasciati da Guglielmo è la Roccaguglielma, fortezza medievale che richiama il nome di battesimo del Duca e i cui resti dominano oggi il Comune di Esperia, nella provincia di Frosinone. La roccaforte è su uno sperone di roccia di Monte Cecubo, a circa 500 metri sul livello del mare, a strapiombo sull’abitato sottostante.
Per inquadrare tutto geograficamente, la zona si trova sul versante ciociaro del Parco Regionale dei Monti Aurunci/Comunità Montana Arco degli Aurunci, storicamente sempre in area campana. Solo nel periodo storico più recente (1927) fu inserita nel Lazio e nella provincia di Frosinone.
Il maniero venne eretto nel 1103 per volontà di Guglielmo de Blosseville, Duca di Gaeta, il cui nome a volte venne storpiato nei documenti nella forma di Glossavilla.
Esperia è raggiungibile agevolmente grazie alla Strada Statale SS 630 che mette in comunicazione Formia e Cassino.
Nei tempi più antichi e secondo testimonianze archeologico-documentali, la zona era stata popolata dagli Aurunci, poi Volsci e Sanniti, dopo giunsero i Romani.
Durante il IX secolo, questo luogo risorse grazie agli insediamenti creati a Badia dai monaci di Cassino, ma l’agglomerato urbano ebbe gravi problemi per le scorrerie saracene come avvenne nell’anno 846. Tra incendi e saccheggi la gente iniziò a spostarsi sempre più in alto, verso l’antica fortificazione che servì da base per l’edificazione di Roccaguglielma.
Nel sito originario non c’era quindi solo il castello, ma il centro abitato che si allargava ai suoi piedi, un agglomerato di abitazioni difese da un muro di cinta intervallato da 12 torri e con tre aperture verso l’esterno nominate Caporave, Santo Spirito e San Bonifacio.
Altre tre aperture (Portella, di Santa Croce e del Morrone) erano lungo la cerchia difensiva più interna.
Lo scopo strategico di Roccaguglielma era quello di sorvegliare e controllare un’area dove passava un passaggio montano prezioso che connetteva fra loro Pontecorvo, Aquino e Gaeta saltando il territorio controllato da Cassino che non era sotto il dominio normanno.
Questo maniero voluto da Guglielmo de Blosseville con annesso abitato andò anche oltre i suoi compiti formando una sorta di dominio locale insieme ai castelli di Campello, Pico, Rivomatrice e San Giovanni Incarico.
A prescindere dalla bandiera che sventolava sul maniero, questa postazione strategica fu molto contesa nei secoli. Spinelli, Rovere e Farnese furono nobili famiglie che si susseguirono nei secoli al controllo della fortezza. Naturalmente subì le offese di attacchi militari, come quello dell’armata spagnola guidata dal generale Gonzalo Fernandez de Cordoba nel passaggio fra XV e XVI secolo.
Nel territorio di Roccaguglielma operarono pure famosi “briganti”, in verità forze anche popolari contro i dominatori delle rispettive epoche: l’itrano fra Diavolo che agiva contro i militari e i rappresentati francesi di Napoleone; Luigi Alonzi nominato Chiavone, fedelissimo di Re Francesco II Borbone Due Sicilie, fu protagonista di attacchi nella zona di Sora e nella Terra di Lavoro contro convogli e truppe Savoia che intendevano vincere le ultime resistenze borboniche (ma ebbero vita difficilissima).
Tornando a Guglielmo de Bloseville, questi ci teneva molto a lasciare il suo nome ai posteri e farlo conoscere capillarmente ai suoi contemporanei, tanto da far rimarcare le monete di Gaeta, i Follari, già circolanti e fatti coniare da un precedente Duca, Riccardo I: vi fece incidere le sue iniziali, le due lettere DV che stanno per Dux Vilelmus.
Come descritto su http://www.treasurerealm.com, sui Follari riuscì a far incidere queste sue iniziali anche quando il controllo del Ducato gli fu sottratto da Riccardo II de Aquila.
