Mi ha fatto molto ridere, lo riconosco. Nei suoi versi ho anche rivisto molte figure incrociate nel corso di decenni in vari salotti ed eventi. Jean de la Fontaine, poeta e scrittore francese, nato nel 1621 e morto a Parigi nel 1695, con le parole sapeva fotografare molti aspetti della società a lui contemporanea, punti che si possono ritrovare fino a oggi. Da qui la sua composizione “La Gazza vestita colle penne del Pavone”.

Lo scrittore nonché frequentatore di élite intellettuali e di nobiluomini-nobildonne della Corte francese nel XVII secolo, aveva pubblicato all’età di 33 anni l’Eunuque rivisitando con lo stile della commedia francese un classico della commedia di Terenzio (dopo lunga opera di traduzione per poi riadattarla).
Poi il poemetto “Adonis“, la “Elegia delle ninfe di Vaux“, una “Ode al Re per M. Foquet“, la raccolta “Novelle in versi tratte da Boccaccio e da Ariosto“, “Racconti e novelle in versi“.

Ed eccolo arrivare alle “Favole” o meglio “Favole scelte messe in versi” – “Fables choisis mises en vers“ che (semplifico) riprendono Esopo, Fedro con lo stesso Jean de la Fontaine che si descrive come discepolo di Epicuro: contrasto, satira, insegnamenti morali si inseguono verso dopo verso. Ma lo stesso autore parla di racconti dall’Oriente che lo hanno ispirato durante la sua ricerca letteraria. C’è anche un tocco dai Fabliaux o Fabliau del folclore medievale francese.
Di questa corposa raccolta di Favole fa parte “La Gazza vestita colle penne del Pavone“, come lo sono, tra altre, “La volpe e l’Uva” o “Il lupo e l’agnello“, classici di Esopo.
L’antica saggezza in versi e la derisione dell’idiozia amorale (perché tale si rivela).
L’incontro con l’esperienza personale
Tempo fa ebbi già modo di sottolineare di aver visto e incontrato tante donne e tanti uomini molto particolari. Tutti questi, con grande affanno (molto affanno e sforzo) e atteggiamenti non proprio “autentici”, cercavano – e cercano ancora oggi – di farsi spazio nei “salotti buoni” e in quelli più in vista, grazie a loro personali “artigli e becchi”.
Si addobbano con false medaglie brillanti, una miriade di patacche al petto, false “credenziali”, fasulli titoli (nobiliari, cavallereschi, professionali, accademici e altri), falsa educazione… e lingue molto sciolte. Delle gazze vestite con le penne di pavone.
Questi personaggi sono estremamente convinti che per valere devono sembrare altro da quel che sono. Devono recitare e ingannare.
Ma perché?
Il valore è solo personale, non nel travestimento, non nell’inganno. Ne ho conosciute tante di tali figure, troppe, con un picco dal 2010 al 2015. Ne “La Gazza”, ma anche nella realtà sociale, prima o poi la vera essenza emerge dall’inutile travestimento che è riconosciuto come tale.
La Gazza vestita colle penne del Pavone
Libro Quarto di dodici delle Favole (1669) – IX componimento
Si narra che una Gazza,
trovate un giorno d’un Pavon le penne,
con arte intorno a sé le accomodò.
A far mostra di sé quindi la pazza,
con aria di persona alta e solenne,
per il cortile e tra i Pavoni andò.
Ma conosciuta ad un tratto, ecco la fischiano,
l’insultano, l’incalzan, la beffeggiano,
la beccan, la spennachian… Mezza morta
fra le sue pari allora scappa la misera,
che in faccia ora le chiudono la porta.
Oh quante sono le Gazze come questa
al mondo che le altrui penne si vestono,
che de’ plagiari formano la casta!
Potrei scaldarmi contro lor la testa,
ma ciò che ho detto basta.
Non conoscevo questo favola ma l’ho trovata davvero interessante. Chissà perché queste persone si comportano così: forse hanno delle insicurezze e per non farle vedere mostrano un’immagine che non gli è propria ma a lungo andare si finisce con il venire smascherati. Bisognerebbe imparare ad accettarsi per quello che si è, senza maschere, senza travestimenti, senza dover per forza crearsi un personaggio fittizio. Se proprio ci si sente insicuri si deve iniziare a lavorare su sé stessi ma meglio mostrarsi per quello che si è, con i propri pregi e con i propri difetti, che dare alla gente un’immagine di quello che gli altri vorrebbero vedere.
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C’è anche l’arrivismo spinto, ultra spinto, il desiderio di “incassare” al più presto e con ogni metodo: ottimi cantastorie.
Tanto per essere chiaro, la finta marchesa che si vedeva in tv: iniziò a farsi largo nei salotti romani. Io e altri abbiamo assistito alla sua “opera” nell’affermarsi sostenendo le cose più incredibili. Certo, esiste pure chi vuole farsi ingannare e prende le difese di questi personaggi… per un piatto di pasta 🍝
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Credo d’aver capito di chi parli: la fantomatica “Marchesa” Daniela Del Secco d’Aragona. Pazzesco quello che questa donna ha fatto credere alle persone: si professava marchesa di qui, marchesa di là ma, è andata persino al Grande Fratello sbandierando il suo titolo nobiliare (ma nobile di che?) e poi alla fine si è scoperto che è tutto fuorché una nobildonna. Io l’ho vista come concorrente a Pechino Express e tutto era fuorché una nobildonna: incazzosa e maleducata e questo è tutto dire. Incredibile dove arrivi certa gente per avere il suo quarto d’ora di celebrità. Chissà che risate vi avrà fatto fare questa “nobildonna” nel voler ostentare un personaggio che non è.
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Ecco… ma il nome lo hai scritto tu! 😀 😀 😀
(risate tante, ma anche incredulità – all’inizio – e tanti altri sentimenti 😀 )
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E visto che è esperta in dermatologia magari è nel suo laboratorio a fare esperimenti e a giocare alla piccola chimica, 🤣🤣🤣🤣🤣. Speriamo di non vederla cicciare, tra un po’, in qualche programma tv: piuttosto che vedere ancora la faccia della “marchesa” in tv uso la televisione come peso per farmi crescere un po’ di muscoli, 😂😂
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Ci fecero vedere una registrazione in cassetta VHS da una vecchia rete locale romana, GBR, da dove lei vendeva prodotti (onorabilissima professione peraltro, ma la mette come ottima venditrice)
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Assolutamente sì: fare le venditrici di cosmetici non deve essere una vergogna perché è un lavoro vero e proprio e ci vuole davvero tanta bravura. Ma che una che dall’oggi al domani crei la sua carriera (se così si può chiamarla) televisiva basandola su un personaggio che non è e che anche davanti all’evidenza e alle prove che non la citano nell’albo nobiliare e non voglia ammettere di essersi inventata il titolo di marchesa, beh, una persona così è meglio che ci pensi due volte prima di farsi vedere in giro. Chissà quante prese per i fondelli s’è beccata quando l’hanno sbugiardata.
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Ci sarebbe tanto da scrivere e da dire…
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Concordo, 🙂.
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Direi un’analisi sociologica ante-litteram 😀
PS: mi vien da credere che ti abbia ispirato la “francesità” del racconto Pas encore per scrivere questo articolo! 😜
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Basta frequentare alcuni ambienti o far cronaca ed ecco che ti fai un ricco archivio-casellario di soggetti umani con loro comportamenti.
Su Pas encore, anche! L’ispirazione o il richiamo verso argomenti che riguardano passati confronti, può giungere da più strade consce e inconsce 😄😜
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