Raffaella Carrà, tra i miei primi ricordi televisivi

Alcuni personaggi sono presenti da così tanto tempo nella mia e nella vita di noi tutti da non considerare, nemmeno lontanamente, che possano morire. Ma non sono immortali. Raffaella Carrà, tra i miei primi ricordi televisivi, ha chiuso la sua fase terrena a 78 anni passando ad altro piano d’esistenza. Alle 16,20 del 5 giugno non ce l’ha più fatta, ha vinto il male che le ha divorato il corpo.

Nella mia mente, in quei cassetti della memoria più “antichi”, quelli da bimbo, Raffaella Carrà è ben presente con un primo impatto visivo e sonoro, quello di Canzonissima. E Arrivò con energia insieme a tanti altri personaggi televisivi che popolavano il piccolo schermo. Non sto qui a rievocarne la carriera. Ci avranno pensato testate su testate e spazi web di ogni tipo. Voglio appena accennare che riuscì a conquistare il mercato estero, spagnolo e sudamericano in particolare, ben prima di tanti altri. Artista che ha fatto registrare numeri vertiginosi come i sessanta milioni di dischi venduti, oltre 500.000 ascolti mensili su Spotify.

Scritto questo, qui voglio riportare i miei ricordi dei suoi primi anni di grande successo, quelli che accesero la mia fantasia.

Raffaella Carrà e altri personaggi di una televisione bicanale (Rai 1 e Rai 2) in bianco e nero

In quegli anni collezionai tanti eroi, cantanti, personaggi di tutti i tipi, a cominciare da Rin-tin-tin, il cane lupo che era coprotagonista di una serie televisiva statunitense ambientata al Fort Apache insieme al piccolo Rusty che nella storia era stato adottato dai soldati della cavalleria statunitense visto che i genitori erano stati uccisi durante un’incursione degli indiani Apache. All’epoca si trattava di una nuova trasmissione delle puntate: in Italia come prima tv fu trasmesso dalla Rai – l’unica emittente esistente – nel 1956… e all’epoca non c’ero ancora.

E la serie Lassie? Il protagonista anche qui era un cane, un Collie, che affianca anche qui le avventure di un orfano, Jeff, per la precisione rimasto senza padre morto in guerra, ma con la madre e il nonno trascorre la sua vita in una fattoria in una località inventata dagli autori della serie, a Calverton. Naturalmente io vidi la successiva trasmissione Rai in video visto che la prima risale a ben prima prima della mia nascita, nel 1958.

Tra le produzioni italiane, La Freccia Nera (1968-1969), sceneggiato televisivo Rai che era ispirato al romanzo storico di Robert Louis Stevenson, diretto da Anton Giulio Majano e che tra gli attori protagonisti vedeva una giovanissima Loretta Goggi. In questo caso, il mio amore fin da piccolo per la storia antica, non me ne faceva perdere una puntata anche perché poi la riproducevo con i miei soldatini medievali e con il mio castello smontabile che avevo dotato di illuminazione interna.

Una marea di personaggi mi ha colpito e divertito grazie a Carosello che da programma pubblicitario proponeva però storie, sketch, cartoni animati, attori di teatro, del cinema e del varietà, ogni siparietto con al centro un prodotto, ma godibilissimo, tanto da essere punto fondamentale soprattutto per la vita dei più piccoli: i genitori solevano dire, “in piedi fino a Carosello e poi a letto!”.

Non sto a elencare troppo a lungo, ma qui devo citare anche la serie televisiva Zorro creata nel 1956, trasmessa per la prima volta in Italia nel 1966 (seconda stagione nel 1974).

La serie britannica di fantascienza UFO (in Italia dal 1970 al 1974) dove l’organizzazione segreta Shado protegge la terra da incursioni di alieni che arrivano su micidiali dischi volanti, oppure Le fantastiche avventure dell’astronave Orion, serie tedesca (l’allora Germania Ovest) del 1966, trasmessa per la prima volta in Italia nel 1972 captabile dalla Televisione Svizzera e dalla Rai nel 1974.

Raffaella Carrà, il mio primo ricordo da Canzonissima 70

I movimenti, la voce, quello che diverrà uno dei suoi simboli, il caschetto di capelli biondi che agitava con movenze che diventarono un suo classico.

Era uno dei suoi simboli insieme all’ombelico mostrato nudo (prima fibrillazione popolare e fra le autorità nella Canzonissima del 1970), con quella vita così stretta in contorcimenti continui durante i balletti, il tutto trasmesso in ogni casa grazie agli schermi televisivi.

Poi le scarpe con tacchi potenti, vestiti lineari, futuristici, netti o con simil strascichi, piume e pon-pon, pieno stile anni 70, quello che poi si ritrovava, appena più esasperato, proprio in serie televisive fantascientifiche come UFO.

Raffaella Carrà era in duetto alla conduzione di Canzonissima 70 (1970) con Corrado, altro grande personaggio della televisione italiana.

Questa trasmissione di varietà – specifico per chi non avesse idea di cosa fosse – andata in onda dal 1956 al 1976, vedeva gareggiare tra loro i più importanti protagonisti della canzone italiana, il tutto inframezzato da scenette, gli indimenticabili balletti, siparietti comici o semiseri e canori con ospiti di gran livello come Alberto Sordi o Mario Del Monaco, Vittorio De Sica o Vittorio Gassman e tantissimi altri.

Un grande appuntamento seguito proprio da tutti, ogni sabato sera davanti al televisore, fino al 6 gennaio quando avveniva l’estrazione dei biglietti vincenti della Lotteria di Capodanno, poi Lotteria Italia.

In quella trasmissione edizione 1970 Raffaella Carrà cantava la sigla. La ricordate? “Ma che Musica Maestro”!

E chi la dimentica? Ci era letteralmente entrata nel cervello, allegra e spensierata come l’immagine del programma nel suo complesso, una sorta di inno alla canzone e alla vita. Svettò ai vertici delle vendite (200.000 copie).

Era un appuntamento irrinunciabile, grandi scenografie, cantanti di massimo livello, il tifo in casa per il cantante preferito, godere delle evoluzioni di un corpo di balletto della Rai che, all’epoca, era impeccabile nel coordinamento e nelle capacità artistiche. Senza dimenticare l’Orchestra della Rai che accompagnava ogni artista nell’esecuzione del suo brano.

Signore e signori, era un grandissimo spettacolo e per me bambino era abbagliante. Un mondo in bianco e nero, ma ugualmente magico, luccicante, trasmesso in ogni casa da schermi televisivi fortemente bombati.

E quegli apparecchi televisivi? Accensione con un pulsante a scatto, bisognava aspettare che si scaldassero le valvole (non c’erano processori, memorie ram e cose simili degne della fantasia e, al massimo, delle missioni lunari Apollo). Quando il rossore delle valvole in accensione traspariva dal posteriore dei televisori, l’immagine prendeva forma. La scelta dei canali era fissa su due/tre scatti di una grossa manopola, o appena più. Volume, luminosità, nessun’altra regolazione era possibile se non quella del quadro per stabilizzarlo quando sfarfallava in maniera irritante.

Corrado e Raffaella guidarono l’edizione della trasmissione canora successiva a quella del 1969 che aveva visto la conduzione di altri mostri sacri, Johnny Dorelli, Raimondo Vianello, Alice ed Ellen Kessler, Sandra Mondaini e Paolo Villaggio.

Le gemelle Kessler mi toccano da vicino perché, vista la forte somiglianza, a Caltagirone soprannominarono con lo stesso nome mia nonna paterna e sua sorella gemella: alte, bionde, affusolate, del tutto nordico-normanne nell’aspetto, ma sicilianissime per stirpe.

Raffaella e Corrado condussero anche l’edizione 1971 insieme al fantastico Alighiero Noschese, grande imitatore, comico, attore, showman. Una formula vincente quella del duo originario che, in quel modo, fu riproposta e arricchita.

E qui ecco un altro successo di Raffaella con il ballo-brano musicale: “Tuca Tuca.

Chi all’epoca e negli anni successivi non lo ha ballato e non lo ha visto riproporre da una pletora infinita di personaggi? Fu il quinto singolo di Raffaella… i miei genitori però non me lo comprarono.

È rimasta negli annali l’esibizione con l’ospite di una delle serate, Alberto Sordi, momento che suscitò scandalo proprio per i movimenti di mano previsti dalla coreografia del Tuca Tuca (immagini qui in basso).

E qui devo ripetermi ancora una volta perché anche la sigla dell’edizione 1971 ci era entrata nella mente e non ne usciva più!.. “Chissà se va“. Con questo Raffaella fece un altro gol nel gradimento del pubblico come nelle vendite dei dischi.

Per la tredicesima e ultima edizione assoluta della trasmissione, Canzonissima 74, ecco di nuovo Raffaella Carrà in una ricca squadra di conduttori e mattatori, Cochi e Renato, Paolo Villaggio e Topo Gigio, Mike Bongiorno.

E qui la sigla cantata da Raffaella era “Felicità ta ta“.

Ai contemporanei chiedo subito, chi non ha mai ripetuto i movimenti delle mani su orecchie, bocca e occhi come avveniva durante la canzone?

Sorrido e rido al pensiero.

Breve estratto dalla sigla completa di Canzonissima 74

In breve, quando c’era Canzonissima, ma anche Milleluci o un’altra partecipazione di Raffaella insieme ai grandi dello spettacolo e della musica, la frase-ordine degli anni 70, “a letto dopo Carosello!“, si trasformava in “a letto dopo Canzonissima!”.

Buon ricordo a tutti.

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10 commenti Aggiungi il tuo

    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      E questa??? Mai sentita!!

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      1. Camelia Nina ha detto:

        Eh eh eh… terribile vero?!

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        1. Giuseppe Grifeo ha detto:

          Non l’avrei mai creduto possibile…

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          1. Camelia Nina ha detto:

            E invece… io sono rimasta basita e a bocca spalancata per mezz’ora.

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  1. Giuseppe Grifeo ha detto:

    Totalmente incredibile… satana. Fu un momento di impazzimento?

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  2. eleonorabergonti ha detto:

    Un mito della tv italiana, una grande perdita per tutti, 😞.

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Nei fatti artista poliedrica, in pochi anni era riuscita ad affermarsi in Italia e non solo. Una carriera sfolgorante anche se il nostro Paese in alcuni momenti la relegò nel dimenticatoio. Ma lei seppe farsi largo nell’America Latina e nei paesi a lingua spagnola

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      1. eleonorabergonti ha detto:

        Verissimo: cantante, ballerina, attrice, conduttrice: un artista a tutto tondo e come ce ne sono pochi. Ha saputo andare anche contro i tempi e, in barba agli scandali, è stata anche la prima a mostrare l’ombelico in tv. Una donna che anticipava i tempi, moderna. Ad oggi non vedo nessuna che potrebbe prendere il suo posto: di Raffaella Carrà c’era e ce ne sarà sempre una.

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        1. Giuseppe Grifeo ha detto:

          Concordo in pieno. Al di là dei gusti e del fatto che possa piacere o meno Raffaella Carrà, considerando quindi solo le capacità, non esiste oggi un artista con tutte quelle stesse potenzialità e competenze nel settore della musica e dello spettacolo

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