Anni 70 del 1900. Ero bambino, ho vissuto in entrambe, Parma e Crotone, due città che oggi sono agli antipodi della classifica sulla Qualità della Vita tra le province italiane: la prima è la migliore d’Italia. L’altra, al 107o posto, è la peggiore.
Prima del racconto, una constatazione generale
Da uomo del profondo Sud mi dispiace molto che nella classifica stilata da ItaliaOggi, dall’Università La Sapienza di Roma in collaborazione con Cattolica Assicurazioni (23ª edizione), i posti più in basso siano dominati dalle città meridionali. É in chiaro segno che ancora latita l’amministrazione comunale e regionale cui fanno capo quei centri urbani e aree correlate. C’è anche da dire che nell’edizione 2021 della classifica è stata determinante la capacità dei territori di reagire all’impazzare della pandemia (classifica completa solo in fondo all’articolo).
Per dare forma a questa classifica sono stati considerati questi fattori: affari e lavoro, ambiente, disagio sociale e personale, istruzione-formazione e capitale umano, popolazione, reddito e ricchezza, sicurezza, sistema salute, tempo libero.
Il Sud è fatto di gente che lavora a dismisura, quasi sempre per compensi ben più bassi che in equivalenti posizioni al Nord. Quindi non mi si venga a dire che la gente è svogliata, lenta, poco fattiva: chi ragiona così è un superficiale al massimo grado e ha devianze mentali che hanno anche recenti esempi (e non vado oltre).
Nella realtà mancano opportunità di sviluppo. Latita la volontà politica di progettare occasioni indirizzate verso ciò in cui il meridione primeggia, altrimenti oggi le regioni del Sud sarebbero ricchissime, a cominciare dal settore turistico, culturale, enogastronomico e agricolo specializzato. E qui mi fermo.
Passo ora a Parma e a Crotone e all’esperienza vissuta dalla mia famiglia.
Non sono due realtà confrontabili, sotto ogni aspetto, a cominciare da quello storico-geografico. Però il caso ha voluto che nel lontano passato io abbia vissuto in entrambe le città e che le impressioni che ne ebbi da bambino, insieme a quelle avute dai miei genitori, siano confermate oggi dalla classifica sulla Qualità della Vita.







Parma, nella prima foto in alto a sinistra, la casa dove io e la mia famiglia abbiamo abitato negli anni 70
Parma città storica, elegante, ordinata, accogliente.
Non ci sentimmo mai persone escluse o tenute a distanza nella Capitale dell’antico Ducato. Eravamo del Sud ed eravamo come gli altri.
Non abituati a vivere in luoghi dove d’inverno potevano esserci nevicate importanti, ci stupimmo nel notare come erano ben organizzati, con botole dove gli addetti comunali riversavano la neve spazzata via per liberare strade e marciapiedi.
Poi, la pulizia estrema, la bellezza. Era stata un’antica capitale dell’Italia preunitaria. Si vedeva e si vede.
Negli anni successivi ho avuto una continua conferma del suo ordine, dell’ottima amministrazione e della sua pulizia, soprattutto negli ultimi 15 anni quando, da giornalista, sono tornato per numerosi eventi, compresi quelli legati al Consorzio del Prosciutto di Parma.
E il Parco Ducale? Attraversabile in tutta tranquillità anche di notte incrociando pure famiglie che se lo godevano e che anche oggi se lo godono prima di tornare a casa.
Nella classifica 2021 sulla Qualità della Vita, Parma ha primeggiato su tutte (risalendo dalla 39a posizione del 2020) nei comparti reddito e ricchezza, affari e lavoro, sicurezza e tempo libero.
Con mio dolore devo invece sottolineare che a Crotone andò male.
Con ancora più dispiacere, la classifica sulla Qualità della Vita relega la città calabrese all’ultimo posto. Avviene a distanza di 46 anni da quando io e la mia famiglia vivemmo lì.
Senza voler generalizzare – azione che odio profondamente – le esperienze segnano profondamente. Soprattutto e ancora di più se vissute direttamente. I ricordi si ricollegano immediatamente a fatti attuali, come alla classifica sulla vivibilità di luoghi italiani. Tutto riaffiora.
Quasi mezzo secolo fa arrivammo nella cittadina, ma da siciliani eravamo considerati degli stranieri, da guardare da lontano e con sospetto.
Crotone aveva tutto l’aspetto di quei centri urbani meridionali che vivacchiavano senza una guida cittadina precisa, in balia di altri poteri.
Una parte dell’agglomerato urbano era stata invasa dagli impianti Montedison che, pur assicurando posti di lavoro, spandevano tutto intorno un perenne puzzo che sembrava un misto tra benzina e naftalina, ma anche da conceria: come si facesse a vivere nei quartieri limitrofi per me rimarrà un mistero. É un ricordo di me bambino che ancora esplorava il mondo intorno a sé. Mi rimarrà sempre impresso.
Belle le spiagge, le aree archeologiche, i resti dell’antica Kroton (Κρότωνin) d’epoca greca, che negli anni 70 non erano ancora ben valorizzati. Poi, Capo Colonna e l’antico sito sacro di Lacinio, l’area marina di Capo Rizzuto e il meraviglioso castello-isolotto del maniero aragonese di Le Castella (divenuta area protetta molto più tardi, nel 1991) e gli indimenticabili giochi sulla neve immersi nella natura della fantastica Sila. Altra nota estremamente positiva: la cucina e la freschezza del pescato tra i suoi cardini principali.





Crotone, Le Castelle e Capo Colonna, estate 2016 – foto di Revol Web
Tornando a circa 46 anni fa, a Crotone trovammo – per pura fortuna – una grande casa in affitto grazie alla segnalazione del tutto casuale di un crotonese che viveva quasi tutto l’anno negli Usa: era fuori dalle logiche locali e ci diede casa in affitto. Avvenne dopo i continui rifiuti da parte di altri che, sì, affittavano appartamenti, ma NON a noi che eravamo “forestieri”.
Alla fine trovammo questa bella casa, sul lungomare, con panorama mozzafiato.
L’ostracismo però era tale che anche parecchi mesi dopo il nostro arrivo, invitando a casa i miei compagni di classe per il mio compleanno e per il taglio della torta, ebbi la delusione di non vedere nessuno: i genitori vietarono ai figli di venire a casa nostra.
Nell’attesa, lunga, di chi non sarebbe mai arrivato, sentimmo all’improvviso il campanello del citofono.
In ritardo, ma… stavano arrivando?
No. Era solo uno dei miei compagni di classe che arrivò davanti alla porta salendo di corsa le scale sfidando il volere dei genitori: sfuggendo al controllo del padre, prese la prima cosa che gli capitò a tiro nella gioielleria di famiglia – una sveglia tascabile – e me la portò come regalo di compleanno. Si scusò per non poter rimanere e fuggì via.
Ma la nota peggiore riguarda il pesante clima cittadino di allora. Lo notammo in quei circa 18 mesi di lunga – troppo lunga – vita crotonese.
Luigi Vrenna, “U Zirru” o “Zu Luigi”, capo della ‘Ndrangheta crotonese. Si penserebbe a un personaggio nascosto, che dall’ombra tesseva le fila dei suoi traffici, le sue sentenze che variavano dal malaffare ad altri delitti.
Invece no.
A Crotone, lungo i viali principali, spesso passava la sua grande Mercedes. Dal finestrino vedevo solo la sua mano che salutava benedicente, Non si vedeva altro, ma sui marciapiedi tutti lo salutavano, gli uomini si toglievano il cappello.
La cosa accese la mia fantasia. Chi era questo potente? Non avevo mai visto uno spettacolo simile nei miei pochi anni di vita. Sembrava il passaggio di un’autorità religiosa: l’unica condiscendenza e rispetto che avevo visto dalla gente tra Catania e altre città, era nei confronti di vescovi e cardinali.
Poi seppi chi era… e la cosa mi sembrò ancora più incredibile.
Tanto per citare un solo episodio, lo Zu Luigi aveva fatto fermare la sua auto davanti a un bar dove voleva andare a prendere qualcosa. Entrò nel locale. Per strada, appoggiato alla macchina, rimase il suo autista. Si sentivano tanto padroni da non accostare nemmeno l’auto: la Mercedes ‘ndranghetina era proprio in mezzo alla strada.
Pochi attimi dopo arrivò un’altra auto che, per forza di cose, non riusciva a passare. Il crotonese alla guida di quest’altra auto ebbe l’ardire di suonare sommessamente col clacson in una richiesta implicita di sistemare meglio la Mercedes così da farlo passare.
Mai l’avesse fatto.
L’autista dello Zu Luigi si staccò dal macchinone del suo capo, si avvicinò a quella di colui che non riusciva a passare e SBAM! attraverso il finestrino aperto un bel ciaffone al malcapitato che aveva osato chiedere strada all’auto del boss.
Lo schiaffeggiato, rosso in viso e a occhi sbarrati, mise la retromarcia e schizzò via…
Il boss Luigi Vrenna venne poi arrestato per l’omicidio di due bambini, omicidio già avvenuto mentre stavamo a Crotone: erano i figli di un rivale mafioso, Umberto Feudale, detto U petroliaru, che contendeva a Zu Luigi il controllo del contrabbando di sigarette. Ma gli agguati e le sparatorie tra le famiglie Vrenna e Feudale, iniziate nel 1973, causarono cinque morti (compresa una donna che non c’entrava nulla) e tre feriti, tutti appartenenti alle famiglie in lotta.
Alla fine il boss crotonese, pur vincendo la “battaglia”, finì pure in carcere, a Palermo.
Alla fine, da Crotone ci trasferimmo a Roma dove era la sede centrale della banca per la quale mio padre era ispettore. Benedicemmo ogni minuto di quel momento. Volammo via verso i colli capitolini sulla nostra soffice Citroën idropneumatica che, credo, fu molto più rapida del suo solito, un vero tappeto volante a razzo.
Questo è un racconto che mi ha visto testimone-bambino, ma all’epoca fui anche pronto a captare i commenti degli adulti, compresi i colleghi di papà, anche loro trasferiti momentaneamente a Crotone. Si sa, i bambini giocano, sembrano intenti ad altro, ma captano tutto. E adesso, a così tanti anni di distanza, la mia mente ha come marchiati a fuoco quei ricordi tra immagini, situazioni vissute, commenti degli adulti.
Con gran dolore vedo che, ancora oggi, la città calabrese deve percorrere tanta strada per ottenere una Qualità della Vita che sia degna dei suoi abitanti, di chi passerà lì per rimanere temporaneamente o per farne base utile a gite e a esplorazioni.
Non c’è più lo Zu Luigi, morto nel 1994.
Non so cosa sia diventato il polo industriale con gli impianti Montedison poi Enichem che negli anni 80 raggiunsero il culmine della crisi fino alla chiusura.
Però Crotone ha sfruttato il mare, è diventata “Città della vela“, ha organizzato eventi su eventi riguardo la velistica e le competizioni marinare, moltissimi a livello internazionale, europeo e intercontinentale, grazie anche alla riapertura dell’Aeroporto S. Anna di Crotone (o Aeroporto Pitagora).
Lo scalo aeroportuale non ha avuto vita facilissima: a circa 20 chilometri dalla città e all’interno dell’area comunale di Isola di Capo Rizzuto, è servito da voli low cost della Ryanair verso destinazioni nordiche (Bergamo, Bologna e Venezia); picco di passeggeri annui nel 2015, con 276.277 unità; nessun passeggero nel 2017 per la chiusura dell’aeroporto (da novembre 2016 a 31 maggio 2018), a seguire 83.854 passeggeri/anno nel 2018, fino ai 169.780 nel 2019 e la flessione a 53.593 del 2020 causa pandemia.
Classifica delle province italiane nel rapporto Qualità della vita in Italia 2021 (ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma):
- 1 Parma (+38 posizioni)
- 2 Trento (posizione invariata)
- 3 Bolzano (+5 posizioni)
- 4 Bologna (+23 posizioni)
- 5 Milano (+40 posizioni)
- 6 Firenze (+25 posizioni)
- 7 Trieste (+40 posizioni)
- 8 Verona (-2 posizioni)
- 9 Pordenone (-8 posizioni)
- 10 Monza e della Brianza (+5 posizioni)
- 11 Padova (-7 posizioni)
- 12 Siena (-2 posizioni)
- 13 Aosta (posizione invariata)
- 14 Treviso (-7 posizioni)
- 15 Modena (+19 posizioni)
- 16 Reggio Emilia (+22 posizioni)
- 17 Vicenza (-14 posizioni)
- 18 Bergamo (+22 posizioni)
- 19 Torino (+45 posizioni)
- 20 Verbano-Cusio-Ossola (-8 posizioni)
- 21 Brescia (posizione invariata)
- 22 Macerata (-11 posizioni)
- 23 Cuneo (-9 posizioni)
- 24 Ferrara (+22 posizioni)
- 25 Pisa (+11 posizioni)
- 26 Cremona (+48 posizioni)
- 27 Ascoli Piceno (-22 posizioni)
- 28 Venezia (+2 posizioni)
- 29 Ravenna (+22 posizioni)
- 30 Mantova (-7 posizioni)
- 31 Grosseto (+27 posizioni)
- 32 Lecco (-6 posizioni)
- 33 Arezzo (-15 posizioni)
- 34 Terni (+1 posizione)
- 35 Sondrio (-7 posizioni)
- 36 Novara (+6 posizioni)
- 37 Forlì-Cesena (-8 posizioni)
- 38 Biella (-14 posizioni)
- 39 Ancona (-7 posizioni)
- 40 Genova (+12 posizioni)
- 41 Belluno (-22 posizioni)
- 42 Gorizia (+2 posizioni)
- 43 Piacenza (+30 posizioni)
- 44 Fermo (-26 posizioni)
- 45 Lucca (+22 posizioni)
- 46 Udine (-37 posizioni)
- 47 Livorno (+22 posizioni)
- 48 Savona (+7 posizioni)
- 49 Pavia (+4 posizioni)
- 50 Lodi (+30 posizioni)
- 51 Massa Carrara (+11 posizioni)
- 52 Perugia (-9 posizioni)
- 53 Varese (-37 posizioni)
- 54 Roma (-4 posizioni)
- 55 Materia (-1 posizione)
- 56 Pesaro e Urbino (-7 posizioni)
- 57 Vercelli (+2 posizioni)
- 58 Rovigo (-38 posizioni)
- 59 Prato (-34 posizioni)
- 60 Teramo (-3 posizioni)
- 61 Rimini (+7 posizioni)
- 62 Como (-45 posizioni)
- 63 Asti (posizione invariata)
- 64 Rieti (-27 posizioni)
- 65 La Spezia (+1 posizione)
- 66 Imperia (+11 posizioni)
- 67 Chieti (-11 posizioni)
- 68 L’Aquila (-46 posizioni)
- 69 Potenza (-28 posizioni)
- 70 Viterbo (+14 posizioni)
- 71 Pistoia (-10 posizioni)
- 72 Alessandria (+4 posizioni)
- 73 Pescara (+8 posizioni)
- 74 Cagliari (-3 posizioni)
- 75 Isernia (+4 posizioni)
- 76 Avellino (-6 posizioni)
- 77 Salerno (+6 posizioni)
- 78 Campobasso (-13 posizioni)
- 79 Benevento (-46 posizioni)
- 80 Frosinone (+7 posizioni)
- 81 Sassari (-9 posizioni)
- 82 Latina (+3 posizioni)
- 83 Catanzaro (-1 posizioni)
- 84 Ragusa (+16 posizioni)
- 85 Nuoro (-25 posizioni)
- 86 Bari (+2 posizioni)
- 87 Lecce (-1 posizione)
- 88 Oristano (-13 posizioni)
- 89 Reggio Calabria (-11 posizioni)
- 90 Brindisi (-1 posizione)
- 91 Sud Sardegna (+5 posizioni)
- 92 Trapani (+3 posizioni)
- 93 Cosenza (-2 posizioni)
- 94 Caserta (-1 posizione)
- 95 Agrigento (+10 posizioni)
- 96 Enna (+6 posizioni)
- 97 Barletta-Andria-Trani (+1 posizione)
- 98 Messina (-8 posizioni)
- 99 Palermo (posizione invariata)
- 100 Catania (-8 posizioni)
- 101 Caltanissetta (-4 posizioni)
- 102 Vibo Valentia (-1 posizione)
- 103 Taranto (-9 posizioni)
- 104 Siracusa (posizione invariata)
- 105 Foggia (+2 posizioni)
- 106 Napoli (-3 posizioni)
- 107 Crotone (-1 posizione).
Molto tristi le vessazioni del boss sui suoi concittadini. Anche l’ostracismo nei confronti, persino,
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dei bambini. In una zona, che dovrebbe essere naturalmente vocata al turismo, questo atteggiamento nei confronti dei “forestieri” sarebbe veramente deleterio. Mi auguro che Crotone sia cambiata, al di là delle classifiche.
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Penso e spero che dopo tanto tempo l’atteggiamento di chiusura si sia ben stemperato
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