Carabinieri TPC bloccano vendita online di documenti che appartenevano all’Ufficio Storico dell’Esercito

A venderli in un sito web di e-commerce era un collezionista di reperti militari. Era documentazione militare che, addirittura, riportava la classificazione “SEGRETO”, riguardante in gran parte le “Operazioni militari Libia (Tobruk) 1941”. Ma a sbarrare la strada a questa vendita fuorilegge ci hanno pensato i Carabinieri TPC-Comando Tutela Patrimonio Culturale (link) che hanno sequestrato il materiale riconsegnandolo proprio oggi all’Ufficio Storico dell’Esercito.

I documenti ritrovati

Si tratta di documentazione sulla Campagna del Nordafrica, in particolare dell’Assedio di Tobruk, fogli che sono stati fatti analizzare allo Stato Maggiore dell’Esercito – Ufficio Generale Promozione Pubblicistica e Storia – Ufficio Storico di Roma, per capirne l’origine, a quale archivio dovevano appartenere. A conclusione dello studio si è capito che questi atti ritrovati erano parte integrante di un nucleo specifico nell’Archivio del Comando del XXI Corpo d’Armata.

L’operazione di salvataggio e recupero portata avanti dai Carabinieri TPC, ha permesso di individuare documenti che mettono in evidenza non solo un pezzo di storia della Seconda Guerra Mondiale, ma sono anche importante testimonianza che attesta il valore delle Forze Armate italiane nella Seconda Guerra Mondiale e, in questo caso, nella campagna del Nord Africa. Documenti che mai erano stati inseriti nella “Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, il più grande database di opere d’arte rubate al mondo gestito proprio dal Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale.

Il che vuol dire che deve essere fatta chiarezza non solo sul quando ma anche sul dove e sul come la documentazione sia stata fatta sparire.

La capacità operativa e umana che si legge tra le righe di uno dei fogli ritrovati

L’intestazione di un foglio riporta “Comando Artiglieria XXI Corpo Armata – Ufficio Operazioni”. La data è del 22 settembre 1941.

Si tratta di una relazione sulla scarsa capacità dell’apparecchio «Ro 37 bis per l’osservazione aerea del tiro».

L’autore del rapporto prosegue: «L’esperienza di parecchi anni – compresa quella specifica di guerra in Spagna – me ne ha reso pienamente convinto. Considerato però che non è disponibile mezzo migliore, occorre studiare a fondo le possibilità di sfruttamento, quali che siano, in soccorso all’osservazione terrestre che in questi terreni rende anch’essa assai poco e non è generalmente utilizzabile per gli aggiustamenti di controbatteria».

Il testo è inequivocabile nel mettere in evidenza le pecche e la scarsa resa del velivolo, ma in accordo con il comandante di squadriglia, «la rinuncia all’osservazione di tiro su obiettivi reali non è convenientemente accettabile» per necessità operative stringenti oltre che per «determinazioni topografiche esatte anche per gli obiettivi reali».

Quindi, sottolinea l’ufficiale, bisognerà fare riallineamenti in base a quello che sarà capace di rilevare l’aeroplano in questione, «anche con le limitazioni del grado di aggiustamento praticamente imposte dalla scarsa autonomia del Ro 37 bis, quando non sia assolutamente possibile fare altro, e quindi col criterio di “meglio questo che niente”».

Quanto riportato è solo un estratto di questo rapporto, ma mette in evidenza come gli uomini delle forze militari dovettero spesso compensare la scarsezza dei mezzi messi a loro disposizione, con il sacrificio personale, con i loro valore e con la loro volontà.

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