Sempre loro, i Carabinieri TPC-Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale, al centro di due azioni che hanno permesso di ritrovare e bloccare la vendita e il passaggio all’estero di beni storici italiani: una “Maria Maddalena Penitente” dipinto nel Seicento; una collezione di antichi strumenti musicali che su tre furgoni stava per essere esportata illegalmente.
L’Italia continua a rimanere un Paese da saccheggiare, così ricco di tesori di ogni tipo. Troppe volte ho visto ripetersi simili episodi, anche se negli ultimi vent’anni ho potuto godere di queste operazioni di ritrovamento e recupero, in numero sempre maggiore, portate avanti e ultimate dai nostri Carabinieri.
I due episodi di questi giorni sono molto diversi tra loro sia come origine che nei tempi. Uno è contemporaneo, quello degli strumenti musicali che l’altro ieri stavano per essere portati all’estero. Il secondo riguarda il dipinto del Seicento, risalente a un furto avvenuto nel 1975 a Milano e da poco ritrovato in una casa d’aste in Baviera.
Strumenti musicali databili dal 1550 al 1780
In tutto si tratta di 150 preziosi oggetti, fra questi anche 95 strumenti musicali antichi “a corda”: viole da gamba, viole d’amore, violini, viole, violoncelli, violoni, violini speciali, clavicembali e archi storici – persino da 1 saranji indiano (antico parente del violino europeo).
Non c’erano solo questi. Infatti, tra gli oggetti stipati in tre furgoni c’erano anche altri beni artistici di gran pregio come un antico vaso cinese, quattro spartiti musicali d’epoca e due dipinti risalenti al XVII secolo, di cui uno olio su tela ed uno su tavola, raffiguranti scene con musicanti.
Tutta la collezione arrivava da Bologna e avrebbe attraversato la frontiera al passaggio del Tarvisio, sull’Autostrada A/23. Il gruppo di furgoni è stato bloccato dai Carabinieri prima che potesse attraversare il confine con l’Austria.
A intervenire il Nucleo TPC di Bologna sotto il comando del Tenente Colonnello Giuseppe De Gori, in collaborazione con i militari dello stesso Nucleo di Udine e di Roma e con il supporto del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Tarvisio. Come sottolineato dagli stessi Carabinieri, questo risultato è frutto di un’articolata attività investigativa per contrastare l’esportazione illecita di beni culturali.
Tutto sarebbe stato esportato illegalmente non rispettando le leggi italiane visto che gli attuali proprietari non hanno richiesto l’autorizzazione ministeriale all’esportazione di questi beni culturali. Due delle quattro persone fermate a bordo dei furgoni sono state denunciate in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Udine per il reato di tentata esportazione illecita di beni culturali.
Tutto questo patrimonio a chi apparteneva?
La collezione era del defunto Maestro e professore Josè Vázquez, artista di primo piano nel panorama musicale mondiale, docente per 29 anni all’Università di Vienna e per 32 al conservatorio di Winterthur, nonché direttore della Orpheon Foundation, organizzazione che si dedica alla conservazione e alla valorizzazione degli strumenti musicali antichi.
Dal 16 giugno 2020 al 10 gennaio 2021 questa preziosissima collezione era stata esposta al Museo di San Colombano di Bologna, luogo giudicato perfetto dal Maestro per questi strumenti musicali che in un’intervista concessa al Blog della Musica (link) definì “nobili ambasciatori dei tempi passati che ci riportano all’umanesimo, pinnacolo della cultura occidentale“.
Da gennaio 2021 la collezione si trovava nei saloni di Castello Orsini-Odescalchi di Bracciano (Roma) e, in precedenza, al Castello di Duino (Trieste).
Gli strumenti, databili dal 1550 al 1780, erano tutti perfettamente restaurati e utilizzabili per creare musica ed essere quindi adoperati da musicisti. Come ebbe modo di descrivere nel 2020 lo stesso Maestro Vázquez, tra questi strumenti spiccano un violoncello costruito da Simone Cimapane, suonato sicuramente nell’orchestra di Arcangelo Corelli a Roma, una viola da gamba di William Bowelesse con ogni probabilità appartenuta alla Regina Elisabetta I d’Inghilterra, più altre viole da gamba costruite da Gasparo da Salò, Gianpaolo Maggini e Pietro Guarneri.






La “Maria Maddalena Penitente”
Si tratta di un dipinto a olio su tavola risalente al 1600. È stato sequestrato e recuperato a Monaco di Baviera dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Monza guidati dal Maggiore Francesco Provenza.
L’avventura e la scomparsa del dipinto risale all’agosto del 1975: era parte del bottino che fruttò un furto in un’abitazione privata di Milano.
Bisogna considerare che questo Nucleo speciale dell’Arma, tra i suoi numerosi metodi di indagine e sorveglianza in Italia e nel mondo, si assume il compito di osservare e analizzare i cataloghi delle varie aste che vengono allestite e annunciate.
L’operazione è in corso da ben cinque anni, dal 2016, quando ci fu la segnalazione dei militari della Sezione Elaborazione Dati del Comando TPC, quella che gestisce la “Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, il più grande database a livello mondiale sulle opere d’arte rubate, italiane o meno. Il dipinto era spuntato fra le opere proposte in un catalogo di una nota casa d’aste bavarese che lo offriva da una base di partenza di 15.000 euro.
A conclusione delle indagini un commerciante d’arte emiliano è stato denunciato alla Procura della Repubblica del Tribunale di Milano per il reato di riciclaggio. Quindi, dalle mani del personaggio era passata l’opera rubata. Ma chissà quali altre mani l’hanno avuta dal 1975 a oggi.
Il ritorno del dipinto in Italia da Monaco di Baviera è avvenuto, alla presenza del Procuratore Capo della Repubblica della città tedesca e del Console Generale italiano, dottor Enrico De Agostini. Il tutto, come sottolineato dai Carabinieri, al termine dell’attività di cooperazione internazionale giudiziaria con la Procura di Monaco, grazie allo strumento giuridico dell’Ordine Europeo di Indagine.
Anche su questo punto tengo a ricordare che, rispetto al passato e parlo di anni 60, 70 80 e poco oltre, c’è stata una vera e propria evoluzione nell’interscambio tra polizie del mondo e tra organi giudiziari delle diverse nazioni. Quaran’anni fa – e ancora prima – era estremamente più difficile operare all’estero e arrivare in tempi “umani” a una felice conclusione con il recupero di un’opera d’arte.
Gli eredi di coloro che erano stati derubati nel 1975 hanno potuto riavere la “Maria Maddalena Penitente” grazie all’autorità giudiziaria milanese che, oltre a dirigere le indagini, ha disposto la restituzione alla famiglia che presentò la denuncia.
Con questo ritorno in patria di un’opera d’arte, siamo al secondo episodio in pochi mesi di recupero dalla Germania. A dicembre 2020, rimarca il Nucleo TPC di Monza, i militari avevano riportato in Italia un altro bene d’arte, anch’esso posto all’incanto da una casa d’aste di Monaco di Baviera, asportato sempre nel 1975 ma da un’abitazione di Calco (Como).
Bravissimi! In un Paese che massacra la Cultura, c’è chi ancora ci crede!
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Lavorano in maniera incredibile. Il loro database sulle opere sparite e rubate è un’arma preziosissima, tanto che costituisce la base di molte operazioni internazionali con tante altre polizie di altre nazioni, Interpol ecc
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