Dalle brume dell’antica Isola Britannica al sole e ai colori della Sicilia. La Fata Morgana, Re Artù e il Gran Conte Ruggero, tre personaggi cardine di leggende e della storia si sono trovati proprio nell’Isola del Mediterraneo. Una spada spezzata, l’incantata Excalibur, da forgiare nuovamente nella magica lava dell’Etna, un palazzo di cristallo nei fondali dello Stretto di Messina, la Sicilia dominata dai musulmani da riportare sotto il controllo dei domini cristiani (la luna islamica era troppo vicina all’Europa, l’Isola molto ricca e in posizione strategica fra Nord e Sud, Est e Ovest).

L’incanto e il fascino delle storie più antiche
Quello che ho descritto all’inizio è il preludio a una grande storia narrata nella sua veste leggendaria in versioni differenti, ma con fondamentali punti comuni. Come negli altri miti che ho raccontato in precedenti articoli (in questo mio blog cliccando sul link alla sezione “Storia e Storie”), mi diverto a interpretare narrativamente, a mettere del mio nel racconto, a riassemblare gli avvenimenti rispettando però la fantasia e la capacità degli originari e antichi autori.
Da tenere presente che la vicenda fa perno su un fenomeno ottico chiamato appunto “Fata Morgana”, una sorta di miraggio che si manifesta macroscopicamente fra le sponde dello Stretto e che fa sembrare vicinissime la costa siciliana e quella calabrese, fin quasi a toccarsi… ma è un inganno della vista. Avviene nelle ambientazioni più diverse in tanti scenari del mondo, che ci si trovi sulla terra o sul mare, nei deserti o nelle regioni polari.
Il miraggio o fenomeno di distorsione ottica, fa sembrare vicinissimi oggetti e paesaggi in realtà molto, ma molto più lontani. Avviene quando i raggi di luce sono praticamente incurvati nel loro passaggio attraverso strati d’aria a temperature diverse, in condizioni di inversione termica: sarebbe come avere davanti agli occhi una lente molto particolare fatta da strati d’aria a differenti temperature, capaci di dominare in maniera inconsueta la luce. Non mi addentro oltre nella spiegazione scientifica. Preferisco tornare alla magia della leggenda che ha dato nome al fenomeno prettamente fisico.
I personaggi coinvolti in questa storia fantastica

La Fata Morgana, potente maga che ha due sorelle, Elaine e Morgause, tutte e tre figlie del Duca Gorlois di Cornovaglia e di sua moglie Igraine.
Secondo le leggende, fu guaritrice ma anche mutaforma, allieva di Viviana o Dama del Lago nonché Sacerdotessa Madre di Avalon o “Isola delle Mele” per la grande fertilità, collocata tra le più occidentali isole britanniche.
Soffrì grandemente per i successi del fratellastro Artù e della regina Ginevra.

Qui entra in gioco quello che poi sarebbe diventato, appunto, il celebre Re Artù, fratellastro delle tre sorelle Morgana, Elaine e Morgause perché avuto dalla comune madre Igraine che ebbe un rapporto adulterino col re britanno Uther Pendragon.
Artù, figlio nato da tale rapporto esterno al matrimonio della Duchessa, fu affidato a Merlino il Mago che lo preparò fino a quando non divenne Sovrano unificatore della Britannia.
Merlino educò anche Morgana, ma nelle arti magiche, atto che portò a grandi problemi e dolori visto che la nobile ragazza odiava il fratellastro e la di lui moglie Ginevra per la gloria accumulata dai due: voleva distruggerli.
La storia-leggenda del ciclo arturiano-britannico è ben complessa, ricca di particolari: qui ne ometto altri aspetti.

Il Gran Conte Ruggero d’Altavilla (Roger de Hauteville), pose le basi ultime per dare forma al Regno di Sicilia scalzando il dominio musulmano: il primo a cingere la corona di Trinacria fu il figlio, Re Ruggero II. Il Gran Conte nacque nel 1031 circa ad Hauteville-la-Guichard, figlio di Tancredi d’Altavilla e della seconda moglie di questi, Frisenda, figlia del Duca Riccardo I di Normandia (Riccardo Senza Paura), nonché Conte di Rouen. Ruggero era fratello di Roberto il Guiscardo, entrambi protagonisti della conquista normanna del Sud Italia.
Come ci era finita Morgana in Sicilia e poi nel fondale dello Stretto costruendo un palazzo di cristallo?
Secondo una parte leggendaria molto particolare e che si riallaccia in maniera alternativa al ciclo delle storie arturiane, Morgana era arrivata in Sicilia con il fratello Artù per dirigersi all’Etna: bisognava utilizzare il fuoco e il magma magico del vulcano per riunire i due spezzoni nei quali la mitica e incantata spada Excalibur era stata spezzata.
Però l’Isola conquistò il cuore della Maga, tanto che lei non volle più andare via decidendo di stabilirsi permanentemente nella zona.
Da potente donna di magie, delle trasformazioni, degli incanti, maga delle acque, scelse proprio il tratto tra l’Etna e lo Stretto, tra il fuoco ribollente del magma e l’altrettanto agitato incrocio di acque tra le coste sicule e calabresi.
Proprio sul fondale di quel mare, nel punto più agitato e meno frequentato da ogni tipo di natante (dove erano finite Scilla e Cariddi? Link alla loro storia) la maga decise di costruirsi un magnifico palazzo di cristallo.
Non se ne stette buona e tranquilla, anzi, scelse di proteggere la Sicilia.
Un ciclo di antiche storie la vede attiva contro l’invasione di conquistatori nel periodo dell’Alto Medioevo: era agosto di un anno imprecisato e un capo barbaro era arrivato dal Nord fino a Reggio Calabria. Viste le invitanti coste della Sicilia, il condottiero voleva andare oltre. Doveva attraversare il mare che si frapponeva al primo approdo possibile all’Isola.
A quel punto la Fata Morgana apparve in tutta la sua bellezza e utilizzò tutto il suo fascino parlando con il barbaro mentre dava forza e vita a un incantesimo: grazie a tale magia, il selvaggio conquistatore ebbe una visione che sembrava reale, la Sicilia gli apparve a pochi metri. Pochi passi in acqua e l’avrebbe raggiunta con le sue truppe. Dato l’ordine di marcia al suo esercito il capo barbaro si gettò in acqua.
Quello fu l’istante in cui Morgana fece scattare la trappola. Neutralizzò il suo incantesimo, il barbaro condottiero realizzò di essere stato ingannato, di trovarsi troppo avanti e in un largo tratto di mare per potersi salvare: appesantito dalle sue vesti di guerra, lontanissimo dalle coste, sprofondò annegando.
Questo è il preludio a quanto poi avvenne tra Morgana e Ruggero spiegando in parte la conclusione del loro incontro e l’atteggiamento del Gran Conte, più scaltro e uomo di grande Fede.

Il Gran Conte Ruggero incontra la Fata Morgana sulla costa della Calabria davanti allo Stretto
Immaginatevi di trovarvi nell’anno 1060, verso settembre. Il Sud Italia è quasi completamente nelle mani dei Normanni, anche la Calabria è conquistata. Sono territori che i normanni Altavilla hanno strappato al dominio bizantino sconfiggendo le truppe inviate dall’Imperatore Costantino X Ducas.
In quel momento cosa apparve di così invitante agli occhi di Ruggero e di suo fratello Roberto il Guiscardo? Era proprio l’Isola di Sicilia, ancora nelle mani dei musulmani. Però quei dominatori erano in un periodo di guerra fra di loro, fatto che stava portando grandi disagi e morte tra la popolazione siciliana.
Resa ricca e florida dal dominio musulmano, in quel momento storico la Sicilia era dilaniata da lotte interne. Era il l’istante migliore per piombare nell’Isola e iniziare a scardinare il dominio esistente introducendo di nuovo la preminenza del Cristianesimo, portando la Sicilia nell’orbita di potere degli Altavilla.
Appena prima Ruggero aveva già ricevuto un’ambasceria proprio dalla Sicilia: sbarcarono in Calabria tre cavalieri messinesi, Cola Camuglia, Ansaldo da Patti e Jacopino Saccano. Erano partiti separatamente dicendo che andavano in Continente per affari, il tutto per non destare sospetti nella guarnigione del Kedivè di Messina.
Trovarono il condottiero normanno a Mileto e gli portarono in dono uno spadone, di quelli molto grandi da impugnare a due mani, micidiale arma capace di tranciare di tutto, insieme a una croce come sigillo alla preghiera di intervento militare.
La supplica rei tre era di fare al più presto, invadere l’Isola, liberarla da quella che definirono come la tirannia maomettana, sottolineando che l’armata normanna avrebbe trovato immediato supporto grazie a molti ribelli, cominciando da Messina.
L’ulteriore stimolo all’invasione della Sicilia venne con l’arrivo della richiesta d’aiuto inviata a Ruggero d’Altavilla dall’emiro di Catania Ibn al-Thumna che, in quel momento, era in conflitto con suo cognato Ibn al-Ḥawwās emiro di Kerkent o Gergent (Agrigento).
Ruggero voleva partire, ma aveva poche imbarcazioni e le sue truppe non erano ancora al completo.
Da questo momento il racconto si snoda con quanto ho liberamente raccolto dal volume scritto da Salvino Greco, “Miti e leggende di Sicilia”, Dario Flaccovio editore.
Secondo leggenda, Ruggero passeggiava inquieto lungo la riva calabrese e d’un tratto fu assalito da profumi e da voci lontane ma ben presenti.
Le narici si riempirono di intenso odore di zagara da aranceti in fiore, poi il rumore di combattimenti, lamenti di schiavi stranamente mescolati a una musica allegra.
Tutto questo lo fece fermare e in quel punto si trovò proprio di fronte al ricovero di un vecchio e saggio eremita. L’Altavilla salutò il sant’uomo, poi gli raccontò lo strano e misterioso fenomeno chiedendo una possibile spiegazione.
L’eremita parve riflettere solo un istane, forse per il movimento rallentato dall’età veneranda, ma inequivocabilmente tese un braccio ruotandolo verso lo Stretto e con un dito indicò proprio l’Isola.
“Lì gli aranci sono in fiore… – disse l’eremita a Ruggero – Lì c’è musica ma anche pianti… Lì ballano i saraceni e piangono i cristiani! Dicono che sei potente e cristiano. Perché non combatti e muori per la tua fede?“.
Il condottiero rimase senza parole, conosceva la situazione delle forze militari a lui disponibili.
Così riprese a camminare nervosamente, ma ecco un avvenimento prodigioso. Il mare prese a ribollire. Dalla spuma apparve la testa di una bellissima donna.
Era la Fata Morgana, sorella carnale di re Artù. La maga possiede diverse magnifiche dimore sparse per il mondo e in quel momento si trovava proprio in mezzo allo Stretto dove ha il suo più bello e antico palazzo, meta di tutte le fate e maghe del Mediterraneo.
A poco a poco la donna fatata emerse dalle acque e salì su un cocchio bianco-azzurro tirato da sette cavalli bianchi con la criniera azzurra. Morgana stava per muoversi verso sud, ma vide Ruggero passeggiare sulla spiaggia.
“Che pensi, o Ruggero? – gridò Morgana al normanno – Se è come immagino, salta sul mio cocchio e subito ti porterò in Sicilia, assieme ad un possente esercito“.
Ruggero, colpito da tanta bellezza e incanto, sorrise. Poi represse la sorpresa e rispose: “Io ti ringrazio, o Morgana, ma non posso accettare il tuo aiuto. Se la Madonna che amo e i santi che mi proteggono mi daranno la loro benedizione, io andrò alla guerra sul mio cavallo e trasporterò l’esercito con le mie navi e vincerò per valore e non per gli incantesimi di una fata“.
A quel punto Morgana agitò tre volte in aria la sua bacchetta magica e lanciò in acqua tre sassi bianchi urlando, “Guarda, o Ruggero, la mia potenza!”.
Fu una vera e propria favolosa magia, sull’acqua apparvero giardini, palazzi, ville, strade, tutta la costa della Sicilia si era avvicinata così tanto da sembrare di poterla toccare.
“Eccoti la Sicilia! – ribadì con forza la maga – Salta su di essa, raggiungi Messina ed io farò in modo che in essa troverai il più forte e il più numeroso esercito che tu abbia mai avuto in battaglia“.
Ruggero ne fu enormemente sorpreso e forse anche invogliato, ma non si convinse per nulla: “O Morgana! Tu sei una grande fata, degna della stirpe da cui discendi. Ma non sarà con l’incantesimo che io libererò la Sicilia dal paganesimo. Essa mi sarà data da Cristo nostro signore e da sua madre, la Vergine Maria che io ho già scelto e adottato come madre mia divina. Ma grazie, per il pensiero“.
L’attesa della Fata Morgana si concluse subito, non poteva restare un secondo di più: la sua offerta era stata rifiutata. Agitò nuovamente la sua bacchetta magica e i castelli, le strade e le ville sparirono di colpo, il suo carro magico trainato dai sette cavalli prese immediatamente velocità. Si diresse verso le spiagge dell’Etna che lontana fumava cinta dal luccichio del mare e dalla rigogliosa terra nera.

Pochi mesi dopo, nel 1061, Ruggero d’Altavilla, il Gran Conte, sarebbe riuscito a organizzare lo sbarco in Sicilia giungendo quasi subito a porre sotto il suo controllo tutti i territori fino a Castrogiovanni (Enna) e Kerkent-Girgenti (Agrigento). Incontrò poca resistenza. Però, un inizio favorevole così fulminante non fu seguito da una campagna di conquista/liberazione altrettanto rapida: ci vollero circa tre decenni per porre fine al dominio musulmano nell’Isola e per far nascere quello che sarebbe diventato uno dei più bei regni del Mediterraneo, il Regno di Sicilia.
Ma questa è un’altra storia… è la Storia.
Rimane un dubbio: la Fata Morgana abita ancora nel suo palazzo di cristallo sul fondo dello Stretto di Messina? Oppure si è abbandonata all’oblio perché dimenticata dagli uomini?
Alla fine rimane la leggenda che prosegue il governo spettrale di un’assenza…
