In Sicilia occidentale il Museo Lilibeo di Marsala, nell’ottocentesco Baglio Anselmi originariamente edificato per la produzione del celebre vino locale, collocato sul promontorio di Capo Boeo, custodisce gelosamente uno dei gioielli più preziosi dell’archeologia marina, una viva testimonianza della marina cartaginese nel III secolo a.C. Adesso inizia il primo di una serie di interventi per la conservazione dell’antico relitto, lavori curati grazie alla collaborazione con la Honor Frost Foundation.
Il reperto ha una sua datazione precisa, risalente alla Prima Guerra Punica durante la quale affondò, con tutta probabilità durante l’assedio di Lilibeo nel 250 a. C. o nel corso della Battaglia delle Egadi nel 241 a. C.



La nave è unica nel suo genere in tutto il Mediterraneo antico per due elementi principali:
- per la tipologia, sarà stata una nave agile e veloce da combattimento, oppure un’ausiliaria d’appoggio alle vere e proprie navi militari;
- per la presenza di segni e lettere fenicio-puniche che ne consentono l’attribuzione alla marineria cartaginese.




Adesso il relitto, conservato al al Museo archeologico regionale Lilibeo-Marsala (link), è al centro di un intervento a cura degli archeologi navali Pat Tanner (University of Southampton, Centre for Maritime Archaeology), specialista nel rilievo 3D e nella ricostruzione virtuale delle navi antiche e Toby Jones (Newport Museum and Art Gallery), curatore del progetto sulla nave mercantile del XV secolo rinvenuta nel fiume Usk di Newport (Galles, 2002).
“Occorre dedicare il massimo impegno alla tutela e alla conservazione del patrimonio culturale della Sicilia – rimarca Alberto Samonà, assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana – Questo vuol dire orientare le risorse non solo alla promozione dei nostri beni, ma anche e soprattutto curarne la buona tenuta. Per questo, iniziative come quella voluta da Anna Maria Parrinello, direttrice del Parco Archeologico di Lilibeo Marsala, sono importanti per garantire la conservazione dei nostri beni culturali che raccontano la storia della nostra Isola”.
Il Museo, noto al grande pubblico come “il museo della Nave punica”, è stato istituito dalla Regione siciliana nel 1986 principalmente per consentire la conservazione e la fruizione del relitto.
Il Convegno internazionale, realizzato lo scorso ottobre (link all’articolo con breve storia del ritrovamento e dell’archeologa Honor Frost) per i 50 anni dal ritrovamento della nave punica, ha mostrato a tutti alcune analisi diagnostiche eseguite dal CCJ-Centre Camille Juillian e dal CNRS di Aix Marseille (2018-2019), studi che hanno evidenziato la necessità di avviare interventi conservativi per proteggere lo scafo della Nave dal contatto diretto con la struttura metallica che la sostiene.
Un’operazione da realizzare con l’inserimento di sottilissimi fogli di materiale inerte polimerico nei punti di contatto tra il metallo e i legni antichi: lo scopo è quello di evitare il rischio di contaminazione.
Inoltre, si sta intervenendo sulla struttura lignea del relitto per correggere la deformazione del fasciame in un punto cruciale di intersezione con un madiere (struttura trasversale dello scafo).
Per la direttrice del Parco, Anna Maria Parrinello “La realizzazione di questo primo intervento conservativo, sostenuto dalla Honor Frost Foundation, costituisce un momento importante per la valorizzazione della Nave punica – sottolinea Anna Maria Parrinello, direttrice del Parco archeologico – Ringraziamo la presidente della Fondazione, Alison Cathie, per aver voluto insieme a noi avviare una collaborazione che si esprime attraverso un progetto internazionale di alto profilo scientifico finalizzato alla salvaguardia di un bene prezioso che abbiamo il dovere di consegnare alle generazioni future”.