Censis, gli italiani e l’insicurezza, la pressione dell’inflazione, sentire il mondo come ostile: meglio chiudersi in se stessi e rimuginare sui pericoli

Per il 19,9% degli italiani il 5G era ed è uno strumento sofisticato per controllare le persone, per il 10,9% il vaccino è inutile, per il 5,8% la Terra è piatta, per il 10% l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna, per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni) il Covid non esiste. Ma, rispetto al documento 2021, i numeri del 56o Rapporto Censis 2022 danno un’idea sociale italiana che va oltre il complottismo, appesantita dal pessimismo. Gli italiani e l’insicurezza, la pressione dell’inflazione, sentire il mondo come ostile: meglio chiudersi se stessi e rimuginare sui pericoli mondiali. La gente tra tesi cospirazioniste, anche di sostituzione etnica e migrazione verso l’isolamento.

Non avevo mai affrontato la questione preso come ero da altri approfondimenti, ma oggi rileggendo il rapporto del 2021 e l’ultimo presentato a dicembre 2022, mi è apparsa una situazione disastrosa.

Mi ero limitato a prendere in giro i terrapiattisti e i terracavisti (Terra cava che al suo interno ospita forme di vita, rettiliani per primi), l’avevo preso come fenomeno di nicchia anche se molto “rumoroso” per quanti post vengono pubblicati sui social.
Adesso devo ricredermi ancora una volta. C’è sul serio una fetta d’Italia che crede a queste cose e le manifestazioni concrete sono praticamente quotidiane.

Cosa sta accadendo? Monta e si consolida un’ondata di piena irrazionalità.

“L’irrazionale – rilevano al Censis – ha infiltrato il tessuto sociale, sia le posizioni scettiche individuali, sia i movimenti di protesta che quest’anno hanno infiammato le piazze, e si ritaglia uno spazio non modesto nel discorso pubblico, conquistando i vertici dei trending topic nei social network, scalando le classifiche di vendita dei libri, occupando le ribalte televisive”.

Censis, 56o Rapporto

Per una visione completa di fattori economici, sociali, psicologici, cliccare al link sottostante per il compendio sul Rapporto Censis e i vari fenomeni (scuola, lavoro, sanità, imprese, pubblica amministrazione ecc):

La teoria cospirazionista del “gran rimpiazzamento” ha contagiato il 39,9% degli italiani

Teoria che riguarda un’insana paura del quasi 40 per cento di italiani per un “pericolo della sostituzione etnica: identità e cultura nazionali spariranno a causa dell’arrivo degli immigrati, portatori di una demografia dinamica rispetto agli italiani che non fanno più figli, e tutto ciò accade per interesse e volontà di presunte opache élite globaliste”.

Riconosco che una parte di questo fenomeno, dai complottismi vari al resto, è rintracciabile in quello che è la voglia sfrenata di credere in qualcosa per far parte di un gruppo, per sentirsi più importanti, valorizzati da un’appartenenza. La crisi da solitudine e la mancanza dei punti di riferimento sta distruggendo e condizionando menti e comportamenti.
Fare i salvatori della società e della patria contro i poteri forti, fa sentire importanti e valorizzati, fa sentire parte di un gruppo d’elite che conosce meccanismi segreti e le soluzioni giuste, quelle non alla portata di tutti (in gran parte non illuminati).

Un sentimento che sembra richiamare un esempio primitivo, quando Wanna Marchi e sua figlia dalle loro comparsate televisive prendevano in giro moltitudini, quando la “regina delle televendite” toglieva valanghe di soldi a chi credeva loro per le creme scioglipancia, i tarocchi, le magie casalinghe per togliere il malocchio (fase, quest’ultima, molto redditizia per le due imbroglione e per i loro accoliti) in modo da vivere protetti, invincibili.

Adesso questa diffusione di notizie raggiranti e ammalianti ha raggiunto una potenza ancora maggiore lungo le connessioni web, sempre disponibili e non relegate a orari televisivi di messa in onda. Internet mette in contatto gruppi di adepti, sviluppa un giro d’affari tra libri, video, pubblicazioni e convegni con partecipazioni a pagamento (per sostenere la “causa”).

I social sono mutati. Da ottimo strumento per rintracciare compagni di scuola, per raccontarsi, confrontarsi, tenersi diversamente in contatto, scambiare immagini, hanno ormai consolidato anche questo aspetto deteriore e pericoloso.

La Terra è Piatta… ma sono impazziti? Sostituzione etnica?

Oltretutto, queste fette di popolazione si danno battaglia su questi temi, si confrontano, spesso utilizzando parole dure, con i ragionevoli. Però tutta questa foga, tutto questo impegno si fermano alla sola virtualità.

Quando bisogna agire su fatti concreti, a cominciare dalla chiamata al voto, la partecipazione declina sempre di più. Ma come la vogliono cambiare la società, renderla sicura e vivibile? A colpi di post su Facebook, Twitter, Instagram e con video su Tik Tok?

Come sottolineato dal Censis, alle ultime elezioni politiche del 25 settembre 2022 il primo partito è stato di gran lunga quello dei non votanti, composto da astenuti, schede bianche e nulle, che ha segnato un record nella storia repubblicana: quasi 18 milioni di persone, pari al 39% degli aventi diritto.
In 12 province i non votanti hanno superato il 50%. Tra le elezioni politiche del 2006 e quelle del 2022 i non votanti sono più che raddoppiati (+102,6%), e tra il 2018 e il 2022 sono aumentati del 31,2% (quasi 4,3 milioni in più).

Quindi, va bene scrivere a caratteri cubitali (l’equivalente di urlare) in un post social, ma nella vita reale tutti spariscono.
Che senso ha?

Devo riconoscere che mi è di conforto sapere una cosa: chi ritiene che la Terra sia piatta non va a votare. Lo confesso. Altrimenti – qui il mio terrificante dubbio – questi personaggi con quale criterio mentale sceglierebbero un partito e un candidato?

Rimane comunque una pesante sconfitta sociale.

Anche perché, sempre secondo la rilevazione Censis, nei sondaggi e nei social vengono espressi motivi precisi di rifiuto e odio per alcune situazioni e per alcune realtà definite di privilegio (modo di sentire che reputo spesso contraddittorio rispetto ai comportamenti concreti):

  • l’87,8% non sopporta l’eccessiva differenza esistente tra le retribuzioni dei dipendenti e quelle dei manager;
  • l’86,6% i bonus milionari di buonuscita per i manager, pagati per andarsene piuttosto che per lavorare;
  • l’84,1% le tasse troppo ridotte pagate dai giganti del web;
  • l’81,5% i facili, immeritati guadagni di influencer, personaggi senza un comprovato talento e competenze certe (eppure questi hanno raggiunto tali vertici perché vengono seguiti sul web da milioni di utenti che li seguono anche nella scelta di acquisti);
  • l’80,8% le remunerazioni milionarie di azionisti e manager;
  • il 79,7% l’incremento boom dei patrimoni dei super-ricchi;
  • il 78,7% gli eccessi e gli sprechi per le feste delle celebrità (eppure in tanti comprano e leggono riviste cartacee e online di gossip e sulla vita dei vip);
  • il 73,5% l’uso di jet privati da parte di ricchi paperoni (ma perché lo stesso malumore non c’è per l’uso degli Yacht? Una scelta influenzata da certa propaganda politica?);
  • il 71,0% lo sfrecciare di auto potenti e Suv dai consumi incontrollati (ma pur di avere un Suv in tantissimi ricorrono a eterni finanziamenti e altre forme di acquisto);
  • il 70,5% la presenza di piscine e giardini da innaffiare nelle grandi ville private (ma basta tornare in volo a Roma per accorgersi che ville di tutti i tipi, anche piccole, possono avere una piscina);
  • il 69,4% l’esibizione sui social network di vacanze e viaggi di gran lusso (ma è un modo di fare ormai capillare);
  • il 69,3% l’ostentazione di spese stratosferiche per ristoranti, hotel, locali notturni.

Poi compare la concretezza, la presa di coscienza che sulla Terra (piatta o tonda che sia) fatti anche lontani possono sconvolgere la nostra vita quotidiana

La pandemia Covid-19 e l’invasione russa dell’Ucraina con le loro conseguenze economiche e sociali hanno infuso una piena coscienza del Mondo come organismo unico: un forte malessere in una zona può avere forte ripercussioni in tante altre.

Qui è finalmente giunta la concretezza nella mente di moltissimi. Non siamo soli, non siamo distaccati dal mondo, non esiste solo la realtà del proprio paesello, della propria città, regione, nazione. Mai come prima questa consapevolezza s’è fatta strada.

Questo è finalmente un segno evolutivo nel comportamento e nella socialità del pensiero.

Qui in basso riprendo dal 56o Rapporto del Censis:

L’84,5% degli italiani – di più i laureati (89,2%) e i giovani (87,8%) – si è ormai convinto che vada presa seriamente in considerazione la possibilità che anche eventi geograficamente lontani possano cambiare improvvisamente e radicalmente la propria quotidianità, sconvolgendo i propri destini. Ci introduciamo in una nuova età dei rischi, in cui è finito quello “sciopero degli eventi” che a lungo aveva persuaso le nostre società mature di essere definitivamente al riparo da catastrofi o da situazioni di emergenza estrema.
I principali rischi globali in grado di condizionare le vite nel futuro prossimo sono: le guerre per il 46,2% degli italiani, per il 45,0% le crisi economiche, per il 37,7% i virus e le nuove minacce biologiche alla salute, per il 26,6% le instabilità dei mercati globali (dalla scarsità delle materie
prime al boom dei prezzi dell’energia), per il 24,5% gli eventi atmosferici catastrofici, con temperature torride e precipitazioni intense, per il 9,4% gli attacchi informatici su vasta scala.

Censis, 56o Rapporto

Naturalmente, aumenta il livello di insicurezza.

Così, il 66,5% degli italiani (oltre 10 punti percentuali in più rispetto al 2019 pre-Covid), dopo gli eventi che hanno stravolto il quotidiano, si sente insicuro pensando al futuro proprio e della propria famiglia: due italiani su tre sono pervasi dall’insicurezza.
Il rischio percepito condiziona il quotidiano soprattutto con riferimento a ciò che sfugge in quanto inedito e imprevedibile, che fa sentire impotenti al di là di ogni iniziativa di prevenzione alla propria portata, ricorrendo ad esempio alle coperture assicurative. È l’assottigliamento del diaframma tra la grande storia e le microstorie della vita individuale a generare nei nostri tempi la percezione di rischi di tipo nuovo, potenti e incontrollabili.
La storia ha cominciato a correre, ben oltre la sua annunciata “fine”, irriconoscibile rispetto al quieto andare a cui la realtà quotidiana sembrava dovesse per sempre somigliare. Priva di narrazioni alte, finalizzate e motivanti, senza più una teleologia rassicurante, la società non dispone di una profilassi adeguata per l’immunizzazione da ogni rischio. E ora l’alta inflazione rende fragile anche il potere rassicurante del cash cautelativo, che è stata la forma di autotutela più confortante degli ultimi anni, fino a superare i 1.200 miliardi di euro di liquidità con cui gli italiani si erano convinti di poter affrontare le conseguenze economiche di ogni evento avverso

Censis, 56o Rapporto

Poi c’è un punto che mi vede dubbioso su quanto rilevato dal Censis. O meglio, l’Istituto ha registrato le risposte, ma la realtà che riscontro mi fa dubitare sulla genuinità e sincerità delle risposte date… ma leggete voi quanto segue:

I meccanismi proiettivi della rampante società dei consumi, che spingevano le persone a fare sacrifici per adattarsi, elevarsi, modernizzarsi, arricchirsi e imbellirsi, hanno perso presa e capacità di orientare e stimolare i comportamenti sociali.
Gli italiani non sono più disposti a fare sacrifici:

  • l’83,2% per mettere in pratica le indicazioni di influencer, celebrities o altre figure di riferimento;
  • l’81,5% per vestirsi secondo i canoni della moda;
  • il 70,5% per acquistare prodotti di consumo di prestigio, come auto o moto di marca, abiti firmati, telefoni cellulari all’ultima moda, vini pregiati;
  • il 63,5% per sembrare più giovani; il 58,7% per essere o sentirsi più belli.
  • Inoltre, al 36,4% degli italiani non interessa più sacrificarsi per fare carriera nel lavoro e per guadagnare di più

L’80% degli italiani non ha voglia di fare sacrifici per cambiare, diventare altro da sé.

L’89,7% degli italiani dichiara che, pensando alla stringente successione di pandemia, guerra, crisi energetica e ambientale, prova una tristezza di fondo, e il 54,1% avverte la forte tentazione di restare passivo, senza prendere iniziative, blindandosi nel privato.

Censis, 56o Rapporto

A me sembra che, per esempio, la corsa all’ultimo modello di iPhone, il 14, ci sia stata. Eccome! Basta rateizzare l’acquisto e te ne metti uno in tasca, anche se dovrai pagare mensilmente (e non poco) per almeno tre anni.
Lo affermo perché sondando i vari siti web d’acquisto, in breve tempo rispetto all’inizio di vendita di questo modello di melafonino, era impossibile trovarne alcune colorazioni e versioni, soprattutto per alcune di punta, la pro a 256 giga per esempio. Ed è stato un fenomeno diffuso non riguardante solo il campo degli smartphone.
Da qui il mio dubbio sulla sincerità di molte risposte date su questo punto dai sondati per il 56o Rapporto Censis.

Sul chiudersi in se stessi, il fenomeno è manifesto. Evolvere è cambiare, ma porta anche grande la incertezza di una scommessa su di sé e sul proprio mondo (affettivo e lavorativo). Il momento non dà rassicurazioni, quindi si preferisce lo status quo.

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