Cinque argenti ellenistici recuperati dai Carabinieri TPC: “Operazione Argenti di Aidone”, nuova testimonianza sul continuo saccheggio del territorio italiano

Opere splendide, uniche, depredate dall’area archeologica dell’antica città greca di Morgantina, nel Comune di Aidone in provincia di Enna. Grazie all’Operazione Argenti di Aidone i Carabinieri TPC hanno sequestrato e recuperato cinque argenti ellenistici di grandissimo valore, reperti risalenti al III secolo a.C. inviati subito all’Istituito Centrale del Restauro del ministero della Cultura per un’urgente opera di restauro che ne permetta la migliore conservazione.

Quell’area archeologica siciliana è stata da sempre al centro di saccheggi da parte di tombaroli, spesso commissionati da importanti agenti che agiscono nel ricco e diffuso traffico internazionale di opere d’arte e archeologiche.

Più si sommano questi ritrovamenti, questi recuperi e più aumenta lo stupore.

Da un lato si rimane strabiliati dalla bellezza artistica di queste opere che risalgono a più di 2.300 anni fa. Dall’altra, stupisce la quantità di reperti italiani e del Sud Italia che vengono di continuo ritrovati all’estero.

Da anni scrivo di questi fatti raccontando l’azione instancabile e preziosa dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e ho anche descritto il totale ipotizzabile e stimato dei beni che sono stati depredati in Italia, specialmente nel Meridione. Un conto complesso perché coinvolge scavi illegali in aree dove non si era ufficialmente a conoscenza di ipogei, sepolture, resti archeologici.
Tanto per darne un’idea, la mia inchiesta che pubblicai sul quotidiano Il Tempo del 5 marzo 2015 che quel giorno rappresentò anche il titolo d’apertura di prima pagina, indagine e bilancio che coinvolse anche l’Avvocatura di Stato e diversi archeologi oltre ai Carabinieri TPC tirando fuori un risultato incredibile.
Una cifra iperbolica di circa 50 miliardi di euro in tesori italiani trafugati nei decenni, reperti spariti in tutto il mondo fra musei e collezioni private grazie a una fitta rete di criminali dell’arte, venditori privi di scrupoli e compratori di ogni tipo.

Tornando ai cinque splendidi argenti, bisogna fare un passo indietro al 2011 per inquadrare l’odierno risultato dell’Operazione Argenti di Aidone.

Come raccontano i Carabinieri TPC, il 17 marzo del 2011 venne rimpatriata ad Aidone la c.d. Venere di Morgantina, esposta al Paul Getty Museum di Los Angeles (USA).

Qualche anno prima erano stati recuperati gli Acroliti, appartenuti alla collezione di Maurice Templesmann, ultimo compagno di Jaqueline Kennedy come fu recuperato anche il Tesoro di Morgantina, esibito in mostra al Metropolitan Museum di New York: questi erano manufatti dal valore inestimabile trafugati clandestinamente dai tombaroli di Aidone, oggetti ricettati attraverso il mercato nero dell’arte.

Altri importantissimi reperti meritano di essere menzionati per dare l’idea di come tale territorio, ricco di antiche testimonianze culturali, sia stato continuamente depredato dei suoi beni artistici, acquistati da istituzioni museali e da collezionisti stranieri.
Tra questi la scultura in terracotta di Ade, detta Barbablu, recuperata sempre al Getty Museum.

I ricettatori di beni archeologici, secondo il loro modus operandi, agiscono in stretto contatto con i tombaroli da cui ricevono reperti di notevole importanza artistica, storica e archeologica. Vengono poi contattati soggetti e società potenzialmente interessati all’acquisto delle preziose opere, selezionando a chi proporre gli oggetti provenienti dai trafugamenti archeologici.
Ogni trafficante mantiene un contatto diretto e riservato con i tombaroli di riferimento che, a loro volta, garantiscono l’esclusività dell’affare.

Nel contesto investigativo volto a contrastare tale fenomeno illegale, la Sezione Archeologia del Reparto Operativo TPC ha condotto metodiche attività di controllo estese su tutto il territorio nazionale nella lotta agli scavi clandestini, in particolare nelle aree più sensibili e maggiormente soggette a rischio.
– Carabinieri TPC –

Dopo aver tracciato il quadro della situazione e dell’organizzazione tra tombaroli e trafficanti, si arriva a quanto accaduto in quest’ultimo periodo.

Nelle loro indagini i Carabinieri TPC, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno trovato delle fotografie che ritraevano i cinque manufatti in argento, le cui caratteristiche di lavorazione riconducono al ben noto Tesoro di Morgantina.

Le foto sono state trovate nelle mani di un giovane cittadino di Aidone, personaggio che aveva avviato contatti nazionali ed esteri per vendere questi preziosi reperti.

Le immagini sono state esaminate dai funzionari della Direzione Generale Archeologia – MiC permettendo di datare gli argenti all’epoca ellenistica del III secolo a.C.

Il loro stato di conservazione in frammenti fa presumere la provenienza da uno scavo clandestino per la presenza della patina e delle concrezioni terrose rinvenute sulle superfici.

Gli elementi investigativi, acquisiti dal costante monitoraggio e pedinamento del soggetto nel corso dei suoi frequenti spostamenti nella Capitale, hanno consentito di accertare la sua responsabilità in ordine al reato di ricettazione.

I militari hanno pedinato il personaggio mentre era a Roma e un giorno, mentre era a piedi lungo una strada portando con sé un borsone in pelle, è stato fermato e ontrollato.

Il giovane ha subito raccontato ai Carabinieri che stava portando quei reperti archeologici trovati nella borsa, ma erano oggetti appartenuti al padre. Questi li aveva nascosti sottoterra e, solo in punto di morte, aveva rivelato questo segreto e il punto in cui li aveva sotterrati

Guarda caso, il terreno che indicato dal giovane di Aidone come proprietà del padre, lì dove erano stati nascosti gli antichi argenti, corrispondeva all’area attigua al Parco Archeologico di Morgantina, nelle vicinanze della cosiddetta “Casa di Ganimede”.

Tutto è stato collegato alla vicenda del Tesoro di Morgantina e alla sua disinvolta acquisizione da parte dei vertici del Getty Museum che aveva utilizzato contatti con esponenti del traffico internazionale di opere d’arte e archeologiche.
Basta leggere qui sotto il racconto dei militari.

I primi argenti erano stati acquisiti tra il 1981 e il 1994 da parte del Metropolitan Museum di New York. Tra gli anni 90 e il 2000, grazie alle indagini condotte dalla Procura di Enna, i Carabinieri TPC erano riusciti a ricostruire la filiera tra tombaroli e ricettatori svizzeri, attraverso un antiquario libanese che citava la provenienza dei primi argenti proprio dal sito archeologico di Morgantina. I riscontri investigativi, incrociati con i dati tecnico-scientifici, permisero di acquisire elementi per affermare la provenienza certa degli argenti dalle terre di Aidone. Venne individuato anche un edificio di provenienza degli argenti, la cd. “Casa di Eupolemo”, a seguito degli scavi eseguiti dal Prof. Malcon Bell dell’Università della Virginia, recentemente scomparso.

Grazie alle indagini e agli studi archeologici ne è seguito un accordo culturale firmato nel 2006 tra il Ministero della Cultura, la Regione Siciliana e il Metropolitan Museum, finalizzato alla restituzione, avvenuta poi nel 2010, del tesoro di Morgantina che prevedeva un avvicendamento, ogni quattro anni, delle opere tra l’Italia e gli USA. Le vicissitudini dei preziosi argenti si sono concluse il 27 settembre 2022 con l’annuncio della loro definitiva restituzione all’Italia.

Il sequestro degli ulteriori 5 argenti, che si aggiungono ai precedenti, dimostra la provenienza del “Tesoro di Eupolemo”, considerato la testimonianza più significativa della oreficeria della Sicilia ellenistica, dall’area archeologica della città magno-greca di Morgantina.
Il procedimento penale a carico del giovane di Aidone è ancora in corso.

Lascia un commento