Economia, sicurezza e ripartenza al tempo del Covid. Deiana (Confassociazioni): il Green Pass è misura economica, troppe morti bianche, nuovi ammortizzatori sociali

Fare il punto, tracciare prospettive, mettere in campo le urgenze, le riforme e le soluzioni per ripartire, quelle necessarie a molti settori dell’economia italiana. Il tutto in una sede istituzionale, in risposta alla situazione emergenziale scatenata dalla pandemia Covid-19.

Questo il focus della conferenza stampa del 7 settembre a Palazzo Madama, Sala Caduti di Nassiriya, con Cristina Del Tutto, direttore di Radio Parlamentare (link), coordinatrice dell’incontro, il senatore Marco Perosino a fare gli onori di casa, Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Sanità e tanti rappresentanti di categorie, tra questi Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni (link), che ha posto l’accento sul Green Pass come misura economica più che sanitaria, oggi strumento di primo piano per imprese e partite iva nel ricominciare con fiducia e sicurezza.

“La sicurezza al tempo del Covid: soluzioni per la ripartenza”, titolo-traccia dell’incontro per ribadire punti irrinunciabili da parte dell’Italia che lavora e che produce

Tra i presenti, l’europarlamentare Luisa Regimenti, Pierpaolo Ballarè dell’Associazione operatori sport invernali, Domenico Cosentino, presidente FAREdiPiù, Matteo Bensi, consigliere dell’Unione OBIS (link)-Unione Orchestre Ballo Italiano e Spettacolo, Suor Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche, il professore Fabrizio Pregliasco, virologo, Paolo Calamandrei, amministratore delegato di Genialpure (link).

Registrazione video integrale della conferenza stampa a questo link di Radio Radicale.

“Il mio contributo di oggi è come presidente di una confederazione che ha un milione e 240.000 iscritti tra imprese e professionisti, operatori che hanno sofferto tantissimo – ha esordito Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni – Ho ascoltato i problemi del comparto della montagna e del mondo neve, fattori che sono stati molto pesanti. Se pensate che in questo periodo pandemico sui conti correnti gli italiani hanno accumulato 180 miliardi di euro di ulteriore liquidità rispetto a quella del 2019, ci possiamo rendere ben conto che ci sono state diverse categorie, quelle che lavorano su beni e servizi non essenziali, che hanno sofferto tantissimo, sia per le chiusure sia per lo stato di incertezza che chiaramente dirotta certe prestazioni e certi consumi oltre l’orizzonte pandemico, quindi oltre i tempi attuali”.

Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni

Su questo punto faccio anche un ragionamento che riguarda proprio il Green Pass – ha sottolineato Deiana – Questo, a nostro parere, non è uno strumento sanitario, ma è una misura economica. È un sistema per rimanere aperti. Anche perché se si osservano tutti i numeri, pur importantissimi, che vengono dati dall’Istat e dal Mes sulla ripresa economica di questo Paese e se si vanno a spacchettare questi dati analizzandoli, ci si rende conto che questa grande ripresa, che sia a +5,7% a fine anno o +6 oppure +6,1, è una ripresa trainata da quei settori che andavano già bene prima: logistica, sanità, tecnologia e alimentari per la grande distribuzione”.

“Tutto il resto del sistema, in particolare i servizi e le partite Iva, sta soffrendo tantissimo – ha aggiunto il presidente di Confassociazioni – L’ultimo dato dell’Istat proprio sulle partite Iva è terribile: sono scese sotto i cinque milioni, per la prima volta da tantissimi anni. Il che significa che per rifare il pil che facevano prima, se ne devono aprire di nuove. E fino a quando questo punto non si realizzerà, fino a che non ci sarà una situazione di ragionevole certezza sul poter esercitare alcune professioni, alcuni approcci organizzativi di impresa, il Green Pass rimane e rimarrà una misura economica, non è sanitaria“.

“Stiamo scrivendo una lettera forte al presidente Draghi e al ministro Orlando, perché oggi siamo ancora in una situazione anestetizzata dal punto di vista del lavoro – ha proseguito Deiana – Abbiamo ancora dei settori che sono sottoposti al blocco dei licenziamenti, abbiamo ancora una cassa covid, quella straordinaria, che copre i possibili danni della chiusura delle imprese o della diminuzione dell’occupazione: a un ristorante che prima faceva 150 coperti e che adesso, per il distanziamento, ne deve attivare solo 75, non gli servono più dieci camerieri, ma ne deve usare cinque”.

“Da questo punto di vista forse andava fatto molto prima un certo ragionamento sugli ammortizzatori sociali e sulla riforma di questi – ha rimarcato Angelo Deiana – Mi rendo conto che una tale riforma è finanziata in due modi: dalla legge di bilancio e un pezzo dal PNRR-Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Però conoscere prima quali sono le possibili riforme, i possibili ammortizzatori sociali universali che, per fortuna, dovrebbero ricoprire anche le partite iva, sarebbe stato molto importante proprio per dar una visione di maggiore profondità, di più lunga distanza d’azione a tutti quei settori che devono ripartire, che non sono ancora ripartiti“.

Un ragionamento che secondo me è sottovalutato, invece è un pezzo importante delle soluzioni per la ripartenza, è quello di mettere in luce i problemi. A cominciare dalla sicurezza sul lavoro – ha concluso Angelo Deiana – Qui in Italia siamo ripartiti rapidamente anche rispetto al blocco dei lockdown. Questa ripartenza, purtroppo, genera tre morti bianche al giorno. Non perché ci sia cattiveria dal punto di vista degli imprenditori, quanto perché per avere quello slancio che serve per riprendere il corso del fiume economico, probabilmente sono stati fatti degli errori. Secondo noi di Confassociazioni andrebbe fatto un grande ragionamento proprio sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, soprattutto perché i morti per covid non sono diversi dai morti sul lavoro“.

Nel corso della conferenza stampa, tutti i partecipanti hanno dato un contributo costruttivo e hanno dipinto un quadro preciso dei settori che erano venuti a rappresentare cercando di focalizzare le rispettive esigenze in unione alle misure di sicurezza che devono costituire la base per lavorare con maggiore serenità.

Il tutto senza dimenticare di porre l’accento sui giusti sostegni alle attese tipiche di ogni comparto che è stato colpito, paralizzato dalla crisi economico-pandemica.

Al di là della cronaca, conclusione doverosa per questo articolo: è necessaria una mia puntualizzazione

Unico intervento distruttivo e visionario in questa conferenza stampa è stato quello del vicedirettore de La Verità (ex caporedattore di Libero) le cui parole hanno sottolineato che sul Green Pass tutto quello che è stato detto sarebbe falso (ma in questo modo non ha sconfessato pure i presenti alla conferenza?), che questo documento sarebbe pericoloso, che non sarebbe servito a nulla, che avrebbe dato una falsa illusione di sicurezza (ma non è adesso che si entra nel vivo della sua più larga applicazione?), che sarebbe una iattura per le stesse categorie che hanno partecipato alla conferenza stampa.

Il giornalista ha pure rimarcato due punti: i contrari al Green Pass non contestano “necessariamente” (?) il vaccino; chi sostiene il contrario vuole solo demonizzare coloro che sono contro la carta verde.

Per quanto mi riguarda, da semplice giornalista professionista chiudo solo con un invito al vicedirettore: farebbe bene a scendere con i suoi piedi in mezzo alle manifestazioni degli oppositori al Green Pass. Si accorgerebbe di quel che io e tanti altri colleghi abbiamo ascoltato e visto direttamente.

Un esempio è stato nella manifestazione romana del 28 agosto quando sono rimasto intrappolato nelle strade occupate dai manifestanti no-Green Pass: alle grida contro la carta verde aggiungevano urla contro i vaccini infarcite di non-concetti presi dalle solite “amenità” da passaparola social.

Sul Green Pass in sé, confermo tutta la sua utilità (già espressa a questo link), concordo anche con quanto dichiarato da Angelo Deiana sul fatto che sia una misura economica capace di portare sicurezza nel mondo del lavoro facilitandone la ripartenza.

Non ho intenzione di ampliare oltre il mio pensiero, non è questo lo spazio giusto.

Di certo non mi faccio intrappolare da falsi richiami alla “lesa Carta costituzionale”, né oserei mai paragonare la carta verde a classificazioni dittatoriali stile ventennio fascista, né farei mai parallelismi con la stella gialla cucita sui vestiti degli ebrei durante la deportazione e il massacro nazista: in famiglia abbiamo avuto un morto a Mauthausen (il professore Carmelo Salanitro, ne ho parlato a questo link), ucciso col gas “solo” perché apertamente contrario al regime dittatoriale italiano e a quello tedesco. Conosciamo così bene la “materia” da non fare sciocchi accostamenti col l’attuale realtà italiana.

Le dittature uccidono, non ti fanno parlare. Se lo fai… ti fanno scomparire. Non ti danno un pass sanitario.

Mi ritengo una persona mediamente seria e mediamente intelligente, tanto da non fare parallelismi scandalosi con epoche buie della nostra storia, tanto da riconoscere l’estrema utilità di uno strumento in un momento di emergenza sanitaria.

Credo di essere una persona altamente responsabile.

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2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Antonio Gaggera ha detto:

    Responsabilità e senso di comunità. Queste cose mancano, oltre ad un efficace uso delle sinapsi, agli oppositori a vaccini e green pass.
    Che, poi, straparlino di dittatura i nostalgici di duci e führer, farebbe anche ridere, se non ci fosse, invece, da piangere.

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Le contraddizioni (anche pericolose) di una società che ha perso ogni bussola e ogni punto di riferimento, alla disperata ricerca di qualcosa in cui credere, ma che non impegni troppo la mente in verifiche e pensiero critico

      Piace a 1 persona

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