25 aprile, Festa della Liberazione… e della ritrovata speranza di vivere

Fu l’ultimo punto di lotta per liberarsi dalle forze nazifasciste. la data non è stata scelta a caso, quel 25 aprile, Festa della liberazione e, all’epoca, nel 1945, per liberarsi anche nel Nord Italia di ciò che rimaneva delle forze di occupazione tedesche e degli ultimi lembi del potere fascista (a questo link, una storia di famiglia sotto il fascismo).

Le forze Alleate stavano penetrando con forza al Nord ed era ormai in corso la spallata finale all’occupazione tedesca con gli ultimi lembi di potere malato.

La grande battaglia lungo la Linea Gotica e lungo la Karin era stata vinta infrangendo l’opposizione tedesca. E per quella fase rendo onore anche alla Brigata ebraica (Jewish Infantry Brigade Group o Chativah Yehudith Lochemeth) che diede il suo alto contributo di sangue.

Quest’ultima fu tra le forze determinanti nel far crollare le forze nazifasciste: basta ricordare la Battaglia dei tre fiumi o Battaglia del Senio (aprile 1945) in provincia di Ravenna e conseguente contributo allo sfondamento definitivo della Linea Gotica il 20 aprile quando il generale Heinrich Gottfried Otto Richard von Vietinghoff ordinò al Gruppo di armate C tedesche di ritirarsi oltre la riva sinistra del Po per poi proseguire la fuga verso l’Adige.

Quindi non fummo soli. Nelle forze alleate, insieme alle truppe britanniche e statunitensi c’erano pure loro, soldati ebrei come c’erano i polacchi insieme a forze neozelandesi e alle italiane del Regio Esercito dal Centro-Sud Italia. Questo solo per fare un esempio.

In quell’aprile 1945 si stava compiendo il passo finale iniziato prima con la liberazione dell’Italia meridionale, del Centro e di Roma. Presto la liberazione avrebbe raggiunto le Alpi.

L’Italia doveva rinascere e chiudere con quella guerra cui, in maniera scellerata, fu gettata – nella sua inadeguatezza – in uno scontro globale, nel nome di velleità da impero, scimmiottando l’Antica Roma senza averne i mezzi, senza motivazioni morali e civili da parte di un regime totalitario e miope.

Gli italiani erano solo carne da cannone. Ma bisognava dire basta.

I cambiamenti non sono mai indolori e non lo furono. Ancora di più come conseguenze di un conflitto che aveva dilaniato il Paese.

Il risultato fu che la Nazione prese forma buttando via ciò che l’aveva precipitata nel baratro e resa carnefice anche di se stessa. Ma fu eliminato anche ciò che – al contrario – doveva essere tenuto. Un colpo di spugna in un momento di immersione nel sangue ha pure conseguenze non volute, anche tragiche. Ma questa è un’altra storia…

Il 25 aprile diventa una festività della Liberazione con il Regno d’Italia, grazie a Decreto legislativo luogotenenziale del 22 aprile 1946 a firma di Umberto di Savoia.

Come ha scritto mia cugina Costanza Grifeo a corredo di una foto emblematica di quel periodo, “La liberazione più grande fu ritrovare la speranza“.

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