Il 27 gennaio 1945 è il giorno della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da parte delle truppe dell’Armata Rossa che stavano penetrando in Polonia facendo retrocedere le forze naziste in continuo disfacimento. Da qui le celebrazioni del Giorno della Memoria, come stabilito dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, anno che vide il sessantesimo della liberazione dei campi di concentramento nazisti e della fine dell’Olocausto (alla fine di questo preambolo il collegamento all’articolo completo).
Il campo di sterminio nazista polacco era accanto alla città di Oświęcim (in tedesco Auschwitz), complesso attivo dal 1940 e dove il regime del Terzo Reich uccise più di 1 milione di prigionieri, in gran maggioranza deportati ebrei.
Un metodo semplice e complesso allo stesso tempo per lo scopo primario dell’annientamento di massa. Compito così enorme in quest’area polacca da svilupparsi durante la sua operatività “figliando” il campo di concentramento e sterminio di Birkenau, il campo di lavoro di Monowitz e altre decine di strutture durante l’occupazione tedesca della Polonia.
Ma questo era solo uno dei poli di distruzione umana d’emanazione nazista, quella che ha rappresentato il genocidio, l’Olocausto, quello che segnò la fine di ebrei in primis, ma anche di tutti coloro che secondo il regime di Hitler dovevano essere fisicamente eliminati nel segno di un terribile e primitivo processo di epurazione del mondo. Ideologia incredibilmente assurda, ma fu largamente applicata… ed eravamo quasi a metà del XX secolo.
Tra i massacrati, le genti con la stella di Davide gialla cucita sugli abiti, da eliminare perché parte di un popolo, insieme a oppositori politici (tra questi tengo sempre a ricordare il professore catanese Carmelo Salanitro, un cugino di mio nonno materno, arrestato e processato dal regime fascista nel 1941), minoranze etniche ritenute inferiori, prigionieri militari soprattutto sovietici o per motivi religiosi come i testimoni di Geova o Pentecostali, ma pure chi aveva handicap fisici e mentali. Senza dimenticare gli omosessuali anch’essi considerati come realtà da eliminare fisicamente dalla società: tra gli arrestati si salvarono dall’eliminazione nei campi di concentramento coloro che subirono la castrazione. Il tutto secondo un disegno depravato di “purezza” da raggiungere a fine sterminio.
Quante persone furono uccise in questo modo tra donne, uomini, bambini, anziani ricomprendendo coloro che furono sottoposti a esperimenti criminali?
La cifra stimata arriva ad avvicinarsi ai 20 milioni, cifra che all’epoca – ma anche oggi – poteva quantificare una nazione. Anche se il totale fosse “limitato” a 15 milioni.Tra gli uccisi col gas o per stenti o altri metodi: circa 6 milioni di ebrei; circa 7 milioni di civili sovietici, cifra che comprende 1,3 milioni di ebrei sovietici; 1,8 milioni di polacchi non ebrei; circa 312.000 civili serbi; 25.000 disabili rastrellati in vari istituti nei territori controllati dai tedeschi; circa 250.000 Rom; con molta probabilità 15.000 omosessuali (quasi esclusivamente maschi – le lesbiche non erano considerate un primario pericolo sociale) inseriti tra i “Criminali recidivi e individui definiti asociali” (di questi ne furono uccisi circa 70.000).
Per andare oltre alla mera cifra scritta nero su bianco e per comprendere le reali dimensioni del massacro, basta pensare che nel 1940 la cifra di 20 milioni era equivalente a poco meno della metà di tutti i cittadini italiani. Oggi, anno 2023, l’Italia conta circa 59 milioni di cittadini e poco più, ma nel 1960 in epoca di boom economico, il totale era di circa 50 milioni.
Quindi, grazie a queste cifre, potete rendervi conto di quanto sia stata enorme la mattanza umana di stampo nazista.
“Non sono stati Hitler o Himmler a deportarmi, picchiarmi ed uccidere i miei familiari. Furono il lattaio, il vicino di casa, il calzolaio, il dottore, a cui fu data un uniforme e credettero di essere la razza superiore”. (Karel Stojka, sopravvissuto ad Auschwitz).
A mai più ripetersi. Tutti a lavorare perché mai più una sopraffazione del genere possa essere consentita.
Il Grifone, l'artiglio, la penna e la forchetta
Shoah, “tempesta devastante”, lo sterminio perpetrato delle forze e regimi nazifascisti portando al massacro di oltre 15 milioni di persone, dai bambini agli anziani, a cominciare dal 1933 fino a Seconda Guerra Mondiale conclusa. Un crescendo di morte e sangue, esperimenti clinici sciagurati, uccisioni di massa e corpi bruciati o buttati in fosse comuni (foto in basso … verso il campo di concentramento di Auschwitz). Tutte le immagini qui pubblicate, tranne una, sono cliccabili per ingrandirle e osservarle meglio.

Oltre a raccontare e a ricordare questo, voglio narrare per sommi capi anche la storia di Carmelo Salanitro, cugino di mio nonno Salvatore Geraci. Il professore Salanitro morì nel campo di Mauthausen come condannato politico, per essere stato apertamente, con la sola potenza delle parole, oppositore di Mussolini e di Hitler (foto in basso: Ingresso al campo di Mauthausen gestito dalle SS-Totenkopfverbände – Unità del Cranio o Teste di Morto).
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