Circa 3.000 concerti in 80 nazioni, dall’Asia all’Europa, passando per Medio Oriente, Africa e Australia. Decenni di grande carriera e tantissimi giovani che lei stessa ha formato e ha scoperto, ragazzi che hanno iniziato cammini concertistici favolosi. Si tratta del Maestro professore Marcella Crudeli, protagonista del concerto di inaugurazione (5 marzo 2022) dell’Associazione Culturale e Musicale Trapani Classica presieduta dal Maestro professore Vincenzo Marrone d’Alberti: un vero trionfo di note quello del Maestro Crudeli, che avrà inizio alle ore 18 a Palazzo d’Alì – Sala Sodano, in quel di Trapani. La concertista suonerà musiche di Mendelssohn, Schubert, Chopin.
L’evento d’apertura fa parte della prima stagione musicale articolata fino a giugno: appuntamenti tra recital, masterclass, salotti culturali (link all’articolo riguardante l’intero programma di Trapani Classica). Tutto è stato studiato per dare il massimo del livello musicale e culturale grazie all’incontro con realtà nazionali e internazionali.
In collaborazione con l’Ente Luglio Musicale, il Conservatorio di Stato “Antonio Scontrino” di Trapani e con l’Assessorato alla Cultura di Trapani.
– 5 Marzo 2022 Recital Pianistico di Marcella Crudeli “Concerto di inaugurazione serale”, ore 18, Palazzo d’Alì – Sala Sodano “Una vita per la Musica, Premio alla Carriera”. Il Presidente delle Repubblica ha conferito al Maestro Marcella Crudeli l’onorificenza di Cavaliere al Merito (1999), di Commendatore della Repubblica (2007) e la medaglia d’oro e il diploma di prima classe, riservati ai Benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte (2003). Le sono stati inoltre attribuiti, dal Sovrano Ordine di Malta, la Croce con Corona al Merito Melitense (2014). Prenotazione al seguente link www.trapaniclassica.it fino ad esaurimento posti. Info sul concerto e su Trapani Classica: associazione@trapaniclassica.it Telefono: 3386199250

“Riapriamo finalmente le braccia alla cultura e alla cultura musicale con Trapani Classica, dopo la lunga chiusura forzata per la pandemia. Siamo finalmente liberi di ritornare a questa missione insieme all’Ente Luglio Musicale. Un compito, un progetto che ha anche un profondo scopo sociale. Su queste basi il Comune di Trapani sarà sempre presente”, sottolinea Rosalia d’Alì, assessore comunale al Turismo, Cultura ed Eventi con delega a Trapani capitale delle culture euromediterranee.
“Per me è un grande onore accogliere il Maestro Marcella Crudeli, tra l’altro a ridosso della Festa delle Donne per l’8 marzo, un momento che ha quindi un grande valore simbolico proprio per la grande dedizione, per il grande lavoro e per i tantissimi traguardi nazionali e internazionali raggiunti da questa artista – sottolinea l’assessore – Resta comunque dominante la grande opportunità che questa iniziativa ha programmato e ha realizzato per i nostri giovani, per i nostri bambini, per i nostri ragazzi, quello di poter assistere gratuitamente a molti concerti realizzati da giovani che si stanno già affermando con forza: i nostri ragazzi potranno così comprendere quanto amore c’è dietro, quanta passione, quanti e quali risultati si possono raggiungere proseguendo in questo modello di vita. In questo modo, molti dei nostri giovani potrebbero affascinarsi, toccare con mano la musica e, chissà, che in futuro non vengano fuori nuove leve, nuovi geni della musica grazie alle iniziative messe in campo da Trapani Classica”.
“Momenti pubblici, certo, popolano tutta la programmazione concertistico-formativa, ma sono state fissate anche delle matinée rivolte alle scuole con l’obiettivo di avvicinare proprio i giovani alla musica, alla cultura musicale dando loro un’opportunità che normalmente potrebbero non avere: sono molti i ragazzi che non hanno mai assistito di presenza a un concerto pianistico. Noi invece vogliamo abituarli anche a questo – sottolinea ancora Rosalia d’Alì – Accogliamo alcune di queste iniziative all’interno del Palazzo Comunale perché riteniamo sia il luogo aperto ai nostri cittadini, uno spazio per tutti, aperto alla cultura. La collaborazione con il Maestro Vincenzo Marrone d’Alberti si è perfezionata attraverso l’Associazione Trapani Classica, punto di incontro che potrà crescere e saper ideare-realizzare tante altre iniziative su Trapani contando sulla stima e sulla grandissima professionalità del suo fondatore, sul suo grande amore per la città di Trapani. Il sindaco Tranchida in primis e io che ho la delega alla Cultura, sosteniamo questo progetto proprio per il bene della comunità”.








La concertista Marcella Crudeli in alcune istantanee della sua vita
Programma del concerto – Trapani, 5 marzo 2022, Palazzo d’Alì – Sala Sodano
Il romanticismo di Marcella Crudeli
Felix Mendelssohn Sei Romanze Senza Parole
- Andante espressivo – in Mi Bemolle Maggiore
Op. 30 n°1
- Presto Agitato – in Sol Minore
Op. 53 n°3
- Allegretto Tranquillo “Barcarola Veneziana” –
in Fa Diesis Minore Op. 30 n°6
- Presto e Molto Vivace – in Mi Maggiore
Op. 38 n°3
- Allegretto Grazioso “Canto di Primavera” –
in La Maggiore Op. 62 n°6
- Presto “La Filatrice” – in Do Maggiore
Op. 67 n°4
Franz Schubert Improvvisi Op.90
- n°1 Allegro molto Moderato – in Do Minore
- n°2 Allegro – in Mi Bemolle Maggiore
- n° 3 Andante – in Sol Bemolle Maggiore
- n° 4 Allegretto – in La Bemolle Maggiore
Fryderyk Chopin
- Variazioni Brillanti Op. 12
- Ballata in Fa Minore Op. 52 n°4
- Andante Spianato e Grande Polacca Brillante Op.22
Marcella Crudeli nasce in Etiopia pochi mesi prima del coinvolgimento italiano nella Seconda Guerra mondiale. Una fase critica fin dai primi anni, convulsa per gli eventi bellici, poi l’internamento e, infine, il ritorno della sua famiglia in Italia, nel 1945. Proprio in quel momento, tra i mobili conservati e recuperati per l’abitazione romana, un pianoforte cui lei bambina si è avvicinata spontaneamente – i genitori non erano musicisti, né la spinsero verso una carriera concertistica – e da quelle prime note è nato il suo mondo: “Ho iniziato a studiare in maniera molto semplice ma riuscivo bene e ho approfondito con vari professori fino a quando non approdai a Santa Cecilia. Su 70 ragazzi a concorrere fui la prima ed entrai… all’epoca era molto più dura approdare, il mondo era molto diverso rispetto a oggi”.


(Link all’articolo riguardante l’intero programma di Trapani Classica)
Marcella Crudeli, l’intervista: la vita, la carriera, l’idea di allievo vincente
Giuseppe Grifeo – Fin da bambina ha trovato la luce nella musica con il suo approccio timido, ma deciso. Un vero e proprio richiamo naturale.

Marcella Crudeli – Si è vero, i miei non montarono la cosa, non erano di quei genitori che dicono che i figli sono sempre dei geni. Ero liberissima e loro volevano capire che approccio avessi: doveva essere spontaneo. Da Santa Cecilia passai a Salisburgo dove stetti un anno in accademia, al Mozarteum di Salisburgo concludendo con gli esami di diploma. Dopo sono passata a Vienna, all’Accademia Universität für Musik und darstellende Kunst Wien per due anni, un percorso formativo molto importante, una cosa estremamente seria e, anche lì, il diploma. In Italia avevo sempre come punto di riferimento Carlo Zecchi col quale ero sempre in contatto. Il diploma italiano l’ho preso a Milano e in ultimo, a 19 anni, mi presentarono ad Alfred Cortot, pianista e direttore d’orchestra svizzero, un genio e grande autorità della musica: andai nella sua villa di Losanna, mi fece delle lezioni, il tutto per due anni, fino alla sua morte. Ho un bellissimo ricordo di lui, era una di quelle persone che avevano un’altra marcia, di altissimo livello, un grande artista.
G.G. – Con Bruno Aprea ci sono testimonianze fotografiche del suo esordio a 9 anni.
M.C. – Fu una bella esperienza, Bruno aveva un anno meno di me. Il padre, il Maestro Tito Aprea, aveva la Danza del Fuoco di Manuel De Falla, trascritta, anzi, l’aveva rielaborata per due pianoforti. Quindi, io e Bruno, l’abbiamo interpretata in quel 1951.
G.G. – Oltre ai concerti è iniziato poi il momento di insegnare, di trasferire ad altri la sua grande esperienza. Al Conservatorio “Alfredo Casella” dell’Aquila a “Santa Cecilia” di Roma, direttore del Conservatorio Statale di Musica “Luisa D’Annunzio” di Pescara, corsi di perfezionamento a Parigi, all’École Normale de Musique “Cortot” e alla “Schola Cantorum”. É anche Professore Emerito al Sakuyo College di Tsuyama in Giappone.
M.C. – Si, sono entrata nell’insegnamento e, per esempio, all’École Normale de Musique “Cortot” quando all’epoca era direttore il compositore Pierre Petit: sono stata lì per una ventina di anni, ma facevo la spola con l’Italia in trasferte di insegnamento come avveniva per Roma. Bella l’esperienza giapponese con tournee a Kyoto, Tokyo, Osaka, Nagoya, tutte le città di rilievo.
G.G. – Quando si trova davanti a dei giovani che vogliono crescere musicalmente e pianisticamente, cosa cerca in loro e cosa vuol capire?
M.C. – Innanzitutto, nel giovane devo trovare la sua personalità, un aspetto estremamente importante. Poi le qualità necessarie come la padronanza della tecnica, il fraseggio e tutto il resto, sicuramente il talento. Ma ancora oltre, ci sono delle “qualità collaterali” a questo nucleo centrale, peculiarità estremamente vitali che determinano il successo di una carriera oppure no: bisogna avere grande volontà, si deve essere molto precisi nella preparazione, avere ottima salute e, ancora di più, una forte tenuta nervosa. Sono tutte cose necessarie. Tanto per capirsi, un ragazzo pur bravissimo, se dovesse andare a suonare in Nuova Zelanda, dovrà adattarsi al fuso orario e all’ambiente in un giorno e mezzo: deve andare subito a suonare. Deve avere questa tenuta nervosa e questa forza che determinano fortemente le carriere. Ci sono meteore che arrivano, risplendono subito e dopo poco spariscono, cadono. Diversa invece è una carriera costante, ad alti livelli, di grande impegno, quella che definisce ed è definita da un fattore importante: il possesso di quegli aspetti-qualità che prima ho definito come “collaterali” ma, nei fatti, non lo sono. Hanno uguale importanza rispetto al talento.
G.G. – Quando lei parla di personalità da individuare negli allievi cosa intende con esattezza?
M.C. – La personalità nell’espressione musicale, nell’approccio allo strumento, nel modo di gestire molti aspetti dell’interpretazione. La personalità vera e profonda fa spiccare rispetto a chi, invece, suona in maniera meccanica, rispetto a chi non trasmette quelle emozioni necessarie a incantare coloro che ascoltano. Bisogna avere questo “fluido” che arriva diretto alla platea e che deriva da una forte personalità musicale, quella che va ben oltre il puro tecnicismo, ben oltre il mero esecutore meccanico che non possiede profondità interpretativa ed espressività. Altra cosa è invece il condividere una certa interpretazione o meno, ma qui dipende dalle differenti personalità: una ballata di Chopin può essere interpretata in vari modi, pure ad alto livello. Ognuno dà del suo.
G.G. – Una personalità interpretativo-musicale è innata o si costruisce?
M.C. – Sottolineo che questa personalità si ha fin da giovani, fin da piccoli. Lo vedo anche ai concorsi, quando mettono le mani su un pianoforte: si capisce subito se i candidati hanno una loro personalità innata oppure no, il loro messaggio arriva immediatamente. C’è qualche cosa che ti prende subito. Altrimenti è solo tecnicismo che, pur mirabile, non coinvolge per nulla. È come l’attore di Teatro, c’è chi è capace di prenderti subito. Accade anche quando si conoscono delle persone, hai immediatamente l’impressione di chi ha di fronte, di chi ti cattura e di chi non vedrai mai più, che non ha suscitato alcun interesse. Il meccanismo è identico in ognuno di questi casi e in tanti altri. E poi i giovani devono anche imparare a gestire le loro carriere, non basta suonare bene, devono essere svelti a gestire i rapporti, ottimi imprenditori di se stessi.
G.G. – Quanti saranno stati gli allievi che sono passati per le sue mani?
M.C. – Tantissimi, a migliaia. Tra poco dovrò fare un’antologia estrapolando i concerti che ho eseguito in tutto il mondo per creare quattro volumi contenenti i miei capitoli più importanti. Nel riguardare tante carte e tutto quel materiale, ho potuto rivedere tantissimi allievi. Sono decenni di musica con giovani che si sono affermati nell’aspetto concertistico e anche in quello didattico, sia donne che uomini.


G.G. – C’è stata una differenza nella possibilità e nella capacità di affermazione tra uomini e donne?
M.C. – In proporzione maggiore ce l’hanno fatta gli uomini, ma non perché si potrebbe pensare a una questione statistica, a una loro maggiore presenza. Il motivo vero è stato un altro. Una donna ha un’attività e una vita ben più difficile, ancora di più in Italia, cosi tradizionalista anche oggi: la ragazza con grosse qualità che può sfociare in una carriera artistica, deve anche essere aiutata in un contesto familiare che deve supportarla in questa prospettiva di crescita. Se una donna si sposa e poi ha pure figli, il problema diventa evidente quando dovesse mancare il supporto dei familiari. Io stessa ho avuto un figlio, ma ho avuto la fortuna dei miei genitori presenti e di grande aiuto. Quando partivo per alcuni concerti, erano loro a badare al bambino. La difficoltà è anche organizzativa, quella di gestire la propria vita in un certo modo. Perché, quindi, le donne, a un certo punto si fermano… tranne che in qualche caso? Perché ci sono anche questi problemi. Anche oggi. C’è la necessità di gestirsi per conto proprio, ma vedo la differenza tra l’Italia e altri paesi nell’offerta di strutture che aiutino nella protezione e cura della famiglia.
G.G. – Concerti e insegnamento: quale aspetto è più importante, sempre che uno dei due debba prevalere e quale relazione esiste tra queste sfaccettature nella carriera di un musicista?
M.C. – L’aspetto didattico è molto importante per un artista, per un concertista. Insegnando si impara molto. Mi spiego al meglio. Talvolta, uno ha una facilità enorme nella manualità, tanto da non rendersi conto delle difficoltà che invece qualcun altro può avere. Così, proprio insegnando ci si accorge di tantissimi altri aspetti. Poi c’è la bellezza del rapporto che nasce e cresce con i giovani: lo sento molto anche perché attraverso il Concorso di Roma, oltre che nei miei corsi, cerco di farli suonare, sperimentare. Non ci si deve limitare a quelle ore chiusi in aula, bisogna portarli anche all’esterno. L’allievo deve avere un rapporto con la musica e con il pubblico, deve acquisire questa abitudine a presentarsi, questo allargamento d’orizzonti. Al contrario, se c’è chiusura, l’individuo diventa un’isoletta che non ha senso. L’Arte è scambio di idee, di pensieri. Si deve conoscere. Più ci si apre e maggiormente si cresce, si migliora. Stessa cosa per gli insegnanti: non se ne può avere uno solo per tutta la vita, altrimenti l’allievo potrebbe finire per diventare una copia, un clone del suo unico insegnante. A parte la costanza di studio delle basi con un docente, dopo alcuni anni di formazione l’allievo deve avere altri punti di riferimento, altre voci affinché possa avere un’idea più ampia dell’interpretazione. In questo modo l’allievo aggiunge tasselli importantissimi alla sua personalità creandosi in maniera del tutto originale. Faccio un esempio grazie a grandi personalità, nonché miei insegnanti: Carlo Zecchi e Alfred Cortot e le loro interpretazioni della quarta ballata di Chopin. Sono due cose completamente diverse, entrambe ad alto livello. Personalmente, in questo caso, ho sempre preferito Cortot con il suo spiccato lirismo. Del resto, ognuno sceglie come crede… naturalmente solo dopo aver conosciuto, dopo aver appreso.
