Ottocento anni indietro, nei domini di Federico II, ebrei e musulmani insieme, protetti: grande momento di civiltà

Anno 1231, la Costituzione del Regno di Sicilia e del complesso del sistema giuridico, fondamenti dello stato dove prevalse e la volontà dell’Imperatore Federico II nominato Stupor Mundi, Re di Sicilia e di Napoli, Imperatore del Sacro Romano Impero. Fu sancita la pacifica coesistenza e tutela dei sudditi ebrei e musulmani.

A Ebrei e Saraceni concediamo le medesime garanzie perché non vogliamo che innocenti vengano perseguitati soltanto perché ebrei o musulmani”.

L’Imperatore Federico II di Svevia

E ancora, guardando specificatamente alla presenza del popolo ebraico nel Regno Siciliano e nei domini dell’Imperatore:

Attilio Milano ha scritto nella sua Storia degli ebrei in Italia […] «se la vita degli ebrei meridionali ebbe un periodo completamente fausto, esso coincise con l’ultimo venticinquennio del regno di Federico II. In questo quarto di secolo, il sovrano svevo non solo seppe mettere integralmente a profitto le doti commerciali dei suoi ebrei ed in tale senso li tenne in gran conto, ma egli stesso ne studiò e ne diffuse grandemente il patrimonio spirituale e culturale […]. Pregiandoli quali uomini di tradizione, di pensiero, di azione, riconobbe loro il massimo della dignità cui potevano ambire».

Federico II «fu il più illuminato e il più combattuto monarca del suo tempo», il quale avrebbe dato al Mezzogiorno d’Italia «mezzo secolo di floridezza economica, di assestamento politico e giuridico, di fervore artistico».

Ma quando i rapporti tra Federico II e il papato entrarono in crisi, lo svevo avrebbe mostrato «il suo veritiero, benevolo volto verso gli ebrei, da lui considerati strumenti essenziali per l’attuazione delle riforme introdotte dal suo governo. Egli fu il primo reggitore in Europa che concepì ed attuò una organizzazione di stato centralizzata e controllata, in cui tutto il movimento economico e finanziario del paese doveva raccogliersi nelle mani del sovrano e della burocrazia a lui sottoposta […] è chiaro il motivo per cui Federico tenesse particolarmente a vedere inseriti e attivi gli ebrei: non solo per le loro specifiche doti mercantili, ma anche perché, agendo essi stessi come un corpo internamente organizzato, risultava più facile guidare e controllare la loro attività».

da “Tabulae. Quadrimestrale del Centro Studi Federiciani”, 23/24 (giugno-ottobre 2001), Fondazione Federico II Hohenstaufen di Jesi, pp. 11-29 © dell’autore – Distribuito in formato digitale da “Reti Medievali”

Nella riorganizzazione del Regno il commercio con l’estero e alcune branche del commercio interno e dell’industria divennero monopolio dello Stato. Il Sovrano fece realizzare una vasta rete di fiere che si sviluppò molto nei domini continentali.

Per gli ebrei l’operatività fu agevolata proprio da questa fitta rete e dalle vie di comunicazione che furono rese ben più sicure per tutelare gli scambi commerciali.

Contravvenendo al volere del Pontefice Onorio III, l’Imperatore sottoscrisse in quel della Terra Santa un trattato col Sultano d’Egitto a tutela dei pellegrini, a prescindere dalla loro fede. Dell’accordo fece parte la cessione di Gerusalemme di cui Federico II venne incoronato Re nel 1229.

Fondatore della prima Università laica al mondo, grande protettore delle arti e delle lettere, Federico II favorì nell’Ateneo della Corte palermitana le lettere. In questo ambiente così stimolante e creativo nacque la prima forma di Italiano volgare e avvenne tra i poeti della Scuola Siciliana o Scuola poetica siciliana. Erano stati radunati letterati e uomini di scienza, tra questi ultimi la maggioranza era composta da ebrei.
Nei palazzi di Federico II studiosi ebrei e cristiani si confrontavano continuamente, senza freni mé problemi, anche sull’interpretazione di alcuni brani del Talmud quando, non di rado, interveniva anche l’Imperatore.

Del resto il Sovrano amava approfondire e confrontarsi sulle culture non cristiane, quindi anche quella araba e quella ebraica, però aveva uno spiccato interesse pure per la cultura antica.

David Abulafia, storico inglese tutt’altro che tenero con Federico II, ammise che il Sovrano svevo «posto a raffronto del “cristianissimo”, isterico, mangia-ebrei Luigi IX di Francia» appare come «uomo di buon senso e moderazione».

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