Foliage tra i termini oggi di gran moda, inflazionatissimo… ma che testiculage!

Mio personalissimo pensiero basato su fatti che dominano i più diversi panorami. Da giornalista ho fatto una bella analisi. Foliage, termine di cui oggi si abusa e che negli anni precedenti poteva anche non esistere perché non lo utilizzava nessuno o quasi. In questo 2020, invece, ecco l’esplosione in più forme di comunicazione, fattore che mi ha fatto venire un’enorme testiculage (il mio stato d’animo mi ha portato a coniare un termine che si sposasse col tutto) – foto d’apertura di Angelo Campus.

Foto scattata nella Valle di Comino – Foto ©Angelo Campus

Foliage ovunque, che si parli di auto, turismo, vini, di qualsiasi cosa. Il termine è di moda, dilagato ovunque, dominerà il panorama di post sui social, come lo domina nei testi dei comunicati stampa e degli articoli. Poi si eclisserà soppiantato dal futuro nuovo vocabolo scelto come testimonial del parlato e dello scritto “elegante”, “ricercato”, “forbito”, glamour”.

Chissà cos’altro verrà fuori.

Intanto, fa figo usare spesso foliage. Come mi è già capitato di notare, anche nel caso in cui una persona abbia quattro piante in balcone, questi fotografa una foglia giallo-bruna e subito scrive “che ne pensate di questo magnifico foliage?”. Per non parlare dei comunicati stampa: anche in questi testi l’autunno 2020 è un continuo “foliage”.

Ovvio, parlare solo di “Autunno“, dei “colori dell’Autunno”, delle “foglie autunnali”, dei “toni caldi dei colori dell’Autunno” non basta più. Di seguito solo pochissimi esempi in immagini di quanto sia tracimata questa moda e solo su Faceboo, Twitter e Instagram.

Serve oggi una nota esotica? Pare proprio che si abbia bisogno di una particolarità fuori dagli schemi per vestire testi e discorsi con apparente charme (utilizzo apposta, in questo caso, il vocabolo francese che il vocabolario Treccani poi spiega nei termini italiani “fascino, incanto”).

Forse questo disgraziato 2020 spinge alla ricerca dell’effimero, di quello che, nei fatti, non serve esprimendosi – visto che in Italiano un modo per descrivere la situazione l’abbiamo già -. Un chiaro segno psicologico di difficoltà tra pandemia Covid-19, morti, respiri mozzati, ospedali al collasso, vaccini preventivi e attesa di quelli contro il virus Sars-COV-2, moria diffusa dei posti di lavoro e delle imprese, previsione di Natale e Capodanno vissuti “in solitaria”?

Forse anche una sorta di semplificazione da pigrizia: perché stare a descrivere colori, ambientazioni in modo tradizionale quando esiste un solo termine che risolve tutto? L’uso della Lingua italiana si impoverisce più di quanto non sia già avvenuto da diversi anni. La tendenza si approfondisce. Foliage è solo uno tra i tanti sintomi passati, presenti e futuri.

Forse in questo autunno caratterizzato da un’Italia divisa in regioni gialle, arancioni e rosse, deve essere sembrato superfluo parlare dei colori dell’Autunno. Si doveva semplificare in un apparentemente liberatorio Foliage?

Tutto questo è solo frutto di un mo personalissimo ragionamento, di una mia speculazione mentale. Non sono uno psicanalista, sono abituato, per deformazione professionale, a osservare la gente, a valutarne le espressioni e i comportamenti, però non ho idea se tutto questo possa bastare per avvalorare le mie ipotesi e le mie intuizioni.

Il panorama su questo abuso terminologico è vasto, soprattutto sui social dove c’è chi inserisce Foliage pure nel nome del proprio profilo affiancandolo a una definizione di se stessi/e come sognatore/trice, persona romantica, di fantasia, poeta/essa, scrittore/rice, viaggiatore/trice e similari.

Sono nati pure gruppi Facebook nominati Foliage o contenente questo termine nella denominazione (fatti salvi quei pochi nati prima di tale moda). Il bello – o il brutto – è che per cavalcare l’onda si mettono in mostra foto comunissime, spesso sgranate, per nulla d’impatto, immagini testimoni di… poco o nulla.

Per non parlare di eventi reali o virtuali (visti i tempi) denominati “Fantastic Foliage” o espressioni simili con aggettivazione in diverse lingue, eventi però italiani, in Italia (se ha un senso la localizzazione nella nostra forzata virtualità per non assembrarci).

Ci piace troppo usare questo termine così fuori dal consueto, vocabolo che dovrebbe ammantare ogni espressione di eleganza.

L’unico vantaggio di questa moda è che ha portato molta gente in giro per scattare la foto “perfetta”, quella da pubblicare nel proprio profilo social: un rinnovato e incoraggiato contatto con la natura – basta che non ci si limiti al proprio balcone o terrazzo. La situazione ha però portato il web a essere invaso da migliaia immagini tutte simili se non uguali.

Comunque è il momento del Foliage, dei “colori del foliage” (non dell’Autunno, vocabolo troppo banale) in cui si incastonano palazzi, castelli, barche, discariche abusive, strade di quartiere, giardini condominiali, luoghi della prostituzione e chi più ne ha, più ne metta.

Molti post partono con un “A qualcuno di voi piace il foliage?” o simili rimodulazioni di questa frase.

Poi c’è qualcuno che scrive pure: “Il foliage autunnale è uno spettacolo che la natura ci regala ogni anno“. Al che, una domanda mi sorge spontanea e la rivolgo ai lettori: esiste un foliage NON autunnale? Eventualmente, colmate questa mia eventuale ignoranza, vi prego.

Mi sono imbattuto anche in un “abbasso il foliage, evviva l’autunno” scritto in un post di Twitter, unica nota discordante di una blogger che non accetta questa moda linguistica del Foliage.

Immagine del post Twitter linkata all’articolo in questione

L’ondata non è arginabile. Persino in alcuni comunicati stampa e articoli leggo del gusto di alcuni vini dove ci infilano il foliage.

Leggo e vedo quelli su alcuni modelli d’auto ed ecco che arriva l’immancabile e citato foliage che nella foto allegata domina graficamente la scena e surclassa con foglie rosse-bruno-gialle la presenza del mezzo da pubblicizzare. Probabilmente, da termine tanto inflazionato sul web, rende più rintracciabili gli articoli tramite motori di ricerca come Google. Ma questi testi non rischiano di confondersi nell’ormai enorme massa di parole e foto popolate (e taggate) di Foliage?

Secondo me verrà fuori il Foliage anche sulla tazza del water o mentre ci si farà la doccia.

Oppure, Foliage anche nei momenti più intimi, quelli che invece di essere descritti con l’antica espressione nordica “andare in camporella”, saranno presentati come “venire in Foliage: bisognerà chiedere agli interessati il racconto sulla sensazione provata