La Cometa di Neanderthal e l’Etna bianca di neve, foto-spettacolo di Dario Giannobile, astrofotografo ragusano

Ne dà notizia e la pubblica l’agenzia stampa AGI sbalordendo chiunque osservi questa foto. Immaginate il vulcano attivo più alto d’Europa e una cometa che torna nella parte interna del nostro sistema solare ogni 50.000 anni. La cometa di Neanderthal e l’Etna bianca per la neve, foto-spettacolo di Dario Giannobile, astrofotografo ragusano che è riuscito nell’impresa di compiere questo scatto. Qui ho inserito altre foto e video sul movimento della cometa nello spazio ripresa da telescopi.

Il fotografo è noto per i suoi scatti rivolti verso il cielo, tanto che la Nasa lo ha inserito nella sua raccolta “La foto del giorno”. A questo link dell’Agenzia spaziale statunitense alcune delle sue immagini.
Potete immaginare quanto, da siciliano, mi renda orgoglioso rilanciare sul mio blog questo scatto e il nome di un conterraneo capace di creare immagini simili.

Perché questo particolare nome dato alla cometa?
In effetti la sua denominazione tecnica è C/2022 E2 ZTF. Viene nominata anche Cometa verde per i suoi riflessi o Cometa di Neanderthal perché, visto il suo ciclo di visibilità dalla Terra lungo 50.000 anni, forse fu vista dai nostri remotissimi progenitori, gli uomini del Neanderthal.

Il 12 gennaio la cometa ha superato il perielio – il punto di passaggio più vicino al Sole – e sta proseguendo la sua orbita che il primo febbraio, alle ore 18,11 italiane, la porterà al punto più vicino alla Terra, ad appena 42 milioni di chilometri dal nostro pianeta.

“Per quanto non sia stato difficile raggiungere la posizione da cui riprendere la cometa – spiega Dario Giannobile all’AGI – le condizioni atmosferiche erano sicuramente proibitive. Durante la notte la temperatura è scesa a -8°C a quota 2000mt, una temperatura eccezionalmente fredda per la Sicilia. Il paesaggio era però mozzafiato: una distesa di neve morbida disturbata solamente da alcune impronte di volpe e di conigli. I rami degli alberi si piegavano al peso della neve ma, soprattutto, il cratere di Sud Est era totalmente innevato”.  

“La sua vista lascia mozzafiato esprimendo, in un’unica immagine, una sensazione di forza e di delicatezza – racconta ancora Giannobile all’agenzia stampa – Guardandolo è possibile scorgerne le pareti interne attraverso la frattura che ha causato il crollo di parte dell’edificio conico. Alcuni punti caldi appaiono nel buio: sono fumarole da cui escono vapori vulcanici e, in tutto questo, la bellezza del cielo con la splendida cometa che sorge dal fianco del vulcano. Essa risplende grazie ad una bellissima chioma verde turchese ed è impreziosita da una lunga coda e da una piccola anticoda e da centinaia di stelle che le fanno da sondo nel cielo”.

Non è per nulla facile riuscire a osservarla a occhio nudo, bisogna scrutare il cielo in condizioni di spiccata limpidezza e lontani da fonti di inquinamento luminoso come città e centri urbani.

Per essere facilitati nell’individuazione della cometa servirebbe almeno un bel binocolo esplorando il cielo verso Nord.

La particolarità di questo oggetto spaziale è che adesso, riuscendo ad ammirarlo, si dovrebbe distinguere quella che viene indicata come anticoda, definita così perché opposta a quella principale e ben visibile, una coda al contrario frutto di un effetto prospettico.

Cerco di spiegarvi tutto.

La coda è composta da una scia di gas e polveri.
Fatemi essere semplice nella descrizione: il fenomeno è sempre più evidente man mano che la cometa si avvicina al Sole.
Sono proprio i venti solari e le energie irradiate dal nostro astro a far sfaldare gli strati superficiali dell’oggetto-cometa che, in questo modo, libera in direzione opposta al Sole questa sorta di sua coda-emanazione.

Perché vediamo due code?

In effetti non sono due, ma è l’effetto dell’angolazione visiva della stessa coda.

La Terra si trova grosso vicino all’asse della rotta che porta la cometa in avvicinamento al Sole.
Quindi, noi osservatori umani stiamo osservando, in maniera un po’ sbilenca, il centro d’emanazione della coda.

Un esempio per comprendere meglio il fenomeno – immaginatevi una pentola d’acqua che bolle su un fornello e voi vi ci mettete quasi direttamente sopra a osservarla: il vapore lo vedreste lasciare la pentola tutto intorno a voi, non solo da un lato.
In maniera approssimativa è quel che sta avvenendo mentre ammiriamo la cometa rispetto al Sole-fornello che le sta facendo sfuggire la coda di vapore e polveri. Non siamo proprio sopra al rilascio di materia da parte della cometa (come per la pentola del mio esempio), ma molto vicini a questa posizione.

“Sono prevalentemente costituiti di ghiaccio, polveri e rocce – ricorda Giannobile – e fu Giotto a farcele identificare come stella guida dei magi affrescandole nella cappella degli Scrovegni nel 1303. Sono diversi gli elementi che contribuiscono al fascino di questi oggetti. Sicuramente la rarità con cui le comete appaiono nel cielo, la loro difficoltà ad essere viste ad occhio nudo ma soprattutto la bellezza della coda e della chioma quando riescono ad essere osservate tra le infinite stelle del firmamento”.

A questo punto non resta che augurarvi una bella visione perché… al prossimo passaggio di questa cometa non credo che saremo ancora qui sulla terra ad attenderla!

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