Invidiare è desiderare ciò che l’altro possiede o una qualità altrui, ciò che l’altro è. Un pizzico di invidia si può pure provarla, di debolezze ne abbiamo tante e l’animo umano non è fatto di circuiti da poter spegnere o accendere al momento dell’errore o del bisogno.
Il vero invidioso invece si sente come un perdente, immagina che non avrà mai quel che ha l’altro, non sarà mai come è l’altro, ma non per cause a se stesso imputabili. La colpa della situazione è esterna, del fato, dell’ingiustizia. Si sente vittima a oltranza. Quindi, il risentimento e la rabbia crescono insieme a un senso di solitudine alimentato dall’incapacità di divertirsi in pieno e stare serenamente con gli altri.
La envidia es tan flaca y amarilla porque muerde y no come
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L’invidia è così magra e gialla perché morde, ma non mangia
Francisco de Quevedo

Figuratevela bene – come ho fatto io stesso – questa invidia dipinta a parole dal poeta e scrittore spagnolo Don Francisco de Quevedo (Francisco Gómez de Quevedo y Santibáñez Villegas), uomo di cultura nato a Madrid nel 1580: l’invidia è esangue, gialla itterizia, pronta a mordere tutto e tutti, ma non può ingoiare, non ci riesce, non può nutrirsi di quel che morde (che è anche se stessa). Quindi, è sempre più affamata, sempre più rabbiosa, i suoi denti sono sempre più aguzzi, ma la gola è sempre più stretta.
Gli obiettivi personali dell’invidioso si confondono, non riesce a focalizzarli, quindi non sa più come raggiungerli perché il pensiero è fisso sugli obiettivi raggiunti da colui/colei che invidia.
Quel che è alla portata svanisce insieme a una chiara visione delle proprie potenzialità sia in campo affettivo che di lavoro… e l’invidioso rimane al palo immaginando sempre colpe esterne al suo stallo, al non essere come l’altro, quindi la mancanza di denaro, di fortuna, la bellezza, la giovinezza.
Le relazioni diventano impossibili, spariscono la gratitudine e la capacità di lavorare e vivere con altri. Il risentimento monta.
Vera schiavitù autoalimentante…


L’invidioso è facilmente riconoscibile

È colui che ha bisogno di sentirsi più e migliore di voi, che vi critica e vi giudica in pubblico, che vorrebbe ostacolare e denigrare i vostri intenti. Come rispondere/reagire a tutto questo?
Siate tranquilli, di certo non dovrete farvi rovinare la giornate, il momento, la settimana. Considerate che a ogni vostro obiettivo raggiunto con successo, ne avrete sempre di questi personaggi attorno a voi.
La migliore reazione è la serenità: proseguite nel proiettarvi lungo il vostro sentiero.
Estremamente improbabile che vi imbattiate in repliche del pericoloso nonché primo grande invidioso-geloso del genere umano: Caino.
Per chi ne avesse bisogno: per spegnere l’invidia
La prima cosa da fare sarebbe quella di accettarsi. Smetterla di mettersi su uno dei piatti della bilancia in paragone perenne con un altro o con altri.
Troppo facile a scriverlo così? Non credo.
Il processo non è proprio lineare, non è semplice come bere un bicchiere d’acqua, è vero, ma è alla portata di tutti. Basta volerlo.
Come si dice volendo agire? Ah sì, volere è potere!
È il momento di far largo a un sano egoismo e a guardarsi nella propria bellezza, nelle proprie capacità che sono – e rimarranno sempre – uniche.
Per far sparire l’invidioso al proprio interno bisogna diventare soggetti del proprio pensiero smettendo di considerarsi vittime. L’autostima crescerà automaticamente come si illumineranno immediatamente le vie per raggiungere i propri scopi sia in ambito privato che nell’inserimento sociale e del lavoro.
Può sembrare un percorso verso l’accontentarsi? Si, credo proprio che sia così, ma inteso come il dar valore a un tesoro che già si possiede.
Poi via verso altre mete, ma con la propria velocità, i propri scopi, senza tentare di inseguire allo spasimo stereotipi diffusi, quelli definiti vincenti dall’ambiente esterno.
È il proprio mondo che deve essere esplorato, illuminato e poi incastonato in ciò che ci circonda. Solo così si inizierà ad apprezzare profondamente quel che ci circonda e coloro che ci stanno attorno, a fare scelte sane anche per ciò che riguarda le amicizie e gli affetti più profondi.
Non correte, nessuna angoscia. Camminate, osservate con serenità, con attenzione, avvicinatevi, apprezzate.