A Filadelfia George Washington, Alexander Hamilton, James Madison e Benjamin Franklin guidarono la Convenzione, organo emanato dalla prima forma non proprio unitaria del Congresso continentale che coordinava i vari stati dal punto di vista militare e politico. La diressero verso una trasformazione in assemblea costituente che modificasse gli articoli di confederazione del 1781 in modo da conferire una veste unitaria agli Stati Uniti. Il 4 marzo 1789 a New York la prima assemblea del Congresso degli Stati Uniti che sancì l’entrata in vigore della Costituzione, a sua volta definita nel 1787 a Filadelfia dai padri fondatori.
Sempre a New York – dal 1788 prima capitale degli Stati Uniti d’America – e sempre nel 1789 George Washington giurò come primo presidente.

“Noi, il popolo degli Stati Uniti, al fine di perfezionare la nostra Unione, garantire la giustizia, assicurare la tranquillità all’interno, provvedere alla difesa comune, promuovere il benessere generale, salvaguardare per noi e per i nostri posteri il bene della libertà, poniamo in essere questa Costituzione quale ordinamento per gli Stati Uniti d’America”.
Costituzione degli Stati Uniti d’America, testo iniziale
La guerra di indipendenza e quell’evento politico-costitutivo segnarono un cambiamento epocale, uno spostamento nel panorama geopolitico mondiale. Il baricentro economico, commerciale, militare non sarebbe più stato esclusiva dell’Europa e delle sue grandi potenze, ma avrebbe visto il graduale affiorare della forza nordamericana.
Tutto era iniziato dal desiderio di affrancamento degli americani den Nord dal governo inglese, basta ricordare la tappa fondamentale del 4 luglio 1776 quando il Congresso continentale approvò la Dichiarazione di indipendenza stilata da Thomas Jefferson.
Quel momento storico per il continente nordamericano segnò l’inizio di sette anni di scontri tra i gli indipendentisti e le forze inglesi che alla fine, dopo iniziali successi, non riuscirono a prevalere.
Nel 1783, con la ratifica del Trattato di Versailles, l’Inghilterra accettò l’indipendenza americana.
Da quell’istante bisognava quindi lavorare per dare un ordinamento di stato unitario pur nella forma federale, definire gli organi di governo e quelli rappresentativi.
Il documento finale che tracciava la Costituzione degli Stati Uniti d’America era particolarmente nuovo nel panorama mondiale dell’epoca riuscendo a compenetrare le esigenze dei singoli stati costituenti con quelle di un coordinamento centrale.
Oltretutto bisognava far fronte al grande potere mondiale di Francia e Inghilterra che avevano il monopolio dei commerci e della navigazione e che tentavano sempre di influenzare i singoli stati americani per alimentare una certa divisione tra loro.
La forma federale della Nazione, quella bicamerale della rappresentanza popolare, la Camera dei rappresentanti e il Senato, la Repubblica di tipo presidenziale, questi punti furono stabiliti come organi primari dell’Unione.

Da “molti compromessi uscì una struttura statuale innovativa, fondata sulla divisione dei poteri, sul presidenzialismo bilanciato dal federalismo, su un potere legislativo in cui al Senato si affiancava una Camera dei rappresentanti eletta in base alla popolazione, e su un riconoscimento indiretto della schiavitù, mitigato dal fatto che la tratta era ammessa solo fino al 1808. Fra il 1787 e il 1788 la Costituzione fu ratificata dagli Stati e Washington fu eletto presidente degli Stati Uniti d’America. Nel definire il futuro del paese si verificarono divisioni profonde, simboleggiate dallo scontro fra Hamilton, ministro del Tesoro e uomo forte del governo Washington, che rafforzò i poteri del governo federale, e Jefferson, segretario di Stato, che riteneva la Costituzione troppo centralista e oligarchica e nel 1791 aveva fatto approvare dal Congresso i primi 10 emendamenti, per dare garanzia costituzionale ai diritti dei cittadini”.
“Eletto presidente (1801), nel 1803 Jefferson inaugurò la politica di espansione territoriale degli USA acquistando da Napoleone la Louisiana. Subito dopo un fiume di pionieri si rovesciò verso Ovest, oltre gli Appalachi, e a metà secolo il territorio fra questi e il Mississippi era tutto suddiviso in Stati. Nel frattempo la frattura tra il Nord e il Sud dell’Unione si approfondì”.
dall’Enciclopedia Treccani
La conseguenza delle cose portò alla guerra civile seguendo anche le contraddizioni e contrapposizioni tra abolizionisti per quanto riguardava la schiavitù e gli schiavisti concentrati negli stati meridionali. Uno scontro inevitabile che era basato anche su due modelli diversi di economia.
La Secessione della Confederazione sudista diede il cruciale punto di inizio delle ostilità.
Alla fine per il Sud la sconfitta fu inevitabile culminata il 9 aprile 1865 con la resa del generale dei confederati Robert Edward Lee al suo avversario Ulysses Simpson Grant, generale dell’Unione.
Da quel momento le cose non furono facili, l’assassinio del Presidente Lincoln, l’occupazione militare del Sud e l’abolizione della schiavitù, l’avanzamento delle frontiere a ovest, lo sviluppo delle ferrovie, la colonizzazione di vasti territori ancora del tutto vergini e carichi di risorse.
Tutto portò al ridisegno degli Stati Uniti d’America e alla sua definizione futura come superpotenza globale.
