Pasta, una delle mie più grandi passioni al piatto. Se dessi via libera ai miei desideri, credo peserei quattro volte di più per quanta pasta sarei capace di gustare nei più svariati modi e con i più differenti sughi. Per il World Pasta Day celebrato il 25 ottobre, mi sono voluto divertire rievocando uno dei piatti da me preferiti facendone anche oggetto di fotografia del costume italiano.

Il primo piatto tradizionale italiano sta sulle tavole di tutti, apprezzatissimo e (purtroppo) molto imitato ovunque come avviene per tantissimi prodotti tradizionali d’Italia, imitati, trasformati volendoli far sembrare originali (in realtà vere patacche di produzione estera).
Ripeto, la pasta per me è passione. Mi riporta a sapori remoti, quelli assaporati da bambino e poi le diverse mie età, preparata secondo le ricette di mia madre che era partita dall’abilità di mia nonna Margherita reinventandola e sperimentando: un sapere culinario tutto siciliano, un dialogo continuo e favoloso con i fornelli e il palato. Per me è tutto legato a ricordi di piatti fumanti, nuvolette che sprigionavano odori eccezionali fatti di pomodoro, melanzane, basilico, di ragù, di formaggio e formaggi. Indimenticabile.
Un giorno o l’altro inizierò a pubblicare, una per una, la collezione di favolose ricette scritte che fanno parte della raccolta di famiglia.


Tornando al punto principale di quanto sto scrivendo, la pasta, è pure vero che i gusti cambiano come muta la prospettiva con cui si guarda a questo piatto.
Non sopporto la definizione da puro anglicismo, baby boomer, ma questa viene usata per indicare chi è nato tra il 1946 e il 1964 circa, durante l’esplosione demografica: questa è una delle categorie prese in considerazione da SWG per comprendere come gli italiani considerano la pasta.
L’altra categoria considerata per il sondaggio è quella della cosiddetta Generazione Z o Centennials , i nati a cavallo dei due secoli e sbilanciati oltre il 2000, quindi nati dal 1997 al 2012.
A questo punto mi è sparita molta della magia della pasta e vedo con tristezza alle ultime generazioni, perché il sondaggio è impietoso.
Indovinate chi ritiene che la pasta corrisponda al sapore di casa e che potrebbe vivere solo di pasta? Hanno risposto così i nati tra il 1946 e il 1964.
E la Generazione Z come si è espressa? La pasta è vista come tradizione del territorio (neppure si parlasse di archeologia), come un’abitudine (quindi, pasta=noia, senza emozioni?.. questa risposta mi far sentire male), anche se un 45% la considera un piatto salvavita.

Dopo questo primo momento di sbandamento che mi ha fatto venire delle vertigini, ecco emergere nomi evocativi, Barilla, Rummo, La Molisana, Garofalo e Voiello.
La differenza nel gradimento la fa anche la latitudine di nascita e di residenza. Tanto per capirsi, il sondaggio SWG ha messo in evidenza come Barilla sia la pasta del Nord d’Italia, lì la apprezzano un terzo dei settentrionali, poi Rummo e La Molisana, marchi molto preferiti al Centro. A seguire Garofalo e, un punto percentuale sotto, anche Voiello che sono marchi più apprezzati al Sud e nelle isole, meno altrove.

Il punto che mi ha fatto ridere e tirare un sospiro di sollievo, riguarda le domande fatte sul metodo di cottura.
Tenere acceso il fuoco fino a fine cottura o solo fino a metà lasciando che la pasta cuocia da sola nell’acqua calda? Cottura tradizionale o cottura passiva?
Ebbene, 22 su cento intervistati hanno risposto che spengono il fornello a metà tempo della cottura prevista per tipologia di pasta.
Sono una netta minoranza, ma sono sempre tanti! Ci sarà pure voglia di risparmiare, ma che io non debba mai assaggiare la pasta cotta in quel modo.

Oltretutto, per il metodo della “cottura passiva” capace di dare un effetto come si deve, l’acqua non può scendere al di sotto degli 80 gradi centigradi (come sottolineato da Bressanini, il noto chimico che si occupa di scienza in cucina).
Domanda – Chi ha modo in casa di misurare e mantenere questa temperatura dell’acqua di cottura dopo che il fornello è stato spento?
Sotto gli 80 C° sorgono diversi problemi dovuti principalmente al fatto che la gelatinizzazione degli amidi non avviene più con le stesse dinamiche, quelle dovute.
L’inerzia termica del sistema acqua + pentola deve garantire il mantenimento della temperatura a fiamma spenta, altrimenti il risultato finale sarebbe pessimo per la pasta in cottura.
Risparmiare da 1 a 2 centesimi? È cosa poi quasi impossibile per sistema pasta+pentola efficiente con un contenitore capace di frenare bene la perdita di temperatura, quindi pentola in acciaio e NON in alluminio e con fondo parecchio doppio. Un sistema che necessita di calore (quindi fiamma accesa) più a lungo per arrivare all’ebollizione, ai 100 C° iniziali… i premi Nobel per la Fisica è bene che non si occupino di pasta, ma di quel che hanno sempre studiato, approfondito e che li ha fatti eccellenze mondiali dell’intelletto.
E poi non sono per nulla disposto a correre il forte rischio di collosità e sensazione di viscosità in bocca della pasta cotta spegnendo in anticipo la fiamma. Men che mai non riuscire ad avere pasta cotta al dente come si deve.
Continuando con il sondaggio SWG, quasi un intervistato su tre ha ridotto il consumo di pasta e si diffonde l’utilizzo di paste alternative a quelle tradizionali.
Mi preoccupa che un terzo delle persone stiano riducendo il consumo di pasta. Come per qualsiasi alimento, ma proprio qualsiasi, ogni esagerazione bene non fa. Occorre giudizio, ma non c’è bisogno di ridurre all’osso. La pasta è ottimo componente della Dieta Mediterranea.

Comunque, negli ultimi 5 anni quasi un italiano su 3 afferma di consumare meno pasta, alcuni perché mangiano generalmente meno o perché convinti che sia un piatto che fa ingrassare, altri perché vogliono variare la propria dieta. L’altra spinta alla diminuzione del consumo della pasta tradizionale è l’insorgenza di alcune intolleranze
Pasta integrale, di soia, di riso e senza glutine: queste le tipologie in aumento.

…e allora sono vecchio, molto vecchio, ed avrei fatto volentieri colazione adesso con i bellissimi piatti di pasta che hai fotografato 😉
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Proprio questa mattina mi immaginavo davanti un piatto di pasta semplice con salsa di pomodoro di mia nonna 😄 e sopra delle fette di melanzana fritte e fogliette di basilico. Gusto sommo!
Nelle foto piatti del ristorante “Beccafico”: luogo ottimo. C’è anche un piatto del ristorante Molo Sant’Erasmo, sul molo di Palermo.
Se mai dovessi essere a Palermo, prova, priorità al primo
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Me lo immagino… ma allora vuoi infierire, sono a Firenze, però me li segno per il futuro, non si sa mai. Grazie
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A Firenze ho mangiato benissimo! Sono passati diversi anni, ma ricordo un ristorante scovato in uno dei vicoli del centro e fu una bella avventura
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Si, non si mangia male, anche se i piatti sono, a mio parere, molto incentrati sulla carne e con poca scelta. Preferisco cucine più varie e sorprendenti come si può trovare in tutto il meridione che offrono grandi varietà di primi e secondi piatti di pesce e verdure che non mi va nemmeno di paragonare alla bistecca che non amo.
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Per quanto mi riguarda non ho esclusioni se non pochissime. Quindi, mi godo praticamente tutto (senza esagerare altrimenti mi trasformerei in una mongolfiera).
Sulla varietà meridionale e siciliana in particolare, ha giocato in suo favore l’essere più vicini ai crocevia mediterranei. Tra culture, commerci da oriente a occidente, da Africa all’Europa oltre alle svariate dominazioni, si è arricchito il patrimonio culturale regionale, a cominciare dalla cucina.
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Si, certo, ed è stata una buona cosa, almeno nell’alimentazione.
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Architettura, arte e un po’ di altre cosette 😄😉
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Vs bene, ma adesso si parlava di alimentazione 🙂
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Giuseppe, quel piatto di spaghetti con vongole e uova di riccio mi ha fatto “spinnare”. Viva la pasta!
A proposito di produttori, io preferisco la pasta Poiatti, che da me riesco a trovare con qualche difficoltà. Se non la trovo, vado di Voiello (restando nell’ambito delle paste industriali).
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Poiatti ottima, ma non molto distribuita. A Roma ho difficoltà nel trovarla
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La pasta è uno dei miei piatti preferiti, 😋. Sono una vera pastasciuttara e la mangio anche abbastanza spesso. Condita con un bel sugo di qualsiasi tipo, basta che in tavola non manchi mai la pasta, 😋😄.
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Ti capisco benissimo. Non la faccio mancare mai anche se da alcuni anni ho fortemente ridotto le porzioni. E se a una serata dovessi esagerare, il giorno dopo compenserò con pasti depuranti 😄😄
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😄😄😄. Eh, sì: per noi italiani la pasta è uno dei cibi 🔝 e ben venga se si esagera un pochino ogni tanto, 😉.
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Mi permetto saltuarie esagerazioni 😄🍝
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😄😄😄
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Noi da poco abbiamo scoperto la cottura della pasta insieme al condimento in una padella a bordi alti. La pasta viene più saporita. Io comunque preferisco la pasta ruvida di solito. Comunque ogni tanto facciamo la pasta fresca. Posso dire che i carboidrati comprati confezionati a me procurano ansia, dopo averli mangiati, mentre la pasta fresca no. Questo in passato non mi succedeva mai. E nessun dottore mi ha saputo spiegare il motivo.
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La cottura col condimento la conosco, come è conosciuta da mia madre e la conosceva mia nonna. Ma solo in rari casi perché ricalca l’immersione della pasta nel condimento come per le pietanze al forno. Il sistema riesce al meglio in rarissimi casi. Preferisco la tradizione delle preparazioni, le ricette hanno una loro storia in tutto questo e non mi piace stravolgere. Oltretutto, il vero e migliore matrimonio tra pasta e condimenti deve avvenire quando entrambi hanno concluso la loro reciproca e separata cottura.
Pasta ruvida si è un altro sì alla pasta fresca che dà grandissime soddisfazioni. Anche in questo caso però c’è un mare di ricette dove la pasta fresca non è utilizzabile perché non reggerebbe la preparazione.
In tutto questo sono parecchio tradizionalista.
Da studiare questa strana correlazione tra ansia e pasta confezionata
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