I sistemi vulcanici vedono da sempre la convivenza tra questi giganti di fuoco e la presenza umana. I terreni sono fertilissimi grazie al materiale espulso dai vulcani, spesso la vicinanza col mare coniuga agricoltura e commerci sin dai tempi più antichi. Avviene in tutto il mondo e chi vive in questi luoghi sa di rischiare e convive con tremori, piogge di ceneri e periodiche emissioni di lava che possono mettere in pericolo borghi e città. Stromboli come l’Etna, tanto amato, spettacolare, ma problemi ne crea: video da osservare e colata lavica fino al mare.
Qui i video dall’INGV-Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (link) e da Local Team (link).
Come comunicato dall’Osservatorio Etneo dell’INGV, dal fenomeno iniziato la mattina del 9 settembre fino a oggi 11 settembre, il vulcano rimane continuamente e strettamente monitorato perché ci sono frequenti crolli e distacchi di materiale dal canale lavico eroso dai flussi stessi e dal fronte, materiale che arriva con rapidità al mare.
Sull’ampiezza media del tremore vulcanico sono state registrate molte fluttuazioni nei livelli medio-basso e medio-alto. Attualmente l’aspetto sismico dello Stromboli si attesta al livello medio-basso.
Aumentata la distanza minima dalle coste dell’Isola che, per motivi di sicurezza, tutte le imbarcazioni devono rispettare.
Il sistema stromboliano ha respiro molto più piccolo rispetto all’isola-madre Trinacria. L’atollo (permettetemi il termine) vulcanico non consente grandi spazi di manovra agli abitanti.
Al contrario, l’Etna si trova in piena Sicilia, le popolazioni possono meglio gestire le situazioni (e gestirsi) durante le crisi vulcaniche, mettersi al riparo, allontanarsi. La stessa Catania nella sua storia è stata raggiunta da colate laviche, come è accaduto per molti dei centri sorti sui fianchi del Mungibeddu (link a un precedente articolo sull’universo Etna).
Su una delle eruzioni etnee, quella del 1669 (tra quelle che raggiunsero Catania) e su Castello Ursino, fortezza che fu “testimone” della colata lavica che trasformò l’assetto di alcuni quartieri e della linea costiera, ho avuto già modo di scrive (per leggere, cliccare su questo link).
Con l’eruzione stromboliana iniziata il 9 settembre 2022, un flusso piroclastico dall’aerea Nord ha rapidamente percorso la Sciara del Fuoco raggiungendo il mare. Il Dipartimento della Protezione Civile ha diramato il cosiddetto allarme arancione per un possibile disequilibrio del vulcano, fatto che poteva portare a una forte amplificazione del fenomeno.
Meglio andare sul sicuro e prevenire informando abitanti e turisti di tenersi in contatto con le forze locali oltre che stare lontani da porte e finestre.
In più, è stato amplificato il sistema di monitoraggio del vulcano innalzando lo scambio di informazioni tra la comunità scientifica e le altre componenti operative del Servizio nazionale della protezione civile.






Il flusso piroclastico dall’aerea Nord del cratere ha fatto sì che crollasse parzialmente la stessa terrazza craterica. Conseguenza: traboccate notevoli quantità di lava.
L’INGV-Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Osservatorio Etneo, Osservatorio Vesuviano e Sezione di Palermo), il Cnr-Irea e le Università di Firenze, Palermo, Pisa e Torino, hanno osservato il fenomeno e consigliato il passaggio all’allerta arancione.
Una situazione che era attesa per molti sintomi rilevati nelle scorse settimane anche se l’improvvisa e repentina manifestazione vulcanica ha preso di contropiede gli esperti: lo Stromboli è continuamente monitorato non solo visivamente e in un’ampia gamma di sistemi di visione, ma è anche registrato nelle vibrazioni che ne svelano i movimenti interni e sondato da radar capaci di osservarne la struttura e il movimento delle masse.
Fenomeni così impulsivi come questo di inizio settembre, mettono in maggiore difficoltà, mentre le grandi eruzioni possono essere previste con maggiore precisione. Rigonfiamenti della superficie esterna e della parte sommitale, tremori e piccoli crolli il più delle volte non portano a nulla e a nessun fenomeno eruttivo, ma sono comunque segno di una maggiore quantità di magma e gas nel condotto vulcanico.
L’allerta rosso, per adesso del tutto lontano dall’essere usato visto il tipo di comportamento dello Stromboli, prevede l’evacuazione parziale o totale dell’isola.