Michelangelo e Pier Soderini, reciproca antipatia e ritorsione a colpi di scalpello e di pennello

Tra XIV e XV secolo non c’erano i social a fungere da arena tra persone che erano in più o meno aperto conflitto. Anche la stampa ancora non aiutava a diffondere largamente le contrapposizioni, niente televisione o radio Così Michelangelo e Pier Soderini che non nutrivano molta simpatia l’uno per l’altro, ebbero modo di confrontarsi in maniera diversa.

Il loro conflitto non fisico avvenne nel campo dell’arte.

Il Vasari riferì un episodio parecchio gustoso che descrive uno dei momenti difficili vissuti reciprocamente dai due personaggi.
Tutto verte sulla grande ed elegante statua del David che Michelangelo scolpì per Firenze.

Mentre l’artista stava perfezionando la grande statua, arrivò al cantiere proprio Pier Soderini, Gonfaloniere di Giustizia.
Il personaggio politico non si trattenne e disse la sua criticando il naso del David: per Soderini era un po’ grosso e iniziò a suggerire alcune modifiche da fare alla scultura.

Ecco quindi venir fuori lo spirito canzonatore di Michelangelo: “Forse avete ragione, eccellenza”, rispose lo scultore.
Così lo scultore prese da terra e dal ponteggio una presa di polvere e alcuni frammenti di marmo, salì fino in cima con una scala afferrando uno scalpello.
Dopo finse di dare alcuni colpi al naso del David facendo cadere a terra la polvere e i frammenti che aveva nella mano libera.
Dopo chiese a Soderini un parere al Gonfaloniere e questi rispose di essere pienamente soddisfatto.

Il 16 agosto 1501 i consoli dell’Arte della Lana della città e l’Opera del Duomo commissionano al venticinquenne Michelangelo una statua di re David. Questa doveva essere inserita nello spazio di in uno dei contrafforti esterni corrispondenti alla zona absidale della cattedrale di Santa Maria del Fiore.
è il Soderini che consegna a Michelangelo il necessario blocco di marmo.
L'artista inizierà a lavorarci tra settembre e ottobre di quell'anno: il 9 settembre iniziò a saggiare la qualità e la solidità del marmo. Poi il 13 e il 14 ottobre per un inizio stentato: per non essere disturbato dai tanti che venivano a curiosare, Michelangelo fece costruire un recinto di tavole che chiudevano l'area di lavoro.
Successiva tappa il il 23 giugno 1503 quando l'artista tolse le coperture per far vedere la colossale statua sulla via del completamento.
Poi il 26 gennaio 1504 a lavoro da ultimare in alcuni particolari. L'8 settembre 1504 la definitiva collocazione del David soprelevato su apposita base.

Il confronto Michelangelo-Soderini si spostò a Roma

L’artista stava lavorando al grande affresco del Giudizio Universale per la Cappella Sistina.
Anche in quell’occasione ecco il Gonfaloniere di Giustizia arrivare al grande cantiere.

Pensate che Soderini si astenne da una sua critica artistica?

Nemmeno per sogno e il fatto fu molto non digerito dall’artista che era già sotto attacco per le nudità rappresentate nella sua opera.

Così Michelangelo ideò la sua ritorsione, un segno che rimarrà per sempre.
Arricchì un angolo della sua magnifica dove compariva un personaggio, nudo come gli altri, ma con le fattezze di Soderini.
Per la verità la figura presente nell’affresco, quella di San Bartolomeo, uno dei dodici apostoli, è ancora oggi di dubbia attribuzione: una tesi afferma che il viso di quel santo nudo rappresenterebbe lo scrittore Pietro Aretino, altro grande nemico di Michelangelo.

Perché la figura di San Bartolomeo? Questi ha nella mano destra il coltello usato per spellarlo e nella sinistra la pelle strappata dal suo corpo. In questo modo l’artista volle far comprendere che veniva spellato vivo dai commenti velenosi di chi gli era contrario.
… che fosse Pier Soderini o Pietro Aretino.

Nel viso deformato di quella pelle strappata si vogliono riconoscere le fattezze di Michelangelo.

Uguale pessima rappresentazione nella sua grande opera pittorica fu riservata a Biagio da Cesena, maestro di cerimonie di Papa Paolo III Farnese.

Messer Biagio non poteva vedere tutte quelle nudità che comparivano dalle pareti e dalla volta di un ambiente sacro. Alla fine si espresse per far coprire quelle figure nude, o meglio, le loro parti intime.

Michelangelo reagì inserendo il suo nemico nei cicli dell’affresco ritraendolo come Minosse con tanto di orecchie d’asino e torace stretto dalle spire un serpente che gli morde i testicoli.

Anche qui l’attribuzione rappresentativa del Minosse non è univoca. Secondo un’altra tesi potrebbe rappresentare Pierluigi Farnese, figlio naturale del Papa, primo duca di Castro e di Parma, uomo crudele che a Fano aveva stuprato e ucciso un ventenne, il giovane vescovo Cosimo Ghieri.

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