Mamma mia questi giornalisti!..

Chi vuol intendere intenda. La frase si riferisce con forza alla ricerca puntuale e approfondita di ciò che è sconosciuto in modo da poterlo raccontare benissimo a tutti.

Tutto questo per spazzare via ogni stupida generalizzazione social (o da bar) del tipo “sono tutti…”, “tutti fanno…”, “tutti scrivono…”. “sono dei venduti…” e idiozie similari.

“Un vero giornalista spiega benissimo quello che non sa”.

Leo Longanesi

Dalla voce enciclopedica Treccani – Longanési-si›, Leo. – Giornalista, pittore, editore italiano (Bagnacavallo 1905 – Milano 1957). Fondò la omonima casa editrice a Milano nel 1946 (insieme con Giuseppe Monti che ne fu primo presidente), assumendone la direzione dal 1954 al 1956, quando si ritirò per dissensi ideologici e politici.

Fondò anche, fra gli altri periodici, L’Italiano (1927), quindicinale di polemica politico-letteraria a carattere “strapaesano”; Omnibus (1937), settimanale a rotocalco di attualità politico-artistico-letteraria, che ha avuto largo seguito in tal genere di pubblicazioni; e (1950) Il borghese, periodico (mensile, poi quindicinale, infine settimanale) satirico-polemico di cultura e costume, orientato a destra.

Noto soprattutto come editore, di un gusto grafico raffinato e insieme smaliziato, e come disegnatore-caricaturista dal tratto mordace, L. ebbe anche singolari qualità di scrittore, specie nell’ambito di un’aneddotica e memorialistica caustica, spregiudicata, sebbene in fondo nostalgica di conformismo. Dai suoi articoli e volumi (Vade-mecum del perfetto fascista, 1926; Cinque anni di rivoluzione, 1927; Il mondo cambia, 1946; Parliamo dell’elefante, 1947; In piedi e seduti, 1948; Il destino ha cambiato cavallo, 1951; ecc.) è stata tratta postuma, a cura di M. Monti, la scelta Il meglio di L. L. (1958).

Nell’ottava immagine, la collega con benda su un occhio ed elmetto protettivo è Marie Colvin, nota giornalista statunitense sempre presente in scenari di guerra, dal 1985 per il quotidiano britannico The Sunday Times, uccisa il 22 febbraio 2012 a Homs (anticamente Emesa), in Siria orientale, mentre descriveva l’attacco alla città da parte delle truppe governative. Con lei morì anche il fotoreporter francese Rémi Ochlik mentre stavano andando via durante una fase estremamente dura dell’offensiva scatenata dall’esercito siriano contro la città ribelle.

La ricerca approfondita di ciò che è sconosciuto fa anche vittime, eccome se le fa.

Aggiungo il ricordo pubblicato dall’Ansa nel 2019, i TRENTA colleghi italiani uccisi in diversi anni e spesso a maggio (strana coincidenza): Graziella De Palo, Italo Toni, Almerigo Grilz, Guido Puletti, Marco Luchetta con Alessandro Ota e Dario D’Angelo, Ilaria Alpi con Miran Hrovatin, Marcello Palmisano, Gabriel Gruener, Antonio Russo, Maria Grazia Cutuli, Raffaele Ciriello, Enzo Baldoni, Fabio Polenghi, Vittorio Arrigoni, Andrea Rocchelli e Simone Camilli. Dal 1980 a Beirut al 2014 a Gaza, sono 19 i giornalisti e gli operatori tv uccisi all’estero perché svolgevano in prima linea il loro lavoro.
I loro nomi si aggiungono a quelli dei loro nove colleghi uccisi dalle mafie tra il 1960 e il 1993: Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Giuseppe Impastato, Mario Francese, Giuseppe Fava, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Giuseppe Alfano. E alle due vittime del terrorismo degli anni di piombo, Carlo Casalegno e Walter Tobagi
.

Pubblicità

8 commenti Aggiungi il tuo

  1. Guardati l’ultima parte del filmato: parla bene dei giornalisti! 😉

    "Mi piace"

    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Tra queste immagini vedo quella della cugina di un caro amico, la conosco da quasi dieci anni, naturalmente collega. Dove lo trovo il filmato? Questa è un’immagine

      Piace a 1 persona

      1. Nella mia risposta c’è il link a un filmato di YT: se non ti interessa il resto, guardati solo la parte finale (a partire dal minuto 11’30” più o meno)

        "Mi piace"

        1. Giuseppe Grifeo ha detto:

          Ora mi si è aperto il link e mi sono visto tutto. Red Ronnie che dà lezioni su quanto va pubblicato quando si è fatto portavoce sulla “notizia” degli ufo-scorta e della tipa che “sa” come gli alieni degli ufo/dischi volanti siano contrari al nucleare… Ma certo che Red si fa ridere dietro e che faccia tendenza sotto questa veste (ma esistendo i terrapiattisti e i terracavisti, lui sa bene che anche in questo avrà largo seguito): disperato bisogno di far parlare di sé. Sarebbe bene ignorarlo anche nel ridicolo.
          Su elmetti e giubbotti antiproiettile indossati anche in strade tranquille con signore a far la spesa o a fare foto, nulla di strano: è fatto obbligo indossare dispositivi di difesa personale se si va in giro per strada in nazioni dove c’è un conflitto armato (e devono farlo vedere anche per questioni sindacali). Sul tipo che recita dicendo che è iniziato il bombardamento, è squallore completo: non si è messo neppure il casco che doveva tenere a prescindere dal bombardamento o meno, si ripara all’angoletto di quello che sembra un prefabbricato in plastica (che in un vero bombardamento potrebbe andare in pezzi o smontarsi solo per le vibrazioni) e comunque dice all’operatore di stare fermo “esposto”. Un comico mal riuscito e non giornalista… anche se avesse sentito in grandissima lontananza delle detonazioni non registrate dai microfoni.
          Sulle tv che hanno mandato in onda videogiochi o vecchi filmati… è un gioco che oggi, epoca di pieno web, si scopre subito: sono degli idioti e gli si ritorce contro totalmente.
          Sulla ragazza (presumo russa) che sembra graziosa e buona, ma che sugli italiani sputa veleno a tutto spiano, ometto di fare qualsiasi considerazione, non sarebbe elegante.
          Concludo: come in qualsiasi categoria ci sono mele marce, ma non per questo ci si può sentire autorizzati a generalizzare, altrimenti si dà poco valore alla propria capacità di pensare e usare i neuroni. Alcuni esempi pessimi non macchiano un’intera categoria, quale essa sia. In questo caso conosco bene il giornalismo facendone parte, conoscendone i sacrifici e i pericoli e la poca soddisfazione che ricambia spesso tanto lavoro.
          Quindi, tutto questo dà ancora più valore a quanto ho scritto e riportato

          Piace a 1 persona

          1. Il vero problema è che talune “mele marce” lavorano per la TV di stato, il che è sconfortante… 😥
            E da lì a fare considerazioni ulteriori, a volte il passo è breve.

            Per inciso, la tipa è polacca e di padre ucraino, così per la cronaca, visto che stiamo parlando di giornalismo! 😛

            "Mi piace"

            1. Giuseppe Grifeo ha detto:

              La tipa potrà pure avere padre ucraino, ma ha il dente avvelenato sulla situazione interna italiana, esprime il suo parere politico sull’Italia, ha una visione parziale e ci deride se decidiamo di aiutare gli Ucraini. Non è persona a me gradevole. Ma proprio per nulla. Non è per nulla credibile. Non ne riporterei i pensieri neppure con una pistola puntata alla tempia.
              Sulla TV di Stato inquinata da mele marce… ci sono state sin dalla sua nascita e dalla spartizione politica decisionale sulla Rai tra maggioranza e opposizione dell’arco parlamentare: loro mettono personaggini da loro sponsorizzati e le conseguenze sono ovvie. Ma persino questo non autorizza nessuno a generalizzare e ad accomunarci con simili personaggi. Questi giornalisti, questi servi ecc. No, rifiuto totalmente queste definizioni totalizzanti del non pensiero

              Piace a 1 persona

  2. Antonio Gaggera ha detto:

    Come in tutte le categorie, esistono persone oneste e appassionate del proprio lavoro e arrivisti senza scrupoli, magari professionalmente mediocri, che servono il proprio padrone, facendo disinformazione. Fare di tutte le erbe un fascio è sbagliato, oltre che ingiusto, anche per rispetto dei professionisti, di qualunque orientamento, da te citati.
    Quello che mi preoccupa di più è l’assetto che ha preso, in questi anni, il mondo editoriale italiano, in mano a pochi gruppi e, spesso, schierato a difesa degli interessi degli editori/azionisti. Questa situazione mi sembra l’ideale brodo di coltura del pensiero unico, dell’omologazione spinta e, in ultima analisi, della disinformazione.

    "Mi piace"

    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Non ho difficoltà a risponderti sulla situazione societaria di molte case editrici: è la conseguenza dell’editoria, quella di sempre, l’editoria pura, la migliore.
      La gente si affida in massa al web e alla tv e neppure questa va benissimo. L’informazione fatta ogni ora in radio (come ho fatto per parecchi anni) o con parecchi GR al giorno, è praticamente morta: radiofonicamente abbandonata, escluse quelle pantomime informative sul mondo sportivo, ma soprattutto sul calcio.
      Gli editori puri sono entrati in crisi a tal punto da dover vendere a costruttori, imprenditori nel mondo della sanità (cliniche, case di cura ecc), tutto tranne che imprenditori dell’informazione. Lo scopo è utilizzare le testate per fare pressioni su comuni e a livello nazionale in modo da far passare questo o quel provvedimento a loro utile. Non si occupano di questioni internazionali perché non utili al loro giro d’affari. Quando lo fanno è per accontentare loro sponsor politici di destra, di sinistra e di centro (in questo posso assicurare che non c’è distinguo di colore politico).
      Smentisco il cosiddetto “pensiero unico”. La cosa semmai è opposta proprio perché le società editoriali sono soggette a interventi di diverse e spesso opposte parti politiche e connessi giri d’affari. Basta acquistare i giornali veri e materiali (e NON leggere/vedere dal web a seconda delle segnalazioni di altri, di passaparola o delle notifiche… tutti strumenti che seguono la maggioranza dei click).
      Vero è pure che gli editori, anche se sono imprenditori e non più editori puti (purtroppo) devono vendere, quindi devono seguire le ondate più grosse dei click sul web che si trascinano gli inserzionisti pubblicitari, ma anche qui non c’è pensiero unico, anche sul tema pandemia.
      Era ed è stato evidente. La destra con sue testate dava un messaggio, la sinistra con sue testate ha avuto un messaggio diverso, il centro che si dibatteva tra i due senza sposarli troppo.
      Sulla questione guerra in Ucraina ecco la spartizione dei brandelli insanguinati tra le diverse tifoserie politiche. Un fatto scandaloso, ma già visto e vissuto sulla questione Israelo-palestinese (volendo fare un esempio tra i tantissimi) a sua volta inquinata dagli schieramenti della superpotenze nell’area (dalla fine della II Guerra Mondiale e non da uno o due decenni soltanto… non è un fatto nuovo). Sempre perché le simpatie politiche tirano per la giacca le menti sempre meno abituate a pensare approfondendo e sempre più abituate a farsi affascinare da slogan.
      Una cosa che trovo insopportabile, ma la situazione generale ha fruttato i politici odierni, superficiali e dotati di uffici marketing più che personali uffici e scuole di politica, come invece era nei tradizionali partiti del passato.
      L’editoria e il giornalismo ne risentono, rispecchiano questa superficialità, seguono le ondate, la gente sembra non voler chiedere approfondimenti, non più di tanto, ma frasi a effetto e immagini che avvalorino le loro “fedi” politico-complottistico-da bar ecc.
      Con situazione opposta… non sarebbero andati in crisi gli editori puri, gli organi di informazione sarebbero stati diversi.
      Qui nel mio blog ho scritto credo un paio di volte di mio nonno materno, Salvatore Geraci, storico e filosofo siciliano, professore, amico di Benedetto Croce. Lui ripeteva sempre di non tenere incatenata, legata la sua mente a nulla. Lui socialista. Voleva una chiara visione del mondo e di ogni situazione. Che soluzione trovò per informarsi bene? Comprare ogni giorno un giornale di destra, uno di centro e uno di sinistra. Univa le informazioni: “Così mi avvicino di più alla verità”, diceva.
      Non mi si dica che oggi non ci sono i denari per farlo. Traspese di cellulari e piattaforme web per vedere serie televisive o film, ci può entrare pure l’acquisto di giornali (ma completi, non il singolo articolo segnalato da altri… gli altri devono sparire e bisogna essere autonomi leggendo tutto un giornale, più giornali). Il tempo ce lo si trova: si lavorava prima e si lavora oggi. Pur nei ritmi di vita diversi, il tempo per la conoscenza si DEVE trovarlo.
      Mi sono già allungato troppo, anzi, enormemente.
      Non ho incluso gli arrivisti, chi non sa lavorare, il servo nato perché sono categorie diffuse in ogni lavoro e professione: non meritano un approfondimento. Esistono e sono una spina nel fianco

      "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...