Gli emblemi degli imperatori giapponesi e lo Shintoismo

Questo antico racconto e la sua appendice sono strettamente legati agli emblemi degli imperatori giapponesi e allo Shintoismo narrando proprio il punto d’origine della discendenza divina dei sovrani nipponici nonché al possesso dei sovrani di quegli antichi oggetti che rappresentano il loro potere temporale e divino.

Il racconto inizia in un remotissimo e leggendario passato.

Tutto ha origine con la dea del sole Amaterasu (Amaterasu-ō-mi-kami – 天照大御神), “La Grande dea che brilla nel cielo” chiamata pure O-Hiru-me-no-muchi, “La grande dea del sole”, divinità da cui discendono proprio gli imperatori del Giappone.

Faccio notare che anche gli antichi dei vengono generati, anche se con strane ed evocative modalità. Amaterasu non sfugge a questa particolarità: nacque infatti dall’occhio sinistro di Izanagi (イザナギ), “Colui che invita”, fratello e compagno della dea Izanami, “Colei che invita”.

Per la sua bravura Amaterasu ebbe dal padre il governo della piana del cielo (Takamagahara). Fu proprio lei, la dea del sole, a insegnare ai suoi sudditi la coltivazione del riso, l’utilizzo dei bachi da seta e l’arte del tessere.

A fondo articolo inserisco la storia di Izanagi e di Izanami e il loro atto di creazione delle terre del mondo.

A un certo punto del suo regno Amaterasu decise di nascondersi in una caverna anche perché indignata dal comportamento di suo fratello, l’indisciplinato nonché causa di disastri Susanowo (スサノヲ), dio delle tempeste. Quest’ultimo, nel suo impeto senza controllo aveva buttato giù gli argini delle risaie piantate da Amaterasu colmandone i fossati per bloccarli.

Il richiudersi in una caverna della dea Amaterasu ebbe un immediato effetto sul mondo che, come conseguenza della mancanza del sole, piombò nella più completa oscurità.

Così, per riportarla all’esterno intervenne Ame-no-Uzume-no-Mikoto (天宇受売命, 天鈿女命), dea dello spirito dell’alba, dea sciamanica ingannatrice che appare nei testi dell’VIII secolo Kojiki e Nihon shoki. Uzume appese lo Specchio Yata e il Gioiello Yasakani fuori dalla caverna dove si era rinchiusa Amaterasu e iniziò una sua danza comico-erotica per attirare fuori la divinità.

Lo stratagemma funzionò. La dea Amaterasu uscì incuriosita dall’antro in cui si era rifugiata e la luce tornò a illuminare la Terra.

Amaterasu ebbe in dono anche la spada Kusanagi (Kusanagi-no-Tsurugi – 天叢雲剣) donata da suo fratello Susanoo (l’aveva scovata in una della otto code del drago Yamata no Orochi che aveva appena ucciso): il regalo era segno di pentimento e scuse per il suo comportamento spietato che aveva costretto la sorella a rifugiarsi in una caverna.

La dea del sole diede poi questi tesori a suo nipote Ningi-no-Mikoto, inviato sulla Terra per governare il Giappone.

Il pronipote di Ningi, Jimmu Tenno, divenne il primo Imperatore del Giappone ereditando i preziosi ed emblematici oggetti.

Da allora lo specchio, il gioiello-collana e la spada sono stati tramandati di generazione in generazione di imperatori, gli stessi che anche oggi vengono custoditi in gran segreto (la spada sta sempre nel santuario shintoista di Atsuta fondato circa 1.900 anni fa). Come simbologia tra divino e terreno nel governo imperiale, i tre oggetti compaiono all’atto di incoronazione di ogni nuovo Imperatore… ma la spada appare solo in copia al Palazzo Imperiale.

Sulla spada c’è tutta un’altra storia da raccontare, epica narrazione attraverso i secoli.

I preziosi e antichissimi oggetti simboleggiano le tre virtù principali:

  • la spada Kusanagi no Tsurugi (天叢雲剣) è sinonimo del Valore;
  • lo specchio Yata no Kagami (八咫鏡), così sacro da non poter essere osservato neppure dall’Imperatore, rappresenta la Saggezza;
  • il gioiello Yasakani no Magatama (八尺瓊勾玉) è simbolo di Benevolenza.

La storia di Izanagi, padre di Amaterasu, compagno di Izanami

Gli dei Izanagi e Izanami sul ponte fluttuante del Paradiso, il primo con la lancia Ame-no-nuhoko, mentre cercano nei mari, dipinto di Kobayashi Eitaku, 1880-90 (Museum of Fine Arts di Boston)

All’alba dei tempi Izanagi e Izanami ebbero un primo e importantissimo incarico dato da divinità remotissime: dovevano creare il mondo, quindi far sorgere le terre dall’oceano.

Per fare questo dovevano usare la lancia chiamata Ame-Nu-Hoko che doveva essere adoperata per mescolare la materia sul fondo dei mari.

Così le due divinità andarono sull’Ame-no-ukihashi (天の浮橋), il ponte fluttuante del paradiso. Da lì iniziarono a raschiare il terreno proprio con quella lancia. Quando la risollevarono, parte del fango colò giù originando la prima isola, Onogoro-Shima, “l’isola che si formò da sola”.

Dopo questo primo passo, Izanagi e Izanami diedero forma ad altre otto grandi isole, la terra di Yamato, il Giappone.

Create e data la vita a queste terre, le due divinità desiderarono cambiare piano d’esistenza, quindi lasciarono il Regno del Cielo per abitare sulla Terra.

A quel punto arrivarono le prime complicazioni. Izanami si fece prendere dall’entusiasmo e chiese a Izanagi di sposarla. Lui, altrettanto felice, accolse la richiesta. Ed ecco il guaio.

Gli dei avevano stabilito una norma di comportamento assoluta: la domanda di matrimonio poteva essere fatta solo dall’uomo, dal maschio, quindi punirono Izanagi e Izanami. Il destino magico per i due fu quello che avrebbero avuto due figli del tutto mostruosi.

In questa porzione del racconto viene quindi riproposto il concetto di disobbedienza al volere divino, trasgressione che come conseguenza porta a una punizione, come avvenuto nella Bibbia per l’originario peccato di Adamo ed Eva e la conseguente cacciata dal Paradiso.

Nel caso dei racconti mitici e religiosi del Giappone che fanno capo al testo del Kojiki (古事記 – “vecchie cose scritte”), noto pure come Furukotofumi, esiste però la redenzione e la riparazione da parte di chi ha commesso la prima disobbedienza.

Come? Nulla di più semplice.

Nel racconto leggendario Izanagi riconobbe il suo errore. L’amore per la sua compagna era infinito, così non esitò a chiederle se voleva essere ancora sua moglie. Izanami ne fu felice e accettò con gratitudine.

Adesso la volontà divina superiore fu ristabilita e ai due creatori delle terre emerse vennero dati due splendidi figli.

In totale ecco tutti i figli avuti di Izanagi e Izanami nel periodo vissuto insieme:

  • O-Wata-Tsu-Mi, dio del mare;
  • O-Yama-Tsu-Mi, dio delle montagne;
  • Kuku-no-chi, dio degli alberi;
  • Kagu-tsuchi, dio del fuoco.

La nascita di quest’ultimo costò la vita ad Izanami.

Izanagi, era furente. Preda dell’ira uccise l’ultimo figlio. Poi discese nell’inferno, nel mondo oscuro dei morti, lo Yomi (黄泉) o Yomi No Kuni (黄泉の国), per inseguire e ritrovare la sua amata in modo da riportarla nel Creato, l’Onogaro-shima, il “Regno Terreno”.

Giunto nell’inferno ecco manifestarsi la tragedia. Il dio scoprì che la sua Izanami era diventata un demone malvagio perché per placare la sua fame, lei aveva mangiato il cibo infernale. Tutto era perso e Izanagi corse via verso la superficie. Izanami restò nello Yomi No Kuni nel ruolo di Regina della landa oscura dei defunti.

Il dio non era riuscito nel suo intento. Non appena tornato sulla terra Izanagi doveva purificarsi da quel viaggio internale. Così iniziò un rito di purificazione immergendosi in un fiume: riemerso purificato dalle acque, si soffiò il naso e con il “frutto” di quel gesto diede vita al dio Susanowo, signore della tempesta.

In più, dal suo occhio destro nacque Tsukuyomi, divinità della Luna e da quello sinistro Amaterasu, la dea del Sole.

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