C’è da stupirsi continuamente. Da cultore dell’Egittologia resto sempre sorpreso. Il suolo egiziano nasconde ancora tesori su tesori, tante storie tuttora nascoste sottoterra, nomi di persone che hanno vissuto migliaia di anni fa e che potrebbero avere l’opportunità di essere pronunciati di nuovo, di risorgere nel ricordo. In tutto questo faccio riferimento agli ultimi fatti archeologici, alle cinque tombe da poco scoperte a Saqqara in Egitto, sepolture di alti dignitari dell’Egitto faraonico.
Khaled El-Enany, ministro egiziano del Turismo e delle antichità e Mostafa Waziry, segretario generale del Consiglio supremo delle Antichità egiziane, hanno raccontato l’impresa della missione archeologa egizia al lavoro dallo scorso settembre anche per rendere visibili-visitabili le cinque tombe (tutte le foto qui mostrate sono AFP/Reuters/Getty).

Ho aspettato tre giorni per catturare qualche altro elemento e per l’eventuale manifestazione di altre novità in merito alla scoperta.
Il 19 marzo c’è stata la presentazione ufficiale del sito archeologico. Il luogo si trova a una distanza di oltre 15 chilometri a sud delle grandi piramidi di Giza, nell’area della celebre piramide a gradoni del faraone Djoser e a nord-est della piramide del faraone Merenre I (Hor Ankhkhau) che governò l’Egitto in un periodo databile intorno al 2270 a.C. un sovrano del quale non è assolutamente sicura la durata del governo alla guida dell’Antico Egitto.
È la grande area sepolcrale che attorniava l’antica e celebre capitale Menfi (20 chilometri a sud del Cairo) o Mn-Nfr in antico egizio (pronuncia Men Nefer, “duraturo e bello” o “il buon porto“), città che in diverse epoche ebbe altri nomi come Ankh-Tawy traducibile in “Vita delle due terre“ visto che si trovava in un punto strategico e di unione, tra Basso ed Alto Egitto, suddivisione tradizionale del Paese, lì dove finiva il corso singolo del Nilo e iniziava a prendere forma il delta del fiume.



Nei vari nuclei della necropoli (divisa in diverse aree a seconda delle epoche) non trovavano riposo solo i sovrani e la Famiglia Reale, ma anche alti funzionari, membri della Corte e loro familiari come molti altri.
Le sepolture ritrovate sono riconducibili a un periodo tra il 2.200 e il 2.000 a.C. quindi, rispetto a oggi, proiettate nel passato di almeno 4.000 anni. Colori vivissimi in queste tombe, come potete vedere dalle immagini dei video che ho qui inserito e dalle foto.
Le tombe appartenevano ad alti dignitari, legislatori regionali, supervisori del governo e appartenenti al clero riconducibili al periodo storico definito “Medio Regno”.










Tra le foto qui in alto, il sito archeologico con le cinque sepolture, Mostafa Waziry, segretario generale del Consiglio supremo delle Antichità egiziane che ne mostra i particolari e in una foto affianca Khaled El-Enany, ministro egiziano del Turismo e nell’ultima un gruppo di influencer e blogger egiziani
Descrizione delle tombe ritrovate
Una delle sepolture, quella dell’alto funzionario Iry, è raggiungibile calandosi in un profondo pozzo per poi entrare in una camera funeraria, quella in peggior condizioni tra le cinque: muri nudi senza le lastre con affreschi e incisioni decorative, ma dentro, un sarcofago in pietra calcarea che nella sua grandezza occupa quasi tutta la superficie della camera.
A sei metri di profondità altre tre tombe. Due erano dedicate a due donne: una era della moglie di Iry, la nobildonna di nome Yaret, il suo sepolcro ha dipinti ancora ben vivi nei colori oltre a un grande sarcofago in calcare come per la tomba del marito: l’altra, di nome Petty, descritta come “l’unica responsabile dell’abbellimento del re e sacerdotessa di Hathor”.
L’altra tomba era per un sacerdote “purificatore” che si chiamava Pepi Nefhany.
La quinta tomba raggiungibile grazie a un pozzo funerario rettangolare profondo sette metri, era per un uomo di nome Henu dai molti titoli-funzioni: “Governatore/sindaco/principe”, “Portasigilli del Re del Basso Egitto”, “Sorvegliante e Supervisore della Grande Casa (palazzo reale)”, “Unico amico della Grande Casa”, “Sovrintendente alle tenute agricole”. Nella camera funeraria foderata nelle pareti da lastre in calcare, affreschi ricchi di iscrizioni, decorazioni colorate che riproducono scene funerarie, tavole delle offerte, i sette olii e tanto altro come la facciata di un palazzo.
Lì dentro sono stati trovati anche oggetti come contenitori in ceramica, vasetti in miniatura in alabastro e basalto, una statuetta in legno dipinto che forse ritrae un produttore di birra. Ricordate che nelle tombe doveva esserci tutto il necessario per la vita dopo la morte, molto simile a quella passata da vivi, quindi anche servitori e produttori di quanto era preferito dal defunto.