Egitto, 6 luglio 1881: la scoperta della più grande sepoltura comune di mummie Reali

Sono passati 140 anni da quel rinvenimento a opera dell’archeologo Émile Brugsch . In Egitto era il 6 luglio 1881, in una valle appena a sud di Deir el-Bahari, luogo del celebre tempio dell’altrettanto famosa Regina Hatshepsut, accanto alla Necropoli tebana, sulla riva occidentale del Nilo, opposta a quella del centro abitato di Luxor. Il grande evento fu la scoperta della più grande sepoltura comune di mummie reali.

“Gli uomini di oggi ci hanno portato faccia a faccia con i più grandi re dell’Egitto faraonico, sono rimasti sconvolti e si sono chiesti se stavano sognando”.

Amelia Edwards, luglio 1882, raccontando la scoperta del 6 luglio 1881

Il Nascondiglio Reale o Royal Cache o la Chachette delle Mummie Reali, fu l’ultimo rifugio ritenuto sicuro per preservare per le mummie di grandi faraoni, inumati tutti insieme per salvarli dai saccheggi distruttivi che profanatori di tombe stavano portando avanti nelle classiche e originarie sepolture Reali.

Per chi era la tomba a Deir el-Bahri e quali mummie vi sono state trovate nel 1881

Inizialmente la sepoltura era stata assegnata a nobili e funzionari che lavoravano per i Faraoni, per la loro Corte e per la struttura statale del Regno, in particolare per Pinedjem II, sommo sacerdote, Sommo Profeta del dio Amon – una sorta di Papa, successore di Smendes II nel pontificato -, morto nel 969 a.C. durante la XXI Dinastia regnante. La tomba doveva essere destinata anche a sua moglie Neskhons che era pure sua nipote, figlia del predecessore nella suprema carica religiosa.

  • Da sottolineare che in quella tarda epoca della storia faraonica egizia, i sommi sacerdoti di Amon diventarono i veri padroni dell’area di Tebe, la grande capitale, la Città dalle Cento Porte, mettendosi in piena concorrenza con i faraoni divenendo concausa sempre maggiore della crisi economico-sociale del Paese.

Gli archeologi avevano ipotizzato che in origine la tomba fosse destinata alle spoglie della Regina Inhapi, moglie del Faraone Ahmose (XVIII Dinastia), perché la prima mummia trovata in quegli ambienti fu proprio la sua. Però, è anche vero che potrebbe essere stato l’ultimo sarcofago portato dai sacerdoti in questa ultima sepoltura di sicurezza.

Il periodo storico in cui viveva l’alto sacerdote Pinedjem II non era dei migliori per l’Antico Egitto e probabilmente in quel momento sorse l’idea di iniziare a riutilizzare quella tomba per la salvaguardia delle mummie Reali.

Il luogo divenne un ottimo nascondiglio per una cinquantina di corpi di Faraoni e dignitari dopo che i sacerdoti dell’epoca verificarono ruberie e tentativi di saccheggi nelle tombe originarie e in quelle di altri Sovrani sepolti nella Valle dei Re.

La tomba oggi codificata come TT320 – in precedenza DB320 – è connessa con la superficie grazie a un pozzo verticale che sul fondo porta a una sorta di corridoio e a vari ambienti sotterranei.

Ecco alcuni dei nomi dei più grandi Faraoni dell’Antico Egitto le cui mummie erano nella sepoltura comune:

  • Seqenenra Ta’o (XVII Dinastia)
  • Ahmose I (XVIII Dinastia, riunificatore dell’Egitto in unico Regno con la cacciata degli invasori asiatici Hyksos e primo Faraone del periodo nominato Nuovo Regno)
  • Thutmosis I (XVIII)
  • Thutmosis II (XVIII)
  • Thutmosis III (XVIII, grande condottiero, estese l’influenza dell’Egitto a Nord fino alla Siria, sud dell’attuale Turchia – Naharina – e fino all’Eufrate; a Sud, fino alla IV Cateratta del Nilo in Nubia)
  • Ramses I (XIX Dinastia)
  • Seti I (XIX)
  • Ramses II (XIX, quasi settant’anni di Regno, grande condottiero, influenza e dominio dell’Egitto in Medioriente fino alla Nubia)
  • Ramses III (XX Dinastia, probabilmente ultimo potente Sovrano dell’Antico Egitto con in mano potere vero, sconfisse i “Popoli del Mare” – confederazione di popoli marinari dalla Penisola Iberica, Sardegna con gli Shardana, Sicilia con gli Šekeleš, Creta con i Peleset-Filistei poi finiti in quella che durante l’Impero Romano fu chiamata Palestina, Grecia ed Egeo in genere – che invadevano il Delta del Nilo, fu ucciso nel 1155 durante una congiura al Palazzo Reale)
  • Ramses IX (XX, morto nel 1107 a.C. dovette gestire un Regno in crisi, l’immigrazione troppo influente di genti libiche e le continue rivolte in Nubia)
All’inizio Maspero identificò la mummia come quella del sacerdote Nebseni periodo XX Dinastia: in realtà, dopo prove di laboratorio e datazione alla XVIII, il corpo resta senza nome

All’interno della sepoltura comune anche le mummie di regine come Ahmose Nefertari (XVIII Dinastia), Grande Sposa Reale, consorte e sorella del Faraone Ahmose I (entrambi figli di Seqenenra Ta’o), nata e morta nella Capitale Tebe (1570/1565 a.C. – ca. 1505/1500 a.C.).

Tra queste anche sarcofagi con mummie di numerosi sommi sacerdoti, principi e principesse fratelli e sorelle dei sovrani, cortigiani e alti amministratori come Seniw (XX Dinastia), scriba e “Capo amministratore della Sposa Divina”, oppure Tauhert (XXI Dinastia), “Responsabile dell’harem di Amon-Ra”.

Altre nove mummie non sono state identificate: le loro identità restano nell’oblio, impossibile accoppiare quei volti a dei nomi, anche se è possibile capire a quale secolo e a quale periodo dinastico appartengono.

Come fu scoperta questa sepoltura comune di mummie reali?

L’ultimo ricovero di tutti quei corpi di sovrani, come sottolinea Amelia Edwards, era stato trovato per caso dalla famiglia Abd el-Rassul (o Rassoul), della zona di Deir el-Bahari. Gli appartenenti a quella famiglia capeggiati da Ahmed Abd el-Rassul, avevano già una fruttuosa attività, quella di depredare le mummie che trovavano in varie sepolture.

Intorno al 1860 una loro capra era caduta nel pozzo che portava agli ambienti sotterranei della tomba TT320 colmi di mummie dei Re, di nobili e notabili.

I tesori e gli ornamenti lì trovati sulle mummie dalla famiglia di saccheggiatori, furono venduti per diversi anni al mercato clandestino dell’antichità prima che le autorità scoprissero tutto. Troppi oggetti e preziosi stavano comparendo nella compravendita illegale attirando l’attenzione di forze dell’ordine, investigatori e responsabili del Servizio Antichità. Da qui l’intervento bloccando il saccheggio.

Nel 1881 l’archeologo Émile Brugsch, assistente dell’allora Museo Egizio nel quartiere di Būlāq (Bel lago) del Cairo (link), individuò la tomba localizzandone l’ingresso al pozzo verticale che era stato nascosto sotto vari strati di pietre.

Nuova esplorazione 57 anni dopo, nel 1938. Inizio dei restauri in epoca più vicina a noi, dal 1988.

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2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Alessandro Gianesini ha detto:

    Certo che è un bel lavoro anche quello di riuscire a identificare tutte queste antichità (e mummie, in questo caso) basandosi su documenti frammentari e geroglifici ormai quasi lisi per il tempo: complimenti a chi ci si dedica, perché ha davvero tanta passione! 🙂

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Traduzione attenta, conoscenza dei geroglifici e dei fatti già verificati, tutto aiuta, ma la datazione scientifica è determinante per non sbagliare quando mancano tracce scritte evidenti: come per una delle nove mummie ancora senza nome. Come quella di cui ho messo la foto lungo il testo perché poi si è rivelata senza legami col sarcofago in cui era stata trovata. La datazione al radiocarbonio l’ha evidenziata come più antica di due dinastie.
      Probabilmente gli antichi sacerdoti per salvare il corpo (necessario alla vita ultraterrena) l’hanno messo in un sarcofago di una mummia ormai distrutta dai predatori di tombe.
      Spesso è un bel rebus l’identificazione, ancora di più quando i corpi non hanno addosso (o tra le bende) oggetti col nome del morto, nome non scritto neppure sulle stesse bende.

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