Non c’è serenità economica, nel 2024 gli italiani hanno continuato a controllare i consumi alimentari, fermi da 10 anni: prima era il Covid a frenare, oggi i salari stagnanti

Non c’è più la scusa della pandemia da Covid per giustificare il rallentamento o la stagnazione dei consumi, eppure proprio i consumi alimentari totali degli italiani sono stagnanti da 10 anni. La causa? Secondo TEHA/The European House – Ambrosetti che ha presentato i dati, il problema è da cercare nei salari che non crescono.
Nel 2024 per mangiare fuori casa la gente ha speso 85 miliardi, meno che nel periodo pre-Covid.

Non ci sono i soldi necessari per essere più sereni.

La ricerca è stata elaborata da TEHA per la 9a edizione del Forum Food&Beverage di Bormio.

È evidente che ancora mancano solidità, possibilità economiche e fiducia nei cittadini italiani i quali, proprio per questo, non si comportano serenamente e frenano o irregimentano le spese. In questo caso, da un decennio non spendono neppure qualche euro in più per mangiare.

I consumi alimentari totali nel 2024 ammontano a 234 miliardi di euro, di cui 150 miliardi per il solo consumo domestico che ha toccato ovviamente il punto più alto (157 miliardi di euro) nei due anni 2020 e 2021 del Covid.

Per la ristorazione fuori casa gli italiani hanno speso lo scorso anno una media di 3.264 euro a famiglia. Il livello degli attuali consumi alimentari ci riporta ai numeri del 2015.

“Alla base di questa stagnazione – dice Valerio De Molli, amministratore delegato e Managing Partner di TEHA – c’è una dinamica che distingue l’Italia da tutti gli altri Paesi OCSE: è l’unico Paese dove i salari reali medi sono diminuiti dal 2000, con una variazione annua negativa dello 0,2%, mentre la media OCSE registra un aumento dello 0,7%. A ciò si aggiunge la crescita dell’inflazione, in particolare quella alimentare che ha raggiunto un massimo storico del +13,8% a ottobre 2022, erodendo ulteriormente la capacità di spesa delle famiglie italiane”.

I redditi più alti spendono oltre 800 euro al mese per mangiare a casa

L’impatto dell’inflazione non è uniforme e colpisce in modo più severo le famiglie con redditi più bassi.
Nel 2023, il 78% della spesa delle famiglie con reddito più basso è assorbito da spese incomprimibili, una quota superiore di 25 punti percentuali rispetto alle famiglie con reddito più alto.
Questa polarizzazione si riflette chiaramente nelle abitudini alimentari: le famiglie del quinto quintile spendono in media 806 euro al mese per l’alimentazione in casa accettando una spesa maggiore pur di acquistare la stessa tipologia di prodotto, mentre quelle del primo quintile si fermano a 372 euro.
La differenza è ancora più forte nel consumo fuori casa: rappresenta il 43,1% della spesa alimentare per i redditi più alti, appena il 12,5% per i più poveri.

Famiglie italiane suddivise in "quintili" a seconda dei redditi
- Primo Quintile: Comprende il 20% delle famiglie con il reddito più basso.
- Secondo Quintile: Comprende il 20% delle famiglie con reddito immediatamente superiore al primo.
- Terzo Quintile: Comprende il 20% delle famiglie con reddito superiore al secondo.
- Quarto Quintile: Comprende il 20% delle famiglie con reddito superiore al terzo.
- Quinto Quintile: Comprende il 20% delle famiglie con il reddito più alto.

Quasi 8 italiani su 10 preferiscono i ristoranti tradizionali

TEHA ha poi evidenziato come il 78,5% degli italiani predilige oggi ristoranti tradizionali e tipici regionali e il 67,2% si dice intenzionato ad andarci ancora più spesso in futuro.
Allo stesso tempo, emerge una tendenza marcata a cucinare in casaoltre il 90% del campione aumenterà questa abitudine, non solo per contenere la spesa, ma anche come risposta al bisogno di controllo e qualità del cibo. Tre italiani su 10 manterranno o aumenteranno l’abitudine di ordinare cibo attraverso le app di delivery. 

La ripresa dei consumi interni – ha aggiunto Benedetta Brioschi, partner TEHA – rappresenta una condizione fondamentale per il rilancio economico complessivo. La domanda interna sostiene il 60% del PIL nazionale e i consumi alimentari costituiscono una parte fondamentale. Per le imprese dell’agroalimentare, diventa cruciale investire in strategie di accessibilità, qualità percepita e fidelizzazione del consumatore, per recuperare terreno rispetto ai livelli pre-crisi e innescare un circolo virtuoso di crescita sostenuta dalla domanda”.

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Avatar di orededrum orededrum ha detto:

    Buona Domenica !💛🧡

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    1. Avatar di Giuseppe Grifeo Giuseppe Grifeo ha detto:

      Grazie, altrettanto!

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