Ero bambino, intendo gli anni settanta del secolo scorso. Rimasi letteralmente incantato, non riuscivo a distogliere gli occhi da quell’immagine, quel “Bacio” e “Giuditta” di Gustav Klimt. Visi e corpi affascinanti, misteriosi, quasi eterei e, al contempo, terreni, sensuali, immersi e compenetrati in quel bagno d’oro che io stesso, già pratico e gran lettore di cose dell’Antico Egitto, identificavo con l’oro come “carne eterna” degli dei, l’incorruttibile e divina secondo la religione nilotica.
E ieri, 26 ottobre, per l’anteprima alla stampa, mi sono ritrovato vis-à-vis con le opere del pittore austriaco alla presentazione della grande mostra allestita al Museo di Roma Palazzo Braschi, visibile a tutti dal 27 ottobre 2021 nei saloni al primo piano affacciati su piazza Navona. Evento espositivo di altissimo livello che per la prima volta mostra particolari del legame artistico tra Klimt e l’Italia. La mostra sarà seguita da quella di Piacenza, dal 5 aprile 2022 alla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi e in altri spazi vicini, dove sarà in evidenza un Klimt intimo: nel comitato scientifico che darà vita all’evento, Gabriella Belli, Elena Pontiggia, Lucia Pini, Valerio Terraroli.










Sia all’esposizione romana che in quella piacentina, un posto di rilievo è stato e sarà ritagliato per il Ritratto di Signora (1916-17), trafugato dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza nel 1997, recuperato nel 2019 in strane, “fortuite” situazioni nello stesso museo e che, a oggi, non vede l’individuazione dei colpevoli.
Un grande sforzo di allestimento per la mostra romana, ricchissima di lavori, dipinti, disegni, pubblicazioni, sculture, oggetti che furono ideati da Gustav Klimt e da coloro che lo seguirono artisticamente fondendosi nella “Secessione”, quel movimento di artisti che tra 1800 e 1900 si separarono dagli altri, dalle classiche sedi delle accademie delle belle arti dando vita all’opera d’arte totale, la “Gesamtkunstwerk“, l’unione assoluta delle diverse forme d’arte. Fortissima spinta verso la modernità affrancandosi da modelli del passato che, secondo questi artisti, rallentavano lo slancio in avanti.
“A ogni tempo la sua arte, all’arte la sua libertà”.
Il passaggio tra quei due secoli era naturale mutazione secolare del pensiero, dello stile, del modo di vita. Tutto cambiava modellando una società profondamente diversa. Stava avvenendo su più livelli, da quello tecnico e del trasporto alle prime rivendicazioni sociali, dalla produzione industriale e agricola fino alla medicina.
La produzione artistica rispose con una sua propulsione ideale offerta all’occhio di chi osservava l’arte e l’architettura, di chi utilizzava gli oggetti, di chi comunicava con i più disparati mezzi. Ma qui mi fermo: questo cambiamento era molto più complesso e articolato, richiederebbe molto più spazio per essere minimamente completo.
La mostra al Museo di Roma a Palazzo Braschi (link) è promossa da Roma Culture (link), Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali (link), co-prodotta da Arthemisia (link) che ne cura anche l’organizzazione insieme a Zètema Progetto Cultura (link), in collaborazione con il Belvedere Museum (link) e in cooperazione con la Klimt Foundation (link), a cura di Franz Smola, curatore del Belvedere, Maria Vittoria Marini Clarelli, sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali e Sandra Tretter, vicedirettore della Klimt Foundation di Vienna. Main sponsor dell'esposizione è Acea (link), special partner Julius Meinl (link) e Ricola (link), partner Catellani & Smith (link), radio partner Dimensione Suono Soft (link) ed è consigliata da Sky Arte (link).










“Klimt. La Secessione e l’Italia”, al Museo di Roma, Palazzo Braschi, dal 27 ottobre: le forze in campo e l’allestimento
Sono circa 200 le opere esposte, non solo dipinti, ma anche disegni, manifesti d’epoca e sculture. Opere di Klimt e di coloro che lo seguirono e ne furono ispirati entrando nella “secessione” che coinvolse artisti anche italiani. Dipinti, sculture, disegni dal Museo Belvedere di Vienna e dalla Klimt Foundation – primi punti di riferimento mondiale per l’arte di Klimt -, ma anche da altre collezioni come dalla Neue Galerie di Graz.
Un ritorno italiano per alcune di queste creazioni: un nuovo debutto italico che ricorda la partecipazione dello stesso artista alla Biennale di Venezia nel 1910 e la sua premiazione all’Esposizione Internazionale d’Arte del 1911. D’altra parte Klimt era fortemente affascinato dall’arte italiana, in particolar modo da quella rinascimentale e studiò anche i mosaici paleocristiani e medievali, quelli bizantini facendo anche di Ravenna una delle sue mete di studio e approfondimento.
L’artista non era un grande viaggiatore, semmai il contrario, ma in Italia tornò diverse volte, come sottolineato da Sandra Tretter, vicedirettrice della Klimt Foundation, durante la conferenza stampa di presentazione della mostra romana. E proprio dalla Fondazione austriaca, ambasciatrice dell’opera di Klimt nel mondo, sono arrivati ben 74 pezzi per arricchire l’esposizione capitolina.
“Viene messo in luce un nuovo aspetto della vita di Klimt proprio in occasione dell’esposizione romana – ha sottolineato Sandra Tretter – e siamo riusciti a farlo grazie a un ricco carteggio dell’artista che qui abbiamo portato e messo in mostra. Tra i nostri contributi, il doppio ritratto Amiche I (Sorelle), tornato in Italia dopo 111 anni e quello della Sposa, l’ultima e incompleta dell’artista, tornata sul suolo italiano dopo 80 anni”.
“Durante la sua formazione Klimt si avvicina molto all’Italia e inizia con un viaggio di studio alla Biennale di Venezia. In tutto tornò otto volte. Nel 1905 fu invitato a tornare alla Biennale e a far parte anche della giuria, ma per impegni presi anche a Vienna non riuscì a onorare l’invito – ha raccontato ancora la vicedirettrice della Klimt Foundation – Il suo periodo d’oro è strettamente legato all’Italia e la Giuditta in esposizione a Roma lo testimonia. Klimt scrisse poco delle sue sensazioni in Italia, non era il tipo di farlo, ma si espresse molto sull’arte italiana: qui sono esposte anche delle sue cartoline che raccontano questo suo modo d’essere, di sentire”.
Dopo queste affermazioni voglio ricordare che nel corso della grande Esposizione internazionale di Roma nel 1911, fu eretto il il padiglione austriaco progettato da Josef Hoffmann, spazio dove furono presentati otto dipinti di Klimt, opere che attrassero molto l’attenzione dei visitatori.
La Fondazione Klimt, con sede nel Museums Quartier di Vienna, così fortemente presente nell’esposizione romana, fu fondata nel 2013 per volontà della terza moglie di Klimt e del primo figlio illegittimo di Klimt, Gustav Ucicky che donò la sua intera eredità per dare vita a questa realtà.
“Klimt amava incontrare, fondare gruppi, era aperto ai giovani alle avanguardie. Ecco quindi la nascita del gruppo della Secessione – ha descritto Franz Smola, Curatore del Belvedere di Vienna che custodisce la più grande collezione sull’artista – Quindi il Naturalismo spinto fino alla piena stilizzazione, influenza che caratterizzò anche il design nei primi anni del XX secolo creando un modernismo unico a Vienna. Qui a Roma sono stati portati molti oggetti, cristalli e ceramiche che sono perfetto esempio di quanto stava avvenendo artisticamente. La Secessione in Italia coinvolse alcuni artisti che ebbero forti e intimo rapporto con Klimt, come i pittori Felice Casorati, Vittorio Zecchin, Galileo Chini”.
Tra gli altri artisti italiani affascinati dal messaggio e dall’espressione visuale di Klimt bisogna aggiungere anche lo scultore come Giovanni Prini.
Stella Rollling, direttrice generale del Belvedere di Vienna: “La mostra rievoca anche le due partecipazioni del pittore alla Biennale d’arte di Venezia del 1899 e del 1910, soprattutto quest’ultima fu un grande successo per Klimt. Le recensioni e i resoconti prevalentemente positivi apparsi sui giornali dell’epoca e, non ultimo, l’acquisto di due importanti opere klimtiane da parte degli enti culturali pubblici italiani, indicano che nessun altro Paese al di fuori dell’Austria comprendeva l’arte del maestro viennese come l’Italia“.
La mostra romana punto per punto
La grande esposizione klimtiana al Museo di Roma Palazzo Braschi propone al pubblico opere iconiche di Klimt come la famosissima Giuditta I (1901), la Signora in bianco (1917-18), Amiche I (Le Sorelle) (1907) e Amalie Zuckerkandl (1917-18).
Presenti anche prestiti eccezionali come La sposa (1917-18), che per la prima volta esposta al di fuori della Klimt Foundation, il Ritratto di Signora (1916-17), al centro dello strano furto alla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza (1997), recuperato nel 2019.
Seguendo il filo narrativo della Secessione viennese, sono presenti dipinti e sculture del Museo Belvedere, opere di Josef Hoffmann, Koloman Moser, Carl Moll, Johann Victor Krämer, Josef Maria Auchentaller, Wilhelm List, Franz von Matsch e molti altri.
Klimt visitò Trieste, Venezia, Firenze, Pisa, Ravenna, Roma e il lago di Garda nei suoi tour di studio, approfondimento e anche ispirazione (i suoi paesaggi del Garda). Su questo punto alla mostra romana sono in esposizione anche cartoline autografe che documentano i suoi viaggi italiani.
Proprio quest’ultimo punto ha permesso di mettere a confronto le opere di Klimt con quelle di artisti italiani da lui influenzati. Così nei saloni di Palazzo Braschi si trovano le creazioni di Galileo Chini, Giovanni Prini, Enrico Lionne, Camillo Innocenti, Arturo Noci, Ercole Drei, Vittorio Zecchin e Felice Casorati che diedero vita alle esposizioni di Ca’ Pesaro e alla Secessione romana.
Grazie alla collaborazione tra Google Arts & Culture Lab Team – nuova piattaforma di Google dedicata all’approfondimento delle arti – e il Belvedere di Vienna, tornano in vita tre celebri dipinti conosciuti come Quadri delle Facoltà – La Medicina, La Giurisprudenza e La Filosofia –, allegorie realizzate da Klimt tra il 1899 e il 1907 per il soffitto dell’Aula Magna dell’Università di Vienna e rifiutate da quest’ultima perché ritenute scandalose.
Ciò che rimane di queste opere, andate perdute nel 1945 durante un incendio scoppiato al Castello di Immendorf in Austria, sono solo alcune immagini fotografiche in bianco e nero e articoli di giornale. La sfida di Google Arts & Culture è stata quindi di ricostruire digitalmente i pannelli a colori, attraverso il Machine Learning (un sottoinsieme dell’Intelligenza Artificiale) e con la consulenza del dottor Franz Smola, curatore della mostra e tra i maggiori esperti di Klimt al mondo.
Come sottolineato dall’organizzazione della mostra romana, partendo da una ricerca condotta dallo stesso Smola su descrizioni che gli studiosi del tempo e che i giornalisti avevano fatto dei tre dipinti ancora esistenti, il materiale raccolto è stato messo a confronto con le colorazioni utilizzate da Klimt nei dipinti realizzati in quello stesso periodo e ancora esistenti.
Con questi dati Emil Wallner, programmatore creativo per Google Arts & Culture, ha ideato e realizzato un algoritmo di machine learning per creare un modello statistico di texture, motivi e colori di ciò che rimaneva dei Quadri delle Facoltà; Smola e Wallner hanno quindi hanno preso i riferimenti cromatici e li hanno aggiunti con cura ai tre dipinti di Klimt.
Mettendo insieme le testimonianze in bianco e nero e i riferimenti cromatici, il modello statistico è stato in grado di collegare i motivi in scala di grigi con le colorazioni dei dipinti di Klimt ancora esistenti, restituendo ai Quadri delle Facoltà i loro colori originali.





Articolazione della mostra “Klimt. La Secessione e l’Italia” al Museo di Roma Palazzo Braschi
Sono quattordici le sezioni che scandiscono il racconto visivo sull’arte di Klimt e dei secessionisti.
- Prima sezione – Vienna. 1900
- Seconda sezione – Prime opere. La compagnia di artisti Künstler-compagnie
- Terza sezione – 1897. La fondazione della Secessione Viennese
- Quarta sezione – Design nel contesto della Secessione Viennese
- Quinta sezione – I primi viaggi di Klimt in Italia nel 1899 e nel 1903
- Sesta sezione – Giuditta. Un’opera con lo status di icona
- Settima sezione – Ritratto di Signora
- Ottava sezione – I quadri delle Facoltà
- Nona sezione – Il Fregio di Beethoven
- Decima sezione – La pittura paesaggistica
- Undicesima sezione – Roma 1911. L’Esposizione Internazionale di Belle Arti
- Dodicesima sezione – Alla Biennale di Venezia
- Tredicesima sezione – Secessione 1914
- Quattordicesima sezione – “La Sposa”. Un’opera importante degli ultimi anni
Museo di Roma a Palazzo Braschi
Piazza San Pantaleo, 10 – 00186 Roma
Informazioni e prenotazioni
T. +39060608 tutti i giorni dalle ore 9 alle 21
https://museiincomuneroma.vivaticket.it/it/tour/klimt-e-italia/2847
Orari d’apertura
dal lunedì al venerdì ore 10-20
sabato e domenica ore 10-22
La biglietteria chiude un’ora prima
24 e 31 dicembre ore 10-14
Giorni di chiusura
25 dicembre, 1 gennaio
Biglietti
Biglietto “solo mostra”
- intero: € 13,00
- ridotto: € 11,00
- speciale scuole: € 4,00 ad alunno (ingresso
gratuito ad un docente accompagnatore ogni
10 alunni); - speciale Famiglia: € 22,00 (2 adulti più figli al
di sotto dei 18 anni)
Biglietto integrato Museo di Roma + Mostra
(per non residenti a Roma) - intero: € 19,00
- ridotto: € 15,00
Biglietto integrato Museo di Roma + Mostra
(per residenti a Roma non possessori Mic
Card) - intero € 18,00
- ridotto € 14,00
Ridotto - cittadini EU di età compresa tra i 6 e i 25 anni
non compiuti e superiore a 65 anni; - insegnanti;
- giornalisti previa esibizione di tessera
dell’Ordine Nazionale; - possessori MIC Card;
Gratuito - bambini fino a 6 anni;
- portatore handicap e accompagnatore;
- guide turistiche dell’Unione Europea;
- interpreti turistici dell’Unione Europea;
- soci ICOMOS, membri ICOM e ICCROM e
degli istituti di cultura stranieri e nazionali quali
Accademia dei Lincei, Istituto Studi Romani,
Amici dei Musei di Roma
*Accordo con la Galleria Nazionale
d’Arte Moderna e Contemporanea dove è
esposta l’opera di Klimt “Le tre età della
donna”: i visitatori che esibiranno il biglietto
della mostra “Klimt. La Secessione e l’Italia”
godranno del biglietto ridotto per la visita alla
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e
Contemporanea.
Verrà altresì concesso il biglietto ridotto alla
mostra di “Klimt. La Secessione e l’Italia” ai visitatori che presenteranno il biglietto
della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.
Questa riduzione non è cumulabile con altre
forme di scontistica previste dalle due sedi museali.
Siti internet
www.museodiroma.it
www.museiincomuneroma.it
www.arthemisia.it