Questa frase fa il paio con quanto ho scritto pochi giorni fa e che ho intitolato “Amore e desiderio, la paura di restare soli, le cosiddette anime gemelle, l’angoscia insita nella ricerca dell’altro”.
Non c’è per l’uomo rimasto libero più assidua e più tormentosa cura di quella di cercare un essere dinanzi a cui inchinarsi
Fëdor Michajlovič Dostoevskij

La frase di Fëdor Dostoevskij è e potrebbe sembrare solo l’applicazione all’umano atteggiamento verso la divinità, il Credo, la libertà. L’intenzione era in effetti questa (semplifico), pur se contenuta in un disegno molto complesso relativo alla sua opera, ne I fratelli Karamazov e nel poema in questo contenuto, Il Grande Inquisitore, ideato dal personaggio Ivàn Karamazov (un poema nel poema).
Però ne leggo anche altro, la spinta incessante verso l’amore terreno che completa quello divino, verso un essere da venerare-desiderare nell’esistenza umana. Lettura molto terrestre sì, ma anche molto veritiera.
La ricerca di un amore in questo senso non è mai fruttuosa. Appagante sì nei primi tempi, abbagliante, molto attraente. Poi si riconosce l’umanità e la diversità dell’altro… in questo modo l’essere dinanzi cui inchinarsi non c’è più. Si comprende che non c’è mai stato.
L’approccio adulto e non bambinesco-favolistico è quello di cercare sin dal principio – e trovare – elementi terrestri, essere quindi coscienti delle differenze fin dall’inizio, dell’influenza che il tempo avrà e ha sull’aspetto di due vite insieme, dei cambiamenti provocati, riconoscerli come tali e viverli.
Chiedete pure a chi è riuscito a costruire e ad alimentare rapporti che durano da 20, 30, 50 anni e più. Fatevi raccontare la loro avventura d’amore. Non esiste alcun simil-idolo cui inchinarsi osservando l’altro.
Con sguardo sincero e cosciente, davanti agli occhi c’è un uomo, c’è una donna. Differenti da se stessi. La diversità, l’affetto, la complicità, l’amicizia potente, l’intimità compongono la relazione e la manterranno tale nel corso di quel tempo che, comunque, li cambierà. Riconoscere questi aspetti farà sì che resteranno preziosi anche nell’azione mutevole degli anni.
Se, al contrario, desiderate un essere da venerare… volete “amare” in questo modo? Oppure desiderare un amore sempre al massimo e inamovibile, “al top”?
Se a queste ultime due domande la risposta fosse affermativa, vi porgo un consiglio-esortazione: dovete ancora crescere, dovete elevarvi dalla superficialità e dall’immaturità, altrimenti il rischio è e sarà quello di restare sempre profondamente soli facendo molto male ai vostri “idoli” divenuti carne.
Non ho idea se il mio parallelismo e il mio adattamento di alcune parole di Dostoevskij sia condivisibile. A voi l’ardua sentenza.