Scrivendo, parlando e incontrando per motivi di lavoro e di viaggio – soprattutto tra luglio e agosto quando mi sono deciso a muovermi fuori da Roma – non ho potuto fare a meno di ricordarmi di un volume. Tornato nella Capitale l’ho preso di nuovo tra le mie mani: “Verba Volant – Manuale di brillante conversazione per ben figurare in società – indispensabile al fine dicitore (il manuale delle barzellette o la barzelletta dei manuali?)“. Edito da Zanichelli nel 1990, la mia è una ristampa del 1995. Autore, Gualtiero Schiaffino.
Lo stimolo è nato in due occasioni, prima a Barcellona e poi Sicilia, durante conversazioni sulla Lingua Siciliana e la necessità di avere tra le mani dei manuali grammaticali-ortografici e sulle regole: non basta conoscere questo idioma a voce, ma occorre scriverlo bene. Spunto poi ripetuto tra siciliani via web.
Che c’entra la Lingua Siciliana, vi chiederete subito.
Qui entrano in gioco quelle connessioni, quelle estrapolazioni mentali che spesso rifuggono dalla logica. L’argomento “lingua” insieme al confronto tra amici e conoscenti o in momenti di lavoro o di interviste, ha riportato a galla quel volume nel mare agitato mia memoria.
La premessa – Il libro fu scritto quando la voce e il confronto diretto avevano un peso praticamente ancora esclusivo. Non c’erano social a mediare malamente le conversazioni. Non c’erano connessioni digitali con Zoom o altre piattaforme: vedevi davanti a te la persona-le persone in tutta interezza, movimenti oltre al solo busto, tremolii delle gambe, dove andavano le mani durante una conversazione, la scioltezza che si creava (oggi mai totalmente completa davanti allo schermo di un pc), le scarpe indossate e, oserei dire, odori o cattivi odori, se aveva fumato, quale profumo o acqua di colonia usata e tanti altri elementi. Faceva tutto parte del gioco.
La voce – Anche in questo caso, la voce ascoltata direttamente ha ben altro impatto da quella restituita da un paio di cuffiette o dagli altoparlanti di un pc o tablet: questi strumenti, per quanto oggi possano essere evoluti anche nella restituzione sonora, non pareggiano ancora il conto con la realtà direttamente ascoltata.
Sentire direttamente una o più persone, ne restituisce un mare di sfumature. Fate parlare, ascoltate molto e con attenzione (qui viene a galla la mia distorsione professionale da giornalista) mentre osservate bocca e occhi, pieghe del viso: avrete un mare di informazioni in più, di ipotesi e nuove possibilità di coinvolgimento che si aggiungeranno ai contenuti espressi a parole.
Per una brillante conversazione occorre pure tirar fuori una certa valenza erotica della voce
Il primo impatto con il libro è proprio su questo punto. In questo primo articolo ve ne presento la parte iniziale (e fondamentale nelle basi di una conversazione brillante di presenza). C’è un preambolo sempre valido, anche oggi, sul meccanismo della conversazione.
“Tranne limitate eccezioni, l’uomo è un essere che ricerca la compagnia di individui appartenenti alla sua stessa specie. Una volta che li abbia trovati, egli ne selezionerà solo alcuni – quelli che gli sono più affini – e formerà con essi un gruppo […] All’interno del gruppo i componenti sentono il bisogno di scambiarsi consigli, suggerimenti, informazioni, notizie. Si dice, allora che i membri del gruppo sentono la necessità di comunicare tra loro. Ciascuno ha qualcosa da trasmettere agli altri: un’informazione che andrà ad arricchire il patrimonio culturale comune, un avvertimento che eviterà a tutti i membri del gruppo un certo pericolo”.
Sottocapitolo “Osservazioni generali sulla conversazione. Gruppi e comunicazione”, del capitolo Comunicazione e conversazione
Ecco, già questo inizio del volume dà il segno del grande cambiamento intercorso dal periodo 1990-1995 a oggi. Circa trent’anni di sfacelo finale.
Perché?
Oggi sui social le persone non si cercano, non si scelgono, fatta esclusione che per alcuni “amici virtuali”, magari già noti in presenza. Le persone si trovano coinvolte/mescolate a caso in gruppi, nelle pagine di comunità virtuali, di giornali, di blog, di quartieri, di spazi professionali, di pagine a tema (le più svariate, ma anche assurde). Nella realtà non si sarebbero mai scelte, fattore che non è un impoverimento: scegliersi nella vita reale non significa avere vicina una persona “uguale”. Ma proprio per nulla. Scegliersi e riconoscersi si traduce nel confrontarsi con una persona con la quale si sa di poter interagire, anche da posizioni opposte.
Sui social non c’è più il “bisogno di scambiarsi consigli, suggerimenti, informazioni, notizie“, non si sente più il bisogno vicendevole di comunicare, di porgere un’informazione “che andrà ad arricchire il patrimonio culturale comune, un avvertimento che eviterà a tutti i membri del gruppo un certo pericolo“.
Sulle piattaforme social si è tra estranei che si confrontano da barricate mentali, dalla supponenza che le tesi espresse siano non sminuibili, non declinabili, assolute. Non conosciamo la “chiave” mentale dell’altro trasformandoci in una sorta di tanti Mosè che portano le Tavole della Legge.
Ma questo avviene perché si è tra autentici estranei. La conversazione non coinvolge, viene imposta nelle sue conclusioni già assolute al momento in cui è offerta.
La conversazione reale, de visu, rimane l’unica soluzione di trasmissione del pensiero e, aggiungo, bisogna fare in fretta prima che lo stile social inquini anche quella “in presenza”. Immaginatevi nel rispondere ai vostri interlocutori stando a un tavolo o in un salotto imitando le emoticon-faccine 😜🤣😍😉😡🤪🥺😱, oltre che a litigare su tesi diverse senza confrontarvi: avrebbe un suo aspetto comico oltre che tragico.
Voce nella sua valenza erotica – Il solo suono della voce, al di là dei contenuti, ha la capacità di piacere, di essere per un certo livello suadente. Una nota importante durante una conversazione, a prescindere che sia tra amici, per lavoro, con nuove conoscenze. Il processo avviene in automatico, quasi tutti conosciamo a livello inconscio come pronunciare al meglio le vocali, come concatenarle con le consonanti, come porgere alcuni argomenti abbinandoli a toni e sequenze tonali. Un perfetto (o quasi) abbinamento tono-atmosfera.
“La voce umana ha una certa valenza erotica. Vale a dire la capacità di piacere per ciò che è. Il tono che le si dà può grandemente influire su tale valenza erotica, nel senso di ridurla quasi a nulla, oppure di elevarla ad altissimo livello. Il tono è: «L’influenza di voce che modula il discorso in rapporto al suo contenuto logico o alla particolare situazione emotiva che lo determina».
Sottocapitolo “I pre-requisiti” del capitolo Comunicazione e conversazione
Può essere, quindi: grave, dolce, affettuoso, arrogante, concitato, protettivo, minaccioso, suadente, ecc.
Il particolare tono di voce che si adotta, contribuisce a determinare, unitamente ad altri componenti della comunicazione, l’atmosfera generale. La quale è, tra l’altro, predisposizione verso quel tono e accettazione di esso quale segnale di simpatia nei confronti di chi lo emette”.
Il momento in cui l’autore del volume individua la fase sociale di migliore conoscenza reciproca, è quello della cena. Qui la conversazione viene condita da altri aspetti. Ad esempio, per me è fondamentale osservare anche l’approccio al cibo di chi ho davanti: se sta ripiegato sul piatto, se ha un atteggiamento di voracità o di curiosità, di esplorazione dei gusti, di indifferenza, di allegria verso la conoscenza dei piatti e delle persone e tanto altro.
La cena è conoscenza, ma è anche il momento in cui la “comunione di menti” può portare anche ad alleanze, progetti di lavoro, di vacanze, di esplorazione anche in campo gastronomico, altri progetti come quelli “di potere” così definiti nel libro…
“La conversazione a tavola è, quindi, della massima importanza. E non soltanto per l’uso che se ne fa, ma altresì perché funziona da incentivo e copertura nei confronti di quell’altra funzione funzione primaria che consiste nel trangugiare cibo. Incentivo, in quanto il partner gradevole stimola l’appetito e favorisce l’apprezzamento di aromi e sapori. Copertura, poiché il suono delle parole copre il rumore di piatti, posate e mandibole. Rumore che può riuscire imbarazzante agli spiriti più sensibili.
Sottocapitolo “Cena e conversazione” del capitolo Comunicazione e conversazione
È chiaro, perciò, che la conversazione, a tavola, non deve assolutamente languire, nemmeno per brevi istanti”.
E gli argomenti? Una quantità infinita, immensa, a volte imbarazzante la scelta. All’imbarazzo non bisognerebbe arrivare mai, altrimenti vorrebbe dire che sul/la compagno/a a tavola e sui commensali vicini non si è compreso nulla o manca qualsiasi affinità. In questo caso ogni serata-cena si trasforma in un esercizio faticosissimo e noioso.
Ma cadere in faccende spinose che spingono le persone, anche inconsciamente, verso partigianerie.
Cosa può essere usato, con grande “grazia”, per una brillante conversazione e cosa no…
Gli argomenti come spezie: il sesso
“L’argomento leggero e lo scherzo lieve sono le spezie migliori su qualsiasi piatto. Il sorriso vago e ripetuto fatto seguire alle parole è la misura ideale di ogni cena. Il conversatore brillante non può astenersi dal rispettare queste regole di carattere generale.
Egli potrà introdurre argomenti amorosi, o anche di sesso. Infatti non guastano, poiché cibo e sesso se non proprio fratelli, sono però cugini di primo grado, essendo ambedue argomenti naturali.
Il sesso a tavola deve tuttavia viaggiare a cavallo di una dolce e sottile ironia, altrimenti si fa subito greve”.—
Politica e Sport
“La politica e lo sport è meglio respingerli fino al dopo caffè. Non tanto per gli argomenti artificiali di cui trattano, ma perché coinvolgono. Prendono la mano e il senno senza che quasi uno se ne accorga. E divengono corposa e pregnante materia che distoglie dal gusto dei cibi e riscalda l’atmosfera oltremisura. per via del tono che si fa necessariamente forte. Per cui la levità tenderà in breve a latitare e con essa anche la conversazione brillante“.
Con questo anticipo spero vi siate incuriositi e divertiti, oltre che far tesoro dei consigli. Rimando a una seconda e gustosa puntata-analisi del libro “Verba Volant – Manuale di brillante conversazione per ben figurare in società – indispensabile al fine dicitore (il manuale delle barzellette o la barzelletta dei manuali?)“.