Il Colosseo, Roma e l’esistenza del Mondo, la profezia di Beda il Venerabile, teorico del calcolo e del dialogo… con le dita

“Finché esisterà il Colosseo, esisterà anche Roma, quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; quando cadrà Roma, cadrà anche il mondo” – “Quamdiu stabit Colyseus stabit et Roma; cum cadet Colyseus cadet et Roma; cum cadet Roma cadet et mundus”. Sono parole della profezia di Beda il Venerabile, Santo, dottore della Chiesa, notissimo come il più grande erudito del Medioevo, autore di moltissimi volumi dei più disparati argomenti, traduttore della Bibbia nella lingua anglosassone.

Da quel lontano VII-VIII secolo sono suoi la ripresa e lo sviluppo delle tecniche gestuali che permettono l’espressione della parola a chi non può usare la voce e l’approfondimento-standardizzazione del calcolo e dell’indicazione dei numeri con le dita e con i gesti.

Nato nel 673 d.C. fu educato e visse dall’età di sette anni nei monasteri di San Pietro a Wearmouth, l’odierno Sunderland e di San Paolo a Jarrow, nella Northumbria, dominio collocato tra Scozia e Inghilterra, uno dei sette regni anglosassoni esistiti fino al X secolo.

Lo stemma di Papa Francesco

Miserando atque eligendo è il motto che oggi accompagna l’insegna di Papa Francesco ed è una frase tratta da un passo delle Omelie dello stesso San Beda (Om. 21; CCL 122, 149-151) che commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrisse: “Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me” – Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi.

Come descritto sull’Enciclopedia Treccani, con i suoi commenti biblici, parzialmente conservati fino a oggi, desunti dai grandi Padri occidentali (Ambrogio, Girolamo, Agostino e Gregorio Magno), Beda il Venerabile fissò la dottrina dei quattro sensi (storico, morale, allegorico e mistico) della Scrittura, con i trattati didascalici (De metrica ratione, il piccolo dizionario/grammatica De orthographia, il De natura rerum sui fenomeni naturali e il De temporibus sulla cronologia) trasmise nozioni fondamentali; con il De temporum ratione fece prevalere, con il ciclo pasquale di Dionisio il Piccolo, anche il computo degli anni da Gesù Cristo (era dionisiana ab incarnatione) e fornì un modello non solo alla cronologia, ma alle cronache universali del Medioevo (con la cronaca da lui compilata, sino al 725, che costituisce i capitoli 66-71 dell’opera); con il Martyrologium, derivato dal geronimiano e giunto ai nostri giorni con aggiunte posteriori, iniziò la serie dei cosiddetti “martirologî storici”.

Popolari e fondamentali le opere storiche di Beda, la Historia sanctorum abbatum monasterii in Wiremutha et Girvum, la Historia ecclesiastica gentis Anglorum (raccontata fino all’anno 731).

Il Santo rimarcava ovviamente la centralità universale della Terra, quindi anche astronomica. Su questo costruì un particolare parallelismo: “La terra è un elemento posto al centro dell’universo: ha infatti una posizione non dissimile da quella che il tuorlo ha nell’uovo: intorno ad essa vi sono l’acqua e l’aria, come intorno al tuorlo c’è l’albume e la membrana che lo rinchiude. All’esterno, a contenere il tutto, c’è il fuoco come all’esterno dell’uovo c’è il guscio”.

Il calcolo digitale e le parole silenziose usando le dita, i movimenti, non il suono e le labbra

Nelle sue opere trovò spazio anche il calcolo digitale, l’insegnamento dell’aritmetica. Il volume era il Liber de loquela per gestum digitorum che fu testo fondamentale per tutto il Medioevo.

Metodo digitale inteso come corretta rappresentazione dei numeri con le dita stabilendo uno standard, sistema ripreso da Luca Pacioli nella sua Summa de Arithmetica, pubblicato a Venezia nel 1494.

Proprio da questo volume c’è per esempio una tavola risalente nello schema a Beda il Venerabile, schema che illustra la posizione delle dita (con queste arrivava a indicare fino al numero 999), i gesti utili allo scopo.
Volendo fare un primo esempio, l’inizio della numerazione, basta sottolineare che il numero uno era indicato dalla flessione del dito mignolo mentre le altre quattro dita restavano distese: se ci avete mai fatto caso, gli anglosassoni oggi, sia negli Usa che in Gran Bretagna, iniziano a numerare proprio dal dito mignolo; al contrario, i latini come noi italiani, iniziano dal pollice.
A seguire, il numero due vedeva la flessione delle sole dita mignolo e anulare insieme. E la progressione andava avanti così.

Nel Medioevo fece molta impressione.

Le mani erano anche al centro dell’espressione della parola in mancanza della voce, punto sviluppato nel primo capitolo del De temporum ratione, intitolato De computo vel loquela digitorum. Il Santo ampliò gli studi e le ricerche sui sistemi di mimica, di dattilologia e di alfabeti manuali analizzando e ampliando la chironomia-χειρονομία, arte nel gestire il movimento delle mani e delle dita nella recitazione, nel parlare con gli altri. Concetto e metodo poi esteso alla musica e alla direzione di un’orchestra.

Quindi la comunicazione digitale in doppia veste, in quella della numerazione e nell’alfabetica.

Beda fissa l’espressione di ogni lettera dell’alfabeto a un preciso gesto delle dita e delle mani che richiamano i numeri. In breve, il gesto che indica il numero 1 corrisponde alla lettera A, il gesto del 2 alla lettera B, quello del 3 alla C e a seguire tutti gli altri.

“Semper aut discere aut docere aut scribere dulce habui”.

“Mi fu sempre dolce imparare o insegnare o scrivere”.

San Beda il Venerabile
Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...