Covid-19: il tasso di mortalità è quasi sei volte maggiore tra le persone dai 60 ai 79 anni non vaccinate. Ultimo report-bollettino ISS

Pur essendoci buttati alle spalle il periodo peggiore dell’infezione Covid-19 ed essendo fuori dal vero e proprio periodo di pandemia, il pericolo rimane per determinate fasce d’età con differenze enormi se vaccinati o no. In breve, secondo l’ultimo report dell’ISS-Istituto Superiore di Sanità con dati fino al 4 gennaio 2023, pubblicato il 6 gennaio, il tasso di mortalità è quasi sei volte maggiore tra le persone dai 60 ai 79 anni non vaccinate rispetto ai vaccinati con quarta dose da meno di 120 giorni, nonché di tre volte maggiore rispetto ai vaccinati con booster… ma c’è di più.

Mia personale e forte raccomandazione: per queste età è bene avere una dose d’attenzione più elevata oltre che utilizzare tutti gli strumenti difensivi possibili. Del resto, chi vorrebbe mai giocare alla rolulette russa con la propria salute?

In Italia il 13 dicembre 2022 la variante Omicron aveva una prevalenza stimata al 100%, con la sottovariante BA.5 largamente predominante e una quota di ricombinanti omicron/omicron pari al 3,0% (per un quadro sulle varianti Gryphon, Minotaur, Chiron, Aeterna, Typhon, Cerberus, vedere a questo articolo-link- pubblicato a ottobre 2022).

Queste le prevalenze stimate dall’ISS:

  • 100% variante omicron
  • BA.2   6,2% (range: 0% -12,8%)
  • BA 4  0,3% (range: 0% -14,3%)
  • BA 5 90,6% (range: 77,3% – 100,0%)
  • Omicron/omicron 3,0% (range 0%-10,6%)
Dall’inizio dell’epidemia a 4 gennaio 2023 sono stati diagnosticati e registrati 25.461.200 casi di infezioni Covid-19, di cui 183.276 deceduti. Fra il 26 dicembre 2022 e il primo gennaio 2023 sono stati segnalati 129.908 nuovi casi: tra questi 129 deceduti (il valore non include le persone decedute nel periodo con una diagnosi precedente al 26 dicembre 2022). Il tasso di incidenza più elevato è nella fascia di età 80+ anni (336 casi per 100.000) mentre il valore più basso è nella fascia 10-19 anni (46 casi per 100.000).
L'età media degli infetti nell'ultima settimana è 57 anni, come nella precedente.
Il CFR, indice traducibile in tasso di mortalità dell'infezione, è diminuito dal 19,6% di inizio pandemia, allo 0,1% di ottobre 2022: confrontando l'inizio 2021 con l'inizio 2022, a gennaio 2021 il CFR grezzo risultava pari al 2,4% mentre a gennaio 2022 era allo 0,2%.

Per chi vuole studiare l’intero rapporto dell’ISS che mi sta servendo a scrivere qui un suo estratto, basta cliccare sul link qui sotto al documento in formato pdf (scaricabile):

È bene entrare nello specifico per dipingere un chiaro quadro dell’attuale situazione.

Persone non vaccinate tra i 60 e i 79 anni. In questo caso il tasso di:

  • ospedalizzazione (18/11/2022-18/12/2022) risulta più di due volte e mezzo più alto rispetto ai vaccinati con dose addizionale/booster e tre volte e mezzo più alto rispetto ai vaccinati con 2° dose booster da meno di 120 giorni;
  • ricoveri in terapia intensiva (18/11/2022-18/12/2022) risulta quasi tre volte più alto rispetto ai vaccinati con dose addizionale/booster e quattro volte più alto rispetto ai vaccinati con 2° dose booster da meno di 120 giorni;
  • mortalità (11/11/2022-11/12/2022) risulta tre volte più alto rispetto ai vaccinati con dose addizionale/booster e quasi sei volte più alto rispetto ai vaccinati con 2° dose booster da meno di 120 giorni.

Va peggio per gli ottantenni e oltre, sempre non vaccinati:

  • tasso di ospedalizzazione (18/11/2022-18/12/2022) risulta quattro volte più alto rispetto ai vaccinati con dose addizionale/booster, quasi sei volte più alto rispetto ai vaccinati con 2° dose booster da meno di 120 giorni e tre volte e mezzo più alto rispetto ai vaccinati con 2° dose booster da oltre 120 giorni;
  • tasso di ricoveri in terapia intensiva (18/11/2022-18/12/2022) risulta quasi sei volte più alto rispetto ai vaccinati con dose addizionale/booster, dieci volte più alto rispetto ai vaccinati con 2° dose booster da meno di 120 giorni e cinque volte più alto rispetto ai vaccinati con 2° dose booster da oltre 120 giorni;
  • tasso di mortalità (11/11/2022-11/12/2022) risulta quasi sei volte più alto rispetto ai vaccinati con dose addizionale/booster, e rispettivamente quasi undici volte e quasi cinque volte più alto rispetto ai vaccinati con 2° dose booster da meno di 120 giorni e da oltre 120 giorni.

L’efficacia del vaccino (riduzione percentuale del rischio nei vaccinati rispetto ai non vaccinati nel periodo di prevalenza Omicron (a partire dal 3 gennaio 2022) nel prevenire i casi di malattia severa è:

  • nella popolazione complessiva:
    – pari al 68% nei vaccinati con ciclo incompleto o completo;
    – pari all’81% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster.

  • nella fascia 80+:
    – pari al 81% nei vaccinati con ciclo incompleto o completo
    – pari all’88% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster
    – pari al 91% nei soggetti vaccinati con 2° dose booster entro 120 giorni
    – pari all’81% nei soggetti vaccinati con 2° dose booster da oltre 120 giorni

Come riportato già a ottobre 2022 dall’Istituto superiore di Sanità sull’analisi dei rischi:

  1. Il rischio complessivo di infezione e di malattia severa è influenzato sia dallo stato vaccinale che da infezioni pregresse (documentate attraverso una diagnosi). Il rischio assoluto di diagnosi di infezione e di malattia severa è maggiore nelle persone non vaccinate e che non hanno mai avuto una pregressa diagnosi. Per quanto riguarda il rischio di ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva o decesso, oltre all’effetto combinato di vaccinazione e pregressa infezione, come atteso, si osserva un chiaro effetto età dalla fascia di età 5-11 anni in su, con un aumento del rischio in particolare oltre i sessant’anni.
  2. Il minor rischio di infezione per SARS-CoV-2 e di incorrere nella malattia severa COVID-19 si osserva nelle persone con immunità ibrida (ovvero con una combinazione tra infezione pregressa e vaccinazione), in particolare se sono passati meno di sei mesi dall’ultimo evento (vaccinazione e/o infezione pregressa).
  3. Si osserva una perdita dell’effetto protettivo contro l’infezione per SARS-CoV-2 con il passare del tempo, sia per l’infezione pregressa che per la vaccinazione. Si osserva anche una diminuzione dell’effetto protettivo dell’infezione pregressa e della vaccinazione contro la malattia severa, sebbene tale perdita sia meno evidente che contro l’infezione. Si deve, però, considerare che all’interno dell’analisi sono riportati solo due intervalli temporali per valutare l’effetto del tempo sull’immunità da pregressa infezione (90-180 e oltre 180 giorni) e che, al 17 ottobre, nella popolazione suscettibile con pregressa infezione il numero mediano di giorni trascorsi è pari a 262 (range 90-970).
  4. A parità di fascia di età e di condizione di pregressa infezione, in tutte le classi di età sopra i 12 anni si osserva una tendenza alla riduzione del rischio di malattia COVID-19 severa associato alla vaccinazione.
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