L’operazione è stata portata avanti dai Carabinieri TPC-Tutela del Patrimonio Culturale di Monza e di Napoli. Recuperati sei strappi di affresco, databili al I secolo d.C., reperti che il 18 maggio sono stati consegnati al Parco Archeologico di Pompei (link) durante una cerimonia negli ambienti del Museo Archeologico Libero D’Orsi (link).
L’indagine del Nucleo di Monza era iniziata nel 2020, mentre quella dei Carabinieri TPC di Napoli risale al 2012. Saccheggi che in alcuni casi risalgono agli anni 70 dello scorso secolo.



Le porzioni di affreschi strappati da Villa Arianna e Villa San Marco a Castellammare di Stabia (seconda immagine con particolare della prima, sull’Amorino che suona un flauto traverso)
Tre affreschi furono asportati da Villa Arianna e Villa San Marco di Stabiae, attuale Castellammare di Stabia:
- un frammento di affresco con padiglione coronato da elementi vegetali e tetto a doppia falda decorato da grifi; al centro del padiglione un amorino in atto di suonare il flauto traverso – probabile provenienza dall’ambiente 12 di Villa Arianna;
- un altro frammento di affresco ma a forma di rombo con cornice a dentelli e tralcio vegetale, con al centro figura femminile danzante che sostiene un vassoio – probabile provenienza dall’ambiente 9 di Villa Arianna, decorato con il medesimo motivo “a piastrelle” con figure femminili, amorini, uccelli e rosette;
- il terzo frammento di affresco è dominato da una parte di figura femminile su fondo nero con corona di foglie di alloro – probabile pertinenza all’area stabiana per stretto confronto con una figura femminile con lira presente nell’affresco di Hermes, da Villa San Marco (in esposizione al Museo Libero D’Orsi, inv. 62526).
Queste tre porzioni di affresco erano finite nell’ambito del traffico internazionale di opere trafugate e rintracciati dai Carabinieti TPC di Monza mentre indagavano su un giro molto ampio di questo commercio e di reperti fossili (mio precedente articolo a questo link).
Come sottolineato dai militari dell’Arma, le indagini hanno permesso di verificare che i beni, non presenti nella “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, il più grande database di opere d’arte rubate al mondo, sarebbero stati rubati a partire dagli anni 70 del 1900, poi esportati illecitamente e successivamente, negli anni 90, acquistati da antiquari statunitensi, elvetici e inglesi.
Come poi identificato grazie all’analisi del dottor Domenico Camardo, consulente tecnico della Procura della Repubblica di Torre Annunziata (Napoli) anche in merito agli scavi di Civita Giuliana, e grazie ai funzionari del Parco Archeologico di Pompei, gli affreschi provenivano appunto dalle pareti decorate di Villa Arianna e Villa San Marco di Stabiae.
Altri tre strappi di affresco furono asportati dall’area archeologica di Civita Giuliana, a ridosso degli scavi di Pompei. Una vera e propria azione demolitrice in tombe e antichi ambienti di zona, portata avanti da un’organizzazione criminale dedita allo scavo clandestino e alla ricettazione di beni archeologici sia sul territorio nazionale che all’estero.
I Carabinieri TPC di Napoli ci hanno lavorato dal 2012 individuando i frammenti di affreschi che erano stati portati via da siti archeologici saccheggiati: i militari trovarono una buca coperta da alcune lamiere, terra e coltivazioni, scavo che portava a uno degli ambienti di una antica villa romana. Le operazioni hanno permesso di sequestrare anche tre pannelli affrescati, divelti in scavi clandestini e pronti per essere esportati.
Oggi nella stessa area il Parco Archeologico di Pompei sta portando avanti una campagna di scavo su richiesta della Procura Oplontina: le ricerche hanno portato alla luce una serie di ambienti di servizio e la parte residenziale di una grande villa suburbana conservata in eccellenti condizioni; in questi antichi ambienti sono stati trovati reperti di notevole importanza scientifica, come i resti di due fuggiaschi, forse il padrone col suo schiavo, vittime dell’eruzione. I corpi erano in un vano laterale del criptopotico: ne sono stati realizzati dei calchi dalla resa straordinaria.
Inoltre, gli scavi hanno permesso per la prima volta di fare il calco di un cavallo ed è stato rinvenuto anche un carro cerimoniale con bardature in bronzo, diventato ormai ben noto.
La cerimonia di consegna al Parco Archeologico di Pompei
È stato il Generale di Brigata Roberto Riccardi, Comandante dei Carabinieri TPC per la Tutela del Patrimonio Culturale, a consegnare i sei strappi di affresco al dottor Gabriel Zuchtriegel, direttore generale del Parco Archeologico di Pompei.
Cerimonia avvenuta proprio in questo 18 maggio 2021 negli ambienti del Museo Archeologico Libero D’Orsi di Castellammare di Stabia.
Tra i presenti, la dottoressa Laura Pedio, procuratore aggiunto della Repubblica al Tribunale di Milano, il professore Massimo Osanna, direttore generale dei Musei del Ministero della Cultura, il dottor Gaetano Cimmino, sindaco della Città di Castellammare di Stabia, il Maggiore Giampaolo Brasili, Comandante del Nucleo TPC di Napoli. E ancora, una rappresentanza del Nucleo TPC di Monza guidata dal Luogotenente carica speciale Raffaele Adorante, la dottoressa Maria Rispoli, responsabile della Reggia di Quisisana, la dottoressa Silvia Bertesago, responsabile delle Ville di Stabia e la dottoressa Anna Onesti, responsabile dell’Ufficio Tutela del Parco.