Shoah, “tempesta devastante”, lo sterminio perpetrato delle forze e regimi nazifascisti portando al massacro di oltre 15 milioni di persone, dai bambini agli anziani, a cominciare dal 1933 fino a Seconda Guerra Mondiale conclusa. Un crescendo di morte e sangue, esperimenti clinici sciagurati, uccisioni di massa e corpi bruciati o buttati in fosse comuni (foto in basso … verso il campo di concentramento di Auschwitz). Tutte le immagini qui pubblicate, tranne una, sono cliccabili per ingrandirle e osservarle meglio.

Oltre a raccontare e a ricordare questo, voglio narrare per sommi capi anche la storia di Carmelo Salanitro, cugino di mio nonno Salvatore Geraci. Il professore Salanitro morì nel campo di Mauthausen come condannato politico, per essere stato apertamente, con la sola potenza delle parole, oppositore di Mussolini e di Hitler (foto in basso: Ingresso al campo di Mauthausen gestito dalle SS-Totenkopfverbände – Unità del Cranio o Teste di Morto).

L’obiettivo nazifascista era la pura persecuzione razziale e politica, eliminazione di coloro che non erano ritenuti conformi ai regimi dittatoriali e deliranti dell’epoca. Si giunse alla cancellazione letterale di circa 6 milioni di ebrei, prima sfruttati con forme di lavoro coatto, trasportati in carri bestiame ferroviari fino ai luoghi che erano la loro destinazione di morte. Ma tra le vittime ci furono anche dissidenti politici, rom, disabili, omosessuali, slavi. Un numero incredibile di uccisioni a sangue freddo, di inermi. Ancora oggi difficile da concretizzare mentalmente.
Vittime | % | Numero (approssimativo) |
---|---|---|
Ebrei (Jews) | 42% | 6 milioni |
Polacchi, Ucraini e Bielorussi (Ethnic Poles, Ukranians & Belarrussians) | 22% | 3.5 / 4 milioni |
Prigionieri di guerra sovietici (Soviet POWs) | 20% | 3 milioni |
Politici (Politicals) | 10% | 1.5 / 2 milioni |
Jugoslavi (Jugoslavia) | 3% | 320.000 / 350.000 (serbi); 20.000 / 25.000 (sloveni) |
Rom | 2% | 196.000 / 300.000 |
Disabili (Disabled) | 1% | 250.000 / 270.000 |
Altri (Other) | 1% | 5.000 / 15.000 (omosessuali), 1.900 (testimoni di Geova), piccoli gruppi di afro-europei ecc. |
Carmelo Salanitro, professore adranita-catanese, oppositore del regime con la sola arma della parola: ucciso a Mauthausen
Da quanto raccontato da parenti, Carmelo Salanitro non aveva un carattere facile, ma come per tutti i componenti della famiglia aveva ben saldi principi di libertà e di autonomia del pensiero.

La sua storia mi riguarda da vicino perché quest’uomo era cugino di mio nonno materno, Salvatore Geraci, professore, storico e filosofo, amico di Benedetto Croce.
Nell’autunno del 1912 Carmelo si iscrisse a Lettere classiche nella Regia Università di Catania laureandosi nel 1919 dopo aver prestato servizio militare durante la Prima Guerra Mondiale.
L’avvento e il successivo rafforzamento del regime fascista in Italia furono momenti estremamente difficili per lui e per mio nonno.
Uno dei racconti di mia madre torna a galla, quando si riferisce a quelle occasioni ufficiali imposte dal fascismo per autocelebrarsi.
I professori dovevano indossare per forza una divisa e mio nonno iniziava a urlare in casa, “No, non la metto, no!“, così la prendeva, la buttava a terra e ci camminava sopra. Erano momenti difficili in cui mia nonna Margherita cercava di placarlo, di far capire a mio nonno che potevano essere messe in pericolo le loro quattro figlie (Letizia, una di loro, è mia madre).
Momento durissimo per un uomo come mio nonno che non legava la mente neppure alla sua appartenenza socialista caldeggiando la libertà intellettuale. Nel dopoguerra, ogni giorno acquistava tre giornali, uno di destra, uno di sinistra e uno di centro: “Devo confrontare le diverse visoni per osservare la verità“.
Comunque, tornando all’Italia fascista, questi uomini di grande cultura non si fermavano nella loro azione intellettuale aperta e contraria al regime mussoliniano. Lo fecero con gran pericolo perché nelle scuole e nelle università le spie di regime erano sempre all’opera. Anche tra i ragazzi, tra gli studenti, non mancavano i delatori.
Carmelo Salanitro era nato ad Adrano il 30 ottobre 1894, professore, appartenente al Partito Popolare.
Cultore e insegnante di Latino e Greco, insegnò al Liceo Gulli e Pennisi di Acireale. Successivamente al Liceo classico “Mario Cutelli” di Catania.
Era l’unico docente a non avere la tessera del partito fascista. Un fattore che già lo rendeva inviso ai responsabili catanesi e siciliani del regime.
Salanitro si oppose a una “fascistizzazione” dei programmi di insegnamento, non aveva intenzione di parlare agli studenti della dottrina e della storia del Fascismo infilandole nel mezzo delle sue lezioni di Latino e Greco. Non volle portare avanti l’opera di convinzione-dedizione al Duce con la quale doveva rendere gli stessi studenti devoti a Mussolini preparandoli a divenire futuri soldati fascisti… carne da cannone (foto in basso: Carmelo Salanitro con gli studenti del liceo Gulli e Pennisi di Acireale).

Da libero pensatore come lo era mio nonno, Carmelo non si fermò e iniziò a proclamare apertamente il suo modo d’essere. Cominciò anche a diffondere manifesti, lettere e biglietti che raccontavano lo stato dei fatti sull’olocausto e sul regime fascista, pieni di messaggi pacifisti e libertari. Li lasciava anche nelle aule dei professori.
Purtroppo le spie dell’OVRA-Opera Volontaria di Repressione Antifascista, gli informatori presenti anche tra gli alunni, con la complicità dei vertici del liceo dove insegnava, ne sancirono la fine (foto in basso: scheda di Carmelo Salanitro al suo arresto e alla sua condanna).

Il 14 novembre 1940 fu denunciato da Rosario Verde, preside del Liceo “Mario Cutelli” che aveva trovato i volantini del professore Salanitro con palesi frasi inneggianti alla pace, evento raccontato anche su “Il Tribunale del Duce. La giustizia fascista e le sue vittime (1927-1943)“, scritto da Mimmo Franzinelli, edito dalla Mondadori – Milano. Lo stesso volume racconta come tempo dopo, ad arrivo delle truppe statunitensi, “Verde fu rimosso come preside dal governo militare alleato e assegnato al confino, prima di essere reinsediato alla presidenza di un altro istituto nel 1949“… ma Carmelo aveva perso la vita dopo il calvario di un campo di concentramento.
Tornando al suo arresto, Salanitro fu poi condannato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato: la sentenza è del 25 febbraio 1941; punito per “Propaganda antinazionale, offese al duce e a Hitler“; pena da scontare, 18 anni di carcere.
Da quel momento iniziò quel peregrinare fra luoghi di detenzione e campi di concentramento.
All’inizio Carmelo fu portato e rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli. Poi fu trasferito prima in quello di Civitavecchia e poi di Sulmona.
Il regime fascista crollò nel 1943, Carmelo Salanitro era ancora dietro le sbarre, fu trasferito verso il Nord Italia (insieme ad altri 382 detenuti per “reati politici”) con decisione presa da Rodolfo Biancorosso, prefetto dell’Aquila. Fu come mandarlo a sicura morte. Cadde nelle mani dei nazisti (foto in basso: la cancellata di ingresso al campo di Dachau).

A quel punto iniziò il suo cammino del dolore e del continuo annichilimento. Il 13 ottobre 1943 fu rinchiuso nel campo di concentramento di Dachau. Quasi due mesi dopo, il 6 dicembre 1943, fu trasferito nella struttura di Mauthausen, campo presidiato e sorvegliato dalle SS-Totenkopfverbände (Unità del Cranio o Teste di Morto).
Intanto, i suoi aguzzini gli avevano rotto gli occhiali e lui non ci vedeva: per spostarsi era costretto a cammonare carponi o lungo i muri o ancora a essere aiutato dai suoi compagni di prigionia. Come nutrimento, soprattutto negli ultimi mesi di vita, solo bucce di patate.
Altro giro e altra “giostra”, un mese dopo di nuovo a Dachau, ma lo riportarono a Mauthausen nell’agosto 1944.
Proprio in questo campo di lavoro/concentramento fu ucciso. Fu spogliato come da brutale prassi nazista e buttato in una camera a gas tra il 23 e il 24 aprile 1945, a pochi giorni dall’ingresso delle truppe statunitensi che posero fine agli orrori di Mauthausen.
È da immaginare che gli ultimi istanti furono di sua piena consapevolezza della fine: lui e gli altri erano dentro questi campi da tempo, sapevano come sarebbero andati a finire se portati verso gli edifici della morte.
A ricordarlo un premio artistico che viene assegnato dal Liceo Cutelli donando borse di studio a studenti delle scuole superiori italiane ed estere (non ho verificato se oggi l’evento è ancora esistente), alcune vie portano il suo nome ad Adrano (dove è posta una sua statua vandalizzata nel 2007), a Tremestieri Etneo e a Catania.
Dal 2006 a Carmelo Salanitro è stata intitolata l’aula consiliare di Palazzo Minoriti (sede dell’allora Provincia di Catania). Dal 2005 l’Università di Catania e il Dipartimento di analisi dei processi politici, sociali e istituzionali promuovono e ospitano l’Istituto Siciliano per la Storia dell’Italia Contemporanea “Carmelo Salanitro” (ISSICO).
Al Liceo Cutelli, sulla lapide che ricorda il professore Salanitro, apposta nell’atrio il 24 aprile del 1968, si legge anche: “… con Platone e Tacito aveva insegnato ad amare la libertà e la giustizia”.
L’ha ripubblicato su Il Grifone, l'artiglio, la penna e la forchettae ha commentato:
Il 27 gennaio 1945 è il giorno della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da parte delle truppe dell’Armata Rossa che stavano penetrando in Polonia facendo retrocedere le forze naziste in continuo disfacimento. Da qui le celebrazioni del Giorno della Memoria, come stabilito dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, anno che vide il sessantesimo della liberazione dei campi di concentramento nazisti e della fine dell’Olocausto (alla fine di questo preambolo il collegamento all’articolo completo).
Il complesso del campo di sterminio nazista polacco era accanto alla città di Oświęcim (in tedesco Auschwitz), complesso attivo dal 1940 e dove il regime hitleriano uccise più di 1 milione di prigionieri, in gran maggioranza deportati ebrei. Un metodo semplice e complesso allo stesso tempo per lo scopo primario dell’annientamento di massa. Compito così enorme in quest’area polacca da svilupparsi durante la sua operatività “figliando” il campo di concentramento e sterminio di Birkenau, il campo di lavoro di Monowitz e altre decine di strutture durante l’occupazione tedesca della Polonia.
Ma questo era solo uno dei poli di distruzione umana d’emanazione nazista, quella che ha rappresentato il genocidio, l’Olocausto, quello che segnò la fine di ebrei in primis, ma anche di tutti coloro che secondo il regime di Hitler dovevano essere fisicamente eliminati nel segno di un terribile e primitivo processo di epurazione del mondo. Ideologia incredibilmente assurda, ma fu largamente applicata… ed eravamo quasi a metà del XX secolo.
Tra i massacrati, le genti con la stella di Davide gialla cucita sugli abiti, da eliminare perché parte di un popolo, insieme a oppositori politici (tra questi tengo sempre a ricordare il professore catanese Carmelo Salanitro, un cugino di mio nonno materno, arrestato e processato dal regime fascista nel 1941), minoranze etniche ritenute inferiori, prigionieri militari soprattutto sovietici o per motivi religiosi come i testimoni di Geova o Pentecostali, ma pure chi aveva handicap fisici e mentali. Senza dimenticare gli omosessuali anch’essi considerati come realtà da eliminare fisicamente dalla società: quelli che furono arrestati si salvarono dall’eliminazione nei campi di concentramento perché subirono la castrazione. Il tutto secondo un disegno depravato di “purezza” da raggiungere a fine sterminio.
Quante persone furono uccise in questo modo tra donne, uomini, bambini, anziani? Ricomprendendo quelli su cui vennero fatte anche sperimentazioni criminali.
La cifra stimata arriva a sfiorare i 20 milioni, cifra che all’epoca – ma anche oggi – poteva quantificare una nazione. Tra gli uccisi col gas: circa 6 milioni di ebrei; circa 7 milioni di civili sovietici, cifra che comprende 1,3 milioni di ebrei sovietici; 1,8 milioni di polacchi non ebrei; circa 312.000 civili serbi; 25.000 disabili rastrellati in vari istituti nei territori controllati dai tedeschi; circa 250.000 Rom; con molta probabilità 15.000 omosessuali (strettamente maschi – le lesbiche non erano considerate un pericolo sociale) inseriti tra i “Criminali recidivi e individui definiti asociali” (di questi ne furono uccisi circa 70.000).
Per comprendere le dimensioni del massacro basta pensare che nel 1940 la cifra di 20 milioni era equivalente a poco meno della metà di tutti i cittadini italiani. Oggi, anno 2023, l’Italia conta circa 59 milioni di cittadini e poco più, ma nel 1960 il totale era di circa 50 milioni.
Quindi, grazie a queste cifre, potete rendervi conto di quanto sia stata enorme la mattanza umana di stampo nazista.
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