È un lavoro in divenire per monitorare un fenomeno diffuso, comprovato, dirompente oppressivo. Non è violenza diretta sul corpo, ma è psicologica, di dominazione, limitativa nelle disponibilità economica della donna in modo da garantirsene anche il pieno l’asservimento. Violenza economica, un altro modo per schiacciare le donne, esserne padroni, controllarle: lo studio è dell’Università Roma Tre, Universitat de Vic – Universitat Central de Catalunya, Universitat de Barcelona e la Sapienza di Roma. Professori e studenti degli atenei hanno portato avanti un’attenta analisi comprendendo centri antiviolenza sia a Roma che a Barcellona in modo da mettere a confronto le due realtà europee. Il tutto presentato in una prima conferenza internazionale a Roma, il 29 e il 30ottobre all’Aula Organi Collegiali (Rettorato) della Sapienza e alla Scuola di Economia e Studi Aziendali dell’Università degli Studi Roma Tre.
In questo articolo:
- premessa;
- panoramica sul convegno internazionale il 30 settembre 2022 all’Università Roma Tre;
- Cosa si intende per Violenza Economica? Breve schema;
- Violenza economica, poco nota sì, ma ci sono già gli strumenti per combatterla.


Prima di passare al vivo del convegno internazionale, voglio partire da un quadro tutto nostrano ancora pieno di assurdità. Prendo il primo esempio che mi viene in mente, molto recente, da una rete televisiva nazionale e dallo spot pubblicitario di una trasmissione di approfondimento politico. Nella sua presentazione il programma poneva una domanda: “Il nostro Paese è pronto ad avere un presidente del Consiglio donna?”.
Appena l’ho visto non potevo crederci.
Nel 2022, a XXI secolo inoltrato, si può porre un quesito del genere per promuovere una trasmissione televisiva? La domanda non è stata posta sulla tendenza politica di chi ha vinto le elezioni, se si è pronti ad avere un capo esecutivo di destra o altro colore o con certe capacità, ma sul fatto che fosse… una donna.
I canali di informazione sono tra i primi che devono mettere in risalto idee sane, reprimere vecchi e deteriori schematismi, contribuire a educare. Eppure, ecco la domanda senza senso che non andava posta. I mezzi di comunicazione entrano in tutte le case e devono cambiare approccio, altrimenti i peggiori risvolti sociali resteranno sempre a galla.


Tornando quindi alla Violenza economica, questa “è tema ancora poco studiato pur lasciando ferite umane di grande profondità”. Ha esordito così Tiziano Onesti, professore ordinario di Economia Aziendale, all’evento del 30 settembre nei locali della Facoltà dell’Università Roma Tre in via Silvio D’Amico. Momento della conferenza internazionale coordinato da Valerio Pieri, ricercatore universitario dello stesso Ateneo, con la partecipazione di Lucrezia Crescenzi Lanna, professore e ricercatrice in Learning Media and Social interaction dell’Universitat de Vic – Universitat Central de Catalunya, Williams Contreras-Higuera, Facoltà di Scienze della Formazione all’Universitat de Barcelona.

Lo studio portato avanti tra Roma e Barcellona è stato inserito nel progetto internazionale Tesoro – Treatment, ExpoSition and ORigin of economic viOlence, progetto-studio internazionale che ha visto come protagonisti i ricercatori di quattro Università, spagnole e italiane, l’Universitat de Vic – Universitat Central de Catalunya, l’Universitat de Barcelona, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e l’Università degli Studi “Roma Tre”.
A chiudere l’incontro, le riflessioni e risposte sulla violenza economica di, Alessandra Aluigi assessore alle Politiche Sociali del Municipo VIII di Roma Capitale, Manuela Campitelli della Fondazione Pangea Onlus e Rete Reama, Stefania Iasonna, partner dello Studio Legale Fonsi Iasonna e Associati, Paola Longobardo, responsabile People Care, Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane e Barbara Pelletti, psichiatra e psicoterapeuta (tutte nella foto qu in basso).

“Secondo le rilevazioni Istat più del 26 per cento delle donne italiane ha subito violenza psicologica ed economica anche dal proprio partner. Questi sono fatti di violenza che hanno grande impatto sulla vita delle persone, sulla loro crescita, sulla loro formazione come esseri umani”, ha rimarcato il professore Onesti.
“In Economia aziendale da un po’ di tempo a questa parte si sta affermando il tema della sostenibilità dello sviluppo delle aziende, basta pensare alla forte attenzione rivolta verso il Terzo settore – ha proseguito Tiziano Onesti – Come università dobbiamo stare molto attenti al welfare che va tutelato. Il settore coinvolge un numero enorme di persone. Sulla donna subalterna la posizione del nostro Paese non è per nulla soddisfacente. Se l’Italia è all’ottava posizione come forza economica-industriale al mondo, per molti aspetti ci troviamo ben al di sotto di tale posizione. Confrontandoci con la Spagna, questa uscì dal Franchismo a livelli simili a quelli italiani. Oggi, invece, il Paese iberico somiglia più alla Germania, mentre il nostro Paese è rimasto bloccato alle posizioni di decenni fa”.
Cosa si intende per Violenza Economica? Breve schema
Come presentato durante il convegno, il fenomeno violento si presenta per gradi sempre più gravi e pressanti con comportamenti classificati in uno schema molto semplice.
- Al primo livello il compagno o il marito fa aprire un conto in comune, con firme disgiunte, ma occupandosi delle decisioni maggiori e con l’esclusiva della sua gestione. Alla compagna è consentito andare in banca solo per questioni ordinarie ma non, per esempio, per prendere decisioni sugli investimenti.
- Al secondo livello di gravità crescente, l’uomo può riconoscere un compenso periodico alla compagna, ma esercita un controllo sulla gestione della cifra e pretende rendiconti dettagliati su tutte le spese. Naturalmente, a queste condizioni, la donna non ha accesso ai conti correnti e alla gestione del budget familiare, oltretutto viene tenuta all’oscuro delle entrate familiari.
- Si passa al terzo livello e qui la donna riesce ad avere in mano una cifra settimanale o mensile, spesso insufficiente e SOLO per le spese necessarie alla famiglia. Esiste anche la possibilità del compagno/marito che non dà alla donna neppure la possibilità di fare la spesa e non le consegna neppure una cifra minima negandole il denaro anche per medicine o cure mediche. Solo lui decide quali acquisti fare e quali siano necessari per i figli e per la compagna. Bancomat, carta di credito e carte ricaricabili? La donna che è riuscita per poche volte a utilizzarle, se le vede sottrarre. Spesso, invece, non le vedrà mai.
- Il quarto livello è il massimo della violenza e della schiavizzazione economica, con l’uomo che spende e spande il capitale familiare senza darne notizia alla donna e in tutto questo dilapida anche il capitale e gli averi portati dalla compagna/moglie. L’uomo convince o costringe la donna a firmare documenti finanziari senza spiegarne la portata, quindi ipoteche, mutui, crediti personali. Non mancano gli indebitamenti forzati per l’acquisto di beni che vengono intestati al compagno/marito. La donna si trova anche a dover firmare assegni scoperti, oppure a fungere da prestanome o a sottoscrivere fideiussioni a favore dell’uomo. Naturalmente, in fase di possibile separazione e con un tale livello di controllo, l’uomo svuota il conto corrente portandosi via ogni risorsa.





Nelle foto qui sopra, studenti catalani e italiani: nelle prime due Isabel Arbós e Andrés Aguilar. Nelle foto successive Leonardo Ruzzante ed Esther Noguera. Tutti a illustrare il metodo e i punti chiave, le criticità riscontrate grazie all’analisi congiunta tra Barcellona e Roma – cliccare sulle immagini per ingrandirle
Violenza economica, poco nota sì, ma ci sono già gli strumenti per individuarla e combatterla
Lo studio incrociato dei quattro atenei, il lavoro dei ricercatori e degli studenti catalani e italiani, sta portando a galla evidenze ben chiare. Allo scorso appuntamento del 30 settembre di Roma Tre, gli studenti hanno presentato un’anticipazione delle rilevazioni evidenziando il metodo dello studio, i nodi principali che spesso sono anche all’interno dei meccanismi amministrativi pubblici e giudiziari di stampo ancora prettamente paternalistico. E, a complicare ulteriormente la situazione, le profonde sabbie mobili burocratiche.
La seconda fase riguarderà la presentazione – in quel di Barcellona, verso il 17 novembre 2022 – dei risultati definitivi della ricerca. Per definire questo studio: 1.500 intervistati e 13 centri antiviolenza che hanno collaborato.

“TESORO! Non fare così, non è successo nulla di che… Quante volte sentiamo dire – e quante volte ve la sentite rivolta – questa frase? Proprio da chi dovrebbe amare e prendersi cura, ma che in quel momento è un aggressore – ha sottolineato Leonardo Ruzzante, giovanissimo studente di Roma Tre – Questo studio internazionale ha coinvolto quattro atenei e diversi dipartimenti per analizzare, rendere conto e proporre soluzioni sulla violenza economica di genere. Ho avuto il grandissimo onore e l’onere di aver potuto partecipare al progetto, di essere stato parte del team di ricerca del dipartimento di Economia di Roma Tre per le rilevazioni sul territorio della Capitale svolgendo interviste e analisi tra i vari CAV o Centri Anti Violenza e tra tutte le altre varie istituzioni a tutela delle donne”.
“La pubblicazione della ricerca presentata il 29/09 alla Sapienza e il 30/09 a Roma Tre, avverrà al congresso internazionale Women 360° Congress, di cui avrò l’onore e, di nuovo, l’onere di esserne il relatore a Barcellona il 17 Novembre – ha concluso Ruzzante – Un ringraziamento speciale va alle istituzioni che hanno collaborato attivamente e senza le quali non avremmo ottenuto questi risultati. Io, in particolare, ho avuto il piacere di porgere un riconoscimento simbolico a Casa Sabotino per il lavoro che lì svolgono a tutela e sostegno dei pilastri della nostra società: le donne”.
Nel momento del convegno dedicato all’approfondimento sono venute fuori realtà imprenditoriali e professionali che hanno individuato metodi, strumenti, relazioni adatte a contrastare ogni discriminazione di genere.

Dal punto di vista legislativo l’avvocato Stefania Iasonna ha sottolineato come non ci sia bisogno di un nuovo provvedimento di legge: c’è già quel che serve per individuare e contrastare reati di violenza economica.
Si tratta della ratifica (Legge 27 giugno 2013, n. 77 – link) della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, siglata a Istanbul l’11 maggio 2011 e sottoscritta dall’Italia il 27 settembre 2012. L’articolo 3 della convenzione (link) dà l’esatta definizione ponendo la violenza economica tra tutti gli altri tipi di violenza contro le donne.
Oltretutto l’avvocato Iasonna ha citato pure una sentenza della Cassazione datata 2016 che fa rientrare la violenza economica nell’articolo 572 sui maltrattamenti nelle famiglie (link 1 e link 2 ad Altalex).
La sentenza
– Il reato di cui all’art. 572 c.p., consiste nella sottoposizione dei familiari ad una serie di atti di vessazione continui e tali da cagionare sofferenze, privazioni, umiliazioni, le quali costituiscono fonte di un disagio continuo ed incompatibile con normali condizioni di vita; i singoli episodi, che costituiscono un comportamento abituale, rendono manifesta l’esistenza di un programma criminoso relativo al complesso dei fatti, animato da una volontà unitaria di vessare il soggetto.
– Nella fattispecie, emerge come la privazione di disponibilità economiche costituisse solo una delle numerose modalità di maltrattamento poste in essere in danno della donna. Il marito aveva tolto alla moglie la procura sul conto corrente e l’uso del bancomat, lasciandole solo una carta per la spesa in un supermercato con un limitato plafond. Il bancomat, poi, le era stato successivamente riconsegnato, per esserle nuovamente tolto.
– A nulla rileva il fatto del buon livello economico della famiglia, essendo stato dimostrato che il marito aveva privato sostanzialmente la moglie della disponibilità del denaro depositato sul conto bancario.
Conoscenza legislativa e normativa che deve ancora essere ben diffusa e portata a conoscenza di procure e sedi delle Forze dell’Ordine.
Violenza economica che preme sulla psiche, sullo stato mentale spingendo anche a forme depressive con possibili gravi conseguenze e scelte estreme, come raccontato da Barbara Pelletti, psichiatra e psicoterapeuta.
A tutto questo si aggiunge la grande esperienza delle strutture di sostegno e dei professionisti come raccontato da Alessandra Aluigi, assessore alle Politiche Sociali del Municipo VIII di Roma Capitale.

E cosa dire dell’opera della Fondazione Pangea Onlus e dalla filiazione Rete Reama-Rete per l’Empowerment e l’Auto Mutuo Aiuto a sostegno delle donne che subiscono violenza operativa da quattro anni organizzazione che oggi ha nove centri antiviolenza in otto differenti regioni (Toscana, Lazio, Umbria, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia), realtà tutte rappresentate e raccontate da Manuela Campitelli.
Grandi aziende si occupano della tutela e dello sviluppo professionale e lavorativo delle donne, come il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, esperienza sottolineata da Paola Longobardo, responsabile People Care quando ha sottolineato che nel totale dei circa 87.000 dipendenti del Gruppo, la crescita del numero di donne dal 2015 è stato pari al 3 per cento: tutto questo dopo aver capito che per avvicinare alle formazioni professionali utili a Ferrovie, era giusto avvicinare le scuole, ma già dalle scuole medie: un lavoro enorme già per la sola scelta del linguaggio adatto alle diverse età, oltre che per la sua riuscita e per il raggiungimento di molti risultati, l’avvicinamento alla formazione richiesta da una grande azienda come Ferrovie.










Nelle immagini qui sopra (cliccarci sopra per ingrandirle), da sinistra a destra e dall’alto in basso: riconoscimenti per la collaborazione con il progetto consegnati alla Casa Sabotino rappresentata da Simone Giani, al Centro Antiviolenza Titano-Casa delle Donne, alla Casa Internazionale delle Donne di Roma rappresentata da Maura Cossutta; e ancora, la psichiatra e psicoterapeuta Barbara Pelletti, l’assessore alle Politiche Sociali del Municipo VIII di Roma Capitale, Alessandra Aluigi, la responsabile People Care del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Paola Longobardo; infine, i riconoscimenti conferiti alle relatrici-ospiti del convegno internazionale