C’è chi torna a bruciare libri? Roma e il complesso-maledizione di Nerone. Il caso di piazzale Flaminio. Torna il fantasma di tempi che sembravano ormai lontani

Non importa se ragazzata o altro, resta il fatto che c’è chi torna a bruciare libri, sperando sia un fatto episodico, seppur grave. Il caso di piazzale Flaminio a Roma è emblematico di tempi caratterizzati da decadenza e da pericoloso analfabetismo di ritorno, come molti lo definirebbero. Le fiamme hanno distrutto La Bancarella del Professore, accanto al Caffè dell’Orologio, nota da decenni, punto di riferimento per trovare libri in edizioni storiche, volumi di grandi classici nelle loro prime edizioni, tutto a prezzi estremamente bassi: testi riportati in vita, altrimenti abbandonati. Un pezzo di storia stampata che se n’è andata in fiamme, di fronte all’ingresso di piazza del Popolo.

Roma sembra non riuscire a liberarsi da quello che definirei il complesso da Nerone. Torna alla mente anche il rogo dei libri di epoca nazifascista.

Uno spettacolo indegno che ha dipinto Roma nei suoi abissali contrasti: prima la grande sfilata di Valentino la sera dell’8 luglio a piazza di Spagna e poi, a poca distanza e poche ore dopo, la distruzione di libri e cultura dati alle fiamme.

Alberto Maccaroni, il “Professore” era ancora incredulo quando ha visto tutta quella distruzione. Le fiamme hanno iniziato a distruggere tutto appena dopo le cinque del mattino. Lui è stato avvertito dai Vigili del Fuoco: “Quando me lo hanno detto mi sono messo a piangere. Sono andati distrutti oltre 6.000 libri. Evidentemente la cultura non piace o dà fastidio. Ma non credo che qualcuno ce l’abbia con noi. Penso sia stata una bravata di alcuni ragazzi che potrebbero però essere gli stessi responsabili dell’incendio del tendone di un bar qui vicino, e anche di altre strutture di negozi nel quartiere. Noi non abbiamo mai ricevuto minacce”.

“Sono 20 anni che sto sulla piazza ed era un punto di ritrovo dei lettori romani che venivano da tutte le parti – racconta Maccaroni – Sono rimasto sorpreso dall’affetto delle persone che mi hanno aiutato anche economicamente. Vedremo di rimettere tutto in piedi per mercoledì”.

A questo punto domando a tutti i lettori del mio blog: c’è da avere più paura di eventuali bravate e dal sottovuoto spinto di quei crani che le ideano, oppure degli occulti interessi che, pur non avendocela con i libri, potrebbero avere desideri su quello spazio così centrale? Chi è più pericoloso in relazione a questa vicenda?

Per adesso una sola è la conclusione. La sterminata metropoli capitolina con una superficie di 1.287,36 km², una delle più grandi d’Europa (Milano è a 181,67 km², Parigi 105,4 km², Madrid 604,3 km², Berlino 891,12 km² e Londra a 1.572,15 km²), sembra sempre più ingovernabile.

Siamo così impazziti? Anni fa e per decenni, nessuno, neppure tra i più giovani, avrebbe potuto mai neppure immaginare di mettere in atto una ragazzata di questo tipo. Siamo ridotti male.

Spero ancora che la causa sia altra e non sia stato un atto deliberato, scelto da qualcuno per una bravata, oppure per uno scopo ben preciso e tutto da scoprire.

Le indagini sono in corso. L’ipotesi del dolo è ben viva. Le prime evidenze sembrano proprio indirizzare verso un incendio appiccato. Saranno preziose le riprese delle numerose telecamere presenti in piazza.

Comunque, un monumento alla cultura è ormai ridotto in cenere.

Nell’ultimo mese le fiamme stanno sferzando duramente Roma, dai quattro grandi roghi che hanno colpito la città, l’ultimo lungo viale Palmiro Togliatti, nel quadrante Est di Roma, fiamme che hanno coinvolto gli sfasciacarrozze che occupano quattro ettari del Parco di Centocelle che racchiude aree archeologiche, incendio che ha messo a rischio rischio le abitazioni che sono lì accanto, lambendo i quartieri di Cinecittà, Don Bosco e non solo.

Enciclopedie, volumi per bambini o dedicati alla cucina, libri usati, ma introvabili, testi in altre lingue e in inglese, libri d’arte, parti di patrimoni librari appartenuti a biblioteche e a famiglie, un patrimonio di parole e letture andato in fumo.

Come è accaduto per tantissimi residenti a Roma, sono passato per quella piazza da quando ero un ragazzo e la Bancarella del Professore così zeppa di volumi faceva ormai parte del panorama monumentale-storico di quell’area, con Porta del Popolo o Porta Flaminia che dalle sue ampie aperture lascia intravedere l’obelisco, la fontana e la vastità di piazza del Popolo. Più avanti la prospettiva verso il lungotevere. Dal lato opposto un ingresso trionfale verso Villa Borghese.

Come sottolineato dall’ANSA in un suo lancio stampa, “È un anziano signore, è letteralmente in lacrime – scrive su twitter, Leonetta Bentivoglio, giornalista e scrittrice – Robe da nazisti”. Non è escluso che il quartiere possa organizzare una colletta per poter ricostruire, in tempi brevi, quell’angolo di cultura a due passi da Piazza del Popolo.

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