“Così la Commissione Europea azzera un settore da 1,3 milioni di addetti, simbolo della dieta mediterranea”. Queste le parole e la presa di posizione di UIV-Unione Italiana Vini dopo la presa di posizione europea di considerare pericoloso il consumo di alcol a prescindere dalla quantità del consumo stesso: una presa di posizione a Bruxelles che ha dell’assurdo in quanto codificato nel “Europe’s Beating Cancer Plan” (foto d’apertura ©AngeloCampus).
Mentre scrivo questo articolo, desidero fortemente a inserire una mia sottolineatura. Da giornalista professionista che da vent’anni racconto e analizzo il pianeta enogastronomico e delle eccellenze italiane – ma anche estere -, reputo del tutto incredibile la posizione assunta nei palazzi UE. Altro non è che una demonizzazione tout court del vino e dei prodotti alcolici senza neppure prendere in considerazione il consumo responsabile e la sua pubblicizzazione/innocuità dal punto di vista della salute. Su questo comparto produttivo ricco di plurisecolari tradizioni ed esperienze di gusto, sembra che a Bruxelles intendano gettare via l’acqua sporca col bambino (foto in basso, area del Montecucco – foto ©AngeloCampus).

Tornando all’Unione Italiana Vini (link), la realtà associativa articola ancora di più la propria posizione e ne spiega i motivi. Un punto che ha già ben espresso proprio subito dopo la pubblicazione al 3 febbraio 2021 del Piano di azione della Commissione europea per sconfiggere il cancro:
“La comunicazione del Piano di azione della Commissione europea per combattere il cancro è preoccupante. Troviamo forviante il principio per il quale il consumo di alcol sia considerato dannoso a prescindere da quantità e tipologia della bevanda. Ancora più inique di questa premessa sono le proposte del piano che vedono assimilare il consumo di vino al fumo, con la conseguenza di azzerare un settore che solo in Italia conta su 1,3 milioni di addetti e una leadership mondiale delle esportazioni a volume”.
L’Unione italiana vini sostiene il senso generale dell’iniziativa della Commissione ed è pronta a collaborare, come già fa nell’ambito del programma Wine in Moderation. La convinzione dell’associazione, che rappresenta l’85% dell’export italiano di vino, è che il rischio di cancro non possa essere valutato in maniera isolata ma nel contesto del modello culturale, alimentare, delle quantità del bere e dello stile di vita.
“Siamo preoccupati dalle ricette proposte da DG Sante – ha sottolineato Paolo Castelletti, segretario generale UIV – Claim obbligatori che demonizzano il vino, da un lato, e, dall’altro, le proposte di rivedere la tassazione sull’alcol e la restrizione degli acquisti transfrontalieri che rischiano di creare fenomeni di mercato nero e di contrabbando. Non sono misure risolutive a favore di un consumo responsabile, che rimane l’unica vera ricetta contro i rischi alcol-correlati. L’intenzione – anch’essa contenuta nella comunicazione – di modificare la policy in materia di promozione potrebbe avere un serio impatto sugli strumenti della politica agricola comune che hanno l’obiettivo di aumentare la competitività delle imprese sui mercati internazionali”.
Rincara la dose anche Sandro Sartor, responsabile Tavolo vino e salute Uiv e presidente di Wine in Moderation, l’associazione europea che promuove la cultura del consumo consapevole e del bere responsabile:
“Sono sorpreso nel leggere che non venga fatta distinzione tra uso e abuso in questo testo europeo. Siamo del tutto convinti che il consumo moderato e responsabile del vino, in particolare all’interno della dieta mediterranea e combinata con un sano stile di vita, sia del tutto compatibile con una vita sana e, come confermato da numerose evidenze scientifiche a tutti disponibili ed accessibili, non sembra far aumentare il rischio di cancro”.


Ma che in europa non siano molto svegli, non è esattamente una novità… quindi aboliremo anche il turismo: far spostare la gente è pericoloso! 😅
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Devi vedere come fanno quadrato i tedeschi a Bruxelles quando si deve approvare qualcosa di loro interesse: votano compatti senza suddivisioni partitico-ideologiche. Noi siamo indisciplinatamente “fantasiosi”
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Già, una bella differenza tra questi due popoli… Che poi boh, non ne vedo l’utilità.
E i francesi?
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Più “creativi” i francesi, ma non tanto quanto noi 😀😀
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