Come e quante volte la mafia uccide: il 3 settembre, ma non solo

Settembre di sangue nella nostra storia. Dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e dalla moglie Emanuela Setti Carraro uccisi a Palermo il 3 settembre 1982, come l’agente di scorta, Domenico Russo che morirà per le ferite il 15 settembre. Fino al 3 settembre 2002 con il suicidio di Giuseppe Francese, 36enne, che era riuscito a fare riaprire l’inchiesta sull’omicidio del padre Mario Francese, giornalista ucciso dalla mafia, giungendo alla condanna dei colpevoli.

Capitoli che apro ancora una volta ripescando un mio articolo del 2021. È un dovere tenere sempre vivo il ricordo di uomini e donne dal grande valore e senso di giustizia. Per questo loro modo di essere sono passati per il tritacarne delle organizzazioni mafiose che ti uccidono in maniera differente. Vite sacrificate che hanno segnato un cambio di passo nella lotta alle mafie e che devono essere tenute sempre presenti. Dovrebbero far parte anche di programmi scolastici realizzati nelle lezioni in classe.

Augurando a tutti una buona riflessione e rinnovata comprensione, qui di seguito il link per leggere -o rileggere- quel mio scritto.

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  1. Avatar di PlusBrothers PlusBrothers ha detto:

    [OFF TOPIC] solo un saluto – ci hai fatto una sorpresa! E come da tradizione non chiediamo “dove sei stato?” perché siamo stati via anche noi.

    Convenevoli. Domani torniamo in topic perché la questione sulla criminalità è seria.

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    1. Avatar di Giuseppe Grifeo Giuseppe Grifeo ha detto:

      Luoghi marini siculi ci hanno tenuti lontani, in pausa 😜

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  2. Avatar di PlusBrothers PlusBrothers ha detto:

    Quando dici “la mafia uccide indirettamente” pensiamo anche a Rita Atria. Aveva 18 anni ed era stata messa sotto protezione perché lei ebbe pure il coraggio di ribellarsi alla famiglia. Anche se pure lì avevamo tempo fa visto un articolo in cui si sospettava che Rita fosse stata uccisa.

    Ma comunque in tal caso anche se si è tolta la vita, i colpevoli sono sempre della mafia perché la hanno indotta a farlo.

    Su Mario Francese conoscevamo la storia del padre ma non quella del figlio Giuseppe. E vale sempre il solito discorso: la penna, nel bene o nel male, fa molto più rumore delle armi ed è per questo che in un contesto di potere assoluto, i primi a essere contrastati sono i giornalisti.

    Pensiamo tante volte anche al digitale, e all’importanza della “data liberation” cioè la possibilità di esportare tutti i propri dati quando si lavora con una piattaforma digitale (blog, social network), quanto sia importante la rete decentralizzata – non entriamo qui in dettaglio perché coi tecnicismi saremmo Off Topic.

    Ma pensa cosa accadrebbe se la mafia prendesse in mano un social network? Lo stiamo già in parte vedendo con X, l’ex twitter ora in mano a un individuo che non è propriamente un criminale ma sta con un piede là…

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    1. Avatar di Giuseppe Grifeo Giuseppe Grifeo ha detto:

      Sul dirigere o limitare quanto pubblicato sui social ho avuto un’esperienza diretta.
      Proprio ieri su una notizia di cronaca comunicata ufficialmente dai carabinieri riguardante un pastore evangelico che minacciava e ricattava la sua compagna (conosciuta in un gruppo di preghiera), pubblicata su una testata giornalistica che dirigo, nessun problema per collocare post + link su Twitter/X o LinkedIn.
      Un terzo post invece è stato cancellato ben due volte dal sistema di un’altra piattaforma social: la prima volta perché ritenuto “contrario agli standard della community” (??), poi ritenuto spam con l’aggiunta della frase, “Sembra che tu abbia cercato di ottenere
      “Mi piace”, follower, condivisioni o visualizzazioni dei video in modo fuorviante”
      (???)
      Ma non c’era un video! Era una notizia di cronaca!
      E poi tutte le testate giornalistiche di qualsiasi dimensione con i loro post vogliono diffondere le notizie, accumulare “mi piace” avere più follower.
      La realtà che forse si nasconde dietro questa censura?
      Eccola.
      Per quella piattaforma social non si possono mettere post/notizie che riguardano pastori evangelici che combinano guai e finiscono denunciati oltre che in manette.
      Non vedo altre motivazioni possibili. A meno di impazzimento degli algoritmi di controllo… e non ci credo.
      Figuriamoci poi se organizzazioni criminali divenissero fondamentali nel dirigere il controllo e la scelta degli argomenti pubblicabili su un social!

      "Mi piace"

      1. Avatar di PlusBrothers PlusBrothers ha detto:

        c’è anche il gruppo su quel social – “l’algoritmo fuma roba scaduta” per raccogliere tutte le supercazzole che fa. Anche noi li stiamo gradualmente abbandonando perché davvero sulle piattaforme commerciali è un delirio – a un nostro amico hanno dato del pedofilo e i post offensivi sono stati lasciati passare. Alla fine neanche ci riguarda, adesso stiamo studiando Poliverso che non ha algoritmi.

        Noi siamo troppo spaventati dalla criminalità organizzata; abbiamo paura che ci sparino? No. Che ci minaccino? Neanche. Ma abbiamo ragione di credere che la mafia di adesso non ha -più- bisogno di farci scappare il morto perché coi soldi e la politica trova il modo di comandare lo stesso.

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    2. Avatar di Giuseppe Grifeo Giuseppe Grifeo ha detto:

      Si, conosco molto bene il caso di Rita Atria

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