A ricordare Genserico Fontana oggi è una targa in marmo su via Nomentana all’angolo di un palazzo romano, lì dove abitava, in corrispondenza dei numeri civici 84 e 86, un edificio a poca distanza da Villa Torlonia. È tra i trucidati delle Forse Ardeatine, arrestato nel 1944 insieme a Romeo Rodriguez Pereira, anche lui carabiniere, anche lui uomo di gran valore come dimostrò durante la II Guerra Mondiale, anche lui difensore della patria e oppositore dei tedeschi quando questi giunsero a occupare Roma dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943.
Entrambi estremi difensori delle istituzioni e dello Stato cui avevano giurato fedeltà senza condizioni, senza poi schierarsi col governo fantoccio asservito ai nazisti.



Anche Genserico non ebbe dubbi e da quell’8 settembre entrò nell’FCRC-Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri costituito da militari dei Carabinieri Reali, raggruppamento posto sotto il comando del generale Filippo Caruso. L’FCRC agì in azioni di resistenza nella regione romana, ma anche nell’Italia centrale. Il colonnello Ugo Luca, del SIM-Servizio informazioni militare, ne guidava il Nucleo informativo. In tutto erano circa 6.000 militari suddivisi in due gruppi operativi e in connessione con le formazioni partigiane.
Da sottolineare che i Carabinieri furono fin dall’inizio una spina nel fianco per le forze armate hitleriane, non cooperavano, c’erano stati molti episodi di resistenza dall’8 settembre, avevano aiutato i rivoltosi napoletani contro i tedeschi facendo evadere i rastrellati e avvisando quelli che stavano per essere arrestati. Inoltre, i Carabinieri non avrebbero favorito i rastrellamenti degli ebrei dalla Capitale italiana previsti per il 16 ottobre 1943. In più, i fascisti volevano l’Arma dei Carabinieri fuori dai giochi perché fedele al Re e non a Mussolini.
Da qui l’ordine imposto da Herbert Kappler, comandante del SD-Sicherheitsdienst (servizio segreto e informativo delle SS) a Roma, datato 6 ottobre 1943, di disarmare i militari dell’Arma, sostituirli con la Polizia dell’Africa italiana e di deportarne quasi 3.000 nei campi di concentramento in Germania e in Polonia.
Il 10 dicembre, grazie alle rivelazioni fatte da una spia al comando tedesco, Genserico fu catturato durante un incontro clandestino insieme al tenente Romeo Rodriguez Pereira, al brigadiere Candido Manca e al colonnello Giuseppe De Sanctis.
Tutti finirono in manette e poi nel carcere di via Tasso e, in seguito, nel carcere di Regina Coeli dove furono rinchiusi nel Terzo braccio e torturati dai tedeschi e dai fascisti che cercavano di strappare loro delle informazioni. Nel frattempo, anche le mogli di Genserico e di Romeo furono arrestate perché tentarono di corrompere un sottoufficiale nazista nel tentativo di far fuggire i mariti (anche loro sottoposte a sevizie).
Il 24 marzo 1944 Genserico Fontana fu ucciso dai nazisti alle Fosse Ardeatine con Pereira e Manca. Furono parte di quei 335 italiani tra civili, militari, prigionieri politici, ebrei o detenuti comuni che i tedeschi vollero massacrare per rappresaglia dopo per l’attentato compiuto dai partigiani il 23 marzo a via Rasella.
FONTANA Genserico
Luogo di nascita: Roma (RM)
Medaglia d’oro al valor militare – Capitano di cpl. (Carabinieri)
Data del conferimento: 1944
Alla memoria
motivazione: In momenti di drammatiche difficoltà per il Paese, conscio dei suoi doveri di soldato, si rifiutava di collaborare col nemico, e con grave rischio sfuggiva alla cattura per la deportazione dopo essersi adoperato con tutte le sue forze per mettere in salvo buona parte dei suoi dipendenti. Pur sapendosi attivamente ricercato iniziava tra enormi difficoltà e pericoli l’organizzazione di una banda armata, dando ai suoi dipendenti ampia assistenza morale e materiale. Incurante dei bandi tedeschi, si prodigava instancabilmente per trasportare e nascondere armi necessarie ai suoi organizzati.
Catturato su delazione di spia sebbene sottoposto per lunghi mesi a privazioni e torture di ogni genere, manteneva il più assoluto silenzio evitando di far scoprire le fila dell’organizzazione di cui era l’animatore. Nessuna lusinga o allettamento dei suoi aguzzini lo faceva deflettere dal giuramento prestato. Compreso solo del bene della Patria donava la sua giovane esistenza affrontando serenamente la morte per fucilazione nelle Fosse Ardeatine. Luminoso esempio di fedeltà, di onore e sprezzo della vita. Fronte clandestino di resistenza, 8 ottobre 1943-24 marzo 1944.

Genserico era studente universitario a Roma nella Facoltà di Giurisprudenza. Nel settembre del1938 fu arruolato e inviato a Spoleto per partecipare al corso allievi ufficiali del 52° reggimento fanteria Alpi.
Come raccontato dall’ANCFARGL, l’Associazione Nazionale Combattenti FF.AA. Regolari Guerra di Liberazione, sezione Roma Capitale MOVM “Salvo D’Acquisto – Gastone Giacomini”, Genserico Fontana divenne “Aspirante nell’aprile 1939, fu assegnato al 3° granatieri col quale partì nel luglio successivo per l’Albania. Scoppiate le ostilità contro la Grecia nell’ottobre 1940, si distinse al comando di un plotone mitraglieri col grado di sottotenente riportando anche una grave ferita all’occhio destro. Promosso tenente nel gennaio 1942 e conseguita la laurea, frequentò l’apposito corso di abilitazione cui fece seguito il trasferimento nell’Arma dei CC. Destinato prima al XXVI battaglione CC. Mobilitato, passò poi, dal luglio 1943 alla legione del Lazio assumendo il comando interinale della compagnia de L’Aquila dove lo colse l’armistizio”.