Stop alle sciocchezze propagandistiche, acchiappaclick: prima di pontificare a vanvera occorre vivere i problemi quotidiani. Il caso Roma viabilità

Siamo sempre più nei guai. A inondare il web e i mezzi di comunicazione di scemenze non sono solo i politici, ma altri personaggi che vivono di visibilità. Purtroppo sono anche professionisti, divulgatori scientifici, saggisti e altro. Quando escono dal loro stretto campo lavorativo è il disastro. Sarebbe il caso di dire stop alle sciocchezze propagandistiche, acchiappaclick: prima di pontificare a vanvera occorre vivere i problemi quotidiani. Il caso Roma viabilità.

L’ultima assurdità (senza voler essere offensivo) che mi ha fatto uscire fuori dai gangheri, viene da un rinomato geologo sulla questione delle velocità stradali urbane da ridurre a 30 chilometri all’ora, a Roma, non solo per un fattore di sicurezza, ma per spingere la gente a lasciare l’auto a casa. Quindi, per stimolare tutti a prendere i mezzi pubblici.

Ma dove sono questi mezzi pubblici per pendolari extracittadini e per i residenti della vastissima metropoli di Roma?

Un ragionamento applicabile, forse, per medi e piccoli centri, ma non nelle grandi città.

E qui devo, come al solito, porgere il mio classico esempio sulla metropoli di Roma, quello che spesso tiro in ballo confrontandolo con la realtà di Barcellona. La città capitolina è in una tale situazione da evidenziare come simili voli pindarici di ambientalisti da propaganda e di fondamentalisti di facciata non corrispondono e non possono incastrarsi con la vita della gente comune.

Peraltro, siamo sempre alla fase del “costringere”, invece di creare prima quei servizi adatti per far sì che la gente possa poi adottare comportamenti differenti.

Ecco qui il post del personaggio. Un contenuto breve, ma particolarmente visionario:

“Limite 30 km/h subito anche a Roma e nelle altre città italiane. Per salvare vite e abbandonare l’auto privata. Perché la maggior parte delle città italiane è stata costruita per i cavalli, le carrozze e gli uomini a piedi, non per i suv né per i tir”.

Questo non-pensiero è stato accompagnato da un’immagine a “effetto scientifico” (qui di seguito), grafica che, oltretutto, evidenzia la grande convenienza/vantaggio ottenuto solo nel passaggio da 50 a 40 chilometri all’ora. Immaginatevi però in città sterminate come Roma a percorrere le tangenziali cittadine e i lunghi, grandi viali alla velocità di 30 chilometri all’ora. E le merci nei supermercati e centri commerciali come le portiamo? Fin dove dovrebbero arrivare i tir? Nodi di scambio esterni e dove, come? E gli altrettanto grandi mega bus turistici possono circolare in presunte città adatte – oggi – a cavalli e carrozze?

Se poi esistono strette strade che sarebbe meglio percorrere a piedi o a cavallo, sono solo gli stretti vicoli della sola Roma storica, in pieno centro e in numero per nulla maggioritari in zona. E comunque in queste non c’è traffico: sono all’interno delle ZTL centrali, vie a ingresso limitato.
Pensate poi alle lunghe e ampie via del Corso, via del Muro Torto, corso Vittorio, via IV Novembre, via Nazionale, gli imponenti lungotevere, viale Trastevere, viale Giulio Cesare, via Veneto, via Cavour, via del Teatro di Marcello. Tutte larghe, capaci di ospitare ben altro che carrozze, anche se affiancate tra loro.
Ma altre carreggiate ricalcano normali dimensioni, come le vie percorse normalmente da veicoli in tutto il mondo: mi riferisco a via dei Condotti, via del Babbuino, via della Croce, via Tomacelli, via Metastasio e tantissime ancora (anche se oggi molte di queste così centrali sono in area a traffico limitato, quindi senza traffico). Potrei continuare a lungo con queste liste. Ma quando mai solo a piedi o a cavallo!

All’inizio, leggendo il commento di quel personaggio ho riso di gusto, poi mi sono arrabbiato. Altri lo hanno anche preso in giro richiamando il suo post con l’hashtag #perunritornoallapastorizia.
Scrivere un pensiero del genere non ha alcun senso. La metropoli romana di oggi può mai essere come la città esistente fino a cento anni fa circa, quella adatta a carrozze, cavalli e uomini a piedi?
Ma dove?

Si, è delirio puro.

La realtà è nota a tutti coloro che vi abitano ed è del tutto differente da quella che ha tentato di dipingere il personaggio in questione.

Volendo essere seri c’è altro da raccontare.
A Roma, città che nei suoi confini può inglobare SEI (6) delle più grandi città d’Italia, non bastano le due linee e mezza di metropolitana asfittiche, quelle oggi esistenti e malfunzionanti (nella ben più piccola Barcellona sono operative 12 linee di metropolitana).
Sui quindici municipi che definiscono il territorio capitolino, soltanto il mio, il TERZO Municipio, è una via di mezzo tra Verona e Bologna.
Il servizio dei mezzi di superficie (autobus con la sparuta pattuglia di tram) oggi non riuscirebbe ad assorbire neppure il 9 per cento di chi attualmente usa l’auto a Roma.

Definito tutto questo, è meglio riportare ordine e lucidità ai pensieri.

Prima di ogni “proclama” e prima di ogni “costrizione” da attuare gettandola sulle spalle della gente, si deve realizzare un servizio di trasporto urbano pubblico adeguato a una metropoli così estesa.
Solo dopo avremo meno auto in circolazione.

Chi scrive o pronuncia pensieri come quello che ho messo in evidenza, non ha neppure idea di cosa sono costretti a fare, per esempio, i pendolari in auto fino a stazioni esterne o direttamente in treno dalle 6 del mattino: sbarcare alla stazione Tiburtina, riuscire a prendere solo il secondo/terzo convoglio della metropolitana B (sui precedenti non sono riusciti a salire perché già stracolmi di passeggeri, più di carri bestiame) in barba anche a logici comportamenti di sicurezza in periodo Covid e post-Covid.
E si vorrebbe far lasciare le auto oggi in circolazione a casa? Dove troverebbero spazio tutte quelle persone in più dirette al lavoro, alle università, alle scuole, negli uffici pubblici, negli ospedali?

Prima di sprecare parole in sentenze senza né capo né coda, ci vuole una conoscenza ottenuta sul campo. Non sarebbe male che questa “sapienza” sia vissuta sulla propria pelle, ripercorrendo la quotidianità della gente, in questo caso dei cittadini romani e della provincia.

Poi bisogna dare la giusta offerta di un servizio pubblico, parlarne, progettare, realizzare in tempi umani.

Se non si agisce seguendo questa puntuale scaletta, tutto rimane solo propaganda acchiappaclick da social, da trasmissioni con ospiti urlanti, quella che non fa arrivare a nulla… e guarda caso sono atteggiamenti di alcune parti politiche, sono tesi ricolme di assurdità a livello urbanistico, di servizi negati anche se la gente li paga e non poco. Roma è tra le città più costose per i servizi pubblici.

Voglio ricordare a tutti che in estate il biglietto per il servizio di trasporto urbano romano aumenterà di un terzo, da 1,50 a 2 euro, ma non cambierà nulla: sarà sempre un servizio asfittico, pienamente insufficiente; non compariranno come per magia altre linee di metropolitana e non raddoppieranno i bus (a basso impatto ambientale come vorrei).
Non mi dilungo sui non funzionanti ascensori o apparati di salita/discesa necessari per chi ha difficoltà di movimento o per chi è in carrozzina. Per non parlare degli allagamenti delle stazioni anche nella più nuova ed eternamente incompiuta Linea C (la fermata Centocelle per esempio).

Insomma, vogliono continuare a farci pagare prima e poi – forse – l’offerta comunale e regionale di trasporto potrà migliorare. Un giochetto che vedo accadere dal mio primo ricordo di Roma, dal 1975, ma con progressivo peggioramento dei servizi cittadini (non miglioramento) nel corso dei decenni.

Il tutto con buona pace di ambientalisti senza pensiero, di propagandisti del vuoto, dei 30 chilometri all’ora e di politici che adesso hanno riacceso i motori di un’inconcludente-social campagna elettorale per le Regionali, in questo caso per le elezioni di presidente e Consiglio regionale del Lazio.

Buona vita a Roma e nelle grandi metropoli italiane.

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5 commenti Aggiungi il tuo

  1. Antonio Gaggera ha detto:

    Che poi, in tante realtà metropolitane e in orari di punta sempre più estesi, andare a 30 kmh sarebbe il desiderio di tutti gli automobilisti costretti in infinite code.
    Per circa 35 anni ho viaggiato da Monza a Milano (15 km), impiegando quasi un’ora, sia in auto che in treno. Ho dimezzato i tempi andando in scooter, sotto l’acqua e il freddo, cogliendo uno dei rarissimi vantaggi del riscaldamento globale.

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Sugli scooter, finché le giornate erano anomali per calore poteva andare bene, ma da quindici giorni fa freddo forte

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    2. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Appunto. Magari il percorso fosse tutto a 30 chilometri orari! Vorrebbe dire, per esempio, che chi partendo dal quartiere di Settebagni (Salaria) va a lavorare all’Eur, ci metterebbe un’ora o appena più. Invece oggi ci si impiega all’incirca il doppio (se prestissimo, molto presto, un po’ meno), sia in auto che sui mezzi pubblici.
      Tanto vale stare seduti e al caldo nella propria auto, non buttati in carri bestiame, pressati su altri, esposti a contagi vari e a “odori” di varia natura.
      Lo scooter è ottimo, nella capitale molti lo usano, ma come accade a un paio di miei amici che lavorano fino a tardi, queste ultime due settimane sono state molto dure per il gelo, tanto da far loro scegliere l’auto in alcune giornate.

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      1. Antonio Gaggera ha detto:

        Finché sono andato al lavoro, non ho mai rinunciato allo scooter. Il solo pensiero di dover stare in coda mi faceva venire l’orticaria. Solo la neve mi fermava. Per il resto, un buon equipaggiamento (anche le gomme invernali) consente di fronteggiare i rigori invernali. Solo le mani sono difficili da proteggere.

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        1. Giuseppe Grifeo ha detto:

          Posso capirlo benissimo

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