Il nostro Paese non era mai andato così a destra nel favorire un partito e uno schieramento politico. Le ultime volte videro vincere Silvio Berlusconi, la sua Forza Italia e il grande raggruppamento del PDL. Adesso le cose sono cambiate. Una rivoluzione italiana: forte maggioranza nero-conservatrice e Giorgia Meloni vincitrice assoluta.
Non sto qui a disquisire e ad analizzare il messaggio di Giorgia Meloni e dei Fratelli d’Italia, quel mix di parole, espressioni facciali e mimica capace di convincere così tanti elettori. Una vittoria tale da poter consegnare sia al Senato che alla Camera dei Deputati, una maggioranza di circa il 60 per cento. Se non salteranno fuori dissapori tra “meloniani”, berlusconiani e quel che rimane della Lega, il centrodestra andrà avanti e potrebbe farlo anche per tutti e cinque gli anni della nuova legislatura.

Previsioni? Visioni sul futuro prossimo o più lontano?
La situazione è così nuova che diventa estremamente complesso poter cercare di prevedere quanto accadrà, quali scelte potrebbero essere fatte da un possibile Esecutivo Meloni.
Quel che c’è di certo è il complesso dei fatti appena accaduti.
Meloni-FdI ha letteralmente cannibalizzato l’elettorato di centrodestra raggiungendo per adesso il 26,10%, lasciando a quote minoritarie Forza Italia (all’8,27%) e Lega (scesa all’8,89%). Quest’ultima ridimensionata dalla sua grande retrocessione al Sud Italia. Fatto avvenuto non solo per colpa della tenuta del Movimento 5 Stelle che avrebbe sfruttato la questione Reddito di cittadinanza per mantenere un suo primato: è una sbandierata spiegazione del tutto semplicistica, una scusa infantile che vorrebbe nascondere il fattore vero, la povertà di argomentazioni offerte dalla Lega all’elettorato siculo e meridionale.
Fatto sta che dopo questo tonfo leghista il Salvini rischia grosso: la continuazione come guida del partito potrebbe essere messa in dubbio? Intanto, tra i trombati leghisti c’è Simone Pillon che non ha raggiunto un numero di voti sufficienti per spuntarla sugli avversari e non ottiene una poltrona in Parlamento.
Giorgia Meloni ha vinto praticamente ovunque, come visibile nelle seguenti schermate diffuse da Sky News con 60.149 sezioni scrutinate su 60.399 per il Senato e 61.155 sezioni scrutinate su 61.417 per la Camera:




In questo 25 settembre 2022, l’affluenza definitiva alle urne è stata pari al 63,91% dell’intero corpo elettorale, quindi in calo di 9 punti rispetto alle ultime elezioni politiche. Un dato non secondario e comunque tragico. L’appeal del mondo della politica sprofonda.
A fronte di uno schieramento centrodestrista che viaggia intorno al 44,05%, ecco un PD al 18,98%, un centrosinistra nel suo complesso al 26,5%, quindi circa 18 punti in meno rispetto al centrodestra (!!), Verdi-Si al 3,5%, +Europa 2,9%, Impegno Civico allo 0,5% (praticamente inesistente).
Poi il Movimento 5 Stelle al 15,4%.
Azione-Italia Viva, Calenda e Renzi, intorno al 7,9-7,7%.
Lo schieramento composito dei complottisti e no-vax con Adinolfi, Cunial e Rizzo, ha fatto letteralmente pena (alcuni vanno benino solo in Alto Adige o a Bolzano… ma per il resto d’Italia a loro è andata malissimo, profondo nero): Italexit non raggiunge il 2% ma è già tanto; Italia Sovrana Popolare è sull’1,24%; Alternativa per l’Italia praticamente asfittica e inesistente col suo 0,06% e che ha visto Adinolfi in accoppiata con Simone Di Stefano, ex di Casapound. Una scelta sempre più assurda per un Adinolfi a caccia disperata di voti e di “matrimoni politici” quando, da giovane, era nella sinistra DC: presentatosi anche a Roma mettendosi a competere con la Mennuni, Bonino e Calenda (citando i maggiori), è rimasto fanalino di coda tra tutti i candidati… moooolto in fondo.
Sono quote non ancora totalmente definitive visto che rimangono – poche – sezioni che devono ancora stabilizzare e comunicare i loro dati, quindi prendete questi numeri per praticamente definitivi. Ho già potuto osservare variazioni a favore del centrodestra rispetto ai numeri che ho osservato alle ore 4 della notte tra domenica e lunedì, quando ancora la quota delle sezioni da scrutinare era ben più nutrita.
Mia osservazione come presidente di una sezione elettorale nel quartiere romano di San Lorenzo.
Ho subito compreso che Giorgia Meloni-Fratelli d’Italia avrebbe avuto un successo nazionale. Il quartiere di San Lorenzo ha una lunga tradizione rossa, comunque stemperata in un più generico progressismo con il passare degli anni.
Non avrei mai immaginato di vedere la Meloni primeggiare così tanto leggendo i dati della mia sezione e delle altre a me vicine: il più delle volte era in seconda posizione dopo il PD. E neppure a molta distanza… anzi.
All’ultima vittoria di Berlusconi alle politiche nazionali avevo visto accadere lo stesso fenomeno, sempre a San Lorenzo, un fatto che all’epoca mi fece pensare, “se qui sta accadendo tutto questo, a livello nazionale il Berlusca vince“. Così fu. Ma il Silvio nazionale era ed è un liberale centrista-conservatore, non è di certo frutto di un humus nero e di destra pura, quella accesa.
Mi ha stupito molto, ma molto di più l’affermazione di FdI all’appuntamento elettorale del 25 settembre 2022 anche in un quartiere romano come San Lorenzo.
È come se la gente delusa, disincantata, forse anche disperata/spaventata/molto scontenta (pure con un tocco di superficialità stile social?) fosse alla ricerca spasmodica di nuove risposte, di nuove soluzioni, di nuovi approcci per riuscire a vivere al meglio, in maniera decorosa guadagnandosi un tocco di serenità in più.
Per raggiungere questi obiettivi o per cercare di farlo, la gente agisce anche a costo di andare contro la propria natura ideologico-politica, contro convinzioni sempre avute. L’incertezza e la paura sull’oggi e sul futuro, fa fare passi e fa compiere scelte del tutto inaspettate.
Unica considerazione finale, nonché possibile
Giorgia Meloni premier quindi, l’attuale sistema elettivo e democratico ha tirato fuori questo risultato. Il voto popolare è sovrano e va rispettato senza esitazioni. A Giorgia Meloni la guida del Paese uscendo dal ruolo ben più facile della pura opposizione.
Dalla più comoda opposizione Fratelli d’Italia dovrebbe passare alla poltrona più contesa che è anche quella più spinosa, traballante e “sudata”, quella del governo.
Quello che spero ardentemente è che l’Italia non inizi a scimmiottare l’Ungheria, che i vertici prossimi del Paese non vogliano adottare il modello della Nazione di Bucarest.