SWG traccia periodicamente i sentimenti degli italiani per disegnare un quadro preciso sulla situazione sociale, gli atteggiamenti, le reazioni. Tre questioni hanno dominato nell’ultimo sondaggio – una di grande attualità internazionale – e sono state registrate le risposte. Questione Afghanistan ed eventuali rapporti con il regime talebano: il 36% è per il dialogo, il 40% propende per la chiusura. Sicurezza: un italiano su due si sente a rischio proprio lì dove vive. Allargamento dell’Unione Europea: cresce la quota di chi si identifica con un’UE più ampia, anche se rimane a meno di un terzo del campione, ma si amplia anche la fetta di coloro che non si identificano con l’Unione.
Sulla situazione creatasi in Afghanistan
Come rilevato da SWG tra i sondati, “una larga maggioranza degli italiani li ritiene sbagliati e quindi non concorda con la spiegazione fornita dalle autorità americane. Una parte consistente di questa maggioranza ritiene addirittura che non ci sarebbe dovuto essere nessun intervento sul territorio afghano“.
Prevale di poco il rifiuto di dialogare con il regime talebano, posizione particolarmente diffusa nell’elettorato di centrodestra. Nel dettaglio, soltanto il 10% sostiene il pieno riconoscimento del governo talebano, 4 su 10 caldeggiano pressioni attraverso delle sanzioni e il 17% è per un nuovo intervento militare. Molti però si rendono conto della complessità della situazione e non sanno
indicare quale dovrebbe essere l’opzione migliore.
In breve, leggendo il rapporto di SWG, appare che “sull’accoglienza nei Paesi europei per chi fugge dall’Afghanistan gli italiani si dividono, al momento, in parti uguali tra chi auspica un’ampia apertura all’arrivo dei profughi e chi invece preferisce un atteggiamento di limitazione per paura di eccessivi arrivi in Italia“.
Questo sulla divisione a metà degli italiani riguardo l’accoglienza, è un punto che mi lascia molto perplesso. Colpisce in pieno il mio essere e il mio senso umano. Non mi sarei mai aspettato un atteggiamento così “spezzato” nei confronti dei profughi afghani. Eppure tutti abbiamo sempre visto la spietatezza dei talebani, l’orrore che sono capaci di scatenare. Sotto questo aspetto molti italiani non sembrano più essere tali. Mio personalissimo pensiero.
Sicurezza e sua percezione
Sicurezza a rischio oppure il problema è secondario. Il gruppo degli italiani sondati da SWG si è diviso praticamente a metà.
SWG: “Il 51% si sente a rischio nella zona in cui vive e una quota simile sostiene che gli episodi di criminalità siano in crescita, nonostante le statistiche divulgate dalle forze dell’ordine dicano il contrario”.
Sulla questione sicurezza e sua percezione c’è stato un andamento ondivago nel corso degli anni. Situazione critica e percezione di grande insicurezza tra il 2014 e il 2016. Situazione gradatamente meno grave e in via di rasserenamento fino al 2020 quando “la quota di chi indicava un incremento degli episodi criminali era diminuita di 20 punti percentuali rispetto a 4 anni prima“.
Nel nostro attuale 2021 la situazione è tornata a peggiorare con 4 punti percentuali in più nel gruppo di coloro che percepiscono maggiori situazioni di pericolo che non riflette sfiducia nelle Forze dell’Ordine, né c’è un aumento di soluzioni dure e repressive come avvenne nel 2015. Il sentimento diffuso pesca da invece da diversi aspetti sociali.
La comunità Unione Europea: da allargare ad altri o scetticismo?
L’attenzione degli europeisti e dei loro antagonisti è puntata su “nuovi europei”, su nazioni dell’area balcanica e su due paesi dell’ex-Unione Sovietica, l’Ucraina e la Moldavia. Qui subito i sentimenti si sono divisi.
Già è in discussione e in rimodellamento lo schema di Unione Europea, è lievitato il sentimento critico nei confronti di questo organismo sovranazionale, figuriamoci cosa sta suscitando il dover fare entrare altre nazioni (Turchia esclusa e “congelata” in questa possibilità).
Da una parte ci sono maggiori simpatie nei confronti dell’Ucraina, mentre più oppositori si concentrano sull’ingresso della Serbia.
La parte di popolazione favorevoli all’allargamento dell’Unione resta in minoranza, anche se più consistente rispetto a dieci anni fa.
Però SWG rileva che “… cresce anche la quota di quanti, il 20%, non si identifica con nessuna versione dell’Europa”.
Telegrafico e schematico:
1) probabilmente, andare in Afghanistan è stato un errore. La guerra non è mai la soluzione. Meglio sarebbe stato attuare delle azioni mirate per colpire i terroristi;
2) il dato su chi è contrario ad accogliere gli afghani testimonia la meschineria che, sempre più, si sta diffondendo in Italia. Un paese come il nostro può avere problemi ad accogliere qualche centinaio di esuli? Possibile che la solidarietà umana sia ormai del tutto accantonata?
3) la percezione di insicurezza è la spia della diffusa irrazionalità diffusa nel paese;
4) sono favorevole all’allargamento dell’Unione Europea. Trovo che la cosa più importante da fare sarebbe l’ampliamento delle competenze e delle politiche comuni, a cominciare dalla difesa.
Sui punti 2) e 3) segnalo lo sciacallaggio propagandistico delle forze politiche populiste, che instillano paure esagerate per puro tornaconto elettorale.
Sul punto 4), penso che, pur non essendo perfette, le istituzioni europee siano spesso, e ingiustamente, accusate dalla nostra inadeguata classe politica, per mascherare le proprie responsabilità.
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Caspita, telegrafico e chirurgico 😁
Sull’intervento in Afghanistan non è stato fatto tesoro del precedente intervento dell’Unione Sovietica. Forse pensando di portare un’impostazione più liberale della società, immaginavano un impatto psicologico di condivisione. Il pensiero era anche all’Afghanistan anni 50 e 60 durante il Regno quando l’attività universitaria era sviluppata, donne in minigonne ecc tutto somigliava alle società occidentali, ma le campagne, stragrande maggioranza del Paese, erano rimaste secoli indietro come strutturazione. Poi gli errori tattici enormi: controllare soprattutto i grandi centri e per il resto pattugliare o intervenire senza poi presidiare permanentemente. I talebani hanno sempre avuto libertà di movimento e chi li ha armati ha avuto sempre via libera, in un modo o nell’altro.
Poco investimento nel dare strutture pubbliche, creare impresa, dare istruzione, dare vita a un sistema economico e sociale senza snaturare quello locale. Del resto le risorse andavano nello sforzo militare che non dava risposte definitive, compreso il formare truppe locali che adesso non si sono opposte stando a guardare.
Troppa confusione, troppe illusioni, un errore dopo l’altro.
Sull’accoglienza concordo in pieno, oltretutto la propaganda anche via social di alcune forze politiche infiamma anche gli animi incerti creando bersagli inesistenti nel diverso, in chi arriva da fuori: giocano troppo sulle paure diffuse facendole lievitare. Stessa strategia che incide sulla percezione della sicurezza. Stessa strategia sulla questione vaccini Covid e Green Pass, questioni su cui la politica non deve affrontarsi come in un ring anche social, ma entrare in punta di piedi, confrontarsi seriamente e non “elettoralmente” dando una o più risposte condivise.
Tanto altro ci sarebbe da dire
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