Il treno, la stazione, il viaggio, i bambini, gli adulti, la galleria, l’emigrante: l’occhio, le parole sognanti e argute di Gianni Rodari

Gianni Rodari ci ha regalato visioni della realtà come fossero osservate da bambini un po’ particolari: hanno un occhio che spesso è già adulto. Sono vicende e situazioni che fanno ridere e sorridere, ma anche riflettere su situazioni umane. Il treno, la stazione, il viaggio, i bambini, gli adulti, la galleria, l’emigrante. Il mondo osservato dai finestrini di una vettura, in questo caso da quelli di una carrozza ferroviaria.

Mentre sto scrivendo questo articolo siamo tutti all’alba di un periodo di vacanze estive, già iniziate per le scuole. Per alcuni degli adulti le ferie sono già in fase di “assaggio”, ma la maggior parte sta pregustando la grande pausa estiva, prossima a giungere.

Il viaggio è nell’aria, è prossimo!

La visione degli occhi di Rodari non si allontana dal mondo, ma lo racconta grazie alle immagini restituite dalle particolari lenti della fantasia che lo trasformano senza mutarne il significato. Prospettive differenti che riguardano spostamenti anche dolorosi, ma colmi di aspettative come quelli degli emigranti. Non solo viaggi felici, non solo spensierati, comunque magici.

Percorsi fatti di treni e di mondi che vedono i bambini come protagonisti, sia come viaggiatori, sia nei mestieri. Gli adulti, se presenti, sono spesso ridotti a evanescenti sfondi a comparsate improvvise. Le stazioni ferroviarie prendono vita, educatamente accolgono come in un abbraccio, salutano e avvisano tutti. Tutto è invischiato nell’eterno gioco dello scrittore. Tra storie, trasformazioni e sociale.

Per accompagnare i versi di Rodari ho scelto rappresentazioni tra l’onirico e il divertente, opere che mi sono apparse davanti nel lungo corridoio di una scuola di primi 1900, ispirate proprio alle composizioni dello scrittore. È il lavoro grafico-artistico di A. Diana – anno 2003 – che è possibile ammirare nella Scuola Primaria “Aurelio Saffi” in via dei Sardi 37, a Roma nel quartiere San Lorenzo.

Le novelle di Gianni Rodari che qui riporto sono in gran parte raccolte raccolte nelle “Filastrocche in cielo e in terra”, edizioni Einaudi. Sono tutte da gustare. Per me sono oltremodo fondamentali. Ricordo benissimo la prima poesia imparata a memoria nella mia vita, quando non avevo neppure cinque anni: le parole dello scrittore erano dedicate al Vigile Urbano… ma questa è un’altra storia.

Il treno dei bambini

C’è un paese dove i bambini
hanno per loro tanti trenini,
ma treni veri, che questa stanza
per farli andare non è abbastanza,
treni lunghi da qui fin là,

che attraversano la città.

Il capostazione è un ragazzetto
appena più grande del fischietto,
il capotreno è una bambina
allegra come la sua trombettina;
sono i bambini il controllore,

il macchinista, il frenatore.

Tutti i posti sui vagoncini
sono vicini ai finestrini.
E il bigliettario sul suo sportello
ha attaccato questo cartello:
“I signori genitori
se hanno voglia di viaggiare
debbono farsi accompagnare”.

La stazione

O che stazione molto importante:

Udite la voce dell’altoparlante?

«Dal marciapiede numero nove

parte il rapido per Ognidove».

O che stazione di riguardo,

ti chiede scusa se c’è ritardo

«L’accelerato, sbuffando e fischiando

arriverà alle Non-si-sa-quando».

E come infine è giunto il treno
lei si presenta senza meno:
«Mi chiamo stazione Così-e-così
tutti quanti scendono qui».

Il diretto di Campobasso

Sul diretto di Campobasso
Ho visto un signore grasso grasso,
tutti in piedi, e lui seduto
su un cuscino di velluto,
e covava il suo cuscino
come un uovo d’oro zecchino.

La galleria

La galleria è una notte per gioco,

è corta, corta e dura poco.

Che piccola notte scura, scura:
non si fa in tempo ad aver paura!

Il treno dell’emigrante

Non è grossa, non è pesante
la valigia dell’emigrante…
C’è un po’ di terra del mio villaggio
per non restare solo in viaggio…
Un vestito, un pane, un frutto, e questo è tutto.

Ma il cuore no, non l’ho portato:
nella valigia non c’è entrato.
Troppa pena aveva a partire,

oltre il mare non vuol venire.

Lui resta, fedele come un cane,
nella terra che non mi dà pane:
un piccolo campo, proprio lassù…
ma il treno corre: non si vede più.

da “Un treno carico di filastrocche” e da “Filastrocche in cielo e in terra”

È arrivato un treno carico di…

Nella notte di Capodanno,
quando tutti a nanna vanno,
è in arrivo sul primo binario
un direttissimo straordinario,
composto di dodici vagoni
tutti carichi di doni…

Gennaio
Sul primo vagone, sola soletta,
c’è una simpatica vecchietta.
Deve amar molto la pulizia
perché una scopa le fa compagnia…
Dalla sua gerla spunta il piedino
di una bambola o d’un burattino.
“Ho tanti nipoti, – borbotta, – ma tanti!
E se volete sapere quanti,
contate tutte le calze di lana
che aspettano il dono della Befana”.

Febbraio
Secondo vagone, che confusione!
Carnevale fa il pazzerellone:
c’è Arlecchino, c’è Colombina,
c’è Pierrot con la sua damina,
e accanto alle maschere d’una volta
galoppano indiani a briglia sciolta,
sceriffi sparano caramelle,
astronauti lanciano stelle
filanti, e sognano a fumetti
come gli eroi dei loro giornaletti.

Marzo
Sul terzo vagone
viaggia la Primavera
col vento marzolino.
Gocce ridono e piangono
sui vetri del finestrino.
Una rondine svola,
profuma una viola…
Tutta roba per la campagna.
In città, fra il cemento,
profumano soltanto
i tubi di scappamento.

Aprile
Il quarto vagone è riservato
a un pasticcere rinomato
che prepara, per la Pasqua,
le uova di cioccolato.
Al posto del pulcino c’è la sorpresa.
Campane di zucchero
suoneranno a distesa.

Maggio
Un carico giocondo
riempie il quinto vagone:
tutti i fiori del mondo,
tutti i canti di Maggio…
Buon viaggio! Buon viaggio!

Giugno
Giugno, la falce in pugno!
Ma sul sesto vagone
10 non vedo soltanto
le messi ricche e buone…
Vedo anche le pagelle:
un po’ brutte, un po’ belle,
un po’ gulp, un po’ squash!
Ah, che brutta invenzione,
amici miei,
quei cinque numeri prima del sei.

Luglio
Il settimo vagone
è tutto sole e mare:
affrettatevi a montare!
Non ci sono sedili, ma ombrelloni.
Ci si tuffa dai finestrini
meglio che dai trampolini.
C’è tutto l’Adriatico,
c’è tutto il Tirreno:
non ci sono tutti i bambini…
ecco perché il vagone non è pieno.

Agosto
Sull’ottavo vagone
ci sono le città:
saranno regalate
a chi resta in città
tutta l’estate.
Avrà le strade a sua disposizione:
correrà, svolterà, parcheggerà
da padrone.
A destra e a sinistra
sorpasserà se stesso…
Ma di sera sarà triste lo stesso.

Settembre
Osservate sul nono vagone
gli esami di riparazione.
Severi, solenni come becchini…
e se la pigliano con i bambini!
Perché qualche volta, per cambiare,
non sono i grandi a riparare?

Ottobre
Sul decimo vagone
ci sono tanti banchi,
c’è una lavagna nera
e dei gessetti bianchi.
Dai vetri spalancati
il mondo intero può entrare:
è un ottimo maestro
per chi lo sa ascoltare.

Novembre
Sull’undicesimo vagone
c’è un buon odore di castagne,
paesi grigi, grigie campagne
già rassegnate al primo nebbione,
e buoni libri da leggere a sera
dopo aver spento la televisione.

Dicembre
Ed ecco l’ultimo vagone,
è fatto tutto di panettone,
ha i cuscini di cedro candito
e le porte di torrone.
Appena in stazione sarà mangiato
di buon umore e di buon appetito.
Mangeremo anche la panca
su cui siede a sonnecchiare
Babbo Natale con la barba bianca.

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