Compare un neo strano e si manifesta la possibilità che una parte del mio corpo mi si metta contro. Pericolo scampato. La vitale importanza del monitoraggio e della prevenzione

neo /’nɛo/ s. m. [lat. naevus]. – 1. [piccola tumefazione o macchiolina della pelle di colore scuro, talora anche acromica] ≈ Ⓣ (med.) nevo. ‖ voglia. 2. (fig.) [mancanza appena percepibile: èunlavoroconqualchen.] ≈ difetto, errore, fallo, imperfezione, imprecisione, inesattezza, magagna, mancanza, (lett.) menda, pecca, (non com.) sfallo, tara.

nèo2 s. m. [lat. naevus]. – 1.a. Malformazione congenita della cute (detta, nel linguaggio medico, anche nevo), circoscritta e benigna, in forma di piccola tumefazione o di macchiolina persistente, di colore bruno o nericcio o grigiastro, ma talora anche acromica, di struttura varia, che eccezionalmente può degenerare in tumore maligno; in medicina si distinguono n. epidermici, duri e talvolta di aspetto verrucoso; n. pigmentarî, dovuti ad accumulo di melanina negli strati epidermici o alla presenza di focolai di cellule neviche melanoblastiche o di melanofori nel derma; n. dermici e misti, in cui vi è proliferazione di tessuto connettivale più o meno differenziato (n. molli o duri) o di strutture vascolari (angiomi e linfangiomi); n. pelosi, la cui superficie è ricoperta da ciuffi di peli; n. ipoplastici, caratterizzati da assenza di pigmento (n. acromici) o di vasi (n. anemici) o di peli e follicoli (n. alopecici).

Treccani: prima definizione dal vocabolario sinonimi e contrari, seconda definizione da voce del vocabolario enciclopedico

Adesso lo posso anche scrivere in tutta tranquillità. Sulla spalla sinistra avevo un neo-nevo, poco al di sotto di un piccolo Grifone che mi ero fatto tatuare moltissimi anni fa. Adesso quel neo non c’è più: solo in futuro avrebbe potuto trasformarsi in uno scomodo convivente.

Lo posso affermare adesso che il medico specialista, un dermatologo-oncologo, mi ha inviato il referto istologico accompagnato da una sua descrizione della situazione: “Si tratta di un nevo displastico, quindi un nevo benigno con atipie ma pur sempre benigno.
Sarebbe potuto evolvere ma lo abbiamo asportato in tempo quindi non é necessario fare altro
“.


È stato un mese abbondante di tensione, perché il percorso per arrivare al punto finale, fortunatamente rasserenante, non è stato proprio tranquillo, né è durato pochi giorni. Oltretutto da tenere nascosto ai miei genitori per non aggiungere tensioni e altri “pensieri” prima dell’arrivo del referto finale.

Come è nato tutto?

Il 22 settembre 2021 ero arrivato in un centro medico ed ecco lì a sottopormi a una mappatura completa dei nei, su tutto il mio corpo. Una “pratica” che non facevo da tanto tempo.

Ed eccone lì uno a rompere le scatole. Tutti i miei nei al loro posto, da bravi soldatini, tutti in ordine e benevoli… tranne uno.

Così è nato il sospetto, il fatto che una piccola porzione di me poteva ribellarmisi contro (o si stava già ribellando), agire contro l’ordine costituito del mio corpo, un ribelle che poteva dare anche grandi fastidi.

Questa parte scura della pelle, sulla spalla, aveva una struttura diversa dagli altri miei nei. Ingrandito su uno schermo l’ho visto nei dettagli e mi è sembrato repellente. Aveva come dei nuclei principali dai quali partivano delle propaggini che terminavano con altrettanti piccoli nuclei.

Quasi una cosa aliena.

Come mi descrisse il dottor Alfredo Piccerillo, appariva come un neo in espansione.

A vederlo in immagine ho odiato quel mio neo disordinato. Poco bello, sfrangiato, sgradevole esteticamente, sgraziato. Un aspetto che, per me, era sinonimo di pericolo.

Questo fatto è stato psicologicamente piuttosto dirompente anche perché nella mia vita non ho mai avuto neppure una carie, nessun intervento, neppure una frattura o un osso incrinato, nulla di nulla, mai visto un bisturi operare su di me neppure per una cosa infinitesimale. Al massimo ho dovuto pensare a una dieta per scalare qualche chilo e ho avuto una forte forma di acne giovanile da adolescente, oltre a forme allergiche con asma… ma da piccolino.

In più, nella mia famiglia, lati paterno e materno, abbiamo avuto molti cari che sono stati uccisi dal cancro in sue diverse manifestazioni.

Non potevo e non volevo esordire con una complicazione medica alla grande! No, e poi no. A rasserenarmi, mio fratello e due storicissimi amici/parenti, Danilo Moncada e Claudio Caruselli.

Tornando quindi al momento della “scoperta” di questo neo sospetto, l’opzione prospettatami era doppia:

  • fare una nuova osservazione del neo a tre mesi di distanza per capire se si sarebbero presentate mutazioni nella forma ed espansioni dell’area;
  • oppure toglierlo in fretta.

Ho scelto la seconda possibilità. Via da me quel coso orribile, anche se piccolo. L’ho voluto espellere dalla mia pelle.

Tempo otto giorni ed ecco l’intervento (ambulatoriale) il primo ottobre. Ci sono andato accompagnato da mio fratello.

Bisturi, serenità infusa dal medico e sua grande attenzione. Lo specialista, sempre con i suoi modi amichevoli, rassicurante come nel primo appuntamento, ha tolto il “nemico” dalla mia spalla, lo ha infilato in una provetta per inviarlo al laboratorio dove sarebbe stato eseguito l’esame istologico.

Ho visto galleggiare quel pezzetto di me nella provetta e mi dicevo,brutto schifoso. Spero per te, oltre che per me, che tu non sia ancora entrato nella tua fase di ribellione biologica o che si siano sbagliati sulla tua natura e che tu sia benevolo“. Vero pure che veder galleggiare in sospensione quel pezzetto di pelle e carne, mi è sembrato così strano, una micro fettina che mi aveva accompagnato per diverse decadi.

Previsione di arrivo del referto istologico? Tra le due e le tre settimane.

Inizialmente la cosa è stata un pochino fastidiosa, medicazione mattina e sera disinfettando con betadine e schiaffandoci sopra un cerottone. Il punto, protetto già di suo da un cerotto operatorio speciale, pizzicava a seconda di alcuni miei movimenti col braccio. Il fastidio si manifestava anche dopo ore di scrittura al computer: ho notato che il muscolo della spalla era indolenzito, probabilmente per un mio atteggiamento diverso, tenevo sotto tensione la parte.

L’area del taglio era stata suturata con punti a riassorbimento, ma avrei dovuto eliminarli prima del loro dissolvimento: “Meglio toglierli prima in modo tale che la pelle non riporti segni o ne riporti appena accennati“, mi spiegò il medico.

Così sono arrivate subito le elezioni comunali (3 e 4 ottobre). Come accade da molti anni, la Corte d’Appello di Roma mi ha designato come presidente di una sezione elettorale nel quartiere romano di San Lorenzo. Ma lì non potevo muovermi liberamente come ho sempre fatto: la raccomandazione era di evitare sforzi di qualsiasi tipo col braccio sinistro. Oltretutto, la ferita era ancora fresca.

Fortunatamente ho avuto quattro componenti di sezione, quattro scrutatori fantastici, svegli, rapidi, immediati e dotati di spirito di iniziativa: capirono la situazione furono ancora più fattivi. Ragazzi eccezionali, tanto che ho scritto un articolo dove, oltre al sistema elettivo, ho raccontato anche loro (leggibile a questo link). Al mio fianco un’amica storica, Gloria Cappadonia.

Stessa cosa è avvenuta al secondo turno delle elezioni, al ballottaggio del 17 e 18 ottobre. Nel gruppo dei componenti della sezione elettorale solo una scrutatrice è stata cambiata perché indisposta (una giovane che al primo turno avevo designato come vicepresidente): al suo posto è arrivata una ragazza altrettanto precisa e brava.

In questa seconda tornata elettorale il lembo di pelle che aveva subito il taglio e l’asportazione del neo era già senza punti, tolti il 14 ottobre. La raccomandazione del medico era rimasta: pochi sforzi e attenzione per qualche giorno.

Intanto, rimaneva il tarlo mentale sulla natura di quel neo, un fattore che mi ha dominato, coscientemente o in background cerebrale, per circa un mese.

Il 18 ottobre, via whatsapp, ecco la risposta del medico con allegato il referto in file pdf: si trattava di un “nevo displastico, quindi un nevo benigno con atipie ma pur sempre benigno”.

Come da dicitura esatta del referto,Diagnosi istologica: Nevo melanocitico composto di tipo displastico completamente escisso“. Quindi il tessuto sottostante al neo che tutto intorno era completamente sano.

Ottima la scelta di toglierlo subito perché, pur essendo – oggi – innocuo, in futuro poteva evolvere in qualcosa di non gradevole.

Concludo con un invito. Una volta l’anno fatevi una mappatura completa dei nei, dai piedi alla testa. Conviene, è più sicuro, permette di intervenire in anticipo e di prevenire.

Come per qualsiasi malattia o degenerazione, la prevenzione è essenziale. Permette di agire prima di possibili momenti nei quali si possono innescare un meccanismi biologici-infettivi dalle conseguenze non preventivabili… o almeno non nella loro interezza.

Buona vita a tutti.

Nel frattempo ricomincerò a scrivere con la lena di prima e a commentare gli articoli di altri confrontandomi con altri scrittori-scriventi. La parola, una delle mie passioni.

Salutoni!

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11 commenti Aggiungi il tuo

  1. aure1970 ha detto:

    Felice dell’esito positivo. ❤️

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      L’ho svangata, ma la fifa, più o meno cosciente, c’è stata per circa 30 giorni… per non parlare dell’istante in cui il medico specialista ha scoperto quel neo e me lo ha detto. Non avendo mai avuto nulla, neppure di minimo, immaginavo inconsciamente una mia quasi invulnerabilità, invece…

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      1. aure1970 ha detto:

        Ci credo.
        Io col Covid ho saltato un paio d’anni: devo tornare a fare un check.

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        1. Giuseppe Grifeo ha detto:

          Mappatura, l’ho ripetuto a tutti quanti, mappatura nei ogni anno. Poi anche una bella revisione a cominciare da analisi semplici come l’emocromo. Credo che almeno una volta l’anno non crei problemi e fastidi a nessuno. Come consigliato anche da due professori oculisti, una visita agli occhi dopo i 50 anni, se non prima, per constatare che non covi una maculopatia per non rischiare di diventare schiavi di iniezioni intravitreali per fermare questa degenerazione: prima si agisce e meno fastidi, meno problemi e meno “schiavitù” terapeutiche ci tormenteranno nell’età avanzata

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          1. aure1970 ha detto:

            Con me sfondi, soprattutto con gli occhi, una porta aperta. 😊

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            1. Giuseppe Grifeo ha detto:

              Guarda, proprio per ritardata diagnosi (prima per colpa di un vecchio luminare del settore che, però, doveva aver perso lucidità), poi per aver agito troppo tardi, adesso mio padre non vede (se non la sola luminosità) dall’occhio sinistro e vede poco dall’occhio destro continuamente/mensilmente sforacchiato per la terapia che non lo guarirà, ma gli permetterà di mantenere l’attuale capacità visiva

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  2. Antonio Gaggera ha detto:

    Sono contento che si sia trattato di una cosa non preoccupante, anche se è comprensibile l’ansia prima dell’esito dell’esame istologico.
    Anche io faccio la mappatura dei nei tutti gli anni e ho tolto un nevo sospetto lo scorso inverno. Consiglio anch’io a tutti di farla.

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Sì, mappatura una volta l’anno e si evitano guai o situazioni irreparabili: ci vuol poco, farla una volta ogni dodici mesi non è una cosa impegnativa (ma anche lo fosse, meglio che vivere conseguenze gravi o irreparabili).

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  3. Giusy ha detto:

    L’importante è che tu stia bene, Giuseppe. Il consiglio è assolutamente mai ripetitivo e – soprattutto- sensato; questa tipologia di controlli è troppo sottovalutata. Buona giornata 🙂

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Ciao Giusy, si ora sono sereno. Avendo visto intorno a me alcuni cugini e zii finir male per colpa di tumori, mi ero già creato diversi scenari. Per fortuna non c’era nulla che potesse creare problemi.
      E sì, monitorassi con costanza: non costa nulla, non impegna in termini di tempo e può salvare.
      Salutoni!

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