Fu l’ultimo capitolo di lotta per liberarsi dalle forze nazifasciste. La data non è stata scelta a caso, quel 25 aprile, Festa della Liberazione e, nel 1945, per eliminare ciò che rimaneva delle forze di occupazione tedesche nel Nord Italia e gli ultimi lembi del potere fascista (a questo link, una storia di famiglia sotto il fascismo).
Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini per vivere da uomini
Piero Calamandrei
Le formazioni Alleate stavano penetrando con forza al Nord. Era il momento per la spallata finale contro l’occupazione tedesca ormai agli sgoccioli e contro gli ultimi lembi di potere malato.







La grande battaglia lungo la Linea Gotica e lungo la Karin era stata vinta infrangendo l’opposizione tedesca.

E per quella fase dello scontro rendo onore anche alla Brigata ebraica (Jewish Infantry Brigade Group o Chativah Yehudith Lochemeth) inserita negli ordini di battaglia dell’Ottava armata comandata dal tenente generale Richard McCreery, formazione che diede il suo alto contributo di sangue.
La Brigata partecipò quindi ai combattimenti insieme ad alcune unità del Corpo italiano di Liberazione e con i reparti della Terza divisione del Corpo d’armata polacco. Sul fronte del Senio, vicino Riolo dei Bagni, la formazione ebraica era sotto il comando del Brigadiere generale Ernest Frank Benjamin e il 27 marzo 1945 aveva già difeso con successo il fianco destro del Gruppo di Combattimento Friuli sostituendo le truppe indiane dell’esercito britannico.
La Jewish Infantry Brigade Group fu tra le forze determinanti nel far crollare le forze nazifasciste: basta ricordare la Battaglia dei tre fiumi o appunto la Battaglia del Senio (aprile 1945) in provincia di Ravenna. Episodio cruciale con conseguente contributo allo sfondamento definitivo della Linea Gotica il 20 aprile quando il generale tedesco Heinrich Gottfried Otto Richard von Vietinghoff ordinò al Gruppo di armate C germaniche di ritirarsi oltre la riva sinistra del Po per poi proseguire la fuga verso l’Adige. Quindi, non fummo soli. Nelle forze alleate, insieme alle truppe britanniche e statunitensi c’erano pure loro, soldati ebrei come c’erano appunto i polacchi insieme a forze neozelandesi e alle italiane del Regio Esercito dal Centro-Sud Italia. Questo solo per fare un esempio fra i tanti possibili.
Nell’aprile 1945 si stava compiendo il passo finale iniziato prima con la liberazione dell’Italia meridionale, del Centro e di Roma. Presto la liberazione avrebbe raggiunto le Alpi.
L’Italia doveva rinascere e chiudere con quella guerra cui, in maniera scellerata, fu gettata – nella sua inadeguatezza – in uno scontro globale, nel nome di velleità da impero, scimmiottando l’Antica Roma senza averne i mezzi, senza motivazioni morali e civili da parte di un regime totalitario e miope.
Gli italiani erano considerati da regime solo carne da cannone. Ma bisognava dire basta.
Alleati, le forze armate italiane riorganizzate e il nerbo della Resistenza, questa fu vera sollevazione di popolo nelle sue diverse anime.
Lotta con le azioni, di ogni tipo, non solo con le armi. Liberazione grazie ai partigiani nei loro vari colori, grazie ai militari italiani che rimasero fedeli al loro giuramento dato alla Corona dopo il 1943.
I cambiamenti non sono mai indolori e non lo furono. Ancora di più come conseguenze di un conflitto che aveva dilaniato il Paese.
Il risultato fu che la Nazione prese forma buttando via ciò che l’aveva precipitata nel baratro e resa carnefice anche di se stessa. Ma fu eliminato anche ciò che – al contrario – doveva essere tenuto. Un colpo di spugna in un momento di immersione nel sangue ha pure conseguenze non volute, anche tragiche. Ma questa è un’altra storia…


Il 25 aprile diventa una festività della Liberazione con il Regno d’Italia, grazie a Decreto legislativo luogotenenziale del 22 aprile 1946 a firma di Umberto di Savoia.
Come ha scritto mia cugina Costanza Grifeo a corredo di una foto emblematica di quel periodo, “La liberazione più grande fu ritrovare la speranza“.

L’ha ripubblicato su Il Grifone, l'artiglio, la penna e la forchettae ha commentato:
Sempre vivo il ricordo, 25 aprile una data per celebrare la ritrovata libertà e la speranza di vivere. Siamo liberi oggi grazie alla lotta di tantissimi durante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale. Lotta con le azioni, di ogni tipo, non solo con le armi. Liberazione grazie ai partigiani nei loro vari colori, grazie ai militari italiani che rimasero fedeli al loro giuramento dato alla Corona dopo il 1943.
Un popolo che si accorse dolorosamente del pieno inganno di un regime che aveva catapultato un’intera Nazione in una guerra sanguinosa, dal carissimo prezzo in vite, all’inseguimento di assurdi ideali della mano tesa che imitavano ridicolmente la Roma antica, della volontà di dominio, di sopraffazione, di leggi razziali, tutti elementi che non rientravano nella natura italica, ma erano più confacenti al comportamento germanico oltre che hitleriano.
Troppo sangue, troppe vite passate nel tritacarne, troppe libertà negate. La Liberazione pose fine a tutto questo.
Utilizziamo al meglio questo strumento che ci è stato regalato, senza revisioni, senza inganni, minimizzazioni del passato e dei suoi fondamentali errori: la Libertà non lo consente.
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