San Valentino è stato il 14 febbraio, poi i giorni sono andati avanti, ma un segno deve rimanere. A questo punto mi sono annotato frasi, detti, prologhi di volumi in un viaggio letterario e sapienziale senza confini temporali e geografici e senza argini concettuali sull’Amore. L’aspetto più fisico e quello più spirituale, mentale.
Sul pianeta Amore ho già scritto molto andando a ripescare anche antichi testi. Chi si è incuriosito può cliccare a questo link che conduce a più pagine contenenti la lista di miei pezzi tutti da leggere.

Giappone, lui si chiama Naka no Samuta no Iratsuko e lei Unkami no Aze no Iratsume. Splendidi giovani, noti per la loro soave bellezza, desiderano conoscersi per quanto l’uno ha sentito dire dell’altra e viceversa. Finalmente, dopo tempo, si incontrano alla festa agricola Utagaki, nel tardo autunno.
Per non essere visti si allontanano dalla gente e si incontrano sotto un pino.
L’atmosfera è da sogno.
È sera, i colori sono quelli della stagione resi vividi ma con un tocco perlaceo, tonalità quasi sognanti grazie alla luce lunare.
L’amore tra i due è immediato, vengono cullati dai suoni della natura, dei monti, dei venti e del bosco che sta loro attorno, dal dolce rumore del mare contro gli scogli.
Iratsuko intona il seguente canto:
Su un piccolo pino
di Aze luminosa,
distesi i panni,
ti ho visto salutarmi,
piccola isola di Aze.
– E Iratsume rispose:
Anche se mi hai detto
di attendere la marea,
tu mio amato
mi guardi
sebbene miriadi di isole mi nascondano.

I due giovani continuano a parlare senza fine, si osservano, si stringono, ma ecco l’alba che li sorprende, non si sono accorti del passare del tempo.
Per non essere visti e provando vergogna, si trasformano in alberi di pino: lui chiamato Namimatsu o “pino dell’uomo giovane” (oggi Namimatsu, 波松, Awara, Prefettura di Fukui) e lei prese il nome di Kotsumatsu o “pino della fanciulla”.
Da Hitachi no kuni fudoki-Cronaca della provincia di Hitachi e dei suoi costumi, inizi dell’VIII secolo – rieditato da Biblioteca Medievale nel 2014, a cura di Antonio Manieri, ricercatore in Lingua e Letteratura giapponese al Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”.
“Non ti innamori come se cadessi in un buco. Cadi come se cadessi nello spazio. È come se saltassi giù dal tuo pianeta privato per visitare il pianeta di qualcun altro. E quando ci arrivi tutto sembra diverso: i fiori, gli animali, i colori che indossano le persone. È una grande sorpresa innamorarsi perché pensavi di avere tutto a posto sul tuo pianeta, ed era vero, in un certo senso, ma poi qualcuno ti ha segnalato attraverso lo spazio e l’unico mondo che potevi visitare era fare un salto gigante. Te ne vai, cadi nell’orbita di qualcun altro e dopo un po’ potresti decidere di unire i tuoi due pianeti e chiamarla casa. E puoi portare il tuo cane. O il tuo gatto. Il tuo pesce rosso , criceto, collezione di pietre, tutti i tuoi calzini dispari. (Quelli che hai perso, compresi i buchi, sono sul nuovo pianeta che hai trovato.)
E puoi portare i tuoi amici a visitare. E leggi le tue storie preferite l’un l’altro. E la caduta è stata davvero il grande salto che hai dovuto fare per stare con qualcuno senza cui non vuoi stare. Questo è tutto.
Ps. Devi essere coraggioso”.
Jeanette Winterson, scrittrice britannica nata a Manchester nel 1959
«…
Amor ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui della bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
Amor che a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che come vedi ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense».…
E quella (ndR: Francesca) a me: «Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa ‘l tuo dottore (ndR: Virgilio, dottore, maestro e guida di Dante).
Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lanciallotto come amor lo strinse:
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse
Quel giorno più non vi leggemmo avante».
Dante, Divina Commedia-Inferno, Canto V, Paolo e Francesca, versi 100-107 e 121-138.


Il mio cuore è in armonia con te e farò per te quello che esso cerca.
Canti d’amore dal Papiro Harris 500 (Papyrus British Museum 10060), III Ciclo, I Stanza. Epoca: inizio della XIX dinastia, quindi Epoca Ramesside, 1305-1195 a.C.
Potessi essere tra le tue braccia: è la speranza che trucca i miei occhi.
Guardandoti i miei occhi s’illuminano, mentre io sono vicina a te per vedere il tuo amore, oh padrone del mio cuore!
Come è bella la mia ora!
L’ora scorre per me in eterno finché giaccio con te.
Il mio cuore per te si risveglia,
sia nel dolore che nella gioia: non abbandonarmi!”.
Animae duae, animus unus.
Gaio Sollio Sidonio Apollinare, nobile, scrittore e poeta gallo-romano, poi vescovo di Alvernia (arcidiocesi di Clermont) nonché Santo: nato a Lione il 5 novembre 431 o 432, morto verso il 487
Due vite, un’anima sola.
Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio
Cantico dei cantici: 5, 4 – 8 e 8, 6 – 7
e un fremito mi ha sconvolta.
Mi sono alzata per aprire al mio diletto
e le mie mani stillavano mirra,
fluiva mirra dalle mie dita
sulla maniglia del chiavistello.
Ho aperto allora al mio diletto,
ma il mio diletto già se n’era andato, era scomparso.
Io venni meno, per la sua scomparsa.
L’ho cercato, ma non l’ho trovato,
l’ho chiamato, ma non m’ha risposto.
Mi han trovato le guardie che perlustrano la città;
mi han percosso, mi hanno ferito,
mi han tolto il mantello
le guardie delle mura.
Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
se trovate il mio diletto,
che cosa gli racconterete?
Che sono malata d’amore!
[…]
Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l’amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
Le grandi acque non possono spegnere l’amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio.
India – Kama e Siva rappresentano l’antitesi radicale di quell’antica cultura asiatica: l’amore da un lato, l’ascesi dall’altro… ma in questo scontro vince sempre Amore, in qualsiasi forma si manifesti tale vittoria.
Amore (Kama) è una divinità potente e temibile. Nell’epica è spesso ricordata la sua distruzione a opera di Siva, il grande dio dedito all’ascesi. Kama, arso dal fuoco sprigionatosi dal terzo occhio di Siva proprio mentre lo colpisce con una freccia incantata per farlo innamorare della divina Parvati, ridotto in cenere si trasforma in Ananga, “l’Incorporeo”. Come tale gli sarà ancora più facile insinuarsi non visto nelle menti di quelli che vuole rendere schiavi della passione, tanto che persino Siva sarà infine conquistato dalla dea innamorata.
Fabrizia Baldissera, nell’introduzione del suo volume L’universo di Kama. Testi d’amore dell’antica India,, (Einaudi)
Senza umiltà e coraggio non c’è amore. Sono qualità entrambe indispensabili, in dosi massicce, ogni qual volta ci si addentra in una terra inesplorata e non segnata sulle mappe, e quando tra due o più esseri umani scocca l’amore, è proprio in questo tipo di territorio che vengono spinti […]
Zygmunt Bauman, da Amore liquido (Bari, Laterza 2003), sociologo e filosofo polacco
Quella di imparare l’arte di amare è la promessa (falsa, ingannevole, ma che si spera ardentemente essere vera) di rendere l’«esperienza dell’amore» simile ad altre merci […]
Nel nostro mondo di individualismo rampante, le relazioni presentano i loro pro e contro. Vacillano costantemente tra un dolce sogno e un orribile incubo, e nessuno può mai dire quando l’uno si trasforma nell’altro.