Chi conosce la Sicilia, la sua essenza e le sue atmosfere, la sente rivivere tangibile nelle parole del poeta Lucio Piccolo di Calanovella. Lo Scirocco, il suo respiro africano, magico ed evocativo, torna forte, colorato, profumato e caldo nei versi di questo artista della parola ed esoterista siciliano.
È un connubio mistico fra occhi, sensi, anima e parole.
Lasciatevi incantare e ritroverete il mondo della Trinacria. È il respiro da Sud-Est, dal Sahara, quello che si arricchisce di umidità accarezzando il corpo del Mediterraneo mentre vola verso l’Isola.


Spesso sono semplici fatti di vita a ispirare approfondimenti, pensieri e a farli mettere per iscritto. In questo caso è stata complice una bella serata romana tra amici, a maggioranza relativa siciliana. Fra gli invitati di mio cugino Danilo Moncada di Monforte, anche Mariella Piccolo di Calanovella, per due giorni presente nella Capitale, lei nipote del poeta, custode dei documenti più personali -e non solo- di Lucio…
Durante la serata, dopo la cena, la lettura di alcune poesie dell’artista grazie all’attore e regista Joyce Conte.
Tra queste letture proprio Scirocco. Ed è Sicilia.
Scirocco
E sovra i monti, lontano sugli orizzonti
è lunga striscia color zafferano:
irrompe la torma moresca dei venti,
d’assalto prende le porte grandi
gli osservatori sui tetti di smalto,
batte alle facciate da mezzogiorno,
agita cortine scarlatte, pennoni sanguigni, aquiloni,
schiarite apre azzurre, cupole, forme sognate,
i pergolati scuote, le tegole vive
ove acqua di sorgive posa in orci iridati,
polloni brucia, di virgulti fra sterpi,
in tromba cangia androni,
piomba su le crescenze incerte
dei giardini, ghermisce le foglie deserte
e i gelsomini puerili – poi vien più mite
batte tamburini; fiocchi nastri…
Ma quando ad occidente chiude l’ale
d’incendio il selvaggio pontificale
e l’ultima gora rossa si sfalda
d’ogni lato sale la notte calda in agguato.




Adesso non sto qui a descrivere la complessa personalità di Lucio Piccolo di Calanovella, artista e narratore dalla mente multi-sfaccettata e complessa, poeta metafisico come fu definito in Italia e all’estero.
Personaggio che avrebbe bisogno di grande spazio per essere degnamente presentato.

Un ulteriore approfondimento lo trovate in un mio precedente articolo del 26 maggio 2019, a 50 anni dalla su morte, un pezzo che racchiude la testimonianza diretta di Mariella Piccolo di Calanovella, nipote dell’artista.
Estratto del ricordo di Mariella Piccolo:
Lui, discendente da nobilissimi casati siciliani, così parte organica dell’alta aristocrazia, ma altrettanto lontano dai ricevimenti, dalle feste importanti, dall’attiva vita sociale delle famiglie storiche. Lucio Piccolo di Calanovella aveva come suoi compagni di vita più preziosi l’intelletto e la famiglia estremamente amata cui incoraggiava i desideri di crescita artistica, intellettuale, le propensioni più vitali e personali.
Analizzando una figura così ricca di sfaccettature come quella del Poeta Lucio Piccolo di Calanovella, si corre il rischio di perdersi trai meandri dei suoi paesaggi agresti, delle sue figure senza tempo, delle sue presenze oniriche ma, soprattutto, del senso di appartenenza che accompagna velatamente ogni sua opera, come fosse pregiatissima seta.
Lucio piccolo, Barone di Calanovella, era l’ultimo di tre fratelli (gli altri, Casimiro, pittore, fotografo ed esoterista – Agata Giovanna, botanica).
Centro della sua vita fu Villa Piccolo, prima ancora nota come Villa Vina dal nome della contrada. Edificio risalente al IX Secolo, a tre chilometri dal centro di Capo d’Orlando, luogo che la Famiglia Piccolo aveva eletto a scrigno di molteplici interessi, a tal punto da essere etichettata come famiglia di eccentrici.
Nella stessa villa, all’interno dei 20 ettari di parco, un ampio spazio fu delimitato e dedicato a cimitero per cani e gatti domestici, con il nome dei quattrozampe defunti incisi sulle lapidi di 35 sepolture.
Amore per la natura, l’arte, gli animali, le lingue, la propensione di Lucio e Casimiro per l’esoterismo, la letteratura, la storia, i misteri. Ne venne fuori un minestrone molto particolare fra alta cultura, arte, interesse per il soprannaturale e l’occulto che condivideva con il fratello pittore e autore dei quelli che vennero definiti acquarelli magici, nonché fotografo dei borghi dei Nebrodi e della gente siciliana nel dopoguerra, studioso di metapsichica e occultismo.
Lucio, nato a Palermo il 27 ottobre 1901 era figlio di Giuseppe Piccolo di Calanovella e di Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò.

Imparentato con molti bei nomi delle famiglie storiche di Sicilia, i nonni Casimiro e Agata Moncada Notarbartolo. E ancora i Tasca Lanza d’Almerita, la parentela con il cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa, senza contare la lontana origine normanna della famiglia e la presenza di tre viceré di Sicilia.
Tornando alla villa di famiglia, la sorella Agata Giovanna, appassionata di botanica e membro dell’Associazione mondiale di floricoltura, trapiantò la Puya delle Ande, pianta tropicale introdotta così per la prima volta in Europa.
La residenza di Capo d’Orlando divenne meta di letterati, uomini di cultura, studiosi, giornalisti, intellettuali che vedevano nella mente di Lucio un forte punto d’attrazione.
Come sottolinea la stessa Enciclopedia Treccani, Lucio Piccolo di Calanovella fu “eclettico lettore di testi classici moderni e contemporanei, italiani e stranieri in lingua originale, esperto di filosofia, teosofia, metapsichica, matematica e astronomia, fu anche pittore e musicista con la passione per Richard Wagner, i polifonici del Cinquecento e Gian Francesco Malipiero”.
A questo punto viene proprio da chiedersi cosa la sua mente non fosse capace di abbracciare, studiare, comprendere e rielaborare insieme alle sue esperienze e alla sua memoria fatta di momenti di vita strettamente personali.
Inevitabile che nasca il desiderio di tornare indietro nel tempo e di conoscerlo.
Il contatto con Eugenio Montale cui aveva mandato delle sue poesie, fu intenso.
Lo stesso Montale lo segnalò come nuovo scrittore a luglio 1954 durante il convegno di San Pellegrino Terme organizzato da Giuseppe Ravegnani sul confronto letterario fra due generazioni.
Presentando Canti barocchi e altre liriche di Lucio Piccolo, “Montale vi descriveva le singolarità di «un uomo che la crisi del nostro tempo ha buttato fuori del tempo», un poeta senza maestri, in cui la virtù oratoria presente nella linea materna (specialmente in suo zio, l’on. Tasca di Cutò) era riuscita a sublimarsi in poesia: «Mi trovavo, insomma, di fronte a un clerc così dotto e consapevole che veramente l’idea di dovergli essere padrino mi metteva in un insormontabile imbarazzo. Lucio Piccolo ha letto tous les livres nella solitudine delle sue terre di Capo d’Orlando; ma non segue nessuna scuola»”.
(cfr. E. Montale, Prefazione, ibid., pp. 16-17 – Milano 1956, edito nella collana mondadoriana Lo Specchio).
– da Treccani
Il Barone e grande poeta Lucio Piccolo di Calanovella morì a Capo d’Orlando il 26 maggio 1969 per un’embolia Cerebrale.
Inutile aggiungere quanti lo ricordarono e poi la scoperta di inediti pubblicati dopo la sua fine, le riedizioni delle sue liriche e la fama sempre maggiore amplificata dallo studio e dagli approfondimenti dei suoi scritti.
Il mio invito è quello di approfondire la sua conoscenza, di fare ricerche su di lui ma, prima di tutto, leggetelo e nutritevi delle sue parole.
Il Fondo «Lucio Piccolo di Calanovella» è conservato dalle eredi Gaetana Guadalupi e Mariella Piccolo. In questo patrimonio sono confluite carte e libri, alcune collezioni, mobili e una motocicletta appartenuta a Lucio.
Tre gli inventari redatti dalle eredi con l’ausilio di G. Celona. Riguardano testi letterari, quindi materiali preparatori, appunti e scritti vari. E ancora, corrispondenza con figure come Yeats, Tomasi, Montale e Pizzuto, Guido Piovene, Leonardo Sciascia, Maria Luisa Spaziani, Vincenzo Consolo e, fra gli editori, Mondadori e Scheiwiller. Il tutto comprende anche materiale fotografico.
Ci sono anche manoscritti musicali, compreso il pluricitato Magnificat e quello dei disegni e acquerelli.
Nel Fondo anche documenti privati, da atti, donazioni, testamenti personali e familiari.
A concludere, circa 2.000 volumi circa della biblioteca, la gran parte in Italiano, ma pure in Francese, Inglese, Tedesco, Spagnolo, Greco, Latino e arabo.
