Confassociazioni, la tempesta di costi energetici e inflazione. Il presidente Deiana: “Cosa accadrà quest’anno? Analisi e proposte nel primo report 2022”

Per quanto rosee possano essere le aspettative e le previsioni di crescita del sistema economico Italia, tendenza già confermata dall’andamento del 2021, oggi si accumulano nubi sempre più scure e grandi incertezze. Difficile, nei fatti, produrre previsioni e ipotizzare scenari quando la forte crescita del costo energetico ha grandi ripercussioni su tutti i comparti produttivi, siano imprese di qualsiasi settore che professionisti. Il presidente Deiana: “Cosa accadrà quest’anno? Analisi e proposte nel primo report 2022”.

Confassociazioni (link sito web) tiene da sempre sotto la lente d’ingrandimento ogni sussulto e ogni tendenza del quadro economico italiano in relazione obbligata, agli scenari internazionali che hanno sempre effetti di ridondanza sulla produttività nostrana. Basta pensare al precedente “Report Previsionale sugli Scenari Economici 2021” dell’associazione (a questo link) su cui scrissi il 6 aprile 2021.

Un osservatorio privilegiato quello di Confassociazioni, visto che tra le sue fila conta oltre 1,24 milioni di iscritti diretti e più di 213.000 imprese con una media di 5,3 dipendenti ognuna.

Report previsionale sugli scenari economici 2022

Da giornalista ho molto spesso prestato attenzione a quanto accade nel tessuto produttivo italiano, tanto da pubblicare più volte i richiami di settori che si ritrovano a dover affrontare spese ben più che semplicemente moltiplicate (vedi il caso del settore agroalimentare a questo link).

Si tratta di una terribile bufera economica già in corso e, purtroppo… intempestiva, proprio perché da fine 2021 la ripresa ha dato decisi segni positivi post-depressione pandemica da Covid. Adesso però viene innescato e inserito un potente freno alla crescita.

“Siamo sempre stati ottimisti – ha sottolineato Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni – Ma la realtà è che siamo abbastanza preoccupati perché, come avevamo più volte affermato negli ultimi mesi del 2021, l’importante dato di crescita del sistema Italia nel corso dell’anno appena trascorso va confermato e consolidato nei primi 2 trimestri del 2022. E invece sta arrivando una mini tempesta perfetta fatta di inflazione, costo dell’energia, fallimenti, aumento del costo del denaro? Cosa fare per evitarla o ridurne gli impatti?”.

Carburanti innanzitutto, dal costo sempre più alto con immediata conseguenza sui costi finali (le merci italiane dirette a consumatori e ad aziende, viaggiano a circa l’80 per cento su gomma) senza dimenticare quelli relativi ai mezzi di impresa e dei professionisti… come accade per qualsiasi cittadino italiano.

Ma spaventoso è l’aumento correlato dei costi energetici, connesso strettamente anche a situazioni politiche estere, come nel teatro ucraino-russo (già a fine gennaio il costo dell’energia elettrica era passato in media dai 40-45 euro Megawatt/ora ai 300 euro, mentre quello del gas era salito da 0,17 euro per metro cubo a 1,30). Senza contare il costo unitario di materie prime, dal legno al vetro e alla plastica con risalite che vanno dal 40 al 72 per cento (sempre dati di fine gennaio).

“Gli ultimi dati sulla produzione industriale e sulle esportazioni del quarto trimestre 2021 raccontano che la crescita del nostro Paese sta rallentando per tanti motivi, Omicron compresa – ha continuato Deiana – Col risultato che, dopo un 2021 che dovrebbe chiudere al più 6,5% (dati Istat), il 2022 potrebbe avere un PIL intorno al più 4% (dice Bankitalia), anche se il Fondo Monetario Internazionale già lo stima solo al 3,8%. D’altra parte, i numeri della ripresa del 2021 non dicono però tutto e la realtà appare meno esaltante. Alla fine del 2021 il PIL è di circa 3 punti percentuali inferiore a quello del 2019 che a sua volta risultava circa 4 punti percentuali inferiore a quello del 2007. In altre parole, possiamo dire che siamo il 7% circa meno ricchi di 15 anni fa”.

“Ma guardiamo al futuro. Con il petrolio tornato sopra gli 80 dollari al barile, l’inflazione dell’Eurozona al 5%, la più elevata da quanto esiste la moneta unica e una crisi geopolitica come quella dell’Ucraina alle porte, i consumi e gli investimenti non dovrebbero aiutare la crescita del PIL – ha aggiunto il presidente di Confassociazioni – Anche la nostra inflazione, che alla fine del 2021 era più bassa della media europea, è cresciuta dell’1,6% solo nel mese di gennaio, soprattutto a causa dei rincari dell’energia. Per questo non dobbiamo dimenticare che il nostro debito pubblico, con i tassi di interesse in possibile rialzo nel 2023, sarà molto più oneroso. Certo, da quest’anno avremo la spinta positiva del PNRR (191 miliardi di euro più gli investimenti del Fondo straordinario messo a disposizione dal Governo). E senza dimenticare che tale “booster” si affianca al Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, quello “classico” degli investimenti UE che confluiscono in fondi standard come il FSE, il FESR e tutti gli altri”.

Come è evidente osservando queste posizioni, il quadro che ne viene fuori è estremamente complesso per le forze in campo, alcune centrifughe e altre centripete dal punto di vista economico. Tendenze opposte tra l’esser sani del tessuto produttivo – peraltro tendente all’evoluzione dei sistemi, cosa in cui Deiana è grande esperto – e l’impossibilità di operare in maniera serena: non più per colpa di una deprimente pandemia, ma perché la “materia” di cui si nutre e con cui opera il sistema imprenditoriale e professionale, sta diventando ben più cara più dell’oro (figurativamente scrivendo).

“Ma, anche in questo caso (ndR: PNRR più Quadro Finanziario Pluriennale), dobbiamo essere prudenti e pragmatici: il nostro Paese, infatti, dovrà centrare almeno 45 degli obiettivi previsti – ha ricordato Angelo Deiana – per incassare i prossimi 24,4 miliardi di euro (21,5 miliardi li avevamo già traguardati avendo raggiunto gli obiettivi previsti al 31 dicembre 2021). E, soprattutto, che questi 45 obiettivi sono riforme di sistema o settoriali che impatteranno i nostri mondi produttivi e dei servizi e le loro eventuali rendite di posizione. Per questo, siamo convinti che quello che abbiamo avuto nel 2021 sia un grande rimbalzo, importante ma settoriale, fatto cioè principalmente dall’export, con i magazzini che si sono svuotati dopo l’accumulo del 2020, e poi dovuto ai superbonus immobiliari, che hanno trainato sia sul fronte dei lavori di ristrutturazione che su quello delle compravendite”.

“Come affermato più volte dal presidente Draghi – ha concluso il Presidente di Confassociazioni – tutto questo andrà confermato a partire dai primi due trimestri del 2022, al netto dei miglioramenti della situazione epidemiologica e dell’attuale crisi delle materie prime, in particolare energetiche, che sta avendo ripercussioni importanti sui prezzi e, di conseguenza, sul potere reale di acquisto dei consumatori”.

Indice del Report

  1. Commento strategico
  2. L’inflazione è come il colesterolo: c’è quella buona e quella cattiva
  3. I dati della crisi sulla pelle di imprese e famiglie
  4. Occupazione e disoccupazione: su donne, giovani e lavoratori autonomi l’impatto più grande della pandemia economica
  5. La “mini” tempesta perfetta: nel 2022, aumento straordinario dei prezzi di luce e gas per il 2022
  6. Manca un Piano Industriale nazionale
  7. A rischio dissesto finanziario più di 700mila PMI con una possibile perdita di circa 27 miliardi di €
  8. Il dramma settoriale: CIGS in deroga e AIO (Assegno Ordinario Covid) non prorogati dopo il 31/12/2021
  9. Dal 1° gennaio 2022, il Tasso Legale d’Interesse è salito del 125% a causa dell’inflazione
  10. Ricordarsi dell’agricoltura. La fiammata del prezzo del grano e le ripercussioni sul prezzo al dettaglio della pasta
  11. L’ingiustizia finale: dalla rimodulazione delle aliquote IRPEF alla Riforma Fiscale
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